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Autore: Gamblut    19/08/2014    2 recensioni
LA RAGAZZA GHIACCIO. Fredda. Impassibile. Con il cuore congelato. Cosa le sarà successo per farla diventare così "gelida"? Qualcuno riuscirà a sciogliere questo ghiaccio che le avvolge il cuore? Beh.. Forse. Un ragazzo misterioso, che non si fa notare, SOLO... MISTERIOSO COME L'ARIA.
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"Lei lo osserva, lo guarda. Non sa nemmeno per quale motivo, non lo comprende. Sa solo che quel ragazzo la incuriosisce, ma non capisce nemmeno perché."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Ghiaccio e Aria, un amore, un'avventura straordinaria.


Capitolo 1


  *ATTENZIONE! * : per comodità e anche per non creare un caos con gli anni, la classe o altro, anche se la storia è ambientata in America, le scuole saranno divise come in Italia, quindi con le elementari, medie e superiori ;) Buona lettura c:
 

*10 anni prima*
 
 Primo giorno di scuola. La classe era vuota, c'era solo una bambina seduta al secondo banco della fila di mezzo, quindi il posto più centrale. Si era seduta lì perché voleva farsi vedere, desiderava conoscere qualcuno, nonostante fosse molto timida. Ma anche se si fosse messa all'ultimo banco, l'avrebbero notata tutti. Una bambina di sei anni, già stupenda. Una bellezza pura. Occhi grandi e l'iride chiarissimo, quasi trasparente. Capelli biondi, anch'essi molto chiari, ma non un biondo ossigenato eccentrico, un biondo naturale chiaro. Acconciatura semplice, capelli lisci un po' morbidi sulle punte che le arrivavano ai fianchi. Era da sola in classe. Era arrivata in anticipo. Prese il quaderno con le righe grandi e l'appoggiò sul banco. Era agitatissima. Sapeva già scrivere e leggere, aveva imparato a casa. Voleva essere la più brava di tutte. Prese il diario e mise anche quello sul tavolino. Era delle "Winx", quelle fatine che lei amava da impazzire. Ogni volta che giocava all'asilo con qualche compagna, insieme decidevano sempre di fare le Winx. Lei diceva che voleva essere Stella, quella della luce, poiché aveva i capelli biondi ed esteticamente le somigliava. Tuttavia, le sue amiche dicevano che non era appropriato, che lei era troppo timida per interpretare quel ruolo. E così, creavano una fata nuova... LA FATA DEL GHIACCIO. Anch'essa, come Stella, con i capelli biondi, solo più chiari. E quest'ultima, aveva il potere di lanciare sfere di ghiaccio contro i nemici. Giocava sempre con queste sue compagne, ma poi loro dovettero trasferirsi e quindi entrò alle scuole elementari da sola. Suonò la campanella. I bambini entrarono schiamazzando in classe. Qualcuno aveva ancora qualche lacrimuccia che gli bagnava il viso, a causa della separazione con la mamma. Lei non li diede conto. Voleva vedere se c'era almeno una persona che si voleva sedere vicino a lei. E poi, trovò delle bambine che si stavano avvicinando.
-Come ti chiami?- chiese quella centrale, che aveva i capelli castani a caschetto e degli occhi verdi scuri.
-Piacere, io sono Alaska - rispose lei, mettendo il braccio teso per far stringere la mano all'altra, e lei lo fece, mostrando un sorriso, probabilmente falso. Anche le altre due si presentarono. Entrambe avevano i capelli neri, una però li aveva lunghissimi mentre l'altra aveva un taglio a maschiaccio.
-Che nome strano... Alaska...- dissero loro.
-Significa: ciò contro cui si infrange il mare. – rispose l’altra con aria sognante, poiché amava l’acqua e tutto quello che la comprendeva.
-Che bel nome. – disse quella con i capelli a maschiaccio.
Lei arrossì e la ringraziò, poi suonò di nuovo la campanella. Gli alunni si sedettero ognuno nel proprio banco. Per sbaglio, qualcuno le sfiorò la mano e poi ebbe un brivido. Nulla di che, pensava quello. Intanto Alaska vedeva dalla finestra il sole che spaccava le pietre e c’era ancora silenzio mentre aspettavano la maestra che doveva ancora entrare. Lei era preoccupata per l’inizio dell’anno scolastico e ogni volta che era in preda al panico o provava qualche emozione forte, una strana sensazione prendeva il suo controllo.. non sudava o altro: diventava GELIDA. Pallida, chiarissima e congelata. L’insegnante arrivò, e iniziò la lezione. Incominciarono con l’alfabeto. Sempre quel bambino, stava cercando di scrivere le lettere ma venivano un po’ storte, quindi chiese una gomma da cancellare ad Alaska. Lei gliela porse e le loro mani si toccarono, per più di tre secondi. Una mano tiepida e una mano gelida. Un altro brivido. Quando toccò la mano, forse era la sua immaginazione o forse era vero, lui vide un sorriso malefico spuntare sul viso della ragazzina, però poi dovette abbassare lo sguardo per cancellare, ma iniziò stranamente a starnutire. Una volta. Due. Tre. La maestra allarmata chiese cosa gli stesse succedendo, e lui disse che aveva semplicemente starnutito. Era strano che in una giornata così calda, venisse il raffreddore all’improvviso. Allora lui spiegò che aveva chiesto la gomma alla compagna e poi aveva iniziato a pizzicargli il naso. Tutta la classe guardò male la bambina. Lei divenne ancora più agitata, quindi ancora più gelida. E in questo modo, si diffuse questa storia in tutta la classe: all’inizio, per tutti fu un semplice gioco, ma poi divenne verità. Probabilmente i suoi amici mentivano, da come starnutivano o tossivano.. però, ogni volta che la sfioravano mentre era agitata, quindi quasi sempre, veniva loro sempre un piccolo brivido seguito da qualcosa. Una sua compagna, qualche settimana dopo quell’avvenimento, le chiese un foglio. Lei glielo porse, e quella, subito dopo, non notando che a terra c’era lo zaino di un compagno, inciampò. Sembrava una lesione da niente, ma comunque la ferita era grande. Tutti continuarono a pensare male di Alaska, a osservarla, e lei non ce la faceva più. Come ho già detto, sapeva già le lettere, scrivere e leggere. Ma ogni volta che faceva i compiti, le veniva un vuoto di memoria. Pensava a come farsi accettare dai compagni, a non rimanere isolata, ma non ci riusciva mai.
-Scusa... io non volevo..- disse Alaska, in colpa.
-Veramente sono caduta da sola... Oppure tu mi hai spinto? – le rispose la bambina.
Lei divenne agitatissima, perché non aveva fatto niente ma lo stesso era stata accusata : - No.. cioè..mi dispiace..scusami..-
Mentre vedevano quello che stava succedendo, i compagni si dicevano fra di loro a bassa voce: -Allora è vero.... è una maledizione...mah.. è tutta colpa sua...non ci posso credere!- e poi incominciarono a urlarlo, a darle della pazza... a indicarla... e... a dirle che lei era la BAMBINA GHIACCIO. FREDDA, CHE SE TOCCAVI.... VENIVI MALEDETTO. Erano dei bambini, e quindi, come credevano alla fata e al topolino dei denti, al coniglietto di Pasqua, a Babbo Natale... credettero anche a questa storia che avevano creato. E così.. fino alla conclusione delle elementari, per tanti lunghissimi anni, quella bambina, Alaska, la bambina fredda, dovette vivere in un mondo suo, da sola, e così, si creò un muro, un muro invisibile che divideva lei dagli altri, un muro di ghiaccio... che non si è ancora sciolto.

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Adesso, quella bambina di nome Alaska, è una ragazza, quasi una donna. Una sedicenne che deve entrare nel terzo anno di liceo. Sono passati ben dieci anni, ma, fisicamente, Alaska non è cambiata assolutamente. I soliti occhi chiarissimi e i capelli biondi, solo che quest’ultimi li ha tagliati, e adesso le arrivano alle spalle. Dopo qualche anno delle elementari, nessuno credeva più alla maledizione, ma la lasciavano lo stesso in disparte. Alle medie, sfortunatamente, nella sua classe c’erano dei suoi compagni della scuola di primo grado che quindi hanno diffuso questa idea di non considerarla. Nonostante questo, lei era sempre conosciuta come una delle ragazze più affascinanti della scuola. Le altre erano molto gelose di lei, di come facesse a essere così bella nonostante il suo carattere... Ah sì. Alaska, come ho già detto, esteticamente non è cambiata molto, però... tutto nel suo cuore era diverso. Aveva capito che nessuno l’accettava e capiva che era meglio vivere da sola, e prese alla lettere il detto “Meglio solo che male accompagnati.” Aveva iniziato a odiare le Winx, quelle fatine stupide, perché proprio quelle le avevano fatto credere che le persone insieme possono fare qualsiasi cosa, che possono superare qualsiasi ostacolo. Non usciva mai con qualcuno, sembrava un vampiro rinchiuso nella propria camera. Studiava spesso, prendeva voti alti e la sua media era piena di “A”. Oltre a essere bella, era anche intelligente... Tutti la ammiravano, nonostante facevano finta di odiarla  e non considerarla. Alcuni ragazzi, non della sua classe, le chiesero un appuntamento, ma lei non voleva. Dopo che aveva assaporato la “bellezza” della solitudine, voleva gustarla ancora di più. Beh, li rifiutava così, come se fosse normale... perché lei era ed è ancora gelida. Oltre alla sua bellezza, anche la sua altezza aumentava.. a quindici anni, era alta 1.75 cm! Ora ne ha sedici, e oggi è il suo primo giorno di scuola. Arriva, come sempre, in anticipo. Dalle elementari, ha cambiato idea sui posti. Prima prendeva il banco più centrale, adesso quello più vicino alla porta, così che, se ci fosse un incendio o un terremoto, lei possa essere la prima a scappare.... perché..tanto, a lei non gliene importa più di nessuno. Suona la campanella, arriva la prof e inizia anche quest’anno scolastico. I compagni si siedono nei tavolini e poi l’insegnante fa il solito discorso, comportarsi bene, studiare di più.. bla bla.  Incomincia a fare l’appello, il momento peggiore, pensa Alaska. Beh, almeno è l’ultima. Ma adesso è arrivata a lei.
-Alaska Wane. –
Incominciano le risate e lei inizia a maledirsi per quel nome. Era così bello, quando era piccola, ma anno dopo anno, hanno incominciato a prenderla in giro. Forse sua madre aveva scelto quel nome apposta, quando era piccola. Proprio perché sapeva che poi sarebbe diventata la ragazza gelida... beh, ho dei genitori veggenti, pensa lei. Quest’ultima aveva chiesto spesso ai suoi perché proprio quel nome, e loro dissero perché lì loro due si erano incontrati per la prima volta. Entrambi erano andati là per le vacanze di Natale, per sciare un po’.. e poi si conobbero.
-Presente. Per cortesia, chiamatemi Al. – dice. Tutti la osservano. Forse queste sono le prime parole che dice in un’aula, non considerando le interrogazioni o i compiti. C’è un momento di silenzio, ma poi una dice, ridendo: -Al è un nome da maschio. – Così iniziano di nuovo tutti a sghignazzare e poi un altro dice, quasi come se fosse un illuminazione:
-Ragazzi!!!! Ho avuto un’idea! Lei è la ragazza Ghiaccio, giusto! Perché non la chiamiamo “Al-ice”? Sarebbe perfetto! L’unione del suo nome più il ghiaccio! – tutti stanno pensando al motivo per cui a loro non è venuta prima questa idea, e poi, senza nemmeno chiedere il consenso della ragazza ,incominciano a chiamarla Alice. Lei è arrabbiata, ma pensa che, almeno il nome Alice è meglio di Alaska. Che poi, anche il nome “Alice” ha dei significati riguardo il mare e l’acqua, assurdo. Intanto la professoressa sta impazzendo per la confusione creatosi e incomincia a urlare: - Ragazzi! Smettetela! Fate silenzio! Almeno fatemi finire l’appello!- tutti le dicono che già ha finito, ma lei dice che ancora deve elencare una persona.
-Stephen Wilson. –
Tutti osservano la classe,  per capire chi è questa persona e lei lo vede: nota quel braccio alzato da un alunno che ha la testa appoggiata al banco, forse perché sta ancora dormendo. Poi quello alza il capo e lei osserva il volto di questi... e rimane spiazzata. Poi capisce che una palla infuocata le è appena entrata nel suo cuore congelato.


~ Spazio a me! ~
Ehy! Ragazzi.. mi scuso per il ritardo.. speravo di pubblicarlo prima, ma sono riuscita a scriverlo solo adesso D: Penso che scriverò un capitolo ogni 2-3 giorni... comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Adesso avete capito come mai lei è così gelida... povera, questa maledizione! e adesso, è entrato in scena questo nuovo personaggio maschile, vediamo cosa succederà! Se vi sta piacendo la storia, recensite! :3
Al prossimo capitolo :)

 
  
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