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Autore: Blue Fruit    25/08/2014    3 recensioni
Kurt Hummel è il ragazzo perso che tutti vedono, ma di cui nessuno si preoccupa.
E' il ragazzo intelligente, ma che non ha nessuna possibilità di dimostrarlo.
E' il ragazzo che non ha un posto nel mondo e nessuna speranza di trovarlo.
La famiglia Anderson deciderà di dargli una possibilità, perchè ognuno di noi ne merita una.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Puck/Quinn
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo X

L'Arte di Non Saper Scegliere

 


“Non credi di pretendere troppo da quei ragazzi?”

“Come?! Ma questa è filosofia di base!”

La ragazza rise e prese un sorso di cappuccino dalla sua grande tazza, ormai quasi vuota.

“Alla loro età non credo che possano essere così interessati a Nietzsche e a Freud quanto lo sei tu. Cerca di non esagerare, d’accordo?”

“Ma è una scuola privata la Dalton, si aspettano il meglio.” Cercò di giustificarsi Luke.

“I genitori si aspettano soltanto che i loro figli riescano ad entrare in una buona università.
Tu aiutali ad apprendere le conoscenze di base e basta. Approfondisci qualcosa soltanto con quelli che ne hanno un reale interesse.”

“Ma perché?” Il professor Hilde proprio non riusciva a capire come potesse essere in torto. Stava solamente cercando di fare il suo lavoro nel miglior modo possibile, null’altro.

La ragazza scosse la testa sorridendo e facendo smuovere i suoi lunghi ricci biondi. Si scostò qualche ciocca dal viso e acchiappò velocemente la sua borsa.

“Perché altrimenti ti tramuterai in uno di quei professorini rompi palle che tutti odiano.”

Luke fece un sorriso sua volta, ma cercò di mostrarsi risentito.

“Devi già andare via?” Le chiese, con aria leggermente triste.

“Ho una lezione molto importante tra poco, mentre tu hai una massa di adolescenti a cui badare.
Non le pare poco professionale arrivare tardi a scuola di lunedì mattina, professor Hilde?” Gli chiese la ragazza, con tono fintamente altezzoso.

“Bah, ai ragazzi starebbe più che bene!” Disse, alzandosi e raccogliendo la sua tracolla.

La ragazza si sporse e lo abbracciò forte, ma Luke non riuscì ad essere altrettanto caloroso con lei.

Come sempre, del resto.

Ogni volta lei si prendeva il suo tempo per rivolgergli qualche piccolo gesto pieno di attenzione e tenerezza, ma come al solito lui non riusciva a risponderle nel modo dolce e pieno di trasporto che, secondo il suo pensiero, lei si sarebbe meritata.
E la ragazza era ancora lì a provarci, a sperare che fosse lui a fare quel piccolo passo che avrebbe segnato una svolta tra di loro.

Dal punto di vista di lui era tutta una vecchia questione di galanteria. Secondo Luke lei faceva bene ad aspettare un suo segnale, perché insomma: lui era l’uomo della situazione e lui avrebbe dovuto dimostrare per primo il suo interesse per lei.

La ragazza invece desiderava solo che Luke si dimostrasse adulto e padrone delle sue scelte, sicuro di sapere con esattezza cosa volesse dalla vita.
Attendeva pazientemente da un po’ in realtà, ma avrebbe aspettato ancora a lungo perché al mondo non voleva nessun altro come lui. Ne era più che certa.

“Possiamo vederci questa sera?” Chiese Luke.

“No mi dispiace, devo lavorare sulla mia tesi. Manca poco ormai. Potremmo rimandare?”

“Certo, capisco.” Luke rabbrividì pensando allo stato in cui si trovava mentre stava preparando la sua tesi di laurea, appena un anno prima.

“Ciao, Andrea!” La salutò ancora lui con la mano, sospirando.

Luke proprio non capiva come potesse essere così stupido. Perché era bloccato? Perché non poteva semplicemente chiederle un appuntamento in piena regola?
Perché non la baciava una volta per tutte?

Sì, si sentiva proprio stupido.
Insomma, quando provi qualcosa per una persona glielo dici e basta. Non era più un adolescente pronto a crogiolarsi per giorni e giorni nel dubbio, ancora troppo immaturo per sopportare un rifiuto senza farne questione di stato o prenderla come un insulto alla propria bellezza, rinchiudersi in camera all’urlo di : “Non mi vuole nessuno, rimarrò solo a vita!”
Era un uomo, ormai.

Oh.

La consapevolezza colpì Luke dritto allo stomaco.
Era davvero un uomo? Non riusciva neanche a dichiararsi con Andrea.
Luke cominciò a pensare che questa avrebbe potuto essere la sua prova del nove.

Ci riflettè sopra solo un minuto, chiedendosi poi come un dubbio del genere potesse averlo assalito. Lo archiviò e uscì velocemente dalla caffetteria.

Vicino alla sua bici qualcuno aveva parcheggiato un macchinone niente male, di cui Luke ignorava con fierezza marca e modello.

“Ehi, prof!” Sebastian alzò la mano a mezz’aria.

“Buongiorno, Sebastian. Anche tu qui a fare colazione? Non ti piace la mensa della Dalton?”

“In realtà sono stato via tutto il fine settimana, mi sono fermato per fare colazione prima di tornare a scuola. Vede? Indosso già la divisa.” Disse, indicandosi gli abiti.

“Tornare la domenica sera?” Propose il prof.

“Non ci penso proprio. La domenica sera il dormitorio è estremamente noioso.
Bella la biondina, comunque. È la sua ragazza?”

“Ehm, no.”

“Quindi è libera?” Sorride Seb.

“Direi proprio di no. E poi è troppo grande per te.” Osservò Luke, sulla difensiva.

“Non sono così razzista in questi casi.” Seb scrollò le spalle.

“Sa, dovrebbe proprio provarci con quella. È sexy e sembra anche intelligente, dovrebbe approfittarne. Vuole qualche consiglio?”

“N-no Sebastian, ma grazie.” Il professore si sentì leggermente a disagio. Non aveva mai parlato di faccende private con un suo studente, figuriamoci se si aspettava un’offerta di aiuto in questioni di cuore da uno di questi.

“Ma dimmi, tu ce l’hai una ragazza?”

“O un ragazzo?” Suggerì Seb, sorridente.

“Oh. C-certo! O anche un ragazzo, cosa preferisci.” Luke non aveva nulla contro le coppie dello stesso sesso, ma comunque divenne tutto rosso.
Non gli era mai capitato un discorso del genere con un suo studente, non sapeva proprio come diavolo comportarsi.

“Mmmh.” Seb inclinò la testa, poi sorrise:
“Test superato, prof.”

“Cosa?” Chiese Luke, confuso.

“Lei in classe gioca a fare il prof aperto e alternativo, ma chi può dire se lo è veramente?
Ne ho visti tanti di professori giovani come lei che hanno speso parole su parole per spiegarmi come loro fossero diversi dagli altri perché dalla mentalità aperta e blablabla.
Alla fine erano tutte immense palle, al momento giusto hanno sempre finito per dimostrarsi esattamente come gli altri.
Lei è ancora sotto esame, per quanto mi riguarda. Ha appena preso punti, ma la tengo d’occhio.”

“Sei cresciuto in fretta, eh?” Osservò Luke, sorridendo.

“Sono solo più furbo di tutti quegli idioti della mia età.” Ripose Seb, con noncuranza.

“Sei decisamente risoluto, te lo concedo. Non insultare i tuoi compagni, comunque.” Lo riprese con dolcezza lui.

Seb sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

“Ed eccolo che perde punti!” Disse, facendo ridere il prof.

“Ti darei un passaggio Sebastian, ma purtroppo sono venuto in bici.”

Seb con con tutta tranquillità estrasse delle chiavi nere dalla tasca e aprì le porte dell’auto che prima aveva attirato l’attenzione del prof.

“Oh, che peccato. Lei un passaggio lo vuole, invece?” Disse, sogghignando apertamente.

“Togliti quel ghigno dalla faccia, Smythe. Piuttosto, apri il bagagliaio e diamoci una mossa: siamo in ritardo.”


 




Il preside Neithbour stava visibilmente cominciando ad innervosirsi.
Camminava con passo veloce e le gambe rigide lungo i corridoi della sua scuola, seguito da un tenace, quanto cocciuto e fin troppo sicuro di sé, Thad.

“… Assolutamente no, signor Harwood! Avrete un coprifuoco e dei limiti di spazio, una stanza sarà più che sufficiente!”

“Ma signore, come posso creare una festa memorabile con una sola stanza?” Thad non faticava a stare al passo irritato del Preside.

“La mensa è enorme, signor Harwood. Sono certo che la sua creatività saprà trovare il suo intero sfogo lì dentro. In caso contrario, questa sarà una giusta occasione per imparare a frenare la sua immensa immaginazione.”

“Coprifuoco alle due spaccate.” Disse con sicurezza il ragazzo.

Il Preside arrestò la sua irritata marcia per incenerire Thad con lo sguardo.

“Per le undici e trenta sarete tutti ritirati nelle vostre stanze.”

“L’una di notte, e la chiudiamo qui.” Ribatté Thad, con fare tranquillo.

Neithbour si irrigidì ancora di più, squadrandolo da capo a piedi.

“Ho per caso a che fare con la sfacciataggine in persona?!” La voce dell’uomo era alta e autoritaria.

“Mezzanotte, proprio come Cenerentola. Suvvia signor Preside, è il nostro ultimo anno.” Thad inclinò la testa con fare supplichevole e innocente.

“Va bene, va bene! Ma niente alcool, su questo sono assolutamente irremovibile! E ovviamente parteciperemo anche noi insegnati.”

“Saremo lusingati di avervi tra di noi, signor Preside.
Grazie per la sua immensa disponibilità.” Thad improvvisò una specie di inchino.

“Certo che lei se l’è proprio guadagnata quella borsa di studio per entrare nella mia scuola, signor Harwood.
Ora riesco ad intuire come lei l’abbia ottenuta.” Borbottò il Preside.

Thad dovette nascondere quello che sarebbe stato un largo e fiero sorriso:
“Ancora grazie, signore. Passi una buona giornata!”

“Sì sì, certo. Ora da bravo, sia così gentile da togliere il disturbo da qui fino al suo diploma, Harwood!”

Thad fece un ultimo sorriso e poi si voltò, camminando a passo spedito.
Teneva la schiena dritta e le mani in tasca, felice dei risultati appena ottenuti.

Una volta giunto davanti alla bacheca tirò fuori un foglio e un pennarello nero dalla sua tracolla.
Appese un annuncio visibile per chiunque fosse passato di lì:

CARI COMPAGNI DELLA DALTON:
IL DORMITORIO QUESTO MESE DARÀ LA SUA PRIMA FESTA PER GLI STUDENTI DELL'ULTIMO ANNO.
I DETTAGLI A BREVE.

IL VOSTRO THAD                                                                              


 




Luke non si era accorto dello scorrere del tempo, mentre i suoi studenti sembravano esserne fin troppo consapevoli.

Alcuni giocherellavano con la propria matita, alcuni stavano reggendo la testa con la mano, in un disperato tentativo di non lasciarla cadere sul banco, mentre altri ancora fissavano la porta con l’aria di chi avrebbe volentieri iniziato a picchiarci sopra, urlando svariate richieste di aiuto.

Dando una veloce occhiata al suo orologio si rese conto di aver spiegato Heidegger per quasi un’ora di fila.
Forse Andrea aveva ragione, dopo tutto.

Si sentì tremendamente in colpa per aver strapazzato così quei ragazzi, perché buona parte di loro sicuramente aveva gettato la spugna dopo la prima mezz’ora, smettendo di prendere appunti preziosi.

“Ok ragazzi! Ora parliamo di amore, che ne dite?” Luke batté le mani per attirare l’attenzione.

I ragazzi gli rivolsero un’aria spaesata, se non addirittura titubante e, in alcuni casi, disperata.
Uno in particolare sembrava in procinto di andarsene, imbarazzato com’era.

Sì, stava improvvisando.
No, non era propriamente il suo forte.

“Il buon vecchio Heidegger ebbe una moglie dalla quale non si separò mai ma, ahimè, anche un paio di amanti.”

Qualcuno iniziò a sghignazzare.

“Ma amò una sola donna per tutta la vita: Hanna Arendt.
La conobbe perché lei era una delle sue più brillanti studentesse nell’università in cui egli insegnava.”

I ragazzi cominciarono a fare brevi commenti sottovoce e a riderne tra di loro, ma Luke non gli zittì: finalmente aveva riacchiappato la loro attenzione.

“Si scambiarono lettere per buona parte delle loro vite, ma comunque ebbero una relazione difficile.
Dopo una forte passione iniziale le loro strade si divisero. I motivi furono vari, ma ciò che colpisce in quelle lettere è il fatto che Hanna decida di preferire la sua vocazione come filosofa al grande amore giovanile.
Certo, Heidegger non avrebbe mai lasciato del tutto la moglie per lei, ma comunque leggendo tra le righe si capisce che Hanna fece una scelta: quella di mettere da parte l’amore per continuare la sua fiorente carriera.”

“Bhe, ha fatto bene.” Scrollò le spalle Kurt.

“Perché dici così, Kurt?” Chiese curioso il prof.

“Perché, come ha detto lei, Heidegger non si sarebbe mai buttato a capofitto nella loro storia. Perché crogiolarsi nel dolore? Ha fatto la scelta più saggia: è andata avanti ed è diventata una grande nel suo settore.” Concluse Kurt, ancora più sicuro della sua tesi.

“È un interessante punto di vista, grazie Kurt.
Hanna sposò un uomo più avanti, ma ella non lo amò mai per davvero.
Divorziarono, ma questa storia non ebbe mai ripercussioni sulla produzione di lei.
La storia è molto più articolata di come ve l’ho esposta ora, anche perché si mischia con le dinamiche storiche dell’epoca, ma questa introduzione spero che possa esservi utile come punto da cui partire.”

“Per cosa?” Domandò Sam, il ragazzo in prima fila.

“Per un lavoro a coppie. Vorrei che vi interessaste di più a questa faccenda facendo ricerche e che poi mi diciate la vostra.
Amore e vocazione professionale incidono l’una sull’altra? E se sì, in modo produttivo o deleterio? Ditemi la vostra, fatemi sapere cosa scegliereste.
Oh, e siete liberi di decidere da soli con chi collaborare.”

La campanella trillò puntuale come sempre, prendendo alla sprovvista i ragazzi.
Luke si beò di questa cosa, sorridendo compiaciuto ai suoi ragazzi e augurando loro una buona continuazione.
Aveva seguito il consiglio di Andrea e si era dimostrato efficace, non vedeva l’ora di raccontarglielo.


 




Kurt lo stava facendo: si stava veramente preoccupando per il suo vestiario.
Voleva essere sicuro di scegliere con cura i vestiti che avrebbe indossato al suo primo appuntamento con Elliott.
La cosa però non ebbe il tempo di lasciarlo basito: la sua concentrazione era tutta rivolta al suo scarno e per nulla originale armadio.
Per questo Kurt non sentì la voce del professor Hilde chiamare il suo nome a gran voce:

“Kurt!” Il professore poggiò delicatamente la mano sulla sua spalla.

“Ero convinto che avessi le cuffie, ti ho chiamato per ben due volte!” Luke era visibilmente teso.

“È successo qualcosa di grave, professore?” Kurt notò subito qualcosa di diverso nei suoi occhi.

“Dovrei parlarti in privato, Kurt. Hai dieci minuti?”

Kurt annuì, serio.

“Non possiamo farlo qui, in mezzo al corridoio.” Hilde diede un’occhiata in giro.

“Vieni, la classe sulla destra dovrebbe essere libera.”

Camminarono entrambi a passo spedito, verso l’aula indicata dal professore.
Kurt avrebbe preferito rimanere in piedi, ma Luke gli fece segno di sedersi al primo banco e così fece, senza protestare.

Il professor Hilde si appoggiò alla cattedra e incrociò le braccia al petto, spostando freneticamente lo sguardo da destra a sinistra.

“Purtroppo non sono buone notizie, io…”

“Venga al dunque.” La voce di Kurt uscì più dura del previsto.

Luke sospirò:
“Il Preside ha deciso di scrivere un richiamo e di inserirlo nel tuo curriculum scolastico, per la storia dell’orecchino.”

Kurt spalancò gli occhi, incredulo.

“Le università a cui mi iscriverò ne saranno messe al corrente?”

“Non sarà la prima cosa che vedranno ma sì, volendo potrebbero scoprirlo senza problemi.”

Il professore estrasse un foglio dalla sua borsa e lo porse a Kurt.

“Mi dispiace Kurt, ma il preside è stato irremovibile.” Il tono di Luke era realmente desolato.

“Lei però aveva dato ragione a me.” Disse Kurt, con finta noncuranza.

Luke incassò il colpo, consapevole che la fiducia di Kurt in lui dopo questo fatto non sarebbe stata più la stessa.
Il professore aveva faticato molto per riuscire ad aprire un minimo di dialogo con Kurt e ora, per un fatto deciso altri, stava perdendo tutto.

Gli adolescenti sono esserini fragili, e Luke lo sapeva bene:
Un passo falso e dall’oggi al domani ti rivalutano e cambiano idea su di te, trattandoti in un modo completamente differente.

“Io non sono il Preside, l’ultima parola è la sua.
Ora però ascoltami: io e la professoressa Bales abbiamo fatto tutto ciò che potevamo, visto che l’idea iniziale era la sospensione. Siamo riusciti a ridurre la punizione fino ad un richiamo scritto.”

“Dovrei ringraziarvi?” Chiese Kurt, con lo sguardo serio.

“Dovresti, sì, ma non è il motivo per cui ci siamo battuti per te, Kurt.
Vogliamo che tu capisca chi sei, perché è evidente che tu abbia le idee leggermente confuse.”

“Non posso scoprirlo dall’oggi al domani.” Ribatté Kurt, abbassando lo sguardo.
L’ultima frase del professore lo aveva colpito dritto allo stomaco, creandogli un po’ di nausea: era sempre il solito problema insomma, il vecchio, l’antico problema.
Doveva ancora scoprire la strada che lo avrebbe portato a trovarsi, perché tutta questa attenzione? Questa fretta?
Non è che la vita gli avesse riservato rose e fiori sino a qui, poteva il mondo dargli tempo almeno di abituarsi ad una vita normale prima di dover scegliere cosa fare nel proprio avvenire?
Kurt odiava tutta quella fretta e quella tensione.

“E allora sceglilo Kurt, scegli chi vuoi essere!” Cercò di spronarlo il prof.

“È difficile farlo con alle spalle una vita di scelte a senso unico, non crede?”

Il prof spalanco gli occhi, ora consapevole.

“Non lo so, non lo posso sapere.” Disse, abbassando lo sguardo.

Kurt annuì, con fare comprensivo. Poteva leggere il dispiacere nel volto del prof, come se stesse cercando di scusarsi a nome del mondo intero per ciò che Kurt nel corso degli anni aveva dovuto passare.
Il ragazzo lo apprezzò, molto anche.

“Grazie per ciò che lei e la professoressa Bales avete fatto.” Disse Kurt, alzandosi frettolosamente dalla sedia.

“Figurati, lo abbiamo fatto volentieri per te.” Luke tentò di sorridere.

“Buona giornata, professore.”

“A te, Kurt. Ci vediamo!”


 




Era passata una settimana dall’ultima volta in cui Kurt aveva rivolto la parola a Blaine.
In quei sette giorni c’era stata qualche breve domanda tra di loro, un paio di sì e molti no e molto, molto imbarazzo da parte di entrambi.

Quello che ne stava pagando di più le conseguenze tra i due, secondo il giudizio di occhi esterni, sarebbe sembrato sicuramente Blaine: i suoi occhi color del miele non brillavano più come prima. Parevano offuscati, pieni di domande e di scuse com’erano.
Kurt ad una prima occhiata sembrava non soffrire affatto per questo silenzio, ma in realtà dentro di sé anche lui si stava misurando con una grossa guerra interiore che, prima o poi, sarebbe uscita allo scoperto.

Tuttavia, nessuno dei due sembrava intenzionato a fare la prima mossa.

“Blaine, mettimi in viva voce!” Ordinò Martha, con una voce emozionata.

“Fatto.” Disse Blaine, sedendosi sul suo letto.

“Kurt, tesoro?”

“Eccomi, ciao Martha.” Il ragazzo sorrise, sentendosi un po’ in imbarazzo per quel nomignolo. Non ci aveva ancora fatto l’abitudine.

“Io e David vorremmo invitarvi a cena venerdì sera, per festeggiare con noi i nostri vent’anni di matrimonio.”

“Oh, wow. Complimenti!” Fu tutto quello che Kurt riuscì a dire.

“Verrete?” Chiese Martha, speranzosa.

“Certo mamma, come potremmo dire di no?” Rispose Blaine, alzando gli occhi al cielo.

“Bene, sono felice! L’unica cosa che desideriamo io e David per quel giorno è avere la famiglia riunita.
Vi farò poi sapere dove e a che ora, ok?”

“Certo, grazie mamma. Ciao!”

Blaine rispose anche per Kurt, perché quest’ultimo era rimasto folgorato dalle parole della donna.
Martha aveva usato la parola famiglia e aveva incluso anche lui, come se ne facesse parte da sempre.
Com’era sentirsi parte di una famiglia?

‘Alla fine è sempre un gruppo di persone che non puoi scegliere.’ Pensò distrattamente Kurt, prima di aggiungere: ‘Anche se in effetti Martha mi ha scelto!
Beh, questo dovrebbe farmi sentire ancora più accettato.’

Kurt si sentiva confuso, ma… Felice. Sì, felice e sollevato.
Era bello fare parte di qualcosa, finalmente. Era bello pensare di poter contare su qualcuno, avere un porto sicuro.
Per la prima volta nella sua vita Kurt cominciò a pensare di avere tra le mani qualcosa di duraturo.

“Dovremmo comprare un regalo per l’occasione.” Disse Blaine, distraendolo dai suoi pensieri.

“Sì, certo.” Rispose naturalmente Kurt, senza pensare a cosa quest’affermazione avrebbe effettivamente portato.





 



Buona sera a tutti! :D
Sì, so che per i miei aggiornamenti questo è un orario un po' insolito, ma non volevo farvi attendere un giorno di più per questo aggiornamento, quindi ecco a voi il capitolo!
Kurt e Blaine non sono al centro della situazione, ma ormai lo sapete: amo prendermi cura di tutti i personaggi. Spero che i loro intrecci non vi annoino :)
Il prossimo capitolo sarà molto più movimentato, comunque ;D

Come sempre ringrazio voi, che spendete un po' del vostro tempo per dirmi la  vostra e non so dirvi quanto io vi sia grata, perchè indirettamente mi aiutate sempre a scrivere: ItsColdOutside, C h a r l o t, Joan Douglas e _Selen_.

Al prossimo capitolo gente! :D

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