CALMA
Si svegliò di colpo, tirandosi su a sedere bruscamente. Con gli occhi ancora appannati dal sonno si guardò intorno cercando di capire cosa lo avesse strappato dalle braccia di Morfeo. Appena si fu abituato alla penombra, aiutato dalla fioca luce della luna che entrava dall’oblò, poté appurare di trovarsi nella sua cabina, dove tutto era al proprio posto e la calma regnava sovrana.
Già, calma.
Troppa calma.
Troppo silenzio.
Era abituato al silenzio, anzi gli piaceva, lui per primo era un tipo di poche parole. Quindi si sentì ancora più confuso quando comprese che era stato proprio il silenzio a svegliarlo. Silenzio che era calato di botto nella stanza provocando un cambiamento nell’atmosfera in cui si era addormentato quella notte.
Si girò verso destra, verso la figura sdraiata nel letto accanto a lui, profondamente addormentata. O almeno sperava che lo fosse perché, diversamente dal solito, Kidd non stava russando. Era stata proprio l’improvvisa assenza di quel suono cavernoso a svegliarlo. Assottigliò lo sguardo sul compagno, che gli dava la schiena e sembrava perfettamente immobile.
Ma respirava almeno?!
Che stesse male?!
Non riusciva a percepire alcun movimento all’altezza delle scapole. Sentì un’improvvisa urgenza di svegliarlo o quantomeno sincerarsi delle sue condizioni, cosa che avrebbe equivalso a svegliarlo. Allungò una braccio tatuato pronto a scuoterlo per una spalla ma si bloccò con la mano a mezz’aria quando dalla massiccia figura di Eustass si alzò un suono aspirato seguito da uno più roco e sgraziato.
Suo malgrado, Law si ritrovò a fare un profondo respiro di sollievo, maledicendosi subito dopo per la sua stupidità e maledicendo il rosso per la capacità che aveva di fargli perdere o quasi l’autocontrollo perfino quando dormiva.
Lanciò un’occhiata stanca e assonnata alla sua mano ancora a mezz’aria e poi alla chioma esagerata del compagno. Aggiustò la traiettoria e affondò le dita tra le ciocche rosse, come a volerle pettinare, facendolo mugugnare.
-Imbecille…- sussurrò prima di tornare a sdraiarsi e coprirsi con il lenzuolo.
Fu questione di un attimo e Trafalgar Law stava già scivolando di nuovo nel sonno, cullato dal russare del suo amante.
Perché Law amava la calma e quella era una regola che tutti a bordo del sottomarino conoscevano bene.
Ma, come ogni regola che si rispetti, necessitava un’eccezione.
E le notti insieme a Kidd, quelle erano la sua eccezione.