Serie TV > Army Wives - Conflitti del cuore
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Autore: SchellingeMatty89    28/08/2014    3 recensioni
Dopo la chiusura inaspettata della serie, che ha lasciato molte questioni in sospeso, abbiamo deciso di risolverle noi in un certo senso.
Quindi ecco cosa sarebbe successo, secondo noi, nell' ottava stagione...
Schelling e Matty89
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Da quando Tim era stato ricoverato, i sorrisi di Holly erano appannati dalla preoccupazione e dal rimorso. La ragazza non poteva fare a meno di chiedersi che cosa sarebbe successo se avesse denunciato prima lo stadio di salute del marito. Istintivamente si portò una mano al collo, dove i segni del tentato strangolamento stavano lentamente sbiadendo. Avrebbe mentito dicendo che non aveva paura di lui, ma ormai il timore era scemato: Tim non avrebbe mai voluto farle del male, era solo un ragazzo spaventato e sopraffatto dalla guerra.
Mentre entrava nel reparto del Mercer in cui suo marito era ricoverato, cercò di ricomporre il sorriso per non farlo preoccupare. Prese un respiro profondo e bussò alla porta.
"Avanti".
"Ehi, Tim. Come stai oggi?", gli chiese la ragazza.
"Come ieri- rispose scrollando le spalle-. Continuo a prendere le medicine che mi prescrive il dottore, a consultare lo psicologo...".
"Ti fa bene parlare con qualcuno? Intendo, qualcuno di qualificato...".
"Sì", sospirò il ragazzo.
Ci fu qualche attimo di silenzio tra loro, interrotto da Holly: "Ho fatto tantissime torte per l'Hump Bar, sai? Ormai è diventata la specialità della casa... Gloria continua a ripetermi di volermi aiutare a prepararle, ma non ha idea di come fare! Non ci crederai, ma è un completo disastro in cucina!".
Un lieve sorriso increspò le labbra di Tim, ma sparì talmente tanto in fretta che Holly lo ritenne frutto della sua immaginazione.
Rimasero in silenzio fino alla fine del tempo a loro disposizione, quando un'infermiera venne a chiamare Holly.
"Devo andare adesso", gli disse sorridendo dolcemente.
"Tornerai domani?".
"Certo, Tim. A domani".
Stava per uscire dalla stanza, quando la voce del ragazzo la fermò.
"Non volevo farti del male, Holly... non volevo farti del male...".
"Lo so, Tim, lo so", ribatté la ragazza, cercando di trattenere le lacrime.
"Mi perdoni?".
"Non hai niente da farti perdonare, ma, se ti fa stare meglio, ti ho già perdonato. Non eri in te, so che non mi avresti mai fatto del male".
Lui annuì e Holly se ne andò rivolgendogli il suo dolce sorriso.
Era già arrivata alle porte che l'avrebbero condotta nel cortile esterno dell'ospedale, quando sentì una voce che la chiamava. Riscuotendosi dai suoi pensieri, la ragazza si girò e incrociò lo sguardo un po' stanco di Denise.
"Ciao- la salutò, abbracciandola con affetto-. Non sapevo che fossi di turno oggi, altrimenti sarei passata a salutarti".
"Sei andata a trovare Tim?".
"Sì...".
"Come sta?".
Holly abbassò gli occhi e rispose: "Segue la terapia che gli ha prescritto il dottore e parla con uno psicologo, ma ho tanta paura che possa farsi del male...".
"Non preoccuparti, Holly, è tenuto sotto stretta sorveglianza: ci sono tanti medici e tanti infermieri pronti a intervenire, se dovesse tentare di farsi del male o di fare del male a qualcuno".
"Mi sentirei più tranquilla se anche tu lo tenessi d'occhio. So che ti chiedo molto, ma se potessi dargli un'occhiata... anche solo una volta al giorno... mi sentirei più tranquilla sapendo che una delle mie migliori amiche controlla Tim...", disse accorata, stringendo la mano della donna, che la strinse di rimando.
"Se questo può farti stare tranquilla, lo farò. Passerò da lui ogni volta che potrò, parlerò con i medici e mi informerò dei suoi progressi. Sai che puoi contare su tutte noi per qualsiasi cosa", Denise sorrise dolcemente, mentre guardava quella giovane ragazza cercare di farsi forza e annuire energicamente a ogni sua parola.
"Lo so e non smetterò mai di ringraziarvi per questo".
"Non devi ringraziarci. Adesso devo tornare a lavoro, chiamami se hai bisogno di qualcosa".
"Lo farò", promise la ragazza.

Il mattino seguente, a casa dei Burton, era scoppiato davvero un pandemonio.
"David, prendi lo zainetto!".
"Forza, campione, ci aspetta un lungo viaggio!".
Le voci di Roland e Joan si sovrapponevano, mentre David metteva il broncio e si lamentava: "Uffa! Non voglio partire, non voglio lasciare i miei amici!".
"David, ne abbiamo già parlato: rimarrete in contatto, proprio come sei rimasto in contatto con TJ e Finn...", cercò di persuaderlo il padre, mentre uscivano di casa e chiudevano la porta alle loro spalle.
"Sembra che qualcuno qui stia facendo i capricci...".
Uno scoppio di urla soffocò le parole di Latasha: Deuce e Tanner si slanciarono ad abbracciare l'amico in procinto di lasciarli.
I sorrisi degli adulti si allargavano, mentre i ragazzi giuravano di continuare a rimanere in contatto e promettevano di farsi visita durante le vacanze.
"Sembra che abbiano già deciso di vedersi per le prossime vacanze", commentò Maggie.
"Potrebbero venire entrambi a Baltimora, ce ne occuperemmo volentieri", ribatté Joan.
"Saremo pronte a restiturvi il favore il prima possibile", disse Latasha.
"Purtroppo ora dobbiamo andare: ci aspetta un lungo viaggio".
Le due donne annuirono e richiamarono i figli. I ragazzi si salutarono con un ultimo abbraccio.
"Fate buon viaggio!".
"State attenti!".
"David, non scordarti di mandarmi una mail appena arrivi!".
"Non scordarti di mandarla anche a me!".
"Non sperate di partire senza salutare anche noi!".
"Denise! Gloria, Jackie, Holly! Siete passate a salutarci!".
"Ci siamo anche noi!", esclamò Frank, indicando se stesso, Michael e il colonnello Young.
Ognuna delle persone presenti augurava buon viaggio e prometteva di rimanere in contatto e Burton ringraziavano con enormi sorrisi stampati in volto, felici di avere amici che tenevano a loro e a cui loro stessi tenevano. Tra abbracci e pianti (soprattutto di Gloria), a Joan non sfuggì il contegno del generale Holden e del colonnello Young, molto vicini l'uno all'altra. Già alla festa in onore del suo pensionamento Roland aveva notato qualcosa e gliel'aveva immediatamente riferito: entrambi sapevano che Michael era un uomo abbastanza saggio da non lanciarsi una relazione se non fosse stato pronto, ma erano preoccupati che per lui fosse troppo presto e che potesse rimanere scottato dalla nuova esperienza. Tuttavia Joan conosceva il colonnello Young e riteneva che una semplice chiacchierata potesse farle comprendere quali fossero le reali intenzioni dell'ufficiale dell'Aeronautica; non avrebbe mai permesso al suo mentore di essere ferito.
"Colonnello Young, potrei parlarle un momento?".
"Certamente", acconsentì prontamente la donna.
Le due si misero in disparte per poter parlare indisturbate.
"Sarò diretta: cosa sta succedendo tra lei e il generale Holden? Non ho potuto fare a meno di notare qualcosa e vorrei sapere se le mie sensazioni sono giuste...".
"Non è nelle nostre intenzioni affrettare le cose o mancare di rispetto alla memoria di Claudia Joy- incominciò Kat-, vogliamo solo vedere dove ci condurrà questa storia e saremo in grado di assumerci questo impegno".
"Sappia che, se lo ferirà, correrò qui e ne pagherà le conseguenze".
"Le posso assicurare che farò tutto ciò che è in mio potere per evitare che accada".
Joan annuì lentamente: "Proprio quello che volevo sentire... Vi auguro tanta felicità".
Kat sorrise: "Grazie, Joan".
"Joan, dobbiamo andare", la richiamò Roland, che aveva già sistemato Sarah Elizabeth e David sui sedili posteriori dell'auto.
Le due donne tornarono dal gruppo e, dopo aver scambiato gli ultimi commoventi saluti, i Burton salirono in auto e partirono.
"Vuoi fare l'ultimo giro della base?".
"Sì".

Il martedì pomeriggio all'Hump Bar non era mai stato così desolante: solo un paio di clienti sedevano in angolo e discutevano animatamente. Gloria aveva spedito Holly a dare una mano in cucina in previsione della sera, ma non aveva nient'altro da fare se non controllare le scorte di alcolici e superalcolici.
"Ehi, Gloria! Hai un minuto?".
"Hector! Sì, certo, non ho molto da fare. Vieni, andiamo nel mio ufficio".
"Il tuo ufficio... è strano sentirti parlare in questo modo", commentò il caporale.
"Credimi, è ancora più strano non avere Roxy girare qui intorno, dando ordini... non mi sono ancora abituata alla sua assenza e ora anche Roland se n'è andato...".
"Vi terrete in contatto, ormai ci sono così tanti modi...", provò ad incoraggiarla.
Gloria annuì e gli chiese: "Cosa volevi dirmi?".
"Ti andrebbe di uscire di nuovo?".
La donna prese un respiro profondo e disse: "Hector, ci ho pensato molto e ho deciso: ho scelto te. Ma se vogliamo che tra noi fuzioni, dobbiamo cambiare. Non voglio ripetere gli stessi errori che ci hanno portato al divorzio... Abbiamo sicuramente imparato qualcosa da questa esperienza, non roviniamo tutto questa volta...".
"Lo so, neanch'io lo voglio! Gloria, ti prometto che non accadrà di nuovo".
"Voglio fidarmi di te".
"Non te ne pentirai", disse Hector sorridendo.
"Ma prima di uscire di nuovo, dammi un po' di tempo... voglio parlare con Patrick per chiudere definitivamente quello che c'è stato tra noi".
"Va bene, Gloria, ti aspetterò", promise l'uomo, il sorriso non gli abbandonava il volto né gli occhi.
 
   
 
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