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Autore: chialovegood    25/08/2014    2 recensioni
Sono passati alcuni mesi dalla guerra magica. Hogwarts è stata ricostruita e i tre protagonisti sono tornati a scuola. Le lezioni riprendono, ma si verranno a scoprire nuovi particolari su una delle studentesse della scuola. Fred non è morto. I serpeverde non sono cambiati di una virgola,sopratutto una ragazza...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: Movieverse | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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E a quel piccola mi vennero i brividi. Sì, avevo fatto la scelta giusta.
 
Forse era troppo presto.
“Fred.. Se non ne vuoi parlare è ok..”
“No.. Voglio parlarne. Sei sicura di volerne parlare tu?”
“Si, credo di si.”
“Perché proprio ora?”
“Le altre…”
“Ma non è importante cosa fanno le altre”
“Beh, si visto che a capodanno..”
“Cosa succede a capodanno?”
“Succederà che le ragazze lo fanno. E noi..”
“Le ragazze? Tutte? Ginny compresa?”
“Esatto.. Ma non vedo dove sta il problema..”
Mi faceva ridere. Aveva una faccia troppo buffa. Il pensiero che la sorella potesse “diventare grande” l’aveva allibito.
“O santi maghi..”
“Fred non è una cosa tanto grave..”
“Lo è!”
“Eddai è grande ormai!”
“Si ma resta comunque la mia sorellina”
“Cosa volevi? Che si rinchiudesse in un monastero di clausura per il resto della vita?”
“Beh no però..”
“Però..”
“Preferivo che aspettasse”
“Non mi sembra tu abbia aspettato..”
“Hermione..”
“Dai è vero. Non fa niente. Se sei contento così va bene. Avrai avuto le tue buone ragioni”
“E tu le tue..”
“Per far che?”
“Per.. Dai hai capito”
“Fred..”
“Sì?”
“Sono vergine!”
“Cazzo!”
“Non sei per niente sveglio!”
“Io pensavo che.. Almeno le basi..”
“Le basi?”
“Sai pensavo fossi arrivata in terza base con..”
“No.”
“Scusa..”
“Fa niente.”
“Quindi tu..”
“Esatto..”
“E io..”
“Sei il primo”
Pensavo si agitasse di più, o fosse sorpreso. Invece era felice. Così storsi un po’ il naso per capire il motivo di quella sua gioia.
“Che hai Herm?”
“Perché sei felice?”
“Perché è una cosa meravigliosa!”
“Emm.. Potresti spiegarmi?”
Davvero non mi capacitavo di tutta quella felicità.
“Io sono il primo per te… Vuol dire che nessuno ha mai assaporato il tuo profumo e non ha mai toccato quella pelle candida”
“Adesso la fai sembrare una cosa perversa”
“Non capisci?”
“Em.. No?”
“Sono il primo! E Hermione Granger non capisce una nozione così semplice. Potrei morire ora.”
“E quale sarebbe?”
“L’amore.”
E mi afferrò in un bacio. In quel momento appresi tutto. Lui sarebbe stato il mio insegnante. E io la sua alunna.
Però dovevamo ancora parlare seriamente.
“Fred.. Possiamo parlare seriamente ora?”
“Si certo. Scusami”
“Noi.. A capodanno..”
“Non dobbiamo mica farlo per forza quel giorno se non vuoi. Mica si deve avere una data precisa”
“Lo so.. Ma.. Ti andrebbe di passare la serata solo con me?”
“Ne sarei onorato”
“Però..”
Mi tremava un po’ la voce. Avevo paura. Non sapevo niente sull’amore e tutto quello che ne conseguiva. Almeno, non dell’amore vero.
“Non avere paura. Io ci sono.”
“Grazie”
Ora non avevo più paura. Ma tremavo di freddo. Avevo tutti i capelli umidi e come minimo avrei preso un raffreddore. Ma non aveva importanza. La mia medicina ce l’avevo davanti agli occhi.
“Forse è meglio andare.”
“Si!”
 
Ci incamminammo verso la Tana. Vedevo i suoi capelli rossi in contrasto con tutto quel bianco e quel grigio e pensavo non esistesse creatura più bella.
C’era ancora della neve sugli alberi e sul prato.
Iniziammo a fare a palle di neve. Sembravamo due bambini. E ridevamo come due bambini.
Non c’è cosa migliore dell’amore.
“Eddai Fred! Così torno a casa tutta bagnata!”
“Ci sarò io a scaldarti”
Era ritornato il vecchio Fred di sempre. Sembrava non pensasse più a Ronald e a tutto quello che era successo alla mattina.
Immersa nei miei pensieri non mi accorsi che mi aveva preso di peso come un sacco di patate.
“Mettimi giù scemo!”
“Perché dovrei?”
“Perché di si! Se scivoli e cadi ti ammazzo io se non sei già morto!”
“Così mi offendi!”
“Sarà il male minore quando scenderò di qua!”
“Cosa vorresti fare scusa?”
Sposarti sarebbe un’idea.
“Lasciarti come minimo! Mettimi giù dai!”
“Come vuole principessa.”
Si sentiva che era offeso. E il suo sguardo non mentiva. Al solo pronunciare la parola “Lasciarti” ci era rimasto veramente male.
Eravamo faccia a faccia. All’incirca. Era più alto di me e io cercavo di rimettermi a posto la felpa impregnata di neve. Poi alzai lo sguardo e vidi quegli occhi stupendi che quasi piangevano.
“Ti amo Fred Weasley.”
Lo dissi così. Fu la prima cosa che mi passò per la testa vedendo quello spettacolo.
Restò interdetto.
“Ma tu hai detto..”
“Che ti amo”
Allora il sorriso gli ritornò spontaneo e iniziò a farmi il solletico.
“No dai fermo Fred!”
Mi piegai in due dalle risate che non riuscivo a trattenere. Si accovacciò su di me, scostò i capelli e sentii il suo respiro nelle orecchie. Non era più quel vento freddo della mattina. Questo era caldo come il vento del sud.
“Ti amo Hermione Granger”
Cercò le mie mani mentre mi baciava il collo.  E vagava sul mio corpo con le sue mani calde e volevo che non ci fossero stati tutti quegli strati tra di noi.
“Fred..”
Una mano scese lungo tutta la felpa e cercava di alzarla. Iniziò ad alternare i baci ai morsi.
“Fred.. “
Si spazientì un po’ e allora cominciò a dare solo morsi. Ma non poteva. E non sapevo come dirglielo. Non riuscivo a dire niente se non il suo nome.
“Fred..”
Alla terza volta smise.  Mollò la presa e mi si piazzò davanti scocciato.
“Uffa ma cosa c’è?”
“Guarda dove siamo!”
Eravamo ormai arrivati a destinazione e dalla finestra si affacciò un Harry curioso che se la rideva alla grande.
“Per Merlino! Potevi dirmelo subito!”
“Sai com’è era un po’ difficile! Non mi facevi parlare!”
“Non ti facevo parlare o non ci riuscivi perché eri..”
“Fred Weasley!”
Mi chinai e formai una bella palla di neve corposa. Di quelle che se ti arrivano fanno male.
Cercò di correre verso la porta che magicamente si aprì da sola. Lanciai con tutta la forza che avevo.
Fred entrò ma la palla colpì in pieno viso qualcun’altro.
Quel qualcuno che aveva aperto la porta.
Sempre quel qualcuno emise un urlo di rabbia e dolore.
Un urlo riconoscibile a miglia di distanza.
Avevo preso in pieno viso Clarabella che ora stava accovacciata dolorante.
Mi misi a ridere entrando in casa. La scavalcai. O meglio, scavalcai lei e quell’ammasso di stronzaggine del suo ragazzo che l’aiutava a rialzarsi.
Lui mi tirò un occhiata omicida e io ricambiai con una grossa risata.
Lei seppe dire solo “Stronza” e io ricambiai con “Ho preso dalla migliore”.
Fred mi guardò stupito.
“Che c’è? Non posso essere un po’ acida anche io?”
Si mise a ridere anche lui.
“Ti prego non essere sempre così però!”
“Hermione!”
Una bionda e una rossa urlarono felici di vedermi.
“Che diavolo hai fatto?” Mi chiese Ginny preoccupata.
“Niente di che. Mi sono ripresa le mie rivincite.”
Brillavo come di luce propria. Ed ero felice, veramente felice.
Andai a preparare le valigie per il nostro “trasloco”.
 
Credo di averci messo ore a preparare la mia valigia. Avevo cose essenziali e cose carine. Poi avevo i nuovi vestiti che mia madre mi aveva comprato. Un’anticipazione del regalo di Natale. Erano cose stupende. Leggins, jeans, magliette, felpe, gonne, camice e vestiti. Alcuni estivi e altri invernali. Mai avrei pensato che mia madre potesse avere buon gusto, e soprattutto il mio! Alla fine partii con due valigie piene zeppe grazie a qualche incantesimo. Partimmo senza salutare Ronald e la sua ragazza. Ci smaterializzammo davanti alla casa in montagna di Luna. Una bellissima villa, che rispecchiava le cascine e le baite che avevo visto in Svizzera una volta. In legno e sassi a vista. Aveva un giardino immenso. Con piante di ogni tipo e un’immensa voliera. Pensavo che lei e suo padre non si potessero permettere una cosa del genere ma mi spiegò che sua nonna l’aveva lasciata in eredità a lei. Solo che loro erano fissati nel vivere in semplicità. E di certo quella casa era l’opposto dei loro bisogni. Però a lei piaceva andarci in inverno. Dove non c’era quasi nessuno se non qualche escursionista una volta ogni tanto. Era lontano dalla cittadina ed era immersa nel verde (in estate probabilmente).
Era un posto romantico e semplice.
Te credo che tutti volessero passarci la loro prima notte.
All’interno la casa non era da meno. C’erano tantissime camere.  Enormi e bellissime.
Quando entrai nella mia camera ( e di Fred) restai fulminata da tanta bellezza. Era perfetta. Una grande finestra che dava una vista spettacolare sulle montagne innevate dava spazio a un balcone ottocentesco. C’era un armadio bianco a tre ante. Il letto a baldacchino in legno e lenzuola di seta. Sul muro si muoveva un murales in bianco e nero. Delle bambine a lezione di danza classica vestite interamente di bianco, perfette con il loro tutù guardavano il vuoto. Al centro della stanza una bambina provava dei passi di danza e continuava a cadere, ma continuava anche a rialzarsi. I suoi occhi brillavano di passione. Guardò fuori dalla finestra disegnata sul fondo e vide che un bambino la guardava affascinato da tanta bellezza. Lei incominciò l’esercizio da capo. Gli unici passi che riconobbi furono due fouettè, un arabesque e delle piroette. Il numero finì con un grand jetè ad almeno mezzo metro d’altezza. Quella bambina era sudata, stanca e le tremavano le gambe dal dolore ma aveva ancora il sorriso sulle labbra.
Era una stanza unica. Anche Fred rimase senza parole quando entrò.
 
In quanto a Natale fu una giornata memorabile. Credo di non essermi mai divertita tanto. Meglio gli amici che quelle pallosissime cene dai parenti in cui non si fa altro che parlare di quanto sia buono il tacchino e di quanto siano cresciuti i nipoti. Al mattino i ragazzi uscirono per delle commissioni, mentre noi ragazze diventavamo matte in cucina. Alla fine preparammo un pasto italo-inglese. Zuppa inglese, verdure grigliate, carne lessa e dolce alla crema. La cucina era un disastro. Abbiamo avuto un po’ di problemi con il mixer durante la preparazione del dolce. La nostra idea di partenza era di fare un pandispagna e farcirlo ma a quanto pare abbiamo cambiato i nostri piani per qualche “incidente di percorso”. C’era scritto qualche uovo e zucchero quanto basta. Non abbiamo calcolato le dosi e beh.. il mixer è esploso. Mangiammo ciò che avevamo cucinato con le nostre manine e i ragazzi sembravano apprezzare. Certo non volevano rischiare di essere schiantati da Ginny.
Tutti sentivano che però mancava qualcosa. Finché George non aprì bocca.
“Ehi ragazzi manca qualcosa!”
“Non dirmi che non sei ancora sazio dopo tutto quello che hai mangiato!” Gli rispose la sorella.
“Ma va scema! Manca un albero! Che Natale è senza albero?”
“Scusate. Provvederò subito.” Disse Luna con tutta la calma del mondo. Agitò la bacchetta e in un batter d’occhio si materializzò in mezzo all’enorme salotto.
“Che ne dite se l’addobbiamo?” proposi. Era da secoli che non addobbavo alberi. I miei me l’avevano proibito quando il nostro vecchio gatto si arrampicò e lo fece cadere vicino al camino.
Intorno a noi addobbi e palline si materializzarono a mezz’aria. Quel pomeriggio lo passammo tra risate, battute e addobbi dorati. Non pensavo che stare con gli amici significasse anche questo. Dentro di me ardeva un calore mai provato. Ed era il 25 Dicembre. Dopo cena iniziò a nevicare. E restai imbambolata davanti alla finestra tra le braccia di Fred sentendo il suo odore sempre più vicino.
“Hermione è tardi. Non sarebbe meglio andare a dormire?”
“Dai Fred non fare mia madre!”
“Guarda l’orologio.”
Lessi l’ora: 3.25
Ormai tutti erano a letto.
“Ok, forse è un po’ tardi”
“Andiamo”
Mi prese per mano come i bambini e mi accompagnò fino al letto. Andai in bagno a raccogliere i capelli. Pensavo di mettermi lì il pigiama ma lo dimenticai in camera. Tornai in camera e lo raccolsi dal letto.
Fred si stava mettendo una canotta. Aveva caldo anche in inverno.
“Che stai facendo? Non ti cambi?”
“Si, in bagno.”
“Che c’è? Ti vergogni?”
“No ma..”
“Ma..”
“Mi fa strano.”
“Cosa? Cambiarti davanti a me?”
“Em.. Si”
“Hermione dai!”
Cercò di avvicinarsi a me, ma lo scansai. Non so bene il perché ma non volevo svestirmi davanti a lui.
“Ho paura.”
“Di cosa..”
“Che non ti piaccia”
“Che cosa?”
“Quello che vedi”
“Non..”
“Sul serio.”
“Mi piace”
“Come fai a dirlo?”
“Ti ho vista, per ben due volte mi pare” e aggiunse quel tono un po’ malizioso.
“Dai scemo! Ho capito. Non  vado in bagno ma almeno girati”
“Hermione.. Non sono un bambino dell’asilo”
“Girati. Mi devo cambiare”
“E va bene!”
Iniziai a togliermi quegli immensi strati di vestiti che avevo addosso. Tolsi le ciabatte e sfilai i pantaloni. Adesso era il momento più “delicato”. Ero completamente svestita.
Stranamente Fred non si sentiva più. Che si fosse addormentato?
Presi la camicia da notte. Sentii solo che qualcosa si muoveva dietro di me, pensi che si fosse rigirato nel letto. Mi infilai la camicia da notte nuova che mia madre mi aveva comprato (Tutta di seta!). Aveva un corpetto con dei lacci sul davanti e un fiocco sul di dietro già allacciato. Le maniche a tre quarti di un delicato color panna. Strinsi il corpetto fino alla giusta misura e ci feci un fiocco.
Notai che fuori stava ancora nevicando e approfittando del sonnellino di Fred mi avviai verso la grande finestra.
Restai in piedi a godermi quello spettacolo in silenzio, con il mio respiro come sottofondo.
Di nuovo le coperte si spostavano.
I fiocchi cadevano in diagonale contro la finestra e il balcone. Mi allungai quasi per toccarli, ma qualcosa mi afferrò.
Mi scostò i capelli e sussurrò alcune parole all’orecchio.
“Sei stupenda”
La sua voce risuonò per la stanza come un’eco.
La voce di Fred. Del mio Fred.
“Grazie..”
“Delicata come la neve..”
Slacciò il fiocco che avevo sulla schiena con molta delicatezza. Cercai la sua mano nel buio e la strinsi.
Mi baciò il collo. Partì dal lobo e arrivò fino alla scapola. Mi schiacciai contro di lui. Il mio rifugio, la mia nuova casa. Mi accompagnò lento fino al letto. Sciolse il nodo fatto sul corpetto e assaporò la mia pelle. Quella pelle che non ha mai visto nessuno prima. Ma sa che non è ancora il tempo. Non voglio affrettare tutto.
Il mio corpo si irrigidisce, ma si china al passaggio di quelle dita magiche. Quello che c’era adesso non c’è più. E lui è lì, a guardarmi in questa notte innevata.
“Sei stupenda”
Arrossisco nel buio e lui mi sorride.
Mi bacia e mi accarezza i capelli, nessuna durezza.
Passa una mano sulle mie gambe e mi irrigidisco.
La toglie d’istinto e mi rilasso.
“Non c’è fretta”
“Io..”
“È tutto ok, non devi. Devi volerlo veramente.”
“Mi dispiace.. Ho rovinato tutto”
“No, non potresti mai.”
“Io..”
“Shh..”
“Ti amo”
“Anche io”
Mi alzai. Rimisi la mia camicia da notte mentre mi guardava in controluce. Quelle ombre lasciavano immaginare tutto, ma una cosa traspariva chiaramente: il suo sorriso mentre mi guardava.
“Sei stupenda”
“Fred..”
“Vieni qua”
Mi accoccolai sotto le coperte, ricoperta dalle sue braccia.
Guardai fuori dalla finestra, nevicava ancora. Poi mi girai verso di lui. Mi guardava e sorrideva ancora.
“Buonanotte Fred”
“Buonanotte angelo mio”
E ci addormentammo così, cullati dal rumore dei nostri respiri.
 ANGOLO AUTRICE:
Bentornati nargilli!! Allora , lo so che non pubblico da sue settimane e vi prego di non lapidarmi per questo, ma come tutti i cristiani sono andata al mare.
Per cui torniamo alla grande con questo capitolo che spero vi piacerà.
Ringrazio per le recensioni e le visualizzazioni che continuano ad aumentare!
Ho in pentola anche un Dramione a due mani, ma non spoilero nulla per ora!
Baci.
-Lovegood
  
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