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Autore: Misukichan    21/08/2014    1 recensioni
Jennifer, ragazzina di quasi sedici anni, vuole staccare dalla sua vita in California. Non sopporta i burrascosi rapporti con i coetanei, ha solo bisogno di un estate diversa. I suoi le permettono un viaggio a Miami, per dimostrare la sua autonomia e maturità. Presto, però, si accorge che qualcuno di non desiderato si trova proprio a Miami, e comincia a stravolgerle i piani.
«Non sai nemmeno dove siamo, non è buffo?» parla con la bocca piena.
«No, non è buffo per niente. Ti hanno mai insegnato a non parlare con la bocca piena?»
«Sì, mamma.»
«Ok, va bene, hai vinto, cosa devo fare per sapere...?»
«Ti porto a casa io» vengo interrotta bruscamente.
«Sei proprio u-un...»
Ride e mangia il panino. «Ne vuoi un po'?» Ho fame, ma non accetterei un panino da lui neanche sotto tortura. (capitolo 5).
«stai scherzando, vero?» dice lei seria.
«no, quando mi sono alzata mi sono ritrovata nel letto di casa sua. Era piuttosto seccato di aver scoperto che quella che ha recuperato ero io» dico con nonchalance, «magari si aspettava qualche affascinante donzella» sorrido tra me.
«ma, non è niente di grave, giusto?»
«no, solo qualche botta» (capitolo 9).
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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8. Is it just the fever? 
 

POV Jack
 

Apro gli occhi, frastornato da un rumore in cucina.
Poi mi ricordo di lei, Jennifer. E' ancora in casa mia, da quel che ricordo. Deve essere lei a fare tutto quel casino...

Mi giro nel letto, sto decisamente morendo di caldo. Guardo l'orologio di fianco al letto su cui mi trovo, inspiegabilmente. Le 6.30 di sera. Mi tolgo le coperte e cerco di ricordare gli avvenimenti delle ultime 24 ore.

La prima cosa che ricordo è Selena, la mia ragazza. Voglio dire, ex ragazza.
Mi ha scaricato ieri sera, e poi ricordo anche di aver ricevuto una telefonata da mia madre, in ansia.
Poi i ricordi si fanno confusi, ricordo un bicchiere di vodka..
Ricordo anche di essermi dimenticato il fornello acceso, forse.

Poi è arrivata lei, Jennifer. La ragazza del mio corso di fisica. Si è presentata inspiegabilmente alla mia porta e io non avevo nemmeno la forza per rifiutarla.

Lei si è accorta subito del mio stato,prendendosi cura di me, per un pomeriggio. Cosa che io non sono riuscito a fare con lei, nemmeno il giorno in cui ha rischiato la vita.

Sento in cucina la televisione accesa...

Ero solo. Io odio la solitudine, e lei si è offerta gentilmente di rimanere, così ho accettato senza fare commenti.
Non la conosco bene, come ragazza, ma penso che sia la più brava ascoltatrice che conosca; le ho raccontato tutto, manco fosse la mia migliore amica.
«Da quando sono piccolo, da quando mio padre se ne andò di casa mia madre non ebbe più tempo per me. Sembra strano, ma sono diventato autonomo circa all'età di 9 anni. Andavo a scuola da solo, ho cominciato persino ad andare a fare la spesa.» lei mi ascoltava, per la prima volta dopo tanto tempo qualcuno mi ascoltava per davvero. Non fingeva.

«Mia madre era depressa. Non lo voleva ammettere nemmeno a se stessa, ma lo era. Passava pomeriggi interi a fissare punti nel vuoto, in casa. Dove prima c'erano le foto di loro, o qualsiasi altra cosa che le ricordava papà. Alla fine si è ripresa, ma ormai era troppo tardi. Fra di noi c'era la muraglia cinese, tanto eravamo distaccati.»
«Ed è per questo che odi la solitudine?»
«Si. Ed è per questo che sono stato con Selena. In un modo o nell'altro, mi sentivo meno solo. Anche se lei preferiva passare i pomeriggi d shopping frenato con le amiche che con me. Le servivo soprattutto per farsi notare a scuola. Ero quasi sempre un rimpiazzo. Non che io facessi il contrario, ci usavamo a vicenda per mantenere una posizione... credo.»

«Come se non lo sapessi già» mi ha detto lei, con un tono di rimprovero, anche se dopo mi ha sorriso.

«E che mi dici tu, di Sam?»

«Che c'è da dire?» mi ha risposto stando sulle difensive. Ma io ero troppo curioso. Mi chiedevo come avesse potuto cascarci, anche solo a guardarlo io ci vedo uno sfigato, in quello.
«Non ho mai avuto esperienze di questo tipo, era la prima volta. Non sono un esperta come Mr. principino del ballo della scuola.» si capiva dal tono di voce che alludeva a me.

Erano tante piccole frecciatine lanciate a non so quale scopo. Jennifer è così indifesa, e fragile. 

«Quando hai finito con le battutine fammi un fischio» le ho risposto io allora.
«Ma come? Non sei tu il ragazzo che ama tanto le battutine? O forse ti piace solo lanciarle e non riceverle?» la soddisfazione fatta in persona. Ogni volta che stavo zitto lei la prendeva come una resa. Era divertente vederla sogghignare, così mi sono messo a ridere, un paio di volte.
«Che cosa c'è di così divertente?» era seccata.
«Il fatto che ce l'hai così tanto con me. E anche il fatto che non sei ancora riuscita a superare le tue crisi da adolescente.»
«Ma quali crisi da adolescente?!»
«Dai lo sai. A scuola.»
Ad un tratto era diventata seria, io mi sono pentito subito di quello che ho detto.
«Non ho mai fatto nessuna scenata, Jack. Ho sempre mandato giù tutto, seppure fosse amaro. Mi hai mai vista piangere a scuola?»
«No»
«Sono meno debole di quanto tu pensi»
«Mhm.. sì, immagino. Intanto non mi hai ancora risposto»
«A cosa?»
«Cosa ci trovavi in Sam di così tanto forte da farti stare male? Hai detto tu stessa che non provavi nulla...»
«Ci sono rimasta male molto per via del primo bacio, e poi l'idea di ritornare da sola come prima non mi allettava, lo ammetto.»

Il resto del pomeriggio è passato veloce. Lei non mostrava fretta di dover'andare, così non l'ho forzata.

E' stato abbastanza divertente, fino a quando la febbre non ha cominciato a molestarmi di nuovo. Lei mi ha lasciato solo, così mi sono addormentato, di nuovo.

 

Il rumore in cucina persiste, così mi alzo dal letto e mi dirigo in cucina, dove trovo una Jennifer piuttosto indaffarata con le arance e i bicchieri.

«cosa stai facendo?»

Lei sobbalza. «Hey, sei sveglio. Ti sto preparando una spremuta, mostra riconoscenza.»

Sogghigno. «Lo vedi? Un momento prima mi attacchi, oppure ti metti a piangere facendomi fare una pessima figura in pullman con gli altri, la figura dello stronzo bastardo senza sentimenti. Un momento dopo ti preoccupi per me, e non solo rimani tutto il pomeriggio a casa mia, ma mi prepari persino una spremuta!»

Diventa tutta rossa, come un peperone.
«I-io non mi preoccupo per te!»
«Ah si? E allora cosa ci fai ancora qui?»
«Non lo so nemmeno io, guarda...» risponde. Dalla sua espressione non traspare alcuna emozione, lo sguardo impassibile.

Prende la borsa e si muove in direzione dell'ingresso ma io la tiro indietro.
«prima non vogliamo bercela, la spremuta?» faccio un mezzo sorriso, sperando che non se la sia presa troppo.

Alla fine resta un altra ora, aspettando che la febbre scenda.

Probabilmente non lo sa neanche lei, o non lo vuole ammettere, ma è molto protettiva. Anche nei confronti delle persone che odia.
Questo suo atteggiamento nei confronti della gente la farà solo soffrire.
Un po' di compagnia però non guasta.

«E' meglio che vada ora... stavi per fare la doccia, prima che venissi.»
«Sì, ma non credo di riuscirci ora come ora. A meno che tu abbia voglia di lavarmi» ghigno io, aspettando una sua reazione: una cuscinata in faccia che non tarda ad arrivare.
«A parte che con l'età che dimostri di avere, potrei benissimo farti da balia» Che permalosa.

Ci zittiamo, lei sembra assorta da un qualche tipo di pensiero.

«Immagino che non sia più un problema se quando uscirai con gli altri ci sarò anche io, giusto?» le chiedo.
«Che cosa te lo fa pensare?»
«Il fatto che oggi sei venuta qui, e ci sei rimasta per ben...» guardo l'orologio. Cavolo. «...quattro ore e mezza.»

«Non riuscivi nemmeno a reggerti in piedi, Jack. Ad un certo punto ho dovuto sorreggerti per un braccio. E poi comunque non sopportavo l'idea di avere un conto in sospeso con te.»

Ah già. Riuscire a cacciarsi nei pasticci in meno di un paio di giorni.

«Ma perché sei venuta? Non potevi sapere come ero conciato, prima che venissi qui.»

«Sono venuta perché volevo avere delle risposte. Ed ero soprattutto curiosa, tu mi hai detto che avevi sperimentato sulla tua pelle il dolore di essere mollato, ma ora ho capito che ti riferivi a Selena.»
«Non solo.»
«Ma con quante ragazze sei stato?!»
«Ho perso il conto.» Sogghigno.
«Ma no Jack, non intendo le ragazze nel tuo letto. Intendo le ragazze di cui ti sei innamorato, o che almeno ti piacevano molto.» risponde ironica e pungente.
«Una sola.»
«Com'è finita?»
«Non è mai iniziata.»

**

Non sono mai stato innamorato, e infatti quello non fu amore...
Lei mi aveva accolto quando i miei genitori si erano separati. O meglio, quando mio padre era scappato con la cameriera.
Ricordo che ero distrutto, e mi ero rifugiato nel mio nascondiglio preferito. Al parco.
Avevo 9  anni, non capivo nulla.
Un paio di scappatelle nel mio nascondiglio dopo, avevo trovato quella ragazza nascosta sotto la siepe. Aveva invaso quello che allora chiamavo "il mio nascondiglio".

Da quel giorno cominciai ad incontrarla sempre più spesso, fin quando senza accorgercene diventammo amici.

«Fino ai miei quattordici anni, poi dovette andarsene, partì per il Brasile.»
«Che storia tragica» commentò Jennifer dopo avermi ascoltato.
«Non ero innamorato, ovviamente. Ero però molto affezionato. Avevo appena perso mio padre, lei era la mia unica fonte di sostegno morale.»
«Immagino che dopo di lei tu abbia cominciato a darti alla pazza gioia nei bagni di scuola, giusto?» sorride.
«ìCapita.» rispondo io con un mezzo sorriso.

Jennifer non è poi così terribile. E' un tipino particolare di ragazza. La guardo in viso, il suo sorriso è sgombro da ogni traccia di risentimento o di odio, anzi, penso che una persona come lei l'odio non l'abbia nemmeno mai provato. E' il sinonimo di freschezza e di purezza, quella ragazza. Niente in confronto a Selena.

Perché adesso la sto paragonando a lei? Selena ha una mente troppo perversa per potersi avvicinare a quella di Jennifer, così ingenua.

Mi chiedo come possa sorridermi così, pensando alla crudeltà che le ho fatto conoscere di me. Così come a tante altre ragazzine, a Sunnyvale.

 Ma cosa importa? pensa una voce dentro di me.  E' il mio carattere. Nessuno mi cambierà.

Guardando quel sorriso sincero, però, non posso evitare di sentire una spina nel fianco, che mi scava dentro, terribilmente piano.  Una punta di compassione forse? O forse semplicemente pena? E' stata anche lei appena scaricata, ne ha passate di tutti i colori, a scuola, e anche qua. Incontrando me. Eppure non smette nemmeno per un attimo di sorridere.
Sorride perfino a me.
La osservo mentre si alza e mentre dice che è ora che vada, per non perdersi la cena.

La mia mente però è altrove. E' a scuola dietro ai banchi, al momento in cui lei mi parlò per la prima volta.

«Ciao, come sei carino! Io mi chiamo Jenny. Ti va di giocare con me?» era un lontano giorno dei miei 9 anni. Il suo sorriso era uguale a quello di ora, solo che ora il sorriso non me lo merito. Allora avrei anche potuto accettarlo, peccato che presi una strada diversa. Ero già molto sotto stress per i problemi di famiglia, non avevo alcun modo di sfogarmi. Così decisi di farlo con lei, quella ingenua bambina che mi aveva gongolato di complimenti e che mi trovava carino.

«Non voglio giocare con te. Sparisci!»
Lei ci era rimasta male, aveva pianto. Io le avevo dato della piagnona.
Il sorriso di Jennifer mi è ripiombato in testa con tutte le mie consapevolezze,ora.
E' uguale a quello di quasi otto anni fa.

«Jennifer» dico, incontrando per la prima volta i suoi occhi sinceri «mi dispiace».
Lei capisce, perché annuisce senza fare domande. Si alza dalla sedia, prende il bicchiere della sua spremuta e lo mette nel lavandino. Poi prende la sua borsa ed esce da casa mia, come era venuta, silenziosamente, dopo un lieve cenno di saluto, lasciandomi la mente annebbiata e confusa... forse anche per colpa della febbre.

Ciao a tutti ancora una volta! Mi dispiace molto non aver aggiornato in fretta, sapete ad agosto com'è, vacanze, mare, sole, addio internet, e quindi adesso sono qui con un grande ritardo ma pronta a ricominciare come sempre! Questo capitolo è un po' particolare, è il primo scritto dal punto di vista di Jack, questa è la ragione che spiega il fatto che è più corto rispetto agli altri capitoli. Volevo ringraziare particolarmente: lulu_chan, Bluemuse_ , asuna200 e _tribute__ per le loro magnifiche recensioni; ripeto, se recensite per me è un segno di poter continuare la storia, e anche se avete qualcosa di negativo da dire, vi prego, ditelo! E' importante per me sapere cosa ne pensano i lettori e le prossime recensioni, se ci saranno, determineranno il futuro della storia. 
Un abbraccio,
Pim

  
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