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Autore: _Laine    25/08/2014    2 recensioni
Mi accarezzò delicatamente una guancia, ma già sapevo che quel tocco così leggero non aveva nulla a che fare con ciò che voleva realmente.
“Ti voglio…” la sua mano scese ad accarezzarmi il collo, per poi muoversi fino alla scollatura, ma lo fermai. “Aspetta, andiamo via di qui.”

Credevo di essere destinata ad una vita infelice e alquanto squallida. Non ero assolutamente preparata all'avventura che avrei vissuto di lì a poco; non sapevo che tutto stava per cambiare radicalmente.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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- Capitolo diciassettesimo -

 

"Cara Jill,

Volevo fare un ultimo, disperato tentativo di implorare il tuo perdono. Non so più come fare, perciò mi appello a te, dicendoti che se avessi bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, ti basterà chiedere e io sarò felicissimo di accontentarti.

Come ti ho detto durante il nostro ultimo incontro, so che il mio comportamento è stato imperdonabile in tutti questi anni e che non esistono parole per esprimere il senso di colpa che sto provando tuttora.

So che non vorrai credermi, ma tua madre era già malata da diverso tempo, molto prima che io iniziassi a bere. Non dico che in parte la colpa non sia stata mia, ma più che della sua morte, mi sento responsabile del fatto che non sono mai stato accanto a lei, e a te, quando ne avevate più bisogno. Per questo soffro e ne porto il peso ogni giorno.

Ti ho anche detto che ora mi sto rifacendo una vita ed ho aperto un negozio di antiquariato che amo molto. Chissà, forse un giorno riuscirai a venire a trovarmi. Se non ricordo male uno dei tuoi interessi è l'arte, perciò molti oggetti potrebbero piacerti. In ogni caso ti ho lasciato un biglietto da visita, spero che la tua amica Dana poi te lo consegni.

Per ora non so che altro dirti senza cadere nel banale, quindi concludo qui la lettera. Ti chiedo solo di riflettere su tutto questo e, se puoi, dimenticare tutto quello che è accaduto e provare a ricominciare da capo. Papà."

 

"Allora, che dice, cosa ne pensi?"

Rigirai il foglio tra le mani più e più volte, mentre ripensavo a tutto ciò che mi aveva scritto.

A quel punto toccava a me scegliere se preferivo ignorarlo per il resto della mia vita oppure provare a perdonarlo e concedergli una seconda possibilità. in ogni caso, qualunque fosse stata la mia decisione, sapevo che non sarebbe stato affatto semplice.

***

Mi concessi del tempo per rifletterci, ma le parole di Dana continuavano a riecheggiare nella mia mente: "Sai bene che se deciderai di lasciar perdere potresti pentirtene per sempre."

Durante la nostra ultima conversazione aveva infatti ribadito il suo punto di vista, ma aveva aggiunto una cosa che mi aveva lasciata senza parole: "Ti prego, non fare lo stesso errore che ho commesso io."

"Di quale errore stai parlando?"

Dana, seduta sulla poltrona, aveva fissato il pavimento. "Quando me ne andai di casa, a diciassette anni, i miei genitori mi dissero di non farmi più vedere. Non mi aiutarono in alcun modo e io dovetti partire da zero con i pochi soldi che avevo messo da parte. Con il passare del tempo però si pentirono per il loro comportamento e cominciarono a cercare il modo per fare pace. Mi telefonarono, mi mandarono messaggi, ma io non risposi mai. Arrivarono addirittura a versare soldi per me, ma io avevo ancora in mente tutto ciò che avevo passato e la rabbia era troppo forte, perciò continuai ad ignorare i loro tentativi di riappacificazione."

"E poi cos'è accaduto?" domandai, stupita. Non mi aveva mai raccontato nulla sui suoi genitori, nonostante i diversi anni di amicizia che ci legavano. "Avete fatto pace alla fine?"

"No, Jill, non ho fatto in tempo. Sono morti in un incidente d'auto."

Eravamo rimaste in silenzio per una manciata di secondi, poi lei aveva aggiunto: "Non mi perdonerò mai per quello che ho fatto, o meglio, che non ho fatto."

Ero corsa subito ad abbracciarla. Avrei potuto dirle che i suoi genitori, ovunque si trovassero, sicuramente sapevano che si era pentita e l'avevano perdonata. Ma non feci nulla del genere, poiché io questa certezza non l'avevo. A volte, nel dubbio, è meglio restare in silenzio.

***

Una sera, mentre Dana era fuori, ricevetti una visita inaspettata. "Ciao, Richard, accomodati."

Il ragazzo si presentò sulla soglia con un timido sorriso. “Hey, scusami se non ti ho più chiamata da quando siamo tornati. Più volte sono stato sul punto di farlo, ma non sapevo bene cosa dirti e avevo paura di disturbarti. Allora, come ti senti?"

Gli feci cenno di accomodarsi sul divano. “Mi sento distrutta.”

"Sai, quando quella sera ti ho vista a pezzi non sapevo proprio come comportarmi. Mi dispiace per ciò che ti è successo, ma vedrai che d'ora in poi andrà sempre meglio."

Gli presi la mano e gliela strinsi forte. "Grazie per quello che hai fatto per me. Se ripenso a tutto ciò che è successo mi rendo conto che nelle ultime settimane ho vissuto veramente una favola e devo tutto a te. Il problema è che prima o poi avrei dovuto tornare alla realtà e ciò è accaduto in un modo abbastanza irruento."

Dopo alcuni istanti di silenzio, Richard mi chiese se avessi per caso riconsiderato la sua proposta, ma risposi nuovamente in modo negativo. "Sei davvero gentile e non posso negare di essermi affezionata tanto a te da quando ti ho conosciuto, ma come ti ho già detto devo prima mettere in ordine la mia vita, e sto cercando di farlo un pezzo alla volta. Ho già cominciato, ma so che ci vorrà diverso tempo e di certo non voglio chiederti di aspettarmi."

Mi prese le mani tra le sue e disse: "Penso proprio che lo farò comunque, che lo voglia o meno. Non ho mai provato nulla del genere per una ragazza, e non voglio andare avanti con la mia vita se dovrò trascorrerla chiedendomi se tra noi avrebbe funzionato."

"Ma Richard, io sono una persona complicata, conosci la mia situazione e e il mio passato e non voglio assolutamente rovinarti la vita; ho paura che sia quello che farò se non andrai per la tua strada. Lo dico per te, devi fidarti."

Avevo immaginato che le mie parole sarebbero state vane, perciò fui costretta ad aggiungere qualcosa che, in cuor mio, sapevo non corrispondere alla realtà.

"E poi io non provo assolutamente nulla per te."

Stavolta rimase senza parole. "Scusami, non l'avevo capito. Se quello che vuoi è che io ti lasci in pace d'accordo, tolgo subito il disturbo."

Alzandosi dal divano, estrasse una busta dalla giacca e me la porse, senza guardarmi in faccia. "Questi sono per l'aiuto che mi hai dato."

Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. "Richard, non li voglio. Non mi devi niente."

"Sì, invece" insistette. "Non avevamo stabilito un compenso, ma questo è il minimo che posso offrirti come ringraziamento per quello che hai fatto, dal momento in cui ti ho rivolto la parola per la prima volta fino ad ora. Sappi che non rimpiango nulla."

A quel punto scoppiai a piangere. "Anche io ricorderò con affetto ogni momento trascorso insieme e sono felice di lasciarti dei bei ricordi. Ma ora le nostre strade devono separarsi."

Lo abbracciai, consapevole del fatto che non avrei mai voluto allontanarlo definitivamente da me.

"E così questo è un addio?" chiese, cingendomi le spalle. "Vorrei fosse solo un arrivederci."

Non risposi e continuai a singhiozzare, poi lui se ne andò di fretta, senza più voltarsi indietro.

  
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