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Autore: Harouis    26/08/2014    3 recensioni
Harry Styles è un giovane vent'enne con la passione per la scrittura. A soli diciott'anni però si ritrova con una grande responsabilità : trovare una storia che faccia innamorare il pubblico. Harry inoltre, non vuole scrivere una solita storia d'amore e ciò rende la ricerca della sua storia molto più difficile. Incontrerà personaggi che più che aiutarlo, non faranno altro che confonderlo e quindi, come finirà?
Harry/Louis con accenni Zayn/Liam.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

Harry era un giove e aspirante scrittore e tutto ciò che aveva con lui da ormai da cinque anni era un quadernino dalla fodera marrone che portava sempre con se. Gli era stato regalato all’età di sedici anni quando, essendo un adolescente con la voglia di evacuare dal mondo, aveva deciso di partire per dirigersi prima di tutto a Parigi ‘la ville de l’amour’, per poi visitare la capitale italiana, Roma e finire il ‘’giro turistico’’ ad Amsterdam, in Olanda. Tutto questo perché?
Harry aveva, sentiva, necessitava di scrivere. Dall’età di sedici anni Harry, cercava una storia. E la sua storia, ovvero quella di un ragazzino con i genitori divorziati costretto a vivere con la mamma e la sorella perché il padre era volato a Los Angeles intenzionato a rifarsi una vita, era una storia qualunque. Troppo personale, o forse troppo banale. Non gli andava di scrivere di se e cerava qualcosa, qualcuno o anche solo un idea da buttare su quelle pagine bianche.
Dopo due anni, con un Harry ormai diciottenne quel quadernino era ancora pieno di pagine bianche –a parte per qualche cancellatura- e la visita a Parigi non aveva fatto altro che reprimere ogni briciolo di idea che aveva. Certo, avrebbe potuto senz’altro scrivere di una ragazza che incontra un dolce parigino, inserire qualche dramma al centro della storia e concluderla con matrimonio e tanti bambini. Ma no, non era quello che lui cercava, e la gente era stanca delle solite pagine di drammi amorosi che scontati infine, finiscono nel migliore dei modi. Harry era stanco, la gente era stanca ma soprattutto era stanco il capo redattore, Jim, della casa editrice –Murat-  che incontrando il ragazzo proprio a quell’età, aveva scommesso su Harry miliardi di soldi affinchè il giovane consegnasse una storia che avrebbe senz’altro fatto intrigare e innamorare il pubblico. Harry aveva diciotto anni quando accettò l’incarico, e per uno innamorato dei libri era più che un onore sapere che qualcuno, o meglio qualcosa come la casa editrice Murat, stimata da tutta Londra, scommettesse su un giovane scrittore come lui.
Era però ritornato dal suo ‘’giro turistico’’ all’età di diciassette anni, già all’ora privo di idee. Una storia ‘parigina’ era abolita, decisamente troppo scontata. Visitare Roma l’aveva senz’altro svegliato un po’ da uno blocco interiore, ma non aveva chissà quanto aiutato visto che nella capitale italiana più che racimolare idee aveva racimolato quattro chili in più. E infine, ad Amsterdam si era sentito vuoto rendendosi conto che in una città triste come quella non ci avrebbe mai messo più piede.
Ora, passati due anni dalla ‘’scommessa’’ di Jim, non poteva fare altro che tirarsi indietro, alzare le mani e ammettere di essere un pessimo scrittore –o di non esserlo proprio-
Harry aveva sempre avuto attorno a se persone che lo volevano bene, lo stimavano e soprattutto erano sincere con lui, cosa che Harry apprezzava. Sua madre gli ripeteva sempre -Abbatterti non servirà, dai tempo al tempo.-
E a ribattere c’era sua sorella, Gemma.-Tempo al tempo si, ma è veramente questo che vuoi Harry?.-
E infine, come se la situazione non fosse abbastanza tragica c’era Zayn, grande e stimatissimo amico d’infanzia di Harry che anche se di poche parole, colpiva sempre dritto al centro. -Avere un quadernino e soldi per viaggiare non fa di te uno scrittore.- E cavolo se era vero!
Quindi, l’unica soluzione ora come ora era cedere il proprio posto a qualcun altro, a malincuore ovviamente, e accettare di essersi illuso per troppi anni di riuscire davvero a trovare qualcosa che il pubblico avrebbe apprezzato. La cosa più tragica però, ora come ora era avere il coraggio di comunicarlo  a Jim che, accettando gli spazi di Harry, in due anni di lunga attesa, l’aveva chiamato si e no quattro volte fidandosi delle parole del giovane -Sono a buon punto, devo solo formularla e mettermi a scrivere.-
Mai come in quel momento, entrare in quell’edificio fu così straziante e difficile. Mettere piede nell’ascensore, premere il tasto che lo portasse al settimo piano fu per Harry una cosa talmente difficile che come mai sperò di avere un mancamento, o che l’ascensore si bloccasse. Assorto dalla paura e da pensieri decisamente negativi, inclusa l’angoscia per una delusione di se così grande, si trovò fuori la porta dell’ufficio di Jim, con il cuore in gola, una mano a mezz’aria pronto per bussare e con l’altra occupata dal quell’inutile quadernino che ‘’non fa di te uno scrittore’’, si ripeteva.

Mai come in quel momento Harry si pentì di tutto quello che era diventato : un inutile vent’enne, illuso scrittore, un perdente della vita.
Jim, come sempre, lo accolse con un grande e cordiale sorriso, alzandosi addirittura dalla sedia in pelle nera dov’era seduto. Strinse saldamente la presa della mano di Harry che, tutt’era fuorchè sorridente, abbassò anche di poco il capo in cenno di saluto mostrando come sempre la profonda stima per quell’uomo.
Si sentiva un verme.
-Qual buon vento, giovanotto!.- Esordì Jim, riprendendo posto sulla sedia dietro la scrivania di perfetto legno lucido, facendo chiaramente segno ad Harry di sedersi.
Ma il giovane sembrò neanche non vederlo. Posò sulla scrivania dell’uomo il quadernino, passandosi istintivamente una mano tra i ricci e -Mi dispiace.- Riuscì solo a dire rimanendo lì, inerme, con lo sguardo basso a fissarsi la punta degli stivaletti neri, e le mani strette al petto sentendo il cuore uscirgli per la gola.
Jim però, d’altro canto non sembrò deluso. Posò semplicemente una mano sul quadernino, lo aprì sfogliando di malavoglia qualche pagina allargando spontaneamente le labbra in un sorriso mentre teneva lo sguardo fisso su quelle pagine bianche mostrate una dopo l’altra.
-Blocco dello scrittore?.- Domandò con un pizzico di sarcasmo, alzando finalmente lo sguardo verso il giovane ancora in piedi dinanzi al scrivania.
Harry sbuffò non volendo neanche incontrare lo sguardo di quell’uomo perché conoscendosi, sarebbe scoppiato a piangere iniziando a scusarsi e auto commiserarsi. E non gli andava, già essere lì ad ammettere di aver fallito gli pesava.
-Ma magari fossi uno scrittore.- Rispose quindi, lasciandosi ad andare ad un leggero e amaro sorriso. -Scommetta su qualcun altro, la prego. Con me ci ha perso tempo.- Aggiunse, combattendo davvero con se stesso nel pronunciare quelle parole.
-Ho perso tempo io Harry, o lo stai perdendo tu?- Jim aveva ancora quel sorriso incollato alle labbra, guardando il ragazzo che a quelle parole alzò un sopracciglio, ricambiando senz’altro lo sguardo dell’uomo.
-Mi creda, lo sta perdendo lei.- Si ricompose in una maschera di assoluta freddezza tenendo lo sguardo fisso su Jim che non tardò a rispondere.
-Cos’hai fatto questi due anni Harry?.-
-Sono stato qui, a Londra, a cercare una storia.- Harry rispose spontaneamente, pensando a quanto fosse assurda una domanda simile. Cos’aveva potuto fare?
Jim annuì.-Bene, e in che modo? Hai conosciuto qualcuno?.- Domandò semplicemente incalzando un discorso che ad Harry non stava piacendo affatto.
D’altro canto, il giovane scrollò le spalle.-No, certo che no. Non mi sono fatto distrarre da nessuno se è questo che lei intende. Mi sono davvero dedicato a questa storia, ma non ho speranze, sono un fallito. Senta, la prego, mi creda.- Sembrava quasi un disperato. O lo era per sicuro. -Non ho conosciuto nessuno e sono stato con le uniche persone che mi conoscono da quando sono bambino.- Harry sentiva lo sguardo di Jim addosso, ed era una cosa che odiava, chiunque fosse la persona in questione. Gli stavano iniziando a sudare le mani e strofinandole tra loro, continuò.-Ho corso, come sempre, per schiarirmi le idee, tornavo a casa per scrivere e nulla, non sapevo neanche da dove cominciare!- Scosse il capo deciso a cancellare quelle immagini degli ultimi due anni passati davvero a fare una stancante routine solo per trovare una fottuta storia.-Aaah, senta, basta. Non ho conosciuto nessuno.- Era esasperato, stanco, e aveva solo voglia di tornare a casa e piangersi addosso.
Jim intanto l’aveva fissato per tutto il tempo con un sorrisetto furbo alle labbra, come se tutte quelle parole scivolate dal giovane poco prima, se le aspettasse di già. Quindi, in un sospiro di chi di esperienze già ne aveva avute, si alzò dalla sedia con il quadernino in mano pronto per posizionare la propria figura davanti a quella di Harry.-Ecco, in due anni, caro Harry, non hai fatto altro che cercare una storia che non avevi.- Esordì l’uomo, tenendo la mano occupata dal quadernino a mezz’aria, aspettando che il giovane lo riprendesse.-Come puoi scrivere di qualcuno, o qualcosa, se rimani fermo a guardarti intorno senza andarci incontro?.-
 
***
 
Le parole di Jim lo avevano colpito in pieno petto, come un bambino quando gioca con le frecce a arriva a colpire il punto centrale del mirino dinanzi a lui. Il bambino gioisce, ma al contrario, Harry era letteralmente sprofondato nell’abisso e nella confusione più totale. Era uscito da quell’ufficio frastornato, con un grande peso al cuore proprio come ci era entrato, solo che prima entrando, pensava di uscire senza più responsabilità ma adesso, uscendo si era ritrovato non più con una responsabilità, ma ben due! Jim gli aveva continuato a ripetere quanto credesse in lui come scrittore, ma rispettando comunque i suoi tempi e le sue decisioni gli aveva consentito una settimana di tempo per pensarci bene e meglio se lasciare o no questa ''grande possibilità''. Harry, dal canto suo, non aveva potuto che annuire e scrollare le spalle lasciandosi andare da un velo di speranza ma anche in un grande abisso di confusione e indecisione.
Quella domanda vagava nella sua mente come un incubo notturno e Harry, ora come ora non poteva lasciarsi abbattere, non poteva mollare tutto. Gli era stata offerta una seconda possibilità –con degli ovvii tempi limitati- e l’avrebbe sfruttata più che poteva, per questo provando ad autonconvincersi, cercò di mostrarsi più determinato possibile.
Avrebbe conosciuto qualcuno per la sua storia. Avrebbe scritto di questa persona. Probabilmente, come mai, si sarebbe perso nell’ascoltare qualcuno che aveva da raccontare e da farsi vivere.

****

SSSSalve! Come potete ben vedere, questo è solo un piccolo inizio della mia storia Larry, niente di particolare insomma.
Ci tengo a preciare che il nome della cada editrice ''Murat'' è inventato, non esiste ne qui, ne in nessun'altra parte del mondo, è pura fantasia. Per il resto, non c'è molto da dire, anzi, lascio dire a voi se ne vale la pena continuare e cosa ne pensate. Spero in dei vostri commenti!
A presto, e grazie di essere passati! :)

  
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