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Autore: MaryScrive    26/08/2014    2 recensioni
Da quando Cassie Jones ha trovato delle strane lettere, la sua vita sembra cambiata. Si sente sempre osservata e non riesce nemmeno più a dormire. Tutto questo la fa impazzire fino a quando non lo incontra. L'essere che ha infestato i suoi sogni. E la sua vita. Si ritroverà a dover affrontare un passato di cui non conosceva nemmeno l'esistenza e una storia d'amore la travolgerà in pieno, sconvolgendola.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ogni riferimento a fatti storici, persone o luoghi reali è puramente funzionale alla vicenda narrata.
Altri riferimenti a nomi, personaggi, posti e avvenimenti sono il frutto della fantasia dell'autore e ogni somiglianza a luoghi o persone morte, è assolutamente casuale.


 
"Dreams are like angels
They keep bad at bay
Love is the light
Scaring darkness away
I’m so in love with you
Make love your goal".



When everithing began

La settimana prima...

La vita a volte è strana. Nella maggior parte delle situazioni in cui Cassie si era ritrovata le persone si sentivano brutte, sole, non abbastanza. Ma lei si sentiva amata, carina, accettata, e non per vanità, perché era in pace con se stessa. A scuola non era di certo al centro dell'attenzione ma gli amici che aveva erano 
sinceri e le volevano bene. Viveva in una famiglia benestante, era studiosa ma aveva il tempo di uscire e divertirsi un po'. 

La sveglia, come al solito, suonava puntualmente alle 7:40 e Cassie aveva un'ora per prepararsi, uscire e correre per arrivare in tempo al solito appuntamento che aveva con i suoi amici davanti la scuola.
Si alzò controvoglia e si diresse verso la cucina, dove l'aspettava la madre con la sua solita allegria.
<< Oggi full english breackfast tesoro! >> esclamò, fiera delle sue doti culinarie. 
Cassie sbadigliò e allargò le braccia per abbracciare la madre intenta a friggere il bacon.
Dopo essersi seduta visualizzò mentalmente il programma scolastico di quel giorno.

1 ora. Inglese.
2 ora. Inglese.
3 ora. Biologia.
4 ora. Storia.
5 ora. Pallavolo.
Pausa pranzo.
6 ora. Letteratura.
7 ora. Studi sociali.
8 ora. Musica.


Sbuffò al pensiero che avrebbe dovuto essere in anticipo di almeno 15 minuti per ripassare la lezione di biologia che aveva come arretrato.
Quindi si alzò e corse velocemente a prepararsi, per poi ritornare al piano inferiore.
<< Ecco qui per te: Uova, bacon, salsiccia, tomato, fagioli e toast! >> esclamò tutta sorridente Scarlett posando quell'enorme piatto sotto gli occhi stupiti della figlia.
<< Tranquilla possiamo dividerla >> le disse.
<< Grazie mamma >> rispose Cassie sorridendo.
Riuscì a mangiare solo due fette di bacon, un toast e un uovo prima di sentire il suo stomaco scoppiare. 
<< Mamma ora devo proprio scappare, vado di fretta oggi >> disse dopo aver guardato l'orologio. 
Erano le 7:50, dopo poco meno di un'ora sarebbe cominciata la prima lezione, quindi bacio in fretta la guancia della madre e uscì di casa. 
Prese la sua bici e cominciò a pedalare velocemente. La scuola distava circa 30 minuti dalla sua casa, quindi cercò di prendere delle scorciatoie per arrivare prima. Quel giorno d'autunno faceva abbastanza freddo a Brooklyn e la ragazza fu costretta ad indossare un cappotto sopra l'uniforme scolastica.
Appena arrivò erano le 8:15, aveva 15 minuti per ripassare e poi andare dai suoi amici.
Si sistemò in un angolo e prese la relazione assegnatale dal professore.

 "L'origine della vita" 
 
Abbastanza semplice.

Dopo aver finito si diresse all'ingresso dell'istituto. Subito li ad aspettarla c'erano i suoi più cari amici: Amber, Simon, Jamie ed Annie.
Discutevano del fatto accaduto la settimana prima e cioè quello riguardante la professoressa di inglese.
<< Ti giuro J, io mi sono alzato per portarle il compito finito quando le è caduta una penna. Si è abbassata per prenderla, aveva il suo lato b rivolto verso di me quando ad un certo punto le cuciture della gonna le si spezzano. Potete capire che visione! >> disse Simon ridendo rivolto a Jamie.
<< Buongiorno! >> esclamò e tutti le risposero allo stesso modo.
Sorrise. Da che aveva memoria, loro erano sempre stati suoi amici. All'età di 12 anni Cassie aveva avuto un'incidente, o almeno così le avevano detto i genitori, in cui aveva perso la memoria e la vista. 
Quest'ultima era riuscita a riacquistarla mentre la memoria purtroppo era andata completamente persa. I genitori non si erano mai dilungati molto sull'argomento, come se le stessero nascondendo qualcosa ma Cassie era sempre stata dell'idea che lo facessero per non farle ritornare a galla brutti ricordi.
Dieci minuti passarono velocemente e appena suonò la campanella Cassie si diresse verso l'aula d'inglese sperando che le ore passassero velocemente.

Appena la campanella della pausa pranzo prese a suonare, un mare di studenti affamati e con il bisogno impellente di scappare dalla propria classe
si riversarono nei corridoi della scuola. Cassie, sgomitando tra i ragazzi della squadra di football, riuscì finalmente a trovare la sua comitiva, che si sedeva 
puntualmente al tavolo della gente così detta "comune". In quel liceo, come in tutti gli altri del resto, c'era una gerarchia che andava dalle ragazze più popolari, la maggior parte delle volte erano le fidanzate dei giocatori di football quindi sedevano insieme, ai ragazzi del club di teatro e di musica e poi c'erano quelli che non appartenevano a nessuno di questi gruppi, cioè la gente comune. Quel giorno la mensa serviva hot dog vari e toast o panini ripieni, con bibita a scelta tra acqua, coca cola o dr. Pepper. Presero tutti hot dog e coca cola tranne Annie. Era celiaca e quindi portava sempre un panino fatto da sua madre. 
Ad un certo punto a Cassie cominciò a venire una forte emicrania e fece una smorfia di dolore che purtroppo non riuscì a nascondere.
<< Ehi Cass va tutto bene? >> domandò accigliato Simon.
<< Oh si certo >> rispose sbrigativa. Aveva delle vampate di calore e poi di freddo. Si alzò velocemente dal tavolo  diretta verso i bagni, sotto gli sguardi preoccupati degli amici. Si guardò allo specchio per un po' e poi si sciacquò la faccia con dell'acqua fresca.
Il malessere le passò dopo qualche minuto, quindi ritornò in sala mensa, ma non aveva appetito, così aspetto in silenzio la campanella che indicava 
la fine della pausa pranzo.

Anche la campanella dell'ultima ora suonò e Cassie fece un sospiro di sollievo. Si sentiva molto stanca, aveva la necessità di stendersi a letto e prendere qualche ora di sonno.
Dimenticò anche di salutare gli amici e mentre pedalava aveva il terrore di addormentarsi. 
Posò la bici nel garage ed entro in casa, sbattendo rumorosamente la porta.
<< Sono a casa! >> cercò di urlare, ma le uscì a malapena una parola.
Non sentendo nessuna risposta si diresse in cucina ma non trovò la madre, bensì un foglietto di carta e la cena nel microonde, pronta per essere scaldata.

Scusami tanto tesoro ma abbiamo avuto un'emergenza e sono dovuta partire per Portland immediatamente. Trovi la cena nel microonde. Mi dispiace, ho provato a chiamarti ma non rispondevi!
Tornerò tra cinque giorni se tutto va bene, ti farò sapere.
Mamma.


Fantastico, pensò, ma era così stanca che l'unico pensiero che le correva per la mente in quel momento era devo riuscire ad arrivare a letto.
Si diresse in camera sua, senza preoccuparsi di cambiarsi, si buttò sul letto e appena appoggiò cominciò a dormire profondamente.


C'era così tanta nebbia che quasi non si vedeva nulla. A Cassie sembrava di trovarsi in un campo da football, sola. Il freddo sembrava ghiacciarle il sangue e circolarle dentro, senza abbandonarla 
un attimo. Si sentiva a pezzi, come se qualcuno le avesse estratto il cuore dal petto e poi lo avesse calpestato, rompendolo, lasciando solo briciole. 
Continuava a guardarsi intorno, stringendosi le spalle, quando cominciò a soffiare il vento, tanto da scompigliarle i capelli biondi che ormai le offuscavano la vista. 
Ad un certo punto la situazione diventò strana perché il vento si trasformò. Si concentrò solo in un puntò e divento caldo. Poi dalla piccola voragine che si era formata usci una figura. Era come se fosse di fumo o di nebbia. Si allungava verso di lei ma prima che potesse toccarla la scena cambiò. Delle mani, sembravano quelle di un uomo, stavano scrivendo freneticamente su un foglio. Le gocce d'inchiostro si spargevano da tutte le parti e quando a Cassie sembrava di aver decifrato qualche parola si svegliò di soprassalto.


Era riuscita a leggere solo questo.
 "Scusami, Elizabeth".

Continua...

#SpazioAutrice

Ciao a tutti! Scusatemi davvero per l'enorme ritardo e perche il capitolo e un po' corto ma ho avuto dei problemi ad entrare su efp per mesi e problemi di salute. 
Spero comunque che l capitolo in qualche modo possa piacervi. Domani prometto che scriverò il secondo ma non so dirvi quando potrò pubblicarlo.
Perdonatemi ancora, ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la mia storia. Un bacio,
-Mary.

 
   
 
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