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Autore: Easter_huit    22/08/2014    2 recensioni
Ero in camera da letto a ricamare quando mia madre entrò. "Eveline, dobbiamo parlare." disse.
"Mamma, cosa succede?" le chiesi preoccupata.
Si sedette sul letto e mi prese una mano. "Papà è stato promosso a dirigente."
Io esultai perché aspettavamo da tanto che lo promuovessero. "Che bello!"
Mia madre però era seria. "Eveline, per favore. Siediti." Capii che non aveva ancora finito di parlare.
"Eveline, papà dovrà trasferirsi in città domani pomeriggio e noi dobbiamo andar con lui." disse infine.
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Luke si stacca dall'abbraccio e toglie lo spago che ha attorno al collo. Lo guardo e vedo il sassolino diviso a metà. L'altra metà ce l'ho io e la tiro fuori.
Vedo che mi porge la sua così faccio per togliere la mia e dargliela ma mi ferma. "Non credo di aver bisogno della tua metà."
Lo guardo interrogativa. "Perché?"
"Non credo che riuscirei mai a dimenticarti." dice in un sussurro.
*******
Questa breve storia è ispirata a un sogno che ho fatto tempo fa. Spero vi piaccia.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono passati circa 4 anni da quando abbiamo lasciato casa nostra.
Il lavoro di mio papà procede a meraviglia, tutti lodano il suo operato, mentre mia mamma ha fatto amicizia con le signore del quartiere e ha trovato lavoro anche lei presso una boutique francese.
Io invece sto andando ancora a scuola. Fra due-tre anni forse finirò gli studi e diventerò un medico.
Non ho fatto molte amicizie in questo periodo. Non conosco quasi nessuno, a malapena i miei compagni di classe e i miei professori.
A scuola mi deridono e mi evitano perché sono sempre silenziosa e scontrosa, ma non m'importa. Gli unici amici che ho mai avuto non sono qui con me. Nemmeno lui.
Apro la porta della nostra nuova e lussuosa abitazione. 'Mi manca la semplicità della mia vecchia casa.'
"Sono tornata." mi annuncio a mia mamma che so essere in salotto per un ritrovo pomeridiano con le signore del quartiere.
Mia mamma mi viene incontro. "Ciao tesoro, com'è andata oggi?" mi chiede, sotto gli sguardi curiosi delle donne che si sporgono dal salottino per vedermi.
'Impiccione', penso mentre lancio loro una breve occhiataccia. "Come al solito, mamma." rispondo.
"Ti va di unirti a noi?"
"No perché quelle vecchie alle tue spalle non aspettano altro che spettegolare su tua figlia." vorrei risponderle ma mi limito a declinare il suo invito con la scusa che devo studiare.
"Certo, Eveline. Vai pure a studiare."
Da quando siamo in questa casa, i rapporti tra me e mia mamma si sono freddati notevolmente. Forse perché lei è riuscita ad abituarsi alla sua nuova vita e io no. Forse perché quelle che lei chiama 'amiche' per me sono solo delle vecchie impiccione.
Salgo in camera e mi butto sul letto pensando ad una sola cosa. Luke.
Qualche giorno fa mi è arrivata una lettera da parte sua. Ero talmente felice che lui mi avesse scritto che ho riletto la lettera decine di volte tanto da consumarla. 'Devo pensare a cosa rispondergli.'
Per il momento, però, voglio solo dormire.

Mi sveglio verso il tramonto e mi alzo dal letto a piedi nudi, con l'intenzione di andare a bere qualcosa in cucina.
Scendendo giù dalle scale, però, sento delle voci. Credo che mia mamma non abbia ancora finito il suo ritrovo pomeridiano.
"Perché tua figlia non partecipa mai, Miranda?" chiede una donna a mia mamma.
Al sentirmi nominare mi blocco sulle scale.
"Si impegna a studiare, Sophie, quindi non ha tempo per noi." risponde mite mia mamma.
"Deve essere molto brava a scuola, se non fa altro che studiare." dice un'altra voce.
"Infatti lo è, Hannah."
Sento una risatina. "Strano. Perché ho sentito voci che tua figlia sia... come dire... una poco di buono?"
A quelle parole spalanco gli occhi esterrefatta.
"Non capisco cosa vuoi dire, Hannah." dice mia mamma con una leggera nota di irritazione nella voce, che nessuno nota tranne me.
Sento qualcuno sospirare leggermente. "Oh, suvvia Miranda, sai benissimo di cosa stiamo parlando. Tua figlia è irrispettosa a scuola. È peggio di un serpente. Appena qualcuno prova ad avvicinarla per fare conoscenza, lei reagisce negativamente. Non le hai insegnato la buona educazione?" replica un'altra donna.
"Mia figlia... "
Non lascio il tempo a mia mamma di replicare. Scendo le scale con rapidità e mi precipito nel salottino.
Tutte si voltano verso di me, azzittendosi, mentre le guardo con aria di sfida a braccia conserte. "Avanti, signore, continuate pure. Stavate dicendo?" le incito.
Alcune di loro volgono lo sguardo altrove tranne nella mia direzione ma una signora mi fissa irritata. "Miranda! Vedi che cosa ti dicevamo? Tua figlia non può piombare così all'improvviso senza avvisare! Non è buona educazione!" esclama 'l'arpia'.
"Sophie... "
"Mamma, mi permetti una parola?" le chiedo interrompendola per l'ennesima volta.
Lei annuisce così mi rivolgo direttamente a Sophie. "Signora Sophie, mia mamma mi ha insegnato la buona educazione ed è stata molto brava. Infatti, è buona educazione preavvisare il proprio arrivo per evitare scene imbarazzanti. Oppure è buona educazione non credere alle 'voci' ma chiedere direttamente all'interessato per conoscere entrambe le facce della medaglia di una storia. Inoltre, so che è maleducato sparlare di una persona alle sue spalle. Non trova?" le chiedo con un tono falsamente desolato.
"Sono molto spiacente di esserle sembrata una persona irrispettosa, madame, ma quando vengo a sapere certe 'voci' sul mio conto cerco di chiarirle direttamente da chi le ho sentite. Ora come ora potrei denunciarla per diffamazione, lo sa? Lei però è una persona educata e so per certo che quello che lei ha detto, come le sue degne amiche, erano solo 'voci' e non intendeva certo sparlare di me, vero?" continuo con tono gentile sbattendo più volte le ciglia e ricalcando la parola 'voci'. Sulle mie labbra spunta un sorrisetto irritante.
Vedo Sophie stringere la mascella fumante di rabbia. Afferra con decisione la sua borsetta e con passo deciso si dirige verso la porta.
"Signora Sophie?" la chiamo un'ultima volta.
Lei si volta lentamente e mi rivolge uno sguardo di ghiaccio.
"È stato una piacere parlare educatamente con lei. Davvero." le dico senza perdere il mio sorriso irritante.
"Certamente" risponde lei a denti stretti. Poi si volta e se ne va senza salutare.
Io sbuffo e, facendo finta di sistemarmi un ciuffo di capelli, esclamo: "Che maleducazione! Andarsene via senza salutare!"
Le donne attorno a me mi guardano con due occhi che sembrano scoppiare fuori dalle orbite, compresa mia mamma. Deduco che nessuno avesse mai messo al suo posto 'l'educata' signora Sophie.
Una ad una, tutte le donne escono dalla porta con saluti stentati, lasciandoci sole me e mia mamma.
Lei mi guarda. Io la guardo. Poi scoppiamo a ridere entrambe.
"Oddio! Non ho mai visto Sophie con una faccia del genere! Nessuna aveva mai osato andarle contro men che meno una ragazza della tua età!" esclama mia mamma tenendosi la pancia per le risate.
Rido anch'io. "Non negare però che se lo meritava. Era una vera arpia!" replico con le lacrime agli occhi.
Entrambe ci calmiamo e lo sguardo di mia mamma si addolcisce. Poi di slancio mi abbraccia.
"Cosa c'è mamma?" le chiedo perplessa.
"Avevi ragione, bambina mia. Sono solo delle vecchie pettegole e noi non abbiamo bisogno di gente del genere nella nostra vita." mi sussurra.
Ricambio l'abbraccio commossa. Mi sembra quasi che sia da una vita che mia mamma non mi abbraccia più.
"Non potevo accettare che ti ritenessero una madre indegna. Di sicuro ti avrebbero propinato un educatore se non fossi intervenuta a difendere il mio nome." dico.
"E sei stata bravissima, Eveline. Hai aperto gli occhi anche a me. Grazie, bambina mia."
Ci stacchiamo dall'abbraccio e ci guardiamo negli occhi. "Ma adesso non hai paura di sentirti un'esclusa?" le chiedo leggermente preoccupata.
Lei mi sorride dolcemente e mi accarezza una guancia. "Ho te e tuo papà. Non voglio vivere oltre nella menzogna." replica.
Mi apro in un sorriso sincero e l'abbraccio di slancio. "Ti voglio bene, mamma."
"Ti voglio bene anch'io, bambina mia."
Questa è la città dove vivo. Non vedo l'ora che arrivi il momento di tornare a casa nostra, dai nostri amici. So per certo che non resteremo qui a lungo.


NdA
Questo capitolo e il prossimo sono di transizione, per capire un po' sommariamente com'è la vita di Eveline in città dopo il trasloco.
Comunque un grazie a Winterwings, che è stata la prima a seguirmi, e a Reach for the stars. Ciaoo!
  
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