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Autore: Sherazad    18/08/2014    1 recensioni
Sono i percorsi tracciati nelle linee immaginarie del campo di prova, i percorsi da ricordare e da ottimizzare per il salto ostacoli, i percorsi dei sogni che fanno arrivare al traguardo trasformando il sogno in progetto.
"Sarà una mia impressione, ma tutti i miei pensieri sembrano evaporare quando entro lì dentro. Mi accolse il fiato caldo del suo muso rosa sulle mani che faceva condensa, non mi ero accorto di quanto facesse freddo per essere una giornata di settembre."
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Venerdì è sempre stato il mio giorno preferito, nonostante il fatto che, da tre anni a questa parte, sia costretto ad andare a scuola il giorno seguente. Probabilmente concorre la consapevolezza di fare percorso al maneggio il pomeriggio. Appena seduto al banco di scuola, non vedevo già l'ora di uscire da quell'aula, anche se Bea attutiva la mia inquietudine, insieme al bel tempo che assicurava una lezione all'aperto e aveva fatto scegliere alla rossa di indossare un vestito maledettamente corto, devo ammettere che il suo sorriso compiaciuto non fu la prima cosa che notai. 

Suonata la campanella, scattai verso la fermata dell'autobus, quest'ultimo lo raggiunsi giusto in tempo, non potevo perderlo poiché era l'unico diretto a quell'ora e Federica aveva ordinato di farmi trovare al centro ippico all'una e mezza che avremmo pranzato tutti insieme, sottintendendo di non perdere tempo in bar, panetterie o simili. Le voglio davvero un gran bene dato che esso supera la tremenda fame che mi trasportai per tutto il tragitto. Emisi un sospiro di sollievo quando arrivai alla club-house, finalmente avrei potuto mettere qualcosa sotto i denti. Federica e Laura stavano finendo di apparecchiare, mentre il resto dell'agonistica stava conversando nel piccolo salotto. Quando l'organizzazione era di responsabilità di Federica, nessuno poteva mancare, purtroppo questo aveva i suoi lati negativi, o meglio, persone negative. 

Giusto per non smentire le mie aspettative, due ragazze del gruppo, gemelle, Agnese e Gabriella, che conosco da abbastanza tempo per poter affermare la mia antipatia verso di loro -ovviamente non corrisposta-, mi puntarono immediatamente. Riuscì solo per poco a defilarmi grazie a Roberto, il quale però preferì salvare sé stesso appena fummo messi alle strette. Non mi rimase che divertirmi al limite del possibile con i loro insipidi preamboli.

-Tu hai avuto difficoltà il primo anno di liceo?-

Finalmente Agnese era arrivata al punto.

-Non particolarmente.-

Ammirai il mio contegno.

-Perché, sai, noi in questo primo mese ne abbiamo avuta qualcuna.-

Fortunatamente tradusse il mio silenzio in incoraggiamento, invece che come il completo disinteresse che realmente significava.

-E ci stavamo chiedendo se, essendoci già passato, avresti potuto aiutarci.-

In effetti posso solo immaginare l'enorme difficoltà di un liceo privato in cui paghi profumatamente l'affitto della sedia da scaldare in cambio di un diploma.

-Non vedo come voi possiate avere bisogno di aiuto, soprattutto del mio.-

Toccò a Gabriella rispondere stavolta.

-Oh Tommy, tu ci sopravvaluti! Ma, per quanto tu lo faccia, ricorda il notevole cambiamento dalle medie.-

Soffocai una risata quasi senza accorgermene, abitudine suppongo. 

-Il massimo che potrei fare sarebbe insegnarvi la strada!-

Agnese abboccò subito alla mia insinuazione.

-Giusto, le migliori scorciatoie per entrare di nascosto nel nostro istituto le conosci come le tue tasche.-

La seconda ebbe l'onore di concludere.

-Bisogna ringraziare Sara, no?-

Sorrisi. Erano convinte di avermi messo in difficoltà citando quel nome, invece avevo già una risposta pronta per la quale ridacchiarono rumorosamente.

-E non solo.-

In quel momento arrivò Nicolò per invitarci a tavola, avrei voluto scappare per trovare un posto ben lontano da loro, mi sembrava di aver sopportato fin troppo. Però il ragazzino boicottò involontariamente i miei piani piazzandosi tra me e il posto libero vicino a Federica con la sua altezza alquanto sproporzionata ai suoi quattordici anni e alla sua magra costituzione. Cambiai repentinamente obbiettivo sedendomi tra Laura e Roberto, il quale era accomodato tradizionalmente a capotavola. Si rivelò una buona alternativa, parlai in particolare con Andrea, seduto di fronte a me. Ovviamente, solo quando si staccava dal cellulare, era impressionante il tempo che passava a scambiare messaggi, soprattutto considerando che lo faceva sempre con la stessa persona: la sua migliore amica. Nonostante si vedessero tutti i giorni frequentando la stessa classe, trovavano sempre nuove cose da dirsi e, dato che spesso gli argomenti erano legati ai cavalli, talvolta riuscivo addirittura a dare il mio contributo. Ad Andrea piaceva parlare di lei, ma non scendeva mai nel particolare, era solito puntare sulle loro discussioni più interessanti. Comunque, mi aveva ripetuto il suo nome più volte però mi era sfuggito altrettante e, oramai, non osavo più chiederlo. L'argomento di oggi consisteva nell'atteggiamento che un cavallo dovrebbe possedere per essere considerato buono e ben montato. Andrea continuava a sostenere che la posizione canonica del collo e della testa fosse fondamentale, poiché evidenziava il lavoro dell'animale e l'abilità del cavaliere; invece io mettevo al primo posto il lavoro di schiena e dei posteriori i cui risultati poi ogni cavallo avrebbe mostrato a modo suo. Conclusi il mio discorso, convinto che né Andrea né la sua amica avrebbe potuto ribattere:

-Meglio un cavallo bello da vedere o bello da montare?-

Dopo che il ragazzo ebbe riferito il mio intervento, non passò molto tempo che lo schermo del cellulare s'illuminò. Il messaggio diceva:

-Meglio entrambi!-

Sorrisi davanti alla soddisfazione di Andrea nel leggermelo e anche per nascondere la sorpresa di aver finito in pareggio una discussione, che davo già per vinta, a causa di quella ragazza. 

Non so cosa le scrisse successivamente, da lì in poi fui tagliato fuori e non tentai nemmeno di rientrarci. 

Tornai a parlare con Roberto, pensai anche di provare a far partecipare Laura alla conversazione, però fui già abbastanza impegnato a coinvolgere l'istruttore che il pranzo passò privo di tentativi. 

Quando Federica si alzò e cominciò a sparecchiare la tavola, ne approfittai subito e, alzandomi di scatto, raccolsi le prime cose che mi trovai in mano e mi diressi in cucina. 

-I piatti buttali nel cestino della plastica, mentre la bottiglia mettila in frigo.-

Il tono di Laura suonava più come accondiscendenza che come ordine.

Mi girai verso di lei e mi porse altri piatti senza preoccuparsi minimamente del fatto che stessi per far cadere tutto ciò che avevo in mano.

-Grazie di essere venuta in mio aiuto.-

Sorrisi, ma lei uscì dalla stanza senza accennare una risposta verbale, per lo meno diede segno di aver capito.

-Era difficile non notare che ne avessi bisogno.-

Riconobbi l'acuta voce di Federica che si stava avvicinando, nonostante fossi concentrato a buttare i piatti senza far cadere rovinosamente a terra la bottiglia che portavo sottobraccio. 

-Era difficile anche notare che non sono spinto da gentilezza?-

Risposi, finalmente con le mani libere.

-Abbastanza da passare inosservato ai diretti interessati che stavi evitando.-

Sia io sia Laura, che era rientrata nel frattempo, ridemmo quando aggiunse: 

-Beh, non che ci volesse molto.-

Non avendo la minima idea di cosa potessi fare per rendermi utile, così mi appoggiai al piano cucina intenzionato a restarci, il mio obbiettivo principale era evitare di tornare nell'altra stanza. Nonostante non avessi voglia di altra compagnia eccetto quella di Federica, quella di Laura si poteva sopportare. 

Appena l'orologio segnò le tre, andai con la bionda in scuderia, invece l'altra ragazzina rimase indietro. Forse aspettava gli altri per salutarli prima di andare via, d'altronde oggi lei non doveva fare lezione. Eppure, mentre stavo sellando Power, la vidi passare al fianco di Roberto, probabilmente poteva restare e gli stava chiedendo di assisterlo in campo. 

Quando Federica ed io fummo pronti, conducemmo i cavalli al campo ostacoli esterno, eravamo un po' in anticipo, infatti, mentre passeggiavamo al passo, l'istruttore stava ancora montando gli ultimi ostacoli del percorso. Notai che non c'era Laura ad aiutarlo, magari se n'era già andata, strano però che non avesse neanche salutato Federica, erano entrate molto in confidenza in questi ultimi tempi. 

Dopo tutto, questo sarebbe solamente l'ennesimo dei suoi comportamenti indecifrabili per me, che la sua nuova amica invece sembrava capire alla perfezione. Conclusi che Federica ha semplicemente una marcia in più nel capire le persone in generale, quindi io nella mia parziale ignoranza non ero assolutamente in difetto. 

-Permesso!-

Eravamo già quasi a metà riscaldamento quando la ragazzina bruna entrò in campo in sella ad un piccolo pezzato overo della scuola, così tirato a lucido sarebbe potuto addirittura passare per un cavallino da concorso. Americano di nascita, Double era stato rieducato da Roberto alla monta inglese dall'età di sette anni fino a che non diventò talmente adatto ad insegnare a sua volta che lo soprannominammo "Prof". Ovviamente per essere declassato alla scuola da cavallo da privato che era, anche se l'istruttore continuava ad avere un occhio di riguardo per lui, doveva avere una stranezza: le barriere che fossero a terra, cavalletti, o impostate sui pilieri lo agitavano a sproposito rendendolo di complicata gestione per gli allievi che potevano essere adatti a lui per livello. Successivamente divenne troppo vecchio e utile per rivendicare un padrone. Talvolta, Roberto gli faceva eseguire dei percorsi bassi con girate inimmaginabili per la maggior parte dei cavalli.

-Per tenerlo in allenamento.- diceva, ma non gli credeva nessuno, tanto meno Double, sapevamo tutti perfettamente che lo faceva solamente per il piacere di cavalcarlo nuovamente. In effetti, un gesto nel salto come il suo è raro, peccato che sia un cavallino con una testa che sa fin troppo bene cosa vuole. Peccato anche che Roberto abbia scelto proprio questo giorno per far montare per la prima volta Double a Laura, sarebbe rimasta in disparte per quasi tutto il resto del tempo perché noi avremmo dovuto saltare; quindi lei sarebbe stata obbligata a lavorare in piano senza l'abituale attenzione dell'istruttore. Eppure, sembrava molto più allegra del solito, nei suoi limiti s'intende. Probabilmente era grata per questa possibilità che le aveva concesso Roberto. 

Concluso il riscaldamento cominciammo a passare su alcuni cavalletti in linea che successivamente divennero l'introduzione di un piccolo verticale su cui dovevamo arrivare al trotto. Man mano che il dritto si alzava, diventava più difficile tenere a freno i cavalli, Power in particolare. Roberto non tolse quei dannati cavalletti fino a che non riuscimmo tutti a superare al trotto quel metro di ostacolo. Quindi, dopo un paio di salti di preparazione a testa, ci illustrò il percorso e, prima che potessimo protestare per l'altezza modesta, ci ordinò di affrontarlo come fosse un barrage ed estrasse un cronometro dalla tasca esterna del suo giubbino rosso. Fece partire per primo Niccolò in sella alla sua cavallina in mezza fida, Sinfonia, una saura esile dai caratteri da purosangue che però ama il campo due volte l'ippodromo. Un errore, tempo discreto, girate discrete, assetto discreto, percorso discreto. La seconda fu Federica, lei e Commanchie impeccabili, ma il tempo correva troppo veloce per loro. Con un cenno, Roberto fece scattare me e Power verso il primo dritto verde e blu da un metro abbondante. Sentivo che lo stallone stava saltando almeno cinque spanne sopra ogni barriera, sapevo di poter rischiare nelle girate. Infatti, arrivai solamente a pochi metri dall'ultimo oxer, Power saltò a filo, senza toccare. Quando atterrò con tutti e quattro gli zoccoli sulla sabbia, insieme al trillo dell'interruttore del cronometro, risuonò anche una sonora pacca sul suo collo sudato. Trottai tranquillamente, fino a che anche Agnese e Gabriella conclusero il percorso in sella ai loro pony, sono obbligato ad ammettere che girate del genere non avrei potuto neanche sognarmele dall'alto del mio metro e ottanta di cavallo, per quanto sia agile e veloce, non potrà mai eguagliare un pony come tempo. Lasciammo tutti insieme il campo, ma Power ed io raggiungemmo per primi la doccia. Lo portai a pascolare alla lunghina nei pressi del campo ostacoli, convinto di non poter essere disturbato da nessuno. Invece, vidi il pezzato galoppare ancora sulla pista. Non avevo notato che Laura fosse rimasta in campo. La mia attenzione ritornò completamente a Power, fino a che non sentì il rumore di una battuta: la ragazzina stava saltando con Double il dritto verde e blu. Sconvolto, non smisi di osservarla finché non affrontò la gabbia sotto lo sguardo attento di Roberto. Mentre dirigeva il pezzato sull'ultimo oxer, riportai velocemente Power in box e me ne andai, non riuscendo a capire il mio stato d'animo. 
 

  • Note: eccoci qui, in questo capitolo, finalmente dovrebbe cominciare a diventare interessante la situazione, cominciano a definirsi i personaggi e abbiamo una visione del mondo di Tommaso inserito nel maneggio, inoltre ho tentato di creare un po' di suspense ^^ Aspetto i vostri pareri!
 
  
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