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Autore: Hazel 88    19/09/2008    2 recensioni
Ok... questa storia è frutto di un sogno che ho fatto... ma vi avviso, non so affatto dove andrà a parare; è un'incognita anche per me. Hiei incontra suo padre e gli viene finalmente rivelato "Il mistero del Fuoco Oscuro"... segreto che sarà utile a sconfiggere un'entita malvagia davvero molto pericolosa. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiunque voglia farsi avanti per lapidarmi, lo faccia! Ne ha tutto il diritto. Purtroppo per motivi vari non ho potuto continuare a scrivere e non escludo che simili ritardi possano accadere anche in futuro. Vi chiedo perdono fin da adesso e, se avete molta pazienza, continuate a seguirmi.
In questo capitolo mi sono riaffacciata un attimo al presente (tranne una breve parentesi di ricordi) e ho approfondito un po’ il personaggio di Easlay. Buona lettura!

X Yukochan: Sempre grazie mille. Mi fa piacere essere riuscita a commuoverti. In questo capitolo ho cercato di accontentarti. Non ho approfondito praticamente per nulla i pensieri di Hiei, ma in compenso c’è qualche scorcio della battaglia con l’anziani.

X Dreven: Idem anche per te: sono felice che ti sia commossa! E certo che puoi chiamarmi Haz! ^^ Non ricordo se già te l’ho detto, ma non mi chiamo Hazel come il tipo di Saiyuki,; l’ho ripreso dalla strega Hazel della Walt Disney. In questo capitolo, ancora niente Hina, però c’è il tuo adorato Easlay, contenta?

A proposito di nulla… volevo ringraziare entrambe per aver inserito la storia tra i preferiti, così come ringrazio Hinayuki, Nixy e Okami the best; se anche voi voleste lasciarmi un commentino qualche volta, mi farebbe davvero molto piacere.

Quella sera, Kotaro si era rinchiuso in un silenzio mesto e innaturale.
Hiei intuì che la causa non poteva che essere il racconto del suo distacco da Mekare. Quel legame doveva rappresentare molto per lui.
Avrebbe voluto chiedergli perché l’aveva lasciata così, perché non l’aveva cercata in seguito. Ma rispettò il suo silenzio e decise di attendere che iniziasse a parlare spontaneamente.
Fu dopo qualche minuto che Kotaro si alzò con uno scatto dal letto. -Ho voglia di fare due passi.-
-Ma tua sorella ha detto…-
Kotaro interruppe l’accenno di protesta di Hiei, alzando una mano. -Ma sai chi hai di fronte?- lo schernì -Sto già molto meglio. Twiggy è solo molto apprensiva.-
Senza dare tempo al ragazzo di controbattere, uscì dalla stanza, diretto in giardino.
Rimasto solo, Hiei portò sotto i suoi occhi il braccio destro e lo fissò: ancora nessun segno. Sarebbe apparso presto, tuttavia, e con esso le fiamme oscure.
Il demone sorrise tra sé. La storia narratagli fino a quel momento era davvero complessa e non del tutto positiva per i suoi protagonisti. Era innegabile, però, che i possessori Fuoco Oscuro possedessero poteri formidabili. Una prospettiva davvero allettante per lui.
Si riscosse dai suoi pensieri, quando sentì la porta aprirsi. Twiggy non sembrava affatto sorpresa dell’assenza di Kotaro. Si limitò a sospirare. -Quella testa dura!-

Seduto sui rami del più grande albero del suo giardino, Kotaro teneva gli occhi puntati verso un punto imprecisato del cielo. In lontananza si scorgevano delle nubi di fumo volteggiare nell’aria. La sua immaginazione gli fece credere di riconoscere in esse il volto di sua madre. A poco a poco i lineamenti mutarono e assunsero l’aspetto di Hina.
Il demone abbozzò un riso amaro. -Ma come mi è saltato in mente di riaprire le vecchie ferite?!-
-Onii-chan!- lo chiamò una voce risentita.
Kotaro guardò in basso. Sua sorella, in piedi sotto l’albero con le mani strette sui fianchi, lo scrutava indispettita, battendo nervosamente un piede sul suolo.
Kotaro represse a stento una risata: quant’era buffa! Con un balzo felino, atterrò accanto a lei, che lo guardava scioccata.
-Ma sei matto?! Basta un niente perché la ferita si riapra. Ti rendi conto da quale altezza sei saltato?- esplose infuriata.
Lui incrociò le braccia divertito. -Quando capirai che tutta questa tua preoccupazione è fuori luogo?-
-E invece non lo è. Sei un incosciente.- mentre lo rimproverava, lo costrinse a sedersi e gli tolse le bende per controllare la ferita. -Adesso vedrai che sarà sicuramente…- Twiggy si bloccò.
-Quasi totalmente rimarginata.- completò Kotaro per lei, con una punta di soddisfazione nella voce.
In effetti il taglio sull’addome era ormai diventato sottilissimo e non usciva neanche una goccia di sangue.
La ragazza sbuffò. -Potresti comunque concederti più riposo.- mormorò sconfitta -Che facevi lassu?-
Sapeva benissimo che la sua domanda era inutile; quando suo fratello si rifugiava fra i rami di quell’albero, pensava alle due donne che aveva amato di più nella sua vita.
Kotaro appoggiò la testa al tronco con aria stanca e guardò in alto. -Da lì si vede bene il firmamento. E il panorama… mi sembra di poter tenere d’occhio l’intero Makai.-
“Solo lassù ho l’illusione di averle vicino.” aggiunse a mente.
Twiggy avvertì una morsa attanagliarle lo stomaco. Era turbato, lo avvertiva chiaramente; e ogni volta che questo accadeva, la giovane si sentiva pervadere da un insopportabile senso di colpa. Kotaro doveva averlo intuito, perché le accarezzò fugacemente la guancia.
-Non devi sentirti colpevole.- le disse con voce ferma -Sono stato io a fare la mia scelta. Mi sta bene così.-
Twiggy non riuscì a frenare le lacrime. -Ma forse saresti stato felice.-
Il demone sgranò per un attimo gli occhi, poi il suo sguardo si addolcì e ammise. -Forse sì.-
-O forse no.- aggiunse dopo qualche secondo, facendo sussultare sua sorella. -Hina è morta. Sarebbe morta in ogni caso. E mia madre mia amava, ma chissà a lungo andare probabilmente si sarebbe stufata di me.-
Twiggy studiava la sua espressione. Stava consolando lei o se stesso?
-Twiggy, mi avresti odiato se fossi rimasto con lei?- domandò improvvisamente, sorprendendola.
-Onii-chan, io ed Easlay saremmo morti, se tu non fossi tornato. Non avrei avuto la possibilità di odiarti.- disse imbarazzata.
-Non è una risposta.- la rimbeccò il demone.
-Sinceramente, non lo so. Sono immensamente felice che tu sia tornato, dando a me ed Easlay la possibilità di sopravvivere.- fece una pausa ed iniziò a tormentarsi nervosamente le mani -D’altro canto, però, se fosse finito tutto quel giorno non…-
La ragazza fu incapace di proseguire.
-Questa è una risposta. È sufficiente così.- Kotaro le arruffò affettuosamente i capelli -A proposito di Easlay…-
Twiggy si asciugò bruscamente le lacrime con il dorso della mano.
-L’ho tenuto sempre immobilizzato questi giorni. Temevo di non poterlo tenere sotto controllo, se si fosse scatenato. Ultimamente va sempre peggio.-
Kotaro annuì e si alzò. -Adesso ci penso io.-
-Senti , Onii-chan.- lo fermò sua sorella -Perché non hai mai provato a cercarla?-
-E lasciare voi due da soli?-
-È già successo in passato.-
Il demone sorrise. -Non hai detto un minuto fa che temevi che Easlay si scatenasse?-
Twiggy arrossì, colta in fallo.
-Allora manteneva ancora un minimo di controllo e tu avresti potuto badare a lui senza problemi.-
-Però…- protestò lei.
-Twiggy non sto cercando giustificazioni.- spiegò lui con calma -A parte tutto, lei non vuole essere trovata e di questo sono assolutamente sicuro.-
Senza fornire altre spiegazioni, rientrò al castello.

Easlay, steso sul letto, cercava di stiracchiarsi come poteva. Da quanto tempo era fermo in quella posizione? Non lo sapeva con esattezza. Certo era, però, che le articolazioni dolevano in maniera bestiale.
“Twiggy poteva almeno lasciare che mi sgranchissi un attimo” rimuginava fra sé seccato.
Ridacchiò. “No, impossibile. L’ho spaventata a morte.”.
-Brutte giornate, immagino.-
Easlay si voltò bruscamente verso la porta della sua stanza. Fu avvolto da una sensazione niente affatto piacevole, ma si controllò e tentò di assumere un’aria più strafottente possibile.
-Onii-san… Sarei venuto a farti a visita, ma come vedi sono stato costretto a letto anche io.-
Si era aspettato che lo colpisse, invece Kotaro si avvicinò con calma a lui e lo liberò dai legami.
Il mezzo demone era perplesso e si mosse con cautela, ma l’altro si limitava solo a guardarlo.
-Noto che non sono riuscito a metterti fuori combattimento.- insistette il ragazzo con la stessa ostentata arroganza, tentando di calmare quella tensione che avvertiva.
Kotaro sbuffò. -Credo di doverlo interpretare come un ‘Mi dispiace di averti quasi ucciso’.-
Easlay era sempre più confuso. Perché non gli faceva una sfuriata come al solito?
-In effetti in un certo senso mi dispiace. Non eri tu il mio bersaglio.-
Il demone si accostò tranquillamente a suo fratello, poi con uno scatto fulmineo lo afferrò alla gola e lo sbatté violentemente contro il muro.
Easlay provò, senza riuscire, a divincolarsi dalla morsa d’acciaio di suo fratello. Quest’ultimo lo fissava con una gelida pacatezza e con lo stesso atteggiamento iniziò a parlargli. -Apri le orecchie, ragazzino: non sono più disposto a tollerare oltre.- la sua voce era poco più che un sibilo; i suoi occhi, a pochi centimetri da quelli del mezzo demone, erano tutt’altro che rassicuranti.
Easlay tentò ancora una volta di dimenarsi; il suo corpo ebbe un principio di trasformazione, ma Kotaro aumentò la pressione delle dita sul collo ed essa si bloccò.
Stava soffocando. Per la prima volta provò terrore allo stato puro. “Mi ammazza!”
-Onii-chan, no!-
Twiggy corse a perdifiato verso di lui e gli cinse il braccio; i suoi occhi spaventati lo supplicavano di fermarsi.
Kotaro la guardò impassibile, poi si rivolse nuovamente ad Easlay. -Compi un’altra prodezza del genere, una sola, e io renderò la tua già miserabile vita un inferno.-
Quando ritirò la mano, il mezzo demone si accasciò a terra tossendo furiosamente. Kotaro si sciolse dalla stretta di Twiggy e si inginocchiò al suo livello. -Sai cos’è a incollerirmi tanto?-
Easlay, ancora scosso da violenti sussulti nel tentativo di tornare a respirare, alzò gli occhi verso di lui.
-Il fatto che non tenti nemmeno di controllare la bestia oscura.-
-È… impossibile… lo… sai… anche… tu…- ansimò di rimando l’altro.
-È più corretto dire che lo credevo.-
Easlay e Twiggy lo fissavano perplessi.
-In questi giorni ci ho riflettuto molto.- continuò Kotaro -Ho rivissuto nella mia mente decine di volte il momento in cui stavi lanciando il pugnale verso Hiei. Più ci penso più ne sono sicuro. Tu hai notato il mio movimento e hai deviato la traiettoria del tiro di quel tanto che bastava per non ferirmi mortalmente.-
Twiggy aveva la bocca spalancata; Easlay gli occhi sgranati.
-Vuoi farmi credere che non te ne sei reso conto?- gli domandò scettico Kotaro.
L’altro scosse lentamente la testa e abbassò lo sguardo.
-Non prendermi in giro!- il demone lo costrinse a guardarlo -Sai, ho una teoria. Quando avverti che la testuggine bruna sta prendendo possesso di te, non fai nulla per resisterle, anzi ti abbandoni al suo potere.-
Easlay rimase in silenzio, mentre cercava invano di rifuggire il suo sguardo.
-Qual è il tuo scopo?- proseguì Kotaro -Portarmi ad un’esasperazione tale da farti cacciare o farti uccidere? Purtroppo sono cose che non accadranno mai, perché sai che non verrò meno alla parola data a nostro padre.-
Un lampo di disprezzo attraversò gli occhi di Easlay. Con uno scatto irruente si mise in piedi, dando le spalle ai fratelli.
Kotaro si rialzò sospirando. -Se continui così, perderai coscienza di te.- il suo tono di voce si era un po’ addolcito -È questo che vuoi? Che la bestia ti divori completamente e ti renda un mostro senza senno e sentimenti? È questo ciò che accadrà e lo sai.-
Easlay continuò a non dire nulla, si limitò a stringere con forza i pugni delle mani.
-Sai di essere forte. Usa questa forza per opporti quanto più possibile. Renderesti la vita più semplice a tutti.-
Kotaro lasciò silenziosamente la stanza.
Twiggy si protese verso Easlay. -Onii-chan…-
-Lasciami, onee-chan.- le ordinò lui con voce contrita.
Non senza una certa riluttanza, la ragazza obbedì. Non appena avvertì che si era allontanata, il mezzo demone esplose. Si lanciò urlando verso il suo tavolo, rovesciando tutto il contenuto. Si gettò a terra anche lui, iniziando a picchiare con veemenza i pugni sul pavimento. Le lacrime sgorgavano con prepotenza dai suoi occhi.
-Maledetto il giorno in cui sei tornato qui!- urlò inveendo contro il fratello -Dovrei essere morto! Anzi, non dovrei essere mai nato.-
Delle fredde voci metalliche risuonarono nella sua testa e i ricordi da cui tentava disperatamente di fuggire presero forma.

<< -Quei mezzosangue sono un abominio, Tenkyo!-
Era stato un uomo con dei severi occhi rossi a parlare. Il padre di suo padre. Accanto a lui un altro uomo e due donne. Tutti demoni come suo padre. C’era dispregio nei loro occhi, fissi su lui e la sua sorellina, due bambini che si stringevano tremanti.
-Le vostre pretese sono un abominio.- ribatté suo padre con voce sicura.
-Non osare!- urlò imperiosamente una delle due donne. -Hai causato disonore a questa famiglia. Sei stato nel Ningenkai per dieci anni, allevando con una sgualdrina umana due errori imperdonabili. È una blasfemia lasciare che il Fuoco Oscuro sia maneggiato da esseri indegni. Ricordi quale maledizione si è abbattuta su tuo fratello?-
-La ricordo perfettamente, madre. Foste voi la sua maledizione.- continuò suo padre senza alcuna remora.
-Basta così.- intervenne l’altro demone -A causa della tua bravata, ci hai recato non solo infamia, ma anche la perdita di Benimaru, Mekare e Kotaro.-
-Benimaru si era stufato di voi.- rispose sprezzante -Mekare e Kotaro hanno trovato il coraggio di fare ciò che volevano. Come l’ho trovato io.-
-Sai che questa è l’ultima opportunità che ti è concessa.- riprese con voce ferma l’uomo che aveva parlato per primo. -Uccidi ora i mezzosangue e l’umana, o li vedrai morire lentamente per mano nostra, prima di raggiungerli.-
-Sai che non lo farò mai. Piuttosto vi combatterò!-
-Tenkyo…- rise la madre -Noi siamo in quattro, tu da solo. Cosa credi di fare?-
-Cosa ti fa pensare che sono solo, madre?-
Due figure incappucciate, sbucarono dalle ombre della notte e affiancarono suo padre.
La battaglia ebbe inizio. Easlay vide solo una tempesta di fiamme nere, poi sua madre afferrò lui e sua sorella e iniziò a correre.
Improvvisamente sua madre urlò. Lui e Twiggy stavano per cadere a terra, quando una delle due figure incappucciate li agguantò e scomparve con loro nel folto degli alberi.
Non vedeva dove stavano andando, sentiva solo delle strazianti grida di dolore… le grida di sua madre.
-Mamma! Mamma!- gridava, piangeva, si dibatteva. Voleva andare da lei.
L’uomo non si fermò, continuò a correre e strinse la sua presa su di lui.
-La mamma sta male, torna da lei.- sentì sua sorella singhiozzare.
-Devo portare in salvo voi.- disse l’uomo con un tono che non ammetteva repliche.
Gli occhi di Easlay caddero sul suo braccio destro, scorgendo il tatuaggio di un drago.
Si fermarono bruscamente. L’uomo aprì un passaggio nel castello e li buttò dentro.
-Qui sarete al sicuro. Non fate rumore. Uscite solo quando sarete sicuri che sia tutto finito.- intimò loro, prima di rinchiuderli e sparire.
Si abbracciarono e piansero. Fuori echeggiavano i rumori della battaglia che si stava consumando fra i sette demoni del fuoco.
“È colpa mia” pensava Easlay “La mamma è morta e il papà sta combattendo, perché io sono un abominio.”
-Stai tranquillo onii-chan.- sussurrò con voce sottile Twiggy, come se gli avesse letto nel pensiero -Vedrai che la mamma starà bene e che il papà vincerà. Non ci accadrà nulla di male.-
-Perché fanno questo?- mormorò lui stringendo più forte la sorellina -Perché ci hanno chiamato abomini, errori?-
-Non lo so.- la bambina cominciò a singhiozzare forte.
Si erano addormentati. Easlay non sapeva di preciso quanto tempo fosse trascorso. Si accorse improvvisamente che all’esterno non si sentiva più nulla. Svegliò anche Twiggy.
I due bambini si guardavano intorno impauriti. Cosa dovevano fare? L’uomo col tatuaggio del drago aveva detto loro di uscire solo quando la battaglia fosse finita. Lo era? E se sì, perché nessuno era andato ancora a prenderli?
Ci fu un rumore assordante, poi la parete crollò. Davanti a loro c’era una figura indistinta. Rise. Era una donna. Easlay notò il luccichio di una lama e si sentì sollevare con brutalità. Con la consapevolezza di morire, chiuse gli occhi.>>

“Sarei dovuto morire allora…”
Easlay era steso sul pavimento, con lo sguardo rivolto in aria.
“Così mi sarei risparmiato di vedere i corpi straziati di mio padre e mia madre.”
Più cercava di scacciarla, più quella scena gli tornava alla mente. Lui, un bambino di dieci anni, che piangeva disperato sul corpo senza vita della madre. Fu in quel momento che ebbe il suo primo contatto con la bestia oscura. Si trattò solo di un attimo, ma prese consapevolezza di cosa albergava in lui, del potere immane di cui sarebbe stato preda.
Lo odiò fin da subito. Era quella la causa di tutto.
-Un potere che odio, ma a cui mi abbandono…- mormorò tra sé con un triste sorriso -Hai ragione, onii-san, non gli oppongo resistenza. E il mio scopo è proprio perdere il senno… cancellare il mio essere… solo così avrò un po’ di sollievo.-

Twiggy raggiunse Kotaro. Gli rivolse uno sguardo di rimprovero misto a timore.
-Non volevo ucciderlo.- disse lui seccamente anticipandola -Volevo solo spaventarlo un po’.-
-E la tua teoria?-
-Mi pare di averla già espressa chiaramente.-
-Perché dovrebbe sommettersi volontariamente alla bestia oscura? È convinto di essere odiato proprio a causa sua?- la ragazza bloccò il fratello e gli si mise davanti.
Kotaro sbuffò. -Chiedi a me cosa gli frulla nella testa? So solo che se volesse, avrebbe la capacità di tenerla almeno un po’ a bada. E non lo penso solo per ciò che è successo l’altra sera. Mi è già capitato di rifletterci su altre volte.-
Twiggy lo guardò incuriosita.
-Non lo so… - sospirò Kotaro sedendosi a terra, con la schiena contro una parte -È che nostro padre ha assistito parecchie volte alle trasformazioni del figlio di suo fratello e me le ha descritte. Pare che non fosse una mutazione improvvisa, istantanea, ma che il mezzo demone impiegasse un po’ a cambiare aspetto, come se non volesse.-
Twiggy si abbandonò accanto a lui. -In effetti, ora che mi ci fai pensare, i primi tempi in Easlay la metamorfosi avveniva in un certo lasso di tempo. E lui si scuoteva, come per non cedere.-
-Ma da un po’ di tempo, muta repentinamente.- continuò il demone -Come se si lasciasse andare al richiamo della bestia, senza neanche provare a frenarla.-
Twiggy espirò profondamente e con sconforto appoggiò la testa sulle ginocchia. -Sono così stanca, onii-chan.-
Lui le accarezzò con dolcezza la testa. -Perché non hai voluto seguire il mio consiglio? Nostro padre ha lasciato a me questo fardello. Tu te ne saresti potuta andare e vivere la tua vita secondo tuoi desideri.-
Twiggy alzò la testa e gli sorrise. -Onii-chan, tu ed Easlay siete la mia vita e desidero solo potervi stare accanto.-

  
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