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Autore: Non ti scordar di me    27/08/2014    6 recensioni
Può un amore fraterno trasformarsi in altro? In passione? In un’ossessione? In amore?
Damon dopo vent’anni d’assenza ritorna a casa dal padre, dal fratello Stefan e dalla piccola Elena che ormai non è più tanto piccola.
Elena lo odia, lo odia per i suoi modi di fare, lo odia per essere il fratello peggiore al mondo e lo odia perché prova per lui un’attrazione illecita.
E se Damon si stesse spacciando per qualcun altro? Elena è invaghita di un misterioso ragazzo di cui non sa neanche com’è il volto e s’incontra con lui ogni giorno alla biblioteca del college. E se i due, in realtà, fossero la stessa persona?
I due sono veramente fratelli? O sotto si cela un segreto più grande?
Dalla storia:
Le sue labbra erano troppo soffici. Era sbagliato. Noi eravamo sbagliati, quella situazione era sbagliata. I loro sentimenti erano sbagliati.
Si era innamorata di suo fratello. Può una vittima innamorarsi del suo aguzzino? Può una persona innamorarsi di un ricordo? Può una sorella innamorarsi di suo fratello?
“Siamo sbagliati…” Sussurrai.
“Siamo le persone sbagliate al momento sbagliato, eppure non mi sono mai sentito meglio con un’altra persona e in un altro momento.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattro.
Race Illegal!
 
Ero in macchina con Caroline e sprizzavo gioia da tutti i pori. Il test di trigonometria era andato anche meglio del previsto! Avevo ricevuto i risultati dopo tre giorni che l’avevo fatto e avevo preso il massimo punteggio.
Da un lato ero contenta di aver superato il test col massimo, ma da un lato ero infastidita perché sapevo bene che dovevo ringraziare Damon. Molto probabilmente senza di lui, l’ansia mi avrebbe preso alla sprovvista e avrei fallito.

«Elena! Non mi stai ascoltando.» Mi ridestò una voce. Caroline stava guidando verso Mystic Falls e da quando l’avevo raggiunta in caffetteria stava blaterando su non-so-che e non avevo capito niente!

«Già…Care, non ho capito molto. Riassumi tutto in poche parole?» Chiesi io, sbattendo gli occhioni con finta innocenza. Lei alzò gli occhi al cielo e sterzò verso destra.
«Oggi, al campus ho incontrato un ragazzo.» A quella parole m’interessai maggiormente alla conversazione. Un ragazzo? Da quanto Caroline non usciva – seriamente – con un ragazzo? Da circa cinque mesi, da quando lei e Stefan avevano rotto.
La loro storia non avrebbe funzionato, ma in tutti i casi erano rimasti migliori amici. Non sempre l’amicizia si trasformava in amore, anche se io ci speravo.

«Abbiamo parlato e parlato e parlato per ben due ore!» Trillò contenta. Parlato? Caroline che parlava per due ore con un ragazzo senza combinarci niente?
Forse stava perdendo il suo tocco, pensai con un ghigno.

«Caroline di cosa avete parlato bene più di un ora?» Chiesi curiosa. Non riuscivo io ad intavolare un discorso sensato con lei per tutto questo tempo!
Lei arrossì e mi accennò un sorrisino diabolico. Quel sorriso non portava niente di buono, questo significava che mi avrebbe cacciato in un guaio gigantesco e che alla fine ci avrei rimesso io.

«Di molte cose, ma non è questa la parte interessante…» Sussurrò con un pizzico di malizia. Ecco, la Caroline che conoscevo da tempo! C’era di sicuro qualcos’altro sotto.

«Mi ha invitato a una festa, stasera.» Chiusi gli occhi. Una festa e io non ne sapevo niente? C’era dell’altro. Che festa era?
«Cosa non mi stai dicendo?» Indagai. Lei si morse il labbro continuando a guidare, imboccò la via di casa mia e cercava – in modo pessimo – di depistarmi.
Non era una festa organizzata dal college, l’avrei saputo perché di sicuro Matt mi avrebbe chiesto di accompagnarlo e anche perché le feste erano aperte a tutti.

«Ecco, lui non è della nostra università. E’ più grande di un paio di anni.» Ammise. Ecco, dov’era la fregatura. Era una festa organizzata da un altro college e a giudicare dal suo comportamento – troppo evasivo – non era una festa aperta, probabilmente era organizzata da qualche confraternita.

«Dove si fa la festa?» Chiesi, facendo la disinteressata. In realtà, mi piaceva l’idea di andare a una festa. Non ce la facevo più a rimanere a casa persino il Sabato sera, mi annoiavo alle feste delle ragazze del college e il nostro gruppo in quel periodo era troppo occupato con le domande su alcuni stage!
Bonnie era ancora a Boston, Stefan era impegnato fino al collo con gli esami, Tyler non si faceva più sentire…Insomma, era tutto un casino! Uno strappo alla regola, una volta tanto si poteva fare giusto?

«Vicino al MFE’s College.» Rispose con un sorriso enorme. Questo nome mi era familiare, forse fin troppo…Carburai le informazioni che avevo e cancellai immediatamente l’idea di andare a quella festa.

«Non ci verrò neanche sotto tortura. E’ il college di Damon!» Sbottai io. Lei mi pregò in tutti i modi possibili e immaginabili, fin quando non sfoderò la sua arma segreta: labbruccio tremolante.

«Si tiene vicino al boschetto del MFE’s College, non lì.» Mi spiegò Caroline. In effetti…Non era una brutta idea.
«E poi…Diciamocelo, Damon che partecipa a una festa di una confraternita?» Chiese la bionda, scoppiando a ridere seguita a ruota da me. Uscii dalla macchina e presi la mia tracolla.
«Caroline, mi vieni a prendere tu alle dieci, okay?» Confermò e la salutai, tutta contenta entrando a casa con le chiavi.
La prima cosa che decisi di fare era andare a ringraziare Damon, dopotutto lui mi aveva – stranamente – aiutata.
I tre uomini di casa erano riuniti in cucina. Presi la rincorsa e mi catapultai tra le braccia di Damon che mi prese al volo con un sorriso provocatorio stampato in volto.
Okay…Questa reazione era stata esagerata! Gli saltai – letteralmente – addosso, allacciai le gambe alla sua vita e Damon posò le sue mani poco sopra il mio sedere.

«Ho una notiziona!» Urlai contenta ma col fiato corto per la scenetta che avevo appena fatto davanti ai miei familiari.
Damon mi fece scendere e inarcò un sopraciglio.

«Oh, be’…Se volevi saltarmi addosso, forse dovremo salire…» Ammiccò leggermente. Lo fulminai con lo sguardo e alzai gli occhi al cielo. Possibile che dovesse cogliere sempre un doppio senso in qualsiasi cosa faccia?
«Ho preso il massimo a trigonometria!» Urlai contenta, saltellando su me stessa contenta. Damon strabuzzò gli occhi e senza rendersene conto mi prese per i fianchi facendomi girare.
Scoppiai a ridere e lui mi seguì a ruota. Non mi ero mai resa conto che la sua risata fossi così cristallina e orecchiabile.
«Cosa vi è successo?» Proruppe Stefan. Mi resi conto che quella scenetta l’avevano vista anche papà e Stef. Mi morsi un labbro e sbuffai, sperando che Damon dicesse qualcosa.

Era divertente, però, vedere papà con la lista della spesa in mano con la bocca aperta a forma di O e Stefan con un espressione sconvolta.

«Sai, fratellino, ho pensato di aiutare la mia piccola in trigonometria.» Okay…Mi aspettavo una risposta qualsiasi, ma mai mi sarei aspettata tanta gentilezza nel dirlo.
Un momento…La mia piccola? Insieme a piccola, si è aggiunta mia? Pensai fulminandolo con lo sguardo. Gli assestai un piccolo schiaffetto sul braccio che lo fece ridere.

«La smetti di chiamarmi piccola! Mi irrita.» Dissi scocciata. Scrollai le spalle e mi tolsi il maglioncino bianco che indossavo sopra il vestito blu con leggera scollatura a cuore.

«Va bene…Preferisci micetta?» Chiese ironico.
«Sai dove potete andare tu e i tuoi insopportabili sopranomi, Damon?» Chiesi io con un sorrisetto da perfetta stronza in faccia.
Era strano come riuscissimo a cambiare i nostri rapporti in pochi secondi, un momento prima gli saltavo addosso e lui faceva il gentile e pochi istanti dopo ci stavamo dando guerra come se non ci fosse un domani!

«Sai che non si risponde a una domanda con un’altra?» Feci finta di rifletterci su, mentre sul viso di Stefan si dipingeva un sorrisetto.

«Ora tu hai risposto alla mia domanda con un’altra, quindi non vedo dove sia il problema.» Mi aggiustai i capelli e mi sedetti sul tavolo, guardandolo con aria di sfida. Damon abbassò gli occhiali da sole – che indossava costantemente – e se li tolse completamente. Si avvicinò a me e si posizionò a pochi centimetri da me. La nostra posizione era piuttosto scomoda.
Io ero seduta sul tavolo e lui mi avvicinò a sé. Aggrappai le mie gambe alla sua vita e alzai la mano per dargli uno schiaffo, ma lui mi bloccò la mano.

«Touchè, Elena.» Scandì per bene il mio nome e si allontanò con un insopportabile sorriso stampato in volto.
Papà mi fissava ancora sconvolto, mentre Stefan tra poco si strozzava per le risate. Mi aggiustai il vestito e scesi dal tavolino.
Era il momento di chiedere a papà della festa.

«Papino…» Lo adulai leggermente sbattendo gli occhi. «Posso andare a una festa questa sera?» Chiesi con finto tono dolce.
Mio padre era uno dei migliori padre del mondo, ma per quanto riguarda l’argomento “feste” non era molto accondiscendente.

«Dove, Elena?» Chiese, continuando a cucinare il pranzo. Lanciai uno sguardo sia a Stefan che a Damon in cerca di qualche aiuto. Stefan scosse la testa, ritornando sul suo libro Cime tempestose e Damon mi sorrise come un idiota.
Molto probabilmente, se avessi detto dove si sarebbe tenuta la festa mio padre non mi avrebbe mandato perciò optai per una mezza bugia.

«A una confraternita del college.» Non avevo detto una bugia, per lo meno avevo optato per una mezza bugia. Si teneva al college, ma non al mio di college.
Stefan – infatti – si accigliò ma con un’occhiataccia gli feci capire di non aprire bocca. Più tardi, avrei pensato ad una scusa anche con lui.

«Una feste del college? Elena…» Sospirò pensandoci, mentre il mio io interiore festeggiava convinta di aver avuto il suo permesso.
«Non se ne parla. Sei piccola, non voglio che tu vada a queste feste. Mi metti ansia.» Disse irreprensibile. Sgranai gli occhi e decisi di giocare la mia ultima carta.

«Stefan verrà con me. Dai!» Lo pregai. Essere l’unica figlia femmina a volte era una tortura, non potevo usare l’auto di sera, non potevo andare alle feste senza un ragazzo! Era assurdo!

«Per tua sfortuna, Stefan ha un appuntamento con Lexi!» Disse papà. Il mio sorriso sparì all’istante. Stefan usciva con Lexi? Era quella ragazza alta, bionda, occhi scuri che frequentava il mio stesso corso di letteratura?
«Perché non mi hai detto che la frequenti?» Chiesi piccata. Ovvio…Stefan non doveva dar conto a me per le sue relazioni, ma ogni volta che usciva con qualche ragazza di solito me lo diceva. Perché questa volta non me l’aveva detto?
«Non ho avuto ancora modo di dirtelo. Anche perché è la prima volta che usciamo.» Mi spiegò. Annuii e gli lanciai un’occhiataccia per dirgli ‘ora sostieni tutte le cazzate che dirò e poi ne riparliamo’.
Damon tra noi era quello più calmo. Era seduto a tavola e si divertiva a vedere quei battibecchi.

«Allora ci andrò da sola!» Ribattei a denti stretti. Ogni volta che c’era una festa a cui Stefan non andava anche io – per mio padre – non potevo andare.

«No. Elena lo faccio per la tua sicurezza.» Ripeté fino alla nausea. «Ora possiamo sederci e mangiare come fanno tutte le altre famiglie normali?» Chiese alzando forse un po’ troppo la voce.
Con un diavolo per capello mi stravaccai sulla sedia e incrociai le braccia sotto il seno, fulminando sia papà che Stefan.
Mangiavamo in silenzio e la tensione era palpabile. Ogni occasione – per me – era buona per mandare frecciatine a mio padre per provare a convincerlo ma era irremovibile.

«Elena, tu non andrai a quella festa! Punto e basta.» Tuonò papà. «Ora passami il sale, per favore.» Presi il sale e lo feci rotolare brutalmente per la tavola.
«Cosa c’è, ti dà fastidio che la principessina di casa non abbia avuto quello che voleva?» Intervenne Damon, provocandomi. Lasciai cadere la forchetta nel piatto e bevvi un sorso d’acqua.

«Damon, non è il momento per le tue battutine idiote. E non chiamarmi principessina di casa.» Grugnii tra i denti, mangiando un pezzo di lasagna. Lui invece era soddisfatto. Perché era quello il suo intento! Lui amava infastidirmi e io amavo rispondergli per le rime.

«Va bene, principessina. E’ brutto quando capisci che il mondo non gira intorno a te.» Continuò ancora. Aprii la bocca per rispondergli sgarbatamente, ma mio padre interruppe il nostro scambio amorevole di battute.
«Damon, potresti smetterla di dire sciocchezze?» Per un momento la rabbia che provavo per papà si dissolse debolmente.

«Ho detto la verità. Il mondo non gira intorno a lei.» Fece spallucce, prendendo un boccone di pasta.
Assottigliai lo sguardo e analizzai le diverse opzioni che avevo in mente: ucciderlo, lanciargli la forchetta o replicare cercando di essere meno offensiva possibile davanti a papà.

«Damon…te lo ripeterò un ultima volta. Non me ne può fregar di meno cosa pensi di me. E figurati che pensavo potessi diventare un fratello decente…» Sbuffai. Sapevo di aver colto l’orgoglio di Damon. La faccenda del buon fratello gli stava dando la testa e mi piaceva prenderlo in giro.
«Elena…te lo dirò una sola volta. Non me ne può fregar di meno cosa dici di me. Figurati che pensavo potessi diventare una ragazza meno rancorosa.» Mi provocò con un sorrisetto. Ci guardavano in cagnesco e tra poco uno dei due sarebbe salito addosso all’altro per prenderci a cazzotti.

«Sapete che mi è venuta in mente una grande idea?» Intervenne papà, distogliendo Damon e me dalla nostra litigata.
«Sentiamo.» Lo incoraggiò Stefan, mentre prendeva un sorso d’acqua.
«Elena andrai a quella festa!» Annunciò papà. Io feci un sorriso vittorioso rivolto a Damon e Stefan sorrise contento anche per me.
Lo ringraziai e presi un bicchiere di coca cola.

«Ovviamente accompagnata da Damon!» Tuonò ancora più contento. La sorpresa mi prese alla sprovvista. Sputai il liquido che avevo in bocca sulla persona che avevo di fronte a me, ovvero Damon.

«ELENA!» Grugnì arrabbiato, togliendosi la coca cola dalla faccia. Io soffocavo ancora per la notizia shock, papà mangiava guardandoci come se fossimo degli extra terrestri e Stefan rideva a crepapelle.

«Elena, cosa?» Lo provocai con un angelico sorriso. Batté i pugni sul tavolo e mi rivolse un’occhiata infuocata.
«Io non andrò alla festa con lui.» Dissi, guardando Damon in modo indecifrabile. In questo momento l’unica cosa che volevo fare era litigare con lui per poi fare pace e riprenderci ancora in giro.
«Io non andrò alla festa con lei. Ho già altri programmi.» Disse lui, fissandomi e scrutandomi. Saremo andati a finire male.

Elaborai quelle parole e sorrisi. Questo significava che lui non mi avrebbe accompagnato? Dentro di me festeggiavo contenta, sperando che papà mi lasciasse andare da sola.
Per un momento pensai che forse era meglio dirgli che veniva anche Caroline, il problema era se papà avesse chiesto informazioni alla madre di Care. Lì, ci sarebbero stati grossi guai.
«Elena, allora non si fa niente.» Disse.
Oh, no papà. Oggi si gioca a modo mio. Pensai con un sorrisetto diabolico sul volto.
 

Ero ancora indecisa su cosa indossare quella sera. Ero davanti allo specchio e osservavo il mio riflesso. Il vestito che avevo deciso di indossare era senza ombra di dubbio perfetto.
Indossavo un vestito aderente nero che arrivava sulla coscia. Era completamente in pizzo, lasciava la schiena scoperta e la scollatura era a cuore.
Indossai dei bei tacchi, non troppo difficili da portare col cinturino così era più semplice camminarci sopra.
Arricciai leggermente i capelli e misi degli orecchini a cerchio. Un po’ di trucco – solo del mascara, della matita e del lucidalabbra – e il gioco era fatto.
Mi assicurai che la serratura fosse chiusa a chiave e presi il mio cellulare per comporre il numero di Caroline.
Primo squillo. Secondo squillo.

Elena, tesoro, vengo a prenderti tra pochi minuti, okay? Convinto tuo padre? – Chiese a raffica. Ecco…Piccolo problemino, papà non mi aveva dato il permesso però avevo un piano.
«Care…passa dal retro. Devo uscire dalla finestra.» L’avvertii, mettendo dei cuscini sotto il piumino. Capii chiaramente che era rimasta leggermente sconvolta, probabilmente ora stava boccheggiando ed elaborando una risposta coerente.

Tu cosa? Elena, sei un genio! – Trillò contenta. Fin’ora avevo organizzati diversi piani e bene o male erano tutti andati a buon fine, se volevano escludere la volta in cui mi ero fatta male al braccio e la volta in cui avevo preso una sbronza colossale.

«Fammi uno squillo. Devo ingegnarmi per scendere dalla finestra.» Staccai il telefono e mi specchiai. Presi quasi un colpo, quando mi resi conto che alle spalle avevo Stefan che mi osservava divertito.

«Cosa mai in ghingheri?» Chiese ironico. Era sull’uscio della porta e papà poteva passare da un momento all’altro. Gli presi la mano e lo tirai dentro la stanza e chiusi nuovamente a chiave la porta.
«Come hai fatto ad entrare?» Chiesi io con lo stesso tono. Stefan si sedette sul letto e iniziò a ticchettare con le dita sul comodino: stava aspettando una risposta.

«Sto andando a quella festa, okay?» Dissi scocciata. Ora mi aspettavo la sua paternale, anche se poi mi resi conto che ora era lui a dovermi delle spiegazioni.
«Sono entrato con una forcina. Ti ricordi, me l’hai insegnato tu?» Risi a quel ricordo. Avevo dieci anni e lui dodici, mi chiese come facevo a entrare sempre in camera sua per vedere i suoi film e gli rivelai il mio segreto.
Mi sedetti accanto a lui e mi accoccolai sulla sua spalle, sperando di fargli pietà e di non fargli rivelare il mio piano a papà.
«Non hai un appuntamento di cui non mi hai avvertito?» Feci l’offesa. Lui scoppiò in una risata e mi scompigliò i capelli.
«La mia piccola sorellina. Mi ricordo di quando avevi quattro anni e correvi nuda per il giardino!» Mi prese in giro. Mi aggiustai i capelli e gli diedi un cazzotto sulla spalla.

«Si, comunque. Sto provando a uscire con Lexi e tu non dovresti fuggire per andare a questa fantomatica festa.» Mi rimproverò. Sbuffai e mi schiaffai un cuscino in faccia. La paternale era arrivata! Perché per una volta non poteva aiutarmi? E non chiudeva il becco?

«Esiste davvero?» Mi chiese ancora. Questa era una cosa che odiavo di Stef! Doveva sempre sapere tutto e cercare di dissuadermi, ma in fondo lo volevo bene anche per questo piccolo – grandissimo in realtà – difetto.
«Esiste e ti conviene assecondarmi.» Partii in quarta, provando a difendermi. Stefan mi rivolse l’occhiata da fratello apprensivo. Mi dovevo far venire in mente un’idea…L’illuminazione mi venne quando vidi una fotografia che ritraeva me, Stef e papà.

«Non mentirò a papà.» Feci un sorriso maligno, ora sì che giocavo. E giocavo sporco, se necessario.
«Allora sarò costretta a far vedere a Lexi quelle foto.» Commentai alzandomi dal letto, per dirigermi verso l’armadio e afferrare una camicia che fungeva da pigiama.

«Quali?» Chiese. Mi girai verso di lui e distrattamente iniziai ad allacciare la camicia. Scossi leggermente i capelli e battei le ciglia. Okay…Non era un comportamento che solitamente avrei adottato, ma in casi estremi…Estremi rimedi!
«Quelle in cui io ero vestita da principe e tu da Cenerentola.» Mi ricordavo ancora quando papà le aveva scattate. Avevamo deciso di scambiarci i ruoli.

«Elena, so bene che non le mostreresti mai a Lexi…però ti aiuterò, perché sono tuo fratello.» Disse, abbracciandomi. Finalmente mi stava appoggiando!
Mi tolsi velocemente la camicia e gli baciai una guancia contenta.

«Allora, papà si sta facendo la doccia. Ora potresti sgattaiolare via.» Mi consigliò. Annuii, presi il mio cellulare e me ne andai via da lì.
«Per qualche emergenza, chiamami.» Sussurrai, scendendo le scale. Mi sentii fortunata…Almeno non avrei dovuto calarmi dalla finestra e rischiare di spezzarmi l’osso del collo!
Non feci in tempo neanche a chiamare Caroline, che vidi da lontano una macchina venirmi incontro. Salii in macchina vittoriosa con la mia amica che mi guardava sconvolta.
Probabilmente non credeva che il mio piano riuscisse bene! E in effetti neanche io ci credevo molto!

«Wow, ragazza! Sei il mio nuovo idolo!» Disse, battendole il cinque. Ammiccai leggermente e chiusi lo sportello. Ce l’avrei fatta!

«Dai entrambe sappiamo che anche tu avresti potuto architettare un’idea del genere!» Feci spallucce. Caroline annuì e la squadrai meglio anch’io.
Indossava un bel vestito rosso che scendeva morbido sui fianchi con dei tacchi argentati abbinati agli orecchini. Mi morsi il labbro, il rosso le donava…Io, invece, preferivo i colori più scuri.

«Hai ragione!» Trillò, dando tutto gas. Parlavamo del più e del meno e mi resi conto che il tragitto per il college che frequentava Damon era molto simile al mio.
«Sai…In realtà pensavo…» Mi bloccai non appena sentii il mio cellulare vibrare. Era Stefan. Aggrottai le sopraciglia. Erano passati a malapena dieci minuti e già mi aveva scoperto? Avevo messo in conto l’idea che potesse scoprirmi, ma non così presto!

«Stefan, qualche problema?» Chiesi allarmata, mentre Caroline rideva. Il mio piano era stato già sventato?
- Mi devi un favore enorme! – Strillò dall’altra parte della cornetta. Cosa stava succedendo? Iniziò a raccontarmi di come papà aveva bussato alla porta di camera mia e lui – per sua sfortuna e per mia fortuna – era ancora lì.
«E cos’hai fatto?» Chiesi scoppiando a ridere. Non mi preoccupai minimante…Aveva preso a raccontarmi la storia alla lontana e nei minimi dettagli, ciò significava che alla fine non mi aveva scoperto.

- Ho imitato la tua voce, dicendo che non volevi uscire e tante stupidaggini varie! – Sbottò tra una risata e l’altra. Presi un sospiro e iniziai a festeggiare mentalmente per quanta fortuna avessi avuto.
«Ti voglio bene, Stef!» Dissi, chiudendo la chiamata. Caroline parcheggiò l’auto ed entrambe fummo costrette a scendere dall’auto e andare a piedi verso il boschetto.
Sentivo la puzza d’alcool lontano un miglio, ma non mi dava fastidio. Non ero astemia, riuscivo a sostenere bene l’alcool anche se per quella sera preferivo non bere, altrimenti papà si sarebbe accorto della mia scappatina.

«Quello lì – indicò un ragazzo che mi era familiare – è il tipo che mi ha invitata.» Annuii e mi concentrai meglio sul ragazzo. Non aveva la nostra età, ma aveva un suo fascino con quell’orecchino…L’orecchino. Dove l’avevo già visto?

«Damon.» Lo salutò una voce. Mi girai e vidi un ragazzo moro, con due occhi grigi. Faceva leggermente paura. Damon gli sorrise divertito – anche se si vedeva che il suo sorriso era forzato – e gli diede una pacca sulla spalle.
«Enzo» Fece un cenno.
Ecco, dove l’avevo già visto! Era l’amico di Damon, se amico si poteva definire visto la tensione che c’era tra i due. C’era qualcosa tra i due, una tensione palpabile anche nell’aria.

«Caroline è davvero un bel tipetto…» Commentai. La mia voce uscì più stridula del previsto. Poi un pensiero attanagliò la mia mente: E se Damon fosse alla festa?
La mia amica aggrottò le sopraciglia.

«Tranquilla, non preoccuparti…E’ un tipo apposto!» Mi assicurò. Il mio problema non era “se era o non un tipo apposto” – ovvio era anche importante visto che frequentava la mia migliore amica, ma lei era grande e poteva cavarsela da sola – il mio vero problema era che avevo un senso d’inquietudine che non mi abbandonava.
C’era qualcosa di losco in Enzo. Lo sentivo.

«Hai ragione. Enzo è un tipo apposto.» Dissi soprapensiero per poi mordermi la lingua. Lei non mi aveva accennato al suo nome.
«Come fai a sapere che si chiama Enzo?» Chiese. Accennai un sorrisino e alzai gli occhi al cielo. Ora dovevo darle spiegazioni…Che palle.

«Ehm…Damon lo conosce e li ho visti insieme una volta…» Fui piuttosto vaga, ma lei sembrò accontentarsi di quella spiegazione. Mi prese per mano e ci facemmo spazio tra la folla per arrivare dal diretto interessato.
«Ecco la mia sublime e affascinante Caroline.» Le baciò il palmo della mano. Sbaglio…o Care stava arrossendo? Strabuzzai gli occhi e ridacchiai leggermente.
Enzo spostò l’attenzione dalla mia amica a me e mi osservò leggermente spaesato. Accennai un sorriso e sperai con tutta me stessa che non mi riconoscesse.
Lo imploravo con lo sguardo di tenere la bocca chiusa e per pochi istanti sembrò capire le mie frecciatine.

«Elena, ci rincontriamo.» Rabbrividii quando sentii dalle sue labbra il mio nome. «Damon non è qui al momento.» Specificò subito dopo. Il mio cuore perse un battito e mi ritenni fortunata: Damon non mi avrebbe scoperto.
Tra i tre, Caroline era quella che capiva sempre meno.

«Dura ancora fra voi?» Chiese ancora. A quelle parole volli sotterrarmi. Io…insieme a mio fratello? Neanche per sogno.
Deglutii e vidi di sottecchi Care sgranare gli occhi. Le lanciai un’occhiatina per dirle ‘sostieni il gioco’ e lei annuì come risposta.

«Non hai idea di come si vogliono bene. Un amore così stretto!» Commentò Caroline sorridendo. Sapevo che quella situazione la divertiva, mentre io volevo scappare da lì a gambe levate.

«Strano…Damon ha la fama di essere un gran donnaiolo a Londra.» Arricciai il naso e mi chiesi perché fargli credere che fossimo fidanzati! Decisi di continuare il suo gioco, solo perché mi ricordavo il tono duro e fermo di Damon. Se voleva continuare quella farsa, un motivo c’era di sicuro.

«E’ cambiato, sai? Tutti cambiano.» Replicai piccata. Okay…Questa reazione da “fidanzata gelosa” era esagerata, mi era venuta più che altra spontanea. Con quante ragazze era stato, mio fratello?
Cancellai quel pensiero e scossi leggermente i capelli.
Presi un drink – che mi aveva gentilmente offerto Enzo – e mi girai a osservare meglio quella festa. La musica non aveva un volume molto alto e ancora non capivo perché questa festa era stata organizzata vicino al bosco!
Capii tutto quando vidi diverse macchine arrivare che si sistemarono in fila indiana all’entrata del bosco.
Il boschetto vicino la MSE’s College aveva diverse stradine interne percorribile sia a piedi che in macchina che portavano tutte al ponte Wickery Bridge.

«Enzo…E’ una gara clandestina?» Chiesi leggermente impaurita. Caroline era andata a cercarsi un grosso guaio. Lui mi sorrise, con uno di quei sorrisi persuasivi e fastidiosi.

«Tu partecipi?» Intervenne Caroline, stringendosi maggiormente a lui. Enzo le toccò leggermente il viso col dorso della mano per poi scuotere la testa.

«Questa l’ho organizzata io.» Ammiccò. Sgranai gli occhi e la bocca. Lui le organizzava? Iniziai a respirare. Cosa poteva succedere? Io non partecipavo a quelle stupide gare e nessuno di mia conoscenza avrebbe osato andarci…Quindi potevo mettermi l’anima in pace.

«Di solito le fidanzate dei partecipanti, quelle con più coraggio, vanno insieme al loro ragazzo.» Mi lanciò un’occhiatina. Cosa stava dicendo? Cosa voleva farmi capire?
Damon era qui? A fare questa gara?
Cosa farebbe una sorella normale? Chiamerebbe il padre e farebbe sgomberare la zone, o ancora meglio se ne scapperebbe a gambe levate da lì. Ero tentata di andarmene da lì, ma se Damon voleva fare una sciocchezza del genere doveva – come minimo – passare sul mio cadavere.

«Enzo, te lo chiederò una volta sola. Damon gareggia?» Chiesi seria. Non mi piaceva l’idea che mio fratello frequentasse un delinquente e non mi piaceva l’idea di un Damon ferito mortalmente in una gara del genere.
Perché poi parteciparvi? Solo per lo sfizio?

«Mm…Non so se gareggia. Ho la vista annebbiata di alcool.» Mi aggiustai i capelli e lo fissai pochi istanti. Non era sbronzo, era sobrio. Perfettamente sobrio.

«Enzo, o me lo dici o ti faccio smaltire la tua sbronza.» Lo minacciai. Lui scoppiò a ridere e non accennò minimamente a rispondere.
Da lontano vidi l’inconfondibile chioma di Damon con i suoi due occhi color azzurro ghiaccio con venature azzurre.
Col cuore che batteva all’impazzata, lasciai Caroline – sperando di averla lasciata in buone mani – con Enzo e corsi a perdifiato verso Damon che era salito su un SUV nero.
Aggrottai la fronte. Dove aveva preso quel SUV? Lui aveva una Camaro d’epoca blu! Cercai di calmarmi e lo vidi appoggiato allo sportello.
Quando mi vide sgranò gli occhi e indurì i lineamenti. Probabilmente non si aspettava la sua piccola sorellina in un luogo del genere.

«Cosa ci fai qui?» Sibilò fra i denti, prendendomi per il polso. Per un istante, fui tentata di sputargli in faccia e di avvertire papà ma cancellai quell’idea perché significava essere scoperta e mandare i piani all’aria di Damon.

«Sai…quella festa?» Annuì. «Sono venuta. Non dirlo a papà.» Lo misi subito in guardia. Vidi i suoi occhi dilatarsi e contrarre la mascella. A breve sarebbe scoppiato e mi avrebbe mandato sicuramente a quel paese iniziando a urlare.

«Chi ti ha invitato?» Chiese fra i denti. Alzai gli occhi al cielo. L’avevo appena beccato a gareggiare in una gara clandestina e lui mi chiedeva chi mi aveva invitato a quella festa? Che problemi aveva quel ragazzo?

«Mi ha invitato Caroline, che a sua volta è stata invitata da Enzo.» Spiegai a denti stretti. «Piuttosto…Di chi è questo SUV?» Gli urlai in faccia. Damon alzò gli occhi al cielo e aumentò la presa sul mio polso.

«Vai a casa, Elena.» Era minaccioso e i suoi occhi erano la parte che mi faceva più paura. Iniettati di odio e di paura. Non l’avevo mai visto così, era un suo lato affascinante e tenebroso che mi faceva paura ma che – contemporaneamente – mi attraeva.

«No, finché non mi dici di chi è questo SUV. L’hai rubato?» Chiesi a bassa voce. Lui roteò gli occhi, mentre il suo respiro era accelerato e la vena del suo collo pompava a dismisura.

«Hai una così bassa considerazione di me?» Fece ironia. Aprii leggermente la bocca e mi morsi un labbro. Era una situazione così complicata. Mio fratello frequentava dei delinquenti – in effetti, Damon aveva l’aspetto di un tipo che faceva queste cose –.

«E’ di Enzo, va bene?» Sbottò infine. Sospirai. Una cosa l’avevamo assodato. La macchina non l’aveva rubata…Ora dovevamo assodare un altro punto: perché gareggiava?

«Perché gareggi?» Chiesi ancora sospettosa. Damon mi lasciò finalmente il polso e aprì lo sportello da guidatore.
«Elena, sparisci. Tra poco gareggio e non posso parlare.» Mi ordinò. Da quando lui poteva ordinarmi qualcosa? Già era tanto se provavo a sostenerlo.
Non risposi e lui entrò in macchina. Enzo, nel frattempo, stava per dare il via alla gara. Feci finta di andarmene per non fare insospettire Damon.
Appena vidi che distolse lo sguardo, feci la cosa più idiota che potessi fare: salii sull’auto a bordo del passeggero.

«Elena scendi, ora! Hai ancora pochi minuti per andartene!» Mi strillò contro, accendendo il motore. Il mio cuore martellava impaurito. Lo stavo facendo? Stavo veramente partecipando a una corsa clandestina? Perché? Ah già, da quando mio fratello aveva deciso di sfracellarsi senza chiedermi cosa ne pensassi a riguardo!
Quando Enzo disse che la gara era iniziata, Damon imprecò a bassa voce e partì velocemente.
Io tenevo gli occhi chiusi e cercavo di appiattirmi completamente al sedile. Aprii un occhio solamente per vedere a quanto stavamo andando.
Stavamo sfiorando i 280 kilometri orari per accelerare sempre più. Damon sterzò bruscamente, prendendo un vicoletto piuttosto buio.

«Pe-perché lo fai?» Chiesi, cercando di mostrarmi sempre sicura di me. La situazione era critica. Avevo una paura matta di non uscirne viva e mi maledicevo per quanto fossi stata impulsiva.
«Allacciati la cintura.» Sbuffai e mi allacciai la cintura, cercando di mantenere la calma. I finestrini erano aperti e il vento mi scompigliava i capelli.
La velocità aumentava sempre di più così come il panico. Era una sensazione bruttissima, pensavo e ripensavo ai momenti che avevo avuto prima che Damon venisse a casa.
Stava qui da sì e no una settimana circa e già si cacciava in un guaio del genere!

«Se sopravivremo, dopo ti uccido io.» Mi minacciò a denti stretti sterzando bruscamente. Probabilmente in palio c’era dei soldi, ma ero curiosa di sapere a cosa gli servivano quei soldi!
Il traguardo era pericolosamente vicino. C’era tanta gente che faceva il tifo. Cosa c’era di divertente in gare del genere?
C’è gente che darebbe di tutto per un instante in più della vita e c’è gente – come Damon – che la giocava come se fosse una cosa che poteva riavere. Ma non era così.

Tagliò il traguardo e frenò al più non posso.
Non potevo stare lì. Mio fratello stava gettando all’aria la sua vita e io ero lì a guardare.






Angolo dell'autrice: I'm come back! Contenti, amici? Non credo. IN tutti i casi, non so se avete notato che questo capitolo è più lungo degli altri. Ora mi direte? A noi che ce ne importa? Sinceramente, volevo sapere se li preferiti così lunghi o più brevi. Cosa ne pensate? 
Tralasciamo il capitolo - tranquilli per pochi secondi - e passo ai ringraziamente. Grazie alle 4 anime che hanno recensito il capitolo, ovvero Smolderina78, NikkiSomerhalder, Darla19 e PrincessOfDarkness90. Grazie anche alle 14 anime che hanno inserito la storia nelle preferite, ai 20 che l'hanno inserite nelle seguite e all'uno che l'ha inserita nelle ricordate. Un grazie va anche a tutti i lettori silenziosi! Sono contenta - e non smetterò mai di ringraziarvi - che la storia vi piaccia!
Ora lasciando i ringraziamente, passo al capitolo. 
Una bella gara clandestina a Mystic Falls, che ne pensate? Elena poi, che (chissà per quale ragione) fa la pazzia del secolo e sale in macchina con Damon. Più in là saprete (visto che io lo so già eheheh) perchè ha partecipato alla gara. Giuseppe invece è un padre molto oppressivo! Secondo voi, ha ragione o torto? Magari, Elena però non doveva fuggire! Sembra che il padre non l'abbia scoperta.
Stefan non so perchè ho avuto la grande idea di farlo uscire con Lexi. Diciamo che lei rimaneva come personaggio per lui e allora l'ho inserita. Ho notato che qualcuno di voi mi ha suggerito il triangolo Enzo-Caroline-Stefan, credo di inserirlo se possa piacervi come idea.
Be'...Non ho altro da dire. Ci sentiamo presto.
PS. Quante di voi, pensano che il ragazzo della biblioteca sia già sparito? 
Cucciolapuffosa

 
  
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