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Autore: flyingangel    16/09/2008    1 recensioni
"Amarti, il mio incubo. Che cosa nascondi dietro ai tuoi occhi?"
Chey è una ragazza come tante, ma qualcosa dietro l'angolo sconvolgerà la sua vita, e le farà vivere l'esperienza più eccitante, dolorosa, e pericolosa che abbia mai immaginato.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Loving you my nightmare

what do you hide behind your eyes?

 

Prologo





  - 

Ero allibita. Tutto quello che succedeva attorno a me era come se svanisse.
Quel poco che mi dava certezza stava svanendo. Puf. Nel nulla.
E avevo paura più che mai.



"Corri!" mi urlò Jen " Corri più forte che puoi Chey!" continuò a urlare.

I nostri fugaci passi si disperdevano nella notte, dove c'era qualcosa che non andava.
Il nostro odore aveva raggiunto qualche olfatto affinato, e quell'olfatto ora ci seguiva.
Non sapevamo chi fosse, non sapevamo cosa fosse.
Ma avevamo paura, eravamo terrorizzate.

I nostri piedi faticavano a toccare terra, le nostre mani si spingevano in avanti desiderose di metter in salvo anche il resto del corpo, si spingevano in avanti come ali, come ali bianche, i nostri occhi affondavano nell'oscurità di quella notte selvaggia, roteavano a destra e a sinistra in cerca di una via, di una scappatoia, di fuggire.

Di salvarsi.

Le nostre gole imprecavano di ricominciare a salivare, ma il nostro cuore pompava talmente forte che era persino difficile pensare.
Sentimmo i suoi battiti torcersi dentro di noi, fino a martellare persino nella nostra testa e farci cadere per terra.

Ma in quel momento qualcosa accadde. Qualcosa, o meglio qualcuno di furtivo sopraggiunse a salvarci dal peggio.
E aveva delle lunghe mani affusolate, degli occhi brillanti in quel nero pece e una sagoma affascinante.
Restai rapita dal suo fiato sopra le nostre teste.
Sembrava un fiato disperso, fine, sembrava qualcosa di trasparente, qualcosa di inesistente, non sapevo spiegarlo.
Ma lo sentivo.
Ci rapì con le sue lunghe braccia a difenderci, ci portò via da quella notte, da quella grossa creatura che bramava nel nero, desiderosa di agguantarci, senza tregua.


"Lupi mannari" disse qualche minuto dopo, quando fummo al salvo, in un posto non tanto ben identificato.
"Lupi mannari?" chiesi io, incerta se magari avessi capito male.
"Esatto" rispose lui, con quegli occhi, quegli occhi liquidi, di un azzurro dorato che mi incendiavano le pupille.

"Esistono i lupi mannari?" chiesi perplessa, cercando di non perdermi nei suoi occhi più del dovuto.
Arrossii quando lui mi guardò indugiando sui miei.
"Si" sorrise continuando a guardarmi "Ne eravate all'oscuro immagino".
"Infatti" si intromise la mia amica guardandoci, prima lui, poi me.
Rimasi scioccata dalla sua affermazione, magari erano solo lupi, non mannari, che ne sapeva lui?

"Comunque grazie davvero per averci salvate, senza di te..." cominciai un po' imbarazzata cercando le parole, che mi uscivano piuttosto confuse.
"Non c'è bisogno che continui, ho ricevuto il messaggio" fece un'altro sorriso e ci guardò entrambe.
"Ma dove siamo?" chiesi ancora imbarazzata.
"In un posto" cominciò guardando i nostri visi che prendevano l'espressione mi sembra ovvio "...dove vengo spesso, siccome era vicino...ho pensato di portarvi qui".

"Ma io non ricordo nulla di quando ci hai portate qui..." continuai curiosa fissando la sua chioma liscia e luccicante biondo chiaro.
"Bè eravate in preda al panico e forse l'agitazione vi ha fatto dimenticare quegli istanti...vi ho portato qui usando una scorciatoia, e non provate più ad avventurarvi per strada a notte inoltrata" rispose con un sorriso sull'ultima frase pronunciata, il suo tono era seducente, basso e profondo, non avevo mai sentito nessuno con una voce così.

"Stavamo tornando da una festa e siccome era vicino a casa...".
"State attente, c'è di mezzo la foresta...queste strade hanno sbocchi verso gli alberi fitti e scuri, bisogna prestare, come ho detto, molta attenzione" continuò indugiando sulle mie labbra, e arrossii.
"Certo, grazie".
"Non hai bisogno di ringraziarmi" fece lui spezzando la mia attenzione.

Mi chiesi perchè fosse così modesto, o forse era terribilmente vanitoso e pieno di sé.
Più cercavo di capirlo, più ne capivo meno.
"Ehm...scusa se te lo chiedo, ma possiamo dormire qui?" arrischiai.
"Si, qui sarete al sicuro".
Gli feci un sorriso come cenno di ringraziamento.

Passammo la notte, quella notte nera, in quel posto, altrettanto scuro, ma meno scuro forse, dotato di una lampada dalla luce fioca che illuminava i nostri letti, due brandine senza fronzoli, ma abbastanza comode da passare una notte calma.

Quando ci svegliammo mi chiesi se lui aveva dormito veramente in quel posto.
Non sapevo il perchè, ma sentivo che lui non ci aveva dormito.
A volte l'intuito gioca brutti scherzi.

  
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