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Autore: Botan    23/08/2014    2 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
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CAPITOLO 22

                              CAPITOLO 22

 

 

 

 

Quanto può essere sincera, la parola di un Turk?

 

Molto?

Abbastanza?

Per niente?

Chi può dirlo… Dipende dai casi.

Ma in questo preciso ed insostenibile attimo, quanto può esserlo in realtà?

 

- Per niente! - Sbuffo seccato mentre me ne sto girato su di un fianco, sdraiato lungo il bordo del letto, a fissare lo spoglio pavimento del soppalco. Se non altro, mi aiuta a distrarmi.

 

- Hai detto qualcosa? – sento presto domandare da una vocina alle mie spalle. L’ingenua vocina di Yuffie, che divide incauta e beata il comodo giaciglio con il sottoscritto.

 

- Diamine bimba! Così mi deconcentri! – replico alquanto seccato, facendo del tutto per trattenere quei sette fottutissimi bollenti spiriti che mi riempiono la testa di immorali pensieri.

Starmene qui, immobile a fissare uno squallido pezzo di soppalco, non mi aiuta per niente! Anche perché la schiena di Yuffie è così dannatamente incollata alla mia, che a momenti mi sciolgo come un pupazzo di neve in una serra fiorita!

Datemi un sedativo…! Una scatola intera, per pietà!

 

Lo stretto letto, poi, non mi spalleggia per niente…

 

Cerco di staccarmi anche solo di mezzo centimetro, da quella schiena così calda ed accogliente, facendomi più avanti.

Davvero un’ottima idea, eh?

Striscio più in là, forse con un gesto troppo frettoloso e mal fatto, e ne pago senza indugi, le amare conseguenze. 

Davvero una pessima idea, eh?

Yuffie mi sente agitare, e si gira verso di me con uno scatto fulmineo: - Occhio, occhio, occhio!!- dice a più riprese, caotica come lo è sempre.

 

Lo spazio assai ristretto, e l’equilibro che viene meno, mi fanno cascare rovinosamente a terra.

Un capitombolo senza pari!

 

- Auch! – mi parte un lamento spontaneo ed acuto, non appena la mia povera schiena tocca il suolo. Duro come il cemento.  

 

- Tutto apposto? – Yuffie si sporge impensierita dal bordo del lettino, in tutta fretta. Ah, quella stramaledettissima fretta!

Un movimento fatto male, una mano messa lì, a casaccio e…

Vedo la ragazzina finirmi totalmente addosso. D’istinto serro le palpebre. L’unica cosa che mi viene spontanea in quel momento. 

 

- Auch! – mi parte un secondo lamento volontario ed acuto, assolutamente come primo.  

 

Il viso allibito ed allarmato di Yuffie, si precipita a sollevarsi per guardarmi dritto in faccia: - Tutto apposto?

 

- Per carità! Non chiedermelo più, zo to! L’ultima volta che lo hai fatto, è successo un patatrac catastrofico! Non vorrei che adesso mi crollasse addosso anche il soffitto…

 

- Se dovesse succedere, ci sono qua io a coprirti! - L’astuta ninja mi fissa diretta, per poi sorridermi zuccherina. Quella profondità negli occhi, la semplicità di quella bocca sorridente, ed il nasino tondo al quale non riesco minimamente a resistere, mi mettono in moto. Pericolosamente.

Afferro la ladra prendendola per quei polsi sottili e delicati, e in un batter d’occhio, la situazione si ribalta. Un giro rapido, e l’atterro.

La giovane Kisaragi, spalle al pavimento, mi scruta perentoria dalla sua posizione bassa. La sua espressione non è del tutto distesa.

 

Al diavolo la coscienza sporca! Dopotutto, c’è il sapone, no?

 

Porto le labbra su quelle di Yuffie, spalancate ed incerte, e le strappo un folle bacio. Un gesto avventato ed inatteso, che la fa sobbalzare.

Trascino la bocca ai lati del collo, la faccio scendere giù, lentamente, ma avventato, impulsivo, irragionevole. In una simile situazione, l’irragionevolezza è d’obbligo. Inevitabile, azzarderei.

Yuffie è muta, la sfavorita di turno. In un primo momento, ha l'aspetto di una sconvolta, incerta. Una persona che non sa se reagire, o lasciare che sia l’altro ad intercedere per lei. Non so se classificare questo suo atteggiamento come confuso, oppure, peggio ancora, impaurito.

Raffreddo per alcuni istanti i bollenti spiriti che mi stanno facendo del tutto ammattire, e mi faccio avanti:

- Insomma… ! Sei confusa, o spaventata?! – replico tutto scombussolato, mantenendo però sapientemente il controllo dei movimenti, e sedandomi solo un pochino.

 

- Tutte e due! – esclama senza nessun indugio l’interrogata, sforzandosi di emettere un loquace sorriso.

 

Non mi incanti, nanerottola wutaiana! 

 

Faccio spallucce: - Scelgo io per te, va bene?

 

Yuffie annuisce a stento, deglutendo inceppata.

 

Rido, e poco prima di sguinzagliare tutti e sette i bollenti spiriti, assento certo: - Nessuno dei due, zo to!

Riprendo ad appoggiarle le labbra lungo tutto il collo, tenendole i polsi ben piantati al suolo. Uno scomodo pavimento rugoso, rustico, senza mattonelle, gelido. Tuttavia, è così ardente questo mio corpo, che non ci faccio neppure caso.

 

- Cosa stiamo facendo…?! – reagisce incerta l’infantile monella, balbettando abbastanza, mentre fatica perfino a respirare.

 

- Non ti piacevano forse i bambini, zo to?

 

- Sì ma…

 

- Ne facciamo uno, contenta? – proseguo io, spezzandole le parole di bocca.

 

Yuffie emette un grido di protesta, con il fiato sempre più corto: - CO-COSA?!

 

- Per tutte le Summon di questo mondo…! – esclamo volgendo un istante gli occhi al soffitto- Sto scherzando! – Non sono così deficiente da crearmi una famiglia in un simile momento! - E poi, una pestifera bambina ce l’ho già…!

 

- E chi è? – domanda curiosa l’astuta ragazza, sfoggiandomi un’espressione allibita. – Ririn?

 

Rallento i battiti del mio cuore, e le emozioni, per poterle rispondere a tono:

- Piccola sciocchina…! Sei tu, ovviamente! – E’ proprio un’ingenua…! Inutile ripeterlo all’infinito.

La scena si ripete. Un’altra volta, mi chino su di lei alla svelta, senza darle l’aggio di replicare, avviandomi poi a slacciare il bottone del jeans color ocra che porto, con due dita della mano.

Un’altra mano, ma non la mia, gli si appoggia contro per fermarla.

 

- Non posso! – tenta di scusarsi Yuffie, sbrigativa, con un viso certamente imbarazzato, e tutto sconvolto. Il mio lo è altrettanto. Non me lo può dire ora, quando il fuoco che mi pervade dentro, si è già avviato da un pezzo! Per spegnerlo mi dovrei soltanto sparare.

 

- Non… puoi?! – replico io, nella speranza di aver capito male. Ma proprio male! – Non venirmi a dire che hai il ciclo, o peggio ancora, mal di testa!

 

- E invece è esattamente così! – spiega in un lampo, con una cadenza che sa di falso.

 

- E cosa delle due? – chiedo paziente, anche se non lo sono poi tanto.

 

- Tutte e due!

 

- Per carità! – alzo seccato lo sguardo all’insù- E’ vecchia, dai! Inventatene un’altra, almeno…! Faresti più bella figura.  

 

Sono veramente stufo di tutto ciò. Uno stufato di verdure, sarebbe meno stufo di me.

Va bene essere insicuri, timorosi… la prima volta per le mocciose è quasi sempre così, lo posso anche capire, ma… il tira e molla non mi facilita di certo le cose! O la si vede bianca, o nera. Non mi è mai piaciuto il grigio. O c’è il sole, o la pioggia. O fa caldo, oppure freddo. I mezzi termini fanno solo perdere tempo. E con tutto quello che c’è da fare, è una gran bella rottura di nacchere!

La lascio lì, a terra, e mi rialzo visibilmente infastidito. Yuffie se ne accorge, e cerca in tutti i modi di venirmi incontro con qualche parolina simpatica, o gesto affettuoso.

Le paro lesto una mano davanti alla faccia, per impedirle di avanzare.

- Per carità! Stammi lontano…! Vade retro, Satana!

 

Il mio organismo è già fin troppo ustionato, per poterti sopportare ancora una volta!

 

Altro che facocero castrato!

Mi sento come un treno che corre senza controllo, e che non vede l’ora di deragliare in qualche pertugio.

 

- Ma io…

 

- Niente ma! – dico esaustivo, girandomi di schiena con fare stizzito.

 

Come al solito lei non cede al divieto, ed incalza a parole: - Ho vergogna…!

 

La sua affermazione mi fa trasalire. Mi fa bollire come un bollito di carne. 

 

- Perdindirindina! La bimba ha vergogna! – canzono senza lasciarmi sfuggire la portentosa situazione, seppur adirato. – E di cosa, sentiamo…

 

Yuffie è ancora alle mie spalle, tacito è il suo sospiro. Probabilmente sapeva in cuor suo che presto o tardi, quest’attimo così faticoso, sarebbe toccato anche a lei.

A dire il vero, lo sapevo anche io. Tutto sommato, non credevo minimante che mi si potesse verificare una simile situazione! E poi… lei è Yuffie! Un tipino sveglio, attento, vispo, furbo, machiavellico… Una così, tutta pepe e niente rosmarino, non può avere vergogna!

 

Non ottengo risposta. Le sue labbra rimangono chiuse, forse piene di timori. Sospiro tutto sconsolato, e scuoto la testa. Non posso fare altrettanto.

- Vedi? Non sai neppure tu, cosa rispondere…! La tua non è semplice vergogna… Tu hai paura!

 

- E invece no! – sbotta subito lei, come per difendersi da qualcosa che la infastidisce parecchio. – Ho vergogna… di te. – pigola appena, con una vocina insicura e tentennante.

 

Questa volta non posso non replicare. Mi giro finalmente, e la fisso: - Non ti giudico mica, bimba! Anche se sei vestita, quegli abiti che indossi lasciano ugualmente afferrare tutto di te!

 

Le mie parole portano Yuffie a darsi una rapida occhiata, per poi arrossire sommessamente.

 

Avrà davvero vergogna?

 

Mi metto pensieroso, e rifletto.

Se anche io fossi una donna, ed il mio corpo assomigliasse più a un ramoscello mingherlino, che ad un arbusto fiero ed armonioso, di vergogna ne avrei, eccome!   

 

Con tutto ciò, se questo fragile uccellino ancora minuto, non si decide a spiccare il volo, resterà per sempre schiavo del suo nido.

 

Ad un tratto però, ho un inatteso flashback. Un ricordo che risale alla scena in cui sia io che Yuffie, eravamo decisi a troncare l’ancor nostro acerbo legame, nel bel mezzo di una lite furibonda.

Dopo soli pochi secondi, un inatteso giro di boa, aveva ribaltato completamente le carte. Stavamo lì, stretti l’uno all’altra, e gettati a terra, su quel prato, ognuno desideroso dell’altro.

 

Rifletto ancora una volta. Con più attenzione.

Stai a vedere che, se lei mi s’infuria, alla fine si scioglie?

Chissà. Potrebbe essere un’idea, perché no? Infondo, litigare con lei, mi diverte!

 

Se non le faccio spiccare io il volo, dubito che ci riuscirà qualcun altro.

Oltretutto, l’idea che ci possa riuscire proprio quel qualcun altro, mi manda in bestia!

 

Rido. Un riso sano e volutamente provocatorio.

Yuffie mi scruta, silenziosa ma perplessa.

- Che c’è? – chiede subito dopo, cominciando ad imbrunire quel suo infantile faccino.

 

E’ già con un piede nella tagliola!

 

Rido sempre più forte, fino a piegarmi perfino sulle ginocchia.

- Sei buffa! Troppo buffa!

 

- Eh? Dici a me? – fa lei, puntandosi un indice in pieno viso.

 

- Ovvio, zo to! E chi sennò? Vedi altre ladruncole, piatte come un ramoscello puerile, qui dentro? 

 

- Hey! – L’espressione perplessa della ninja, muta in un lampo. – Sei uno zotico! – mi risponde prontamente, nella speranza di ferirmi.

 

Ricrediti ninja, e stupisciti!

 

- Per piacere… dai! – faccio un cenno con la mano, sventolandola, come a dire “ è roba vecchia, ormai!” “lascia stare!” e poi riprendo- Sei machiavellica!

 

Yuffie s’intirizzisce al suono di quella parola. Le sue gote sono rosse, come il fuoco, la fronte piena di grinze, minacciose ed imponenti, e la boccuccia pronta a replicare: 

- Zotico!

 

Insisto senza scompormi: - Machiavellica!

 

- Zotico!

 

- Machiavellica!

 

E' completamente infuriata. Una belva senza guinzaglio, libera di attaccare chiunque, me compreso.

Da parte mia, invece, non c’è nessun problema. Anzi! Aspetto fiducioso, più machiavellico che mai, che si faccia valere.

Sta per replicare, per aprir bocca, ma ci ripensa. “Meglio fare a botte”, sembra che pensi. Meglio! Tanto meglio!

Continuo a portare avanti la farsa, serio ed attento, come mi riesce più adeguatamente.

La tagliola è scattata, chiudendosi così sulla povera preda. Yuffie mi viene contro, rapida stende una mano per afferrare il cuscino messo sul letto, e rifilarmelo in faccia.

Non sbotto. Resto muto, impassibile, mentre tutta irritata, lei, sta per colpirmi in pieno torace con uno schiaffetto impertinente.

 

Afferro dinamico il suo esile ma energico braccio, e la tiro a me, tutt’altro che garbato.

La principessina si dimena, scalpita, si scuote sdegnata, pur di liberarsi dalla mia scomoda ed opprimente stretta che proprio non gli va a genio.

Colgo l’occasione per farla arrabbiare ancora di più, e replico altezzoso:

- Non riesci ad avere la meglio con me, eh? Arrenditi nanerottola machiavellica!

 

L’intenzione di reagire, da parte sua, c’è. Quasi certamente con un insulto. A giudicare dalla posizione delle labbra, socchiuse e tonde, vorrà senz’altro darmi dello “zotico”. Come di consueto!

 

Non perdo tempo: l’anticipo.

Le afferro l’altro arto, e la tengo buona con un bacio.

In un primo momento Yuffie è restia, fa del tutto per respingermi, come una cattiva poppante disubbidiente.

Scorre il tempo, passano i secondi, veloci ed inesorabili, ed il quadro globale, cambia totalmente.

L’indisciplinata si lascia trascinare, risponde a quell’atto di affetto, e cessa di scuotersi. Sento le sue braccia farsi molli, cedere, la rabbia scemare, e la voglia di carezze aumentare febbrilmente. 

La sento appartenermi.

Si appresta spedita ad agguantarmi il soffice maglione, fino a tirarlo su. L’aiuto anche io, frettoloso ed incalzante, finché poi non resto a torace scoperto. Getto l’indumento verde a terra, chissà dove, e non perdo tempo. Spingo Yuffie facendola indietreggiare verso il letto, mentre veloce sciolgo il laccio che gli tiene legata la cintura in vita. slaccio il bottoncino dei suoi shorts elastici, con una sfrontata sfacciataggine, e tiro giù la lampo.   

Presi l’uno dall’altra, retrocediamo fino a giungere ai lati del giaciglio da me puntato. La faccio scendere giù, con eleganza, sul soffice materasso. Slaccio il bottone del mio jeans, stavolta, sfiorandolo con l’indice. Un movimento unico e diretto, che lo fa uscire dall’occhiello in una sola mossa. Yuffie vorrebbe aiutarmi, ma quelle mani capaci di rubare Materia, tremano timidamente. Sembra perfino avere fretta. Si sarà svegliata d’un botto?

 

- Adagio, bimba! – pronuncio con il respiro svelto, difficile da governare, ma al tempo stesso dolce, nel momento in cui con un bacio la spingo in giù, per stendersi.

Vorrei essere brutale, però con lei non ci riesco. O almeno, non subito.

E’ troppo impacciata, novellina. Una graziosa novellina che d’un tratto si sente la veterana del momento!

Aiuto Yuffie a sfilare via il corpino di stoffa colorata, attento a non farle involontariamente male nella troppa foga. Così novizia, quest’esserino mi fa provare un inteso sapore dolciastro in bocca.

Ci fermiamo entrambi, solo il tempo di cercarci con gli occhi. Ho i battiti del cuore in tremenda impennata, e decisi ad aumentare sempre di più.

Ognuno di noi sa ciò che vuole. Ne è convinto. Ci stringiamo forte, l’uno all’altra. Il suo sguardo timido ma profondo, la frangia che le ricade sulla fronte, e un ciuffo di capelli flesso sulla deliziosa curva del nasino. Questo è tutto ciò di cui ho bisogno.

 

Il resto viene da sé.

 

Indimenticabile.

 

Intenso.

 

 

 

Un cielo pieno di stelle, rende luminosa questa notte. La calda luce di una luna fanciullesca, fa capolino dalla finestrella rettangolare, per accarezzare il letto. E per accarezzare noi.

Come d’incanto, tutto sembra divenire magia. Un incantesimo completo, che pare vivere in noi.

Mi dimentico del mio lavoro, di quello stramaledettissimo Sanatorium, e cosa assai importante, di Elena! Finalmente! Non ne potevo più di quel caschetto biondo, perfettino e serioso. Una piaga terrificante, per il mio termometro interno di pazienza! 

  

E’ proprio una perfetta alchimia. Niente di meglio per la caotica quanto frenetica vita da Turk. 

 

E’ notte. Profonda notte. La brezza della tarda serata porta sia me che Yuffie a rabbrividire un pochino.

Prendo un lembo del lenzuolo, e lo tiro su, fino a coprirci. Abbraccio con modi calmi e gentili il piccolo scricciolo wutaiano che si accoccola con fare fanciullo tra le mie braccia. La sento respirare calma, tranquilla, per poi addormentarsi del tutto. La imito poco dopo, prima però mi avvio a carezzarle la schiena dalla pelle giovane, ma un po’ d’oca, per via della brezza che passa inesorabile accanto alla finestrella. Stringo di più la vispa fanciulla, le scaldo il dorso con lo sfrego del palmo della mano, e infine abbasso le palpebre, stanco e desideroso di dormire, mi lascio cadere tra le braccia quiete e ristoratrici di Morfeo.

 

 

 

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Non aggiorno più praticamente da anni... Un po' per il lavoro, un po' perché sono accadute tante cose, ad ogni modo adesso son qui, e sono tornata per portare a termine una delle fic a cui sono maggiormente legata!

Grazie come sempre a tutti per il sostegno e, se siete ancora interessati alla mia storia, immergetevi in questi ultimi capitoli e buona lettura!

Botan

 

 

 

 

   
 
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