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Autore: The Galway Girl    23/08/2014    1 recensioni
Mi chiamo Anais, ho 19 anni, ho appena finito il liceo e non ho voglia di fare niente.
Dico sul serio, proprio niente.
La mia idea era quella di starmene tutto il giorno davanti alla tivù, ma ho dovuto fare i conti con mia mamma, una snob che non vuole assolutamente sfigurare di fronte alle sue amiche, così ho messo a punto un piano infallibile, un Piano Geniale. Mi sarei trovata un lavoro così orribile e imbarazzante che mia madre mi avrebbe costretta a licenziarmi....
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo dodici.



Ci metto un'ora e mezza a girare e arrivo a casa dopo i miei genitori.
< < Ma dove cavolo eri? Mica farai gli straordinari vero? Guarda che li denuncio! > > sbotta mia madre.
< < Macchè! Ho riaccompagnato a casa una ragazza cha lavora con me e mi sono persa! > > dico rendendomi conto dell'assurdità della situazione.
< < Dì, non è che mi hai finito la benzina vero? > > mi chiede mia nonna < < Domani devo accompagnare Ines all'ospedale! > > ma non può fare a meno di sorridere.
< < Cristo Santo mamma, ma la finisci di scorrazzare in giro tutte le tue amiche sfigate? > > abbaia mia madre.
< < Ehi Monica, non parlarle così > > interviene mio padre.
< < A proposito nonna, questa ragazza mi ha detto che sua nonna alberga nello stesso ospizio di quella tua amica vecchissima > > dico per cambiare discorso < < Sai, quella che assomiglia alla madre mummificata di Psycho? > >
Mio padre soffoca una risata.
< < Chi, Mercedes? > > mi chiede.
< < Cosa? Si chiama così? > > esclamo < < Ma è proprio lei! E' la nonna di Angelica! > >
O cavolo. Ora mi sento così in colpa ad averla presa in giro per il suo aspetto. Non sapevo che fosse stata malata gravemente, la nonna mi portò con lei a farle visita solo un paio di volte l'anno scorso, non mi aveva raccontato la sua storia.
< < Oh, lavori con Angelica? Mercy mi parla sempre tanto di lei, dice che è molto gentile! > > mia nonna è felicissima, anche lei potrà parlare con una sua amica di me come fa mia mamma con Virginia, ma gli argomenti saranno ben altri.
Mia mamma passa tutta la sera muta come un pesce, non capita spesso che mio padre  la "redarguisca" come ha fatto poco fa. E' sempre di umore pessimo da quando ho cominciato il lavoro in fabbrica, spero che non ci vorrà molto a farle perdere la pazienza e chiedermi di licenziarmi.
E' passato più di un mese e per ora si limita a guardarmi di traverso e rispondere male a tutti. Il mio periodo di prova si è trasformato in un'assunzione a tutti gli effetti, scommetto che sperava che venissi licenziata o che gettassi la spugna e invece sto resistendo.
Nel frattempo continuo con la mia tiritera su quanto il mio lavoro sia divertente, soddisfacente e figo.
Sabato mattina sono in piedi scattante all'alba, mi offro di accompagnare mia nonna a prendere la sua amica e guido io, dopo quasi due mesi di pratica per andare al lavoro sono diventata un'autista provetta.
Mia nonna è seduta nel sedile del passeggero e mi lancia delle occhiate di sottecchi.
< < Che c'è? > > me ne accorgo.
< < Niente > > comincia a guardare fuori dal finestrino.
< < Nonna, cos'hai? > > insisto.
< < E' che, parlando con Mercedes mi ha detto spesso  che la nipote si lamenta sempre del suo lavoro, dice che è orribile. > >
Cavoli, non avevo considerato che Angelica potesse essere un ostacolo.
< < Ma tu invece continui a dire che è fighissimo, non capisco. > >
Devo escogitare qualcosa.
< < Sai nonna ,il fatto è che io ho legato subito con tutti, in mensa parlo anche con quelli degli altri reparti > > bugia solo in parte < < Angelica invece, non parla mai con nessuno, solo con me ogni tanto, è dura lavorare così quando non conosci nessuno. > >
Mia nonna sembra convinta.
< < Si, in effetti Mercedes mi dice sempre che la nipote è molto timida. Ma dai, adesso che ci sei tu magari il lavoro le piacerà come a te! > > dice ottimista.
Bene, pallottola schivata.
Pensavo che questo piano geniale mi avrebbe evitato di dire bugie a raffica, salvo quelle sulla bellezza del mio lavoro, e invece non faccio altro.
< < Ah, si, non ti ho mai raccontato delle due bulle! > > le dico sorridendo.
< < Le bulle? Oddio chi sono? > > mi chiede curiosa.
< < Si chiamano Simona e Paola, hanno il monopolio del cortile, se vuoi uscire devi avere il loro permesso! > > dico fingendomi oltraggiata.
< < Cosa? > > mia nonna comincia a ridere < < Non avevo mai sentito una cosa del genere! > >
< < Si, te lo giuro! Ogni tanto mi sembra di stare in un carcere piuttosto che in una fabbrica! Sono spaventose! > >
Trascorriamo il resto del tragitto ridendo a crepapelle finchè arriviamo a casa di Ines.
Le lascio di fronte all'ospedale e mi dirigo a casa di Ambra che dista pochi minuti.
Suono il campanello tranquilla, sua mamma il sabato mattina fa la catechista, quindi non è in casa.
Mi apre Riccardo, il fratello più piccolo di circa otto anni.
< < Hello, Ricky! > > gli dico dandogli il cinque.
Lui risponde al saluto sorridendo, mi adora a differenza della madre.
Salgo le scale fino alla camera della mia amica ed entro senza bussare.
< < Tah- Dah > > esclamo esibendole un foglio.
< < Wow, fa' vedere! > > mi dice guardandolo con attenzione.
< < Ci crederesti? Guadagno un sacco di soldi! La prima volta che l'ho vista non ci credevo! > >
Mercoledì, il 10 ottobre, ho ricevuto la mia prima busta paga.
Antonio me l'ha consegnata dicendomi che mi avrebbe chiarito qualsiasi eventuale dubbio.
Non avevo idea di cosa significassero tutti quei numeri, ma avrei chiesto a mio padre, l'unica cifra che mi interessava era quella accanto alla voce "Netto Busta".
Leggendolo per poco non cadevo per terra < < 1069 euro > > ho detto con voce strozzata.
< < Già, una miseria no? > > mi ha detto in modo mesto un tizio del mio reparto che si chiama Luca, o Giulio.
Io gli ho rivolto uno sguardo complice come per dire "Si, che bastardi", ma in realtà stavo già pensando a come avrei potuto spendere tutti quei soldi.
Arrivata a casa ho esibito la mia busta paga a mia nonna e per festeggiare siamo andate a mangiare un gelato.
Mia mamma ha fatto una risata beffarda aggiungendo < < Sai che roba, ti spacchi la schiena per due spiccioli > >, mio papà invece ha analizzato con cura tutti i numeri e le voci riportate sul foglio.
< < Congratulazioni. Come ci si sente ad essersi sudati lo stipendio? > > mi ha chiesto.
< < Benissimo! > > ho risposto con un gran sorriso.
Mio padre ha ragione, me li sono proprio sudati. La sera torno a casa stanca morta, le braccia e la schiena mi fanno un male cane e vado a dormire come le galline.
< < Wow Anais, sono un sacco di soldi! > > esclama Ambra.
< < Si! Non pensavo che avrei guadagnato così tanto! > > ammetto. Da quando ho messo in pratica il mio piano geniale non avevo mai pensato al fatto che avrei ricevuto uno stipendio, ero troppo concentrata sul convincere i miei che il mio lavoro è il migliore del mondo.
< < Cosa ci farai? > > mi chiede curiosa.
< < Ancora non lo so! Li terrò in banca, ti offrirò una pizza e comprerò un regalo a mia nonna! > > elenco sulle dita.
< < Mi sembra ottimo! > > dice soddisfatta.
< < Stasera sei libera? > > le chiedo. Da quando io ho cominciato a lavorare e lei l'università non ci siamo viste neanche una volta.
Alla fine, a discapito di tutto quello che diceva Alberto, Ambra è riuscita ad entrare a giurisprudenza e si sta impegnando un sacco per dimostrare al suo ragazzo che non è stata ammessa "per culo" come ha asserito lui.
< < Mmm...avevo previsto di vedermi con Alberto, ma sai che ti dico? Preferisco una bella pizza con la mia migliore amica! > > mi dice  con un sorriso.
< < Eccellente! Allora preparati perchè ti porterò nella pizzeria più figa del mondo e, tieniti forte, ti passo a prendere io! > > esclamo soddisfatta.
< < Nooo! > > dice  stupita < < Bè questa poi! Tu che non hai paura di guidare! Ma chi sei tu? > > dice sorridendo.
La saluto e torno a casa.
Il pomeriggio mi godo un pò di meritato relax e mi preparo per la cena con Ambra.
Decido di finire il sapone che usai questa estate, lo "Splendido Splendente" e il risultato è ancora più ridicolo di allora. Poco importa, durante la settimana sono così sciatta e trascurata che non mi interessa se sembro un addobbo natalizio.
Mi vesto bene, mi pettino con cura e mi trucco, ci impiego così tanto che sembro mia madre.
Passo a prendere Ambra spaccando il secondo, di solito arrivavo sempre tardi dato che ci impiegavo un'eternità.
Andiamo nella pizzeria in cui andiamo sempre nelle nostre serate a tre con Valentina, ci sediamo ed ordiniamo.
< < Allora, l'hai sentita? > > mi chiede Ambra. Non c'è bisogno che specifichi chi, ormai ogni volta che ci vediamo mi chiede sempre la stessa cosa.
Ed è sempre la stessa risposta < < No, io no. Tu? > > le chiedo speranzosa.
< < No, neanch'io > > mi risponde avvilita.
Valentina non ci ha mandato ne messaggi, nè mail, nè cartoline. Solo un breve sms il lunedì sera dopo la sua partenza.
A essere sinceri mi ero ripromessa, e anche Ambra, che le avrei scritto delle mail, ma con il mio piano geniale in atto me ne sono completamente dimenticata. Forse la nonna aveva ragione a dire che una volta trovato un lavoro non avrei sempre pensato alle mie amiche come prima.
Ci portano le pizze fumanti e a un certo punto Ambra mi chiede < < Senti ma, ricordami un pò, in cosa consiste il tuo lavoro? > >
< < Faccio passare dei polli morti sgozzati su un rullo che ne strappa via le piume > > dico come se stessi annunciando la meteo.
La mia amica comincia a ridere < < Oddio, ma è ORRIBILE! > >
< < Ma no! E' la catena alimentare! I più grandi si cibano di quelli più piccoli! > > rispondo agitando la forchetta.
< < Lo so ma, finchè li uccide qualcun altro ok, ma sei tu che li fai fuori! > > dice continuando a ridere.
< < Ma no! Sono quelli del settore due ti dico! Io li spoglio solo! > > le spiego ridendo a mia volta.
La mia amica si ricompone un pò < < Senti, ma parlando seriamente, chi cavolo te lo fa fare? > >
< < In che senso? > > le chiedo seria anch'io.
< < Bè, mi avevi raccontato che tua madre ti aveva ricattato per andare all'università. Non è che hai preso il primo lavoro che ti hanno offerto solo perchè non volevi dargliela vinta? > >
Sapevo che la mia amica è intelligente e ho quasi voglia di spiegarle il mio piano geniale, ma mi trattengo.
< < A dire il vero non me l'hanno offerto. Sono stata io a postulare per quel lavoro. > >
< < Cosa? > > mi chiede incredula.
< < Si! Ho dato uno sguardo agli annunci e quello mi è sembrato il più adatto a me! Ho chiesto io di essere assunta > > ribadisco.
< < Cavoli Ana, tu sei fuori! Ma chi mai vorrebbe fare un lavoro del genere? > >
Nessuno. Ecco il punto.
< < Bè, a me piace > > le dico con tutta la convinzione possibile.
Tornata a casa mi rendo conto che mi sono completamente dimenticata di raccontare ad Ambra la storia delle bulle del cortile, e mi torna in mente Valentina così decido di scriverle un messaggio.
Hei, come va? Sei viva? Io lavoro e due bulle mi terrorizzano! Baci
Non mi illudo di ricevere una risposta così spengo il cellulare e mi metto a dormire.

Ormai sono quasi due mesi che lavoro, ho fatto amicizia con Angelica, la accompagno a casa praticamente ogni giorno, e mi capita spesso di parlare con i colleghi durante la pausa pranzo.
Sono costretta a rimanere in mensa per evitare le due bulle, così rimango con quelli ritenuti da loro troppo sfigati per frequentare il cortile, mi sembra di essere tornata al liceo.
Oltre a Barbara ed Elena c'è un signore che si chiama Roberto che lavora qui praticamente da quando hanno aperto la fabbrica e ci racconta sempre un sacco di aneddoti.
Un giorno ci ha raccontato che un ragazzo era stato assunto nel mio settore ed è scappato a gambe levate dopo quarantacinque minuti. E' corso fuori in strada con ancora addosso la tuta e la cuffia.
Il giorno dopo è tornato con la coda tra le gambe a restituire le scarpe anti infortunistiche e nessuno lo ha più visto.
Un giorno tra una risata e l'altra Roberto mi ha detto < < Ma sai che penso che tu sia la nuova assunta che finora ha resistito di più? > >
< < Davvero? > > gli ho risposto.
< < Si! Di solito i novellini resistono si e no due settimane! Caspita, devi essere proprio disperata! > >
Lo ero, pensai.
Ormai mi sono quasi abituata al ritmo frenetico della fabbrica. Non avrei mai pensato di essere una persona così "fisica", mi sono sempre immaginata sul letto a guardare centinaia di serie tivù, mai avrei pensato che sarei stata in grado di maneggiare decine di polli al giorno  e avere ancora la forza di farmi due risate in pausa pranzo.
Le due bulle ancora mi terrorizzano, dopo la sfuriata in spogliatoio quella coi capelli neri, ancora non ho capito se sia Simona o Paola, continua a lanciarmi delle occhiatacce ogni volta che incrocio il suo sguardo.
Angelica non finge più di fumare in cortile, preferisce farmi compagnia in mensa e ascoltare tutti gli aneddoti di Roberto.
Non posso dire con certezza che siamo amiche, non ci frequentiamo al di fuori del lavoro e quando la riaccompagno non parliamo molto, o comunque solo della vita in fabbrica, ma devo dire che la sua presenza rende la realizzazione del mio piano un pò meno pesante.
Mia madre ancora non molla, forse dovrei fare qualcosa di eclatante, dirle che un pollo mi ha trasmesso l'influenza aviaria, potrebbe essere la goccia che farebbe traboccare il vaso. Non so quanto ancora resisterò, la schiena mi fa veramente un male cane, senza contare che tutti i miei telefilm preferiti sono ricominciati ma io la sera sono talmente stanca che crollo neanche finita di guardare la sigla.
Ogni mattina mi sveglio, scendo in cucina e rivolgo ai miei un largo sorriso, dico cose come "Non è una mattina splendida?" oppure "Oggi mamma sei proprio bella", tanto per ribadire quanto io ami la mia vita e non veda l'ora di andare a lavorare.


Oggi è il compleanno di Antonio, compie 26 anni, a me sembravano molti di più, sarà per quella sua aria professionale, quindi in mensa ci sarà torta per tutti.
L'idea del dolce mi fa trovare la forza per lavorare, ogni pollo che sollevo sembra pesare il doppio del precedente.
Ogni tanto io e Angelica ci lanciamo delle occhiate cariche di disperazione, sapere di non essere la sola a contare i minuti che restano prima della pausa mi rincuora.
In mensa troviamo la famigerata torta, una specie di plum cake tagliato in tanti cubetti e noto che le due bulle fanno scorta nascondendone svariati nelle borse di plastica insieme alle vaschette del pranzo.
< < Ma non possono fare la spesa come tutti? > > chiedo ad Angelica con la bocca piena di torta.
< < Chi? Simona e Paola? Rubano sempre da mangiare, si portano a casa un sacco di roba, ogni tanto recuperano anche le vaschette di quelli malati o assenti > > mi spiega.
< < Bè, ci manca solo che ci pestino per rubarci il pranzo! > > esclamo proprio mentre le due bulle mi passano accanto.
Tremo talmente all'idea che mi abbiano sentito che un pezzo di torta mi va di traverso, comincio a tossire e devo bere un'intera bottiglietta d'acqua prima di tornare in me.
< < Hei, non mangiare troppa torta ANAIS, che poi ti soffochi > > mi deride quella coi capelli neri.
L'altra, stessa corporatura da Uruk- hai ma con i capelli lunghi rossicci ride.
< < Mangio la torta prima che voi due ve la rubiate tutta > > dico mestamente sottovoce.
< < Sshhhtt!! > > mi fa Angelica con una risatina.
Il resto del pomeriggio passa un pò più velocemente, il dolce mi ha rifocillato, proprio come succedeva a scuola con i biscotti di Valentina.
Ho trovato un modo per ammazzare il tempo (oltre ai polli) mentre lavoro. Conto quanti ne spello ogni quarto d'ora e  ad ogni pennuto che spiumo do un nome.
La scorsa ora il mio record è stato di sette polli, tra i fortunati c'erano Meriadoc, Artù, Sam, Rory, Ronald, Mike e Sigfrid.
La campana che rimbomba alle 17.00 spaccate sancisce la fine di un'altra giornata e percorro l'ormai familiare tragitto fino agli spogliatoi.
Ci impiego di più a cambiarmi, adesso che fa più freddo indosso una maglia sopra la t-shirt che però tolgo prima di infilare la tuta, così ogni giorno mi devo praticamente rivestire.
Odio stare in spogliatoio alla mercè delle due bulle, ho sempre paura che comincino a piantare grane. La nonna mi ha consigliato di parlarne con Antonio, ma non voglio essere quella che si lamenta, senza contare che lui è così efficiente che sicuramente farebbe loro la predica e il risultato sarebbe quello di farmi odiare ancora di più.
Fra una settimana è Halloween, non ho mai frequentato feste in maschera, odio le feste, di solito vado a casa di Ambra e cuciniamo biscotti a forma di fantasma e zucca insieme ai suoi fratelli, poi guardiamo tutti insieme un cartone animato.
Sono sicura che quest'anno lei avrà ricevuto un sacco di inviti a party super fighi tra universitari, oppure verrà sequestrata da Alberto, quindi  mi sono già arresa all'idea che passerò la sera a casa con i miei a guardare un insulso programma tivù scelto da mia mamma.
Oggi Angelica non si è presentata al lavoro, non ho neanche il suo numero di telefono per chiederle come sta, dovrò affrontare una lunga giornata senza di lei, non mi ero resa conto di quanto fosse rassicurante la sua presenza per me.
A pranzo Antonio viene a sedersi vicino a me e mi chiede < < Allora, come sta andando? > >
Noto che le due bulle ci stanno fissando e sono quasi decisa a dire al mio capo di quanto mi terrorizzino, ma mi rifiuto, quindi mi limito a rispondergli < < Bene, mi trovo molto bene > >.
< < Ottimo > > sembra soddisfatto < < Sai, non l'avrei mai detto che avresti resistito così a lungo! > >
< < Bè, meno male che non hai fatto scommesse, a quest' ora saresti rovinato! > > gli dico con un sorriso.
Ci mettiamo a ridere, è un ragazzo piacevole, non mi sembra così ruffiano come dicono Barbara ed Elena.
< < Comunque, se c'è qualcosa che non va non esitare a venire da me, voglio assicurarmi che i miei reparti funzionino alla perfezione, non voglio sfigurare di fronte ai capi! > >
Ah no, ecco.
< < Certo, contaci! > > gli rispondo facendogli l'ok con le dita.
Antonio si allontana e in una frazione di secondo le due bulle si piazzano vicino a me, una per lato.
< < Allora, ANAIS, facciamo comunella col capo, eh? > > mi dice la nera.
< < No, mi ha solo chiesto come va > > dico tremando come una foglia.
< < E tu che gli hai detto? > > mi chiede la rossa con aria intimidatoria.
< < Niente, che va tutto bene. > >
< < Meglio per te, perchè sennò... > > la nera fa schioccare le nocche.
Oddio, va a finire che queste due mi picchiano sul serio.
Si allontanano e io vorrei solo rannicchiarmi in un angolo a piangere, invece la campana ci avvisa della fine della pausa pranzo.
Di pomeriggio sono così avvilita che il massimo che riesco a spellare in quindici minuti sono quattro polli, mi sono fissata per obiettivo di battere il mio record entro natale. Almeno un pollo ogni minuto. Voglio diventare come Terminator, anzi Chickenator.
Certo, non ho intenzione di stare qua fino a Natale, spero che mia madre si arrenda prima.
Alla fine della giornata sono così sollevata che sarò quasi felice di vederla.
Nello spogliatoio evito accuratamente di incrociare lo sguardo delle due bulle e noto che ho un sms non letto.
E' di Ambra.
Hei Ciao!! Allora il 31, solito programma? Porti tu qualcosa da guardare? Io penso al cibo!
Ottimo, vuol dire che la mia amica non ha ne feste fighe, nè programmi col fidanzato. Finalmente una buona notizia.
Arrivo a casa con l'aria così abbattuta che mia nonna se ne accorge < < Tutto ok? Sembri triste. > >
Vorrei scoppiare a piangere e farmi consolare da lei come faceva quand' ero piccola, ma il mio piano geniale prevede che io debba mentire anche con lei.
< < No, è solo che oggi Angelica non c'era così è stata una giornata un pò lunga. > >
< < Ma è andata bene lo stesso! > > mi affretto ad aggiungere.
A cena mia mamma ci informa che anche loro ad Halloween saranno assenti, la solita cena con i soliti amici, mio padre sprizza felicità da tutti i pori.
< < Oh, significa che sarò da sola? > > chiede mia nonna avvilita < < Bè, vorrà dire che me ne starò in pace a guardare il concerto di Gigi D'Alessio. >  >
Mio padre non sembra più così triste all'idea di passare la serata fuori.
< < Elvira, pensavo di avertelo bruciato quel dvd! > > le dice con un sorriso.
< < Si, ma Anais me ne ha masterizzato un altro! > > risponde lei soddisfatta.

Grandi Rimpianti della mia vita:
1. Non aver mandato al diavolo quell' ignorante della prof. di Italiano delle superiori.
2. Non aver fatto danza classica, ora almeno avrei un pò di grazia.
3. Non aver confessato ad Andrea in seconda media che ero perdutamente innamorata di lui, ora probabilmente staremmo ancora insieme.
4. Aver scaricato il concerto di Gigi D'Alessio per mia nonna.

Da allora non fa altro che guardarlo mentre fa le pulizie, quest'estate per fortuna mi ha risparmiato, ma ho il dubbio che da quando non le sto più tra i piedi lo faccia andare a tutto volume.
< < Grazie tante, Anais! > > dice mio padre.
< < Oh, prego, se vuoi ti faccio un cd da ascoltare in macchina! > > gli rispondo ridendo.
< < Ma no, gli presto il mio! > > aggiunge mia nonna.
< < Nonna, quello l'ho lanciato dal finestrino la prima volta che ho usato la tua macchina! > > dico io.
< < Ma! > > esclama lei fingendosi oltraggiata.
Ci mettiamo tutti e tre a ridere, mentre mia mamma assiste alla scena col fumo che le esce dalle orecchie.
< < A saperlo lo avrei tenuto, mi bastava farlo partire in fabbrica e i polli si sarebbero suicidati da soli! > > dico io tanto per rincarare la dose.
Gli altri due ridono ancora di più mentre mia mamma sembra ancora più incazzata.
Da quando lavoro le serate in casa sono molto più piacevoli.
Per la prima volta mio padre si interessa a quello che faccio, ogni giorno mi chiede com' è andata, ed è l'occasione perfetta per me per esclamare quanto il mio lavoro mi piaccia.

**

La sera del 31 ottobre arrivo a casa di Ambra, suono il campanello e mi aspetto di veder arrivare sua madre con la sua solita espressione contrariata, invece mi apre Leonardo, il fratello più grande.
< < Ciao Leo! > > gli sorrido ed entro in casa.
Tutti i fratelli di Ambra mi adorano, anche suo padre mi trova simpatica, solo sua madre è convinta che io sia pazza.
Leonardo mi fa strada in cucina e intanto mi racconta come sta andando a scuola, dei voti altissimi che prende e del record di velocità che ha battuto nella corsa ad ostacoli.
I genitori di Ambra hanno cinque figli e sono tutti intelligentissimi. I miei ne hanno una e, bè, sono venuta fuori io.
Oltre a Leonardo, che ha circa 12 anni se non ricordo male, c'è il più piccolo, Riccardo e i due gemelli di 10 anni Samuele ed Emanuele. Non chiedetemi cosa si erano fumati i genitori quando hanno deciso di chiamare i loro gemelli con nomi che fanno rima.
Sua mamma insegna storia alle medie e suo padre fa il dentista. Hanno una bellissima casetta su tre piani, la camera di Ambra occupa praticamente tutto l'ultimo, le hanno trasformato la mansarda in camera da letto, ha il tetto spiovente e una finestrella rotonda che da sul loro giardino.
Con cinque figli ti immagineresti giocattoli ovunque, invece non vola una piuma. Hanno pareti intere ricoperte di libri, enciclopedie e pesanti tomi di odontoiatria e non hanno la televisione.
Si, avete sentito bene. L'unica presente in casa è quella in camera di Ambra.
Arrivo in cucina e trovo la mia amica già pronta col grembiule che impasta.
Samuele, o Emanuele, non chiedetemi di distinguerli, la sta aiutando facendo cadere la farina a pioggia sulle sue mani.
< < Ciao! > > dico entrando.
< < Hei ciao! > > mi saluta lei.
< < Ciao Anais! > > mi dicono i gemelli in coro, sono sincronizzati anche quando parlano.
< < Mmm, cosa preparate di buono? > > chiedo fiutando odore di dolci.
< < Biscotti al cacao e poi quelli con le gocce di cioccolato > > mi spiega Emanuele, o Samuele.
Mi rimbocco le maniche e comincio ad impastare anch'io con l'altro dei gemelli mentre Leonardo tira fuori gli stampini per intagliare i biscotti.
< < E Ricky? > > chiedo, il fratellino più piccolo è il mio preferito. Magrolino, con i capelli a spazzola e gli occhialini di plastica blu, gli compro un regalo di compleanno ogni anno da quando conosco Ambra.
< < Mamma lo ha messo in castigo perchè non ha finito i compiti > > mi spiega Leo.
Castigo. Non ho mai capito il senso di questa parola. I miei non mi hanno mai messa in punizione, ne per un brutto voto nè per una risposta sgarbata.
Mettere in castigo un bambino perchè non ha finito di fare i compiti è assurdo. Chi stabilisce in quanto tempo vanno svolti? Non è mica una gara.
< < Uffa, quindi niente biscotti? > > chiedo facendo la faccia triste.
< < Si, però prima deve finire gli esercizi di matematica > > mi dice il gemello n° 1.
Decido di andare a vedere come se la cava il mio fratello preferito, così mi lavo le mani e vado nel salotto.
Il povero bambino è seduto al tavolo con la testa appoggiata sullo schienale della sedia e guarda in aria.
< < Hei, Ricky, cosa fai? > > gli chiedo cogliendolo di sorpresa.
< < Anais! > > esclama felice di vedermi < < La mamma mi ha messo in castigo perchè non ho finito i compiti! > > mi dice triste.
Decido di dargli una mano, non ci capisco un accidenti, ma sua madre vuole che i compiti siano svolti, non ha specificato come, quindi anche se dovessero essere tutti sbagliati poco importa.
In una decina di minuti abbiamo finito così raggiungiamo gli altri in cucina in tempo per infornare i biscotti.
Pronti i dolci ci dirigiamo in camera di Ambra, dobbiamo stiparci tutti sul pavimento, accendiamo la tivù e inserisco nel lettore dvd "Up", il cartone che ho scelto.
Mentre i bambini guardano rapiti e sgranocchiano i biscotti, io ne approfitto per aggiornarmi su come sta Ambra.
< < Hei, allora cosa racconti? > > le chiedo sottovoce.
< < Tutto ok, sto impazzendo in vista dei primi esami, ma adesso che sono libera, ho più tempo per studiare > > mi risponde.
Non capisco a cosa si riferisce quindi le chiedo chiarimenti.
< < Cioè? In che senso sei libera? > >
< < Ho mollato Alberto > > mi risponde.
Nel momento preciso in cui la casetta del signor Fredricksen si libra in aria sorretta dai palloncini io mi sento leggera come la casa.
< < Cosa? Quando? Perchè? > > le chiedo tutto d'un fiato.
< < La settimana scorsa. Non lo sopportavo più! Era diventato pesante, non parlava che di università ed esami, ma se io mi lamentavo mi diceva che non dovevo perchè sono solo al primo anno e che per me è tutto facile. > >
Che ragazzo adorabile.
< < Bè, wow, finalmente lo hai scaricato quel coglione > > l'ultima parola la dico a voce bassissima ma è comunque una liberazione poterlo dire.
< < Mia mamma non mi parla più, è incazzata nera! > >
Non mi stupisce, adorabile lui, adorabile lei.
< < Bè, se ti può consolare, neanche la mia! > >
Finiamo il film  e i biscotti, aiuto Ambra a mettere a dormire i gemelli che sono crollati e la saluto.
Esco da casa sua che piove e io mi sento come Sinatra in "Singing in the rain", avrei voglia di ballare, finalmente Ambra si è sbarazzata di quel deficiente.
  
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