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Autore: Liberty89    28/08/2014    8 recensioni
Infine, con la paura e l'ansia che banchettavano nei loro cuori come ingordi diavoli delle roventi cerchie infernali, custodi e Ritornanti, affiancati dal mago di corte e il capitano dei cavalieri, erano giunti di fronte a ciò che restava della gloriosa e candida sede degli antichi sovrani del Regno della Luce. La Sacra Reggia, imponente e incontenibile in un singolo sguardo, si mostrò nera e silenziosa, come una triste vedova abbandonata al suo dolore e alla sua solitudine. Soggetto di quella cupa e vecchia fotografia smangiata agli angoli, che non rappresentava più la realtà, l'edificio era reso ancor più inquietante dai freddi raggi della luna a forma di cuore, che sovrastava quella briciola di universo come un'indifferente dea, che con eterna pazienza attende il momento in cui le creature sotto di lei si saranno distrutte a vicenda, riportando tutto alla pace originale.
Tratto dalla fic, capitolo ancora da scrivere.
Seguito della fic "Sclero di una notte di mezza estate".
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sclero di una notte di mezza estate'
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*si fa avanti piccola piccola* Salve~ eh già, alla fine dopo trentordici (?) mesi sono tornata. Mi spiace averci messo così tanto, purtroppo però ho avuto il mio bel da fare come studentessa, come prof (sì, quest'anno ho anche insegnato ù.ù) e poi come studentessa a pezzi in vacanza con una gamba fasciata, quindi ho messo da parte per un po' le fan fiction perché ero a corto di tutto: ispirazione, energie e la voglia, ma non le idee per le millanta altre cose che ho scritto nel frattempo, già... Recentemente mi sono rimessa al lavoro su questa fic e meno male che mi sono fermata per recuperare gli ingredienti sopracitati! Sapete perché? Beh quando ormai ero quasi alla fine del capitolo (mi mancava qualcosa come dieci righe) mi sono accorta di aver fatto un enorme disastro e ho dovuto riscriverne poco meno della metà. Per tutti questi motivi il capitolo che andrete a leggere non mi soddisfa molto, potevo sicuramente fare di meglio e mi impegnerò perché col prossimo capitolo sia così.
Detto questo, vi auguro una buona lettura!



Capitolo VI: L'unione fa la forza

Fairy Tail - Demon Deliora

Xigbar sbatté le palpebre un paio di volte per poi indietreggiare istintivamente di un paio di passi, si fece guardingo e attento ancor più di prima. La creatura che aveva davanti era capace di parlare, chi poteva sapere cos’altro era in grado di fare a differenza di quelle che l’avevano preceduta?
-Tsk, anche le altre due avevano risposto al richiamo di Marluxia come dei bravi cagnolini.- disse, riprendendosi da quell’attimo di smarrimento. -Tu non sei diversa.-
-Ti prego di non paragonarmi alle mie sorelle, sono solamente delle bestie che seguono l’istinto. Se fossi stata come loro, avrei potuto prendere esempio da Illvilja, che ha attaccato alle spalle il vostro amico.- replicò, donando una carezza lasciva all’incisione sulla lapide.
-Togli le tue zampacce da lì, schifoso abominio.-
-Temo che sia troppo tardi. Non ti sei ancora chiesto come ho fatto ad arrivare qui?- domandò Scarlet con una nota divertita nella voce. -Quando ha attaccato il vostro amico, Illvilja ha lasciato un seme nel suo corpo. Un seme piccolo e impossibile da notare, che si è nutrito poco per volta con la luce di questo mondo, al sicuro in una culla di terreno incredibilmente fertile.- spiegò, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Tu e il tuo padrone la pagherete per questo.- sibilò Xigbar. -Sei pronta bestiaccia? Il conto da saldare è molto salato.-
La donna ridacchiò. -Sei così sicuro di te, ma se ti dicessi che ho voglia del dessert? Qui, dopotutto, c’è davvero un’ampia scelta.- concluse, scorrendo con lo sguardo tutti gli avversari. -Da chi potrei cominciare…?-
-Che ne dici di morire senza fare storie?- ribatté il Tiratore Libero, sparando una raffica di colpi.
Nessuno dei suoi dardi, però, raggiunse il bersaglio, poiché la rosa era rapidamente fuggita nel sottosuolo, lasciando all’esterno le sue appendici, che ripresero a muoversi frenetiche per poi attaccare i Ritornanti.
-Indietro!- ordinò Xemnas, schivando e tagliando con le spade i viticci e le loro spine, tuttavia, gli sembrava che per quanti ne recidesse altrettanti ne spuntassero per prenderne il posto.
I suoi compagni si sparpagliarono in direzioni differenti, ponendo ognuno la propria arma in difesa del corpo. Solo Lexaeus rimase accanto al numero VI, per poterlo proteggere grazie al suo Tomahawk. Nel frattempo, il Burattinaio Mascherato impugnò il proprio libro e con l’ausilio di una penna d’oca intrisa d’inchiostro disegnò scudi su scudi, indirizzandoli a chiunque ne avesse bisogno. Tuttavia, ben presto si trovò schiena contro schiena con l’Eroe del Silenzio e perse di vista il resto del gruppo e non poté più prestare aiuto.
Con il suo potere, il numero IV aveva creato una spada di ghiaccio, formando un’ottima coppia con il suo scudo bianco e blu, e come il suo capo menava fendenti tutt’intorno a sé, tagliando rami e spine ma senza ottenere grandi risultati. Non appena ebbe un secondo di pausa, si guardò velocemente intorno e ciò che vide lo turbò profondamente: tutta quell’area di giardino sembrava essersi tramutata in una foresta di rovi che sicuramente si stava espandendo sempre di più.
-Maledizione, quando serve quel fiammifero ambulante non c’è mai!- pensò irritato, congelando i viticci che aveva intorno, per poi distruggerli con un colpo di scudo, ruotando su se stesso.
Per un attimo tutto parve fermarsi, ma con un tremito, i rami parvero risvegliarsi e si rigenerarono quasi in un batter d’occhio. Vexen li congelò di nuovo e li falciò via con la spada, prendendo poi ad avanzare seguendo sempre lo stesso schema. Percorsi un paio di metri si ritrovò fuori dalla cupola vegetale e vide con orrore che i suoi compagni erano rimasti confinati in angoli diversi del giardino.
-Oh, un bocconcino è riuscito a fuggire.- commentò la voce di Scarlet, facendogli abbassare lo sguardo verso il terreno.
Il Ritornante guardò con irritazione le proprie caviglie avvolte tra i rovi, ma soprattutto la destra, che era stretta tra le dita affusolate della donna. Sollevò la lama di ghiaccio per calarla sul polso sottile, ma con orrore si accorse di non riuscire ad abbassare il braccio, che gli mandò una scarica di dolore. Deglutì e si girò: le spine delle appendici di Scarlet erano conficcate nella sua pelle fino al gomito. La sua arma fu presto spezzata, e il biondo si voltò di nuovo verso il suolo, dove udì chiara e irritante, la risata divertita della rosa rossa.
-Tsk! Se pensi di farmi fuori così facilmente ti sbagli di grosso!- esclamò, per poi abbandonare lo scudo e scatenare il suo potere.
La mano del gelo scaturì dal suo corpo e si spinse in ogni direzione, persino nel sottosuolo, congelando ogni cosa. La pianta soffiò come un gatto quando sentì l’arto gelarsi, quindi lo ritirò immediatamente e fuggì in cerca di un’altra preda. Il numero IV osservò a occhi schiusi il risultato della sua controffensiva: una lucida superficie biancastra, sfumata d’azzurro, si estendeva davanti a lui per un paio di metri, e sicuramente alle sue spalle aveva ottenuto il medesimo risultato. I viticci di Scarlet ora apparivano come delle spesse e rigide corde bluastre ancora avvolte attorno alla loro preda. Con un leggero sospiro, che si mostrò con una piccola nube di vapore, gettò un debole sguardo al proprio corpo, anch’esso era completamente ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio, che -di sicuro- non si sarebbe sciolto tanto facilmente. Cercò di concentrarsi per farlo ritirare, ma non vi riuscì, nemmeno con la punta di un dito. Stanco, Vexen chiuse del tutto gli occhi e iniziò a recuperare le forze per potersi liberare.

Final Fantasy Crisis Core - Soldier Battle

Strette le dita su un ventaglio di cinque carte, il numero II scagliò i propri dardi avanti a sé, che poco dopo esplosero in una vampata di fiamme che bruciarono i rami colpiti, riducendoli in cenere. Osservò attentamente tutt’intorno a sé, cercando di scorgere in mezzo a quel groviglio di rovi anche una minima traccia del corpo di carne di Scarlet. L’iride destra bruciava nella sua fiamma color arancio, scrutando ovunque come l’occhio di un’aquila.
Seccato, Xigbar richiamò altre carte, quasi un mazzo intero, e le lanciò in ogni direzione. Come affilate cesoie, le carte da gioco tranciarono di netto i viticci che incrociarono sulla loro traiettoria, quindi il Ritornante scattò in avanti, aprendosi la strada già segnata con l’aiuto della propria pistola. Si chiese come potevano essere stati così poco attenti, ciechi, e sciocchi da non rendersi conto che sotto i loro piedi stava crescendo quella sottospecie di foresta di spine. Erano stati così impegnati a difendere il cuore del mondo e la Prima Pietra da possibili invasioni esterne, ed erano stati così sicuri delle loro capacità, da non aver minimamente pensato alla possibilità di ricevere un attacco dall’interno. Certo, il Castello Disney era il mondo della Luce per antonomasia e questo li aveva fatti sentire tranquilli, ma si erano adagiati troppo sugli allori e adesso dovevano vedersela con l’ennesima diavoleria del Leggiadro Sicario.
-Tsk, che tu possa morire fra atroci tormenti, fottuto bastardo.- pensò infastidito il Tiratore Libero, uscendo all’aria aperta.
Notò che ormai le appendici di Scarlet si erano spinte dappertutto, fino alle mura del candido maniero, risalendole come voraci rami d’edera. Cercò immediatamente i suoi compagni e strinse i denti quando scorse Vexen, chiuso nel suo stesso ghiaccio, ma libero dalle grinfie della rosa. Sparse qua e là c’erano diverse zone più “corpose” e dedusse che dovevano trattarsi dei diversi campi di battaglia in cui erano impegnati gli altri membri dell’Organizzazione. Materializzò cinque dadi nella mano libera e li lanciò dietro di sé, facendo saltare per aria alcuni rami che avevano tentato di aggredirlo alle spalle, quindi corse in direzione del bozzolo più vicino per aiutare chiunque vi fosse rinchiuso.
Le luminose lame rosse che comparvero all’improvviso, sferzando l’aria e gettando ovunque frammenti di rovi, però, lo fecero ghignare e fermare. Ci voleva più di qualche ramicello per mettere in scacco il fondatore dell’Organizzazione XIII, pensò, ma dovette ricredersi almeno in parte, quando lo vide uscire dalla foresta in miniatura.
Il Superiore emerse zoppicando dall’area in cui era stato imprigionato fino a poco prima, liberò una mano, congedando una delle sue armi, e la portò su una ferita aperta sulla coscia sinistra, che buttava sangue a ogni suo passo. In un attimo, Xigbar gli fu accanto e si strappò svelto una manica della candida maglia che indossava per farne una fasciatura provvisoria.
-Grazie Xigbar…- mormorò, prendendo un lungo respiro e appoggiandosi per un momento alla spalla che il compagno gli stava offrendo. -Dove sono gli altri?-
-Vexen è laggiù.- rispose, indicando dietro di sé con un pollice. -È rimasto fregato dalla sua stessa tecnica, ma almeno per ora è al sicuro. Scarlet non può perforare quel ghiaccio se nemmeno lui è riuscito a liberarsene.- spiegò. -Gli altri non so, devono essere rinchiusi in questa specie di bozzoli. Quella bestiaccia è riuscita a isolarci per bene.-
-E a quanto pare, ci vuole attaccare uno alla volta. È riuscita a ferirmi uscendo dal terreno, ma non mi sono accorto di lei fino all’ultimo perché c’erano rami ovunque… li avevo persino sotto i piedi.- narrò, tornando in posizione eretta. -Dobbiamo andare ad aiutare gli altri, ma per farlo dobbiamo-
-Nah, hai capito male capo.- lo zittì il Tiratore Libero, impugnando di nuovo la pistola e battendosela sulla spalla. -Non ci separeremo.- aggiunse, anticipandolo. -Dobbiamo restare uniti contro quest’erbaccia. Gli altri dovranno arrangiarsi fino al nostro arrivo… Comunque, qualcosa mi dice che Zexion e il gigantone sono insieme.-
Xemnas strinse i denti e abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo, determinato a seguire il piano del numero II. -Sbrighiamoci.- dichiarò, infine, correndo dietro al velocissimo compagno in direzione delle mura del castello.

Kingdom Hearts Re: Chain of Memories - Night of Fate

Le iridi verdi scattarono da una parte all’altra con nervosismo. I rami, dimostratisi particolarmente resistenti ai suoi fulmini, l’avevano ormai circondata, ma non l’attaccavano, limitandosi ad avanzare lentamente, come se la stessero studiando. Indietreggiò di un altro passo, tenendosi il braccio sinistro con la mano opposta per cercare di fermare in qualche modo la perdita di sangue. Aveva schivato appena in tempo il subdolo attacco che aveva tentato di prenderla alla schiena, per un soffio non ci aveva rimesso l’intero arto.
-Merda.- commentò Larxene, quando la sua schiena sbatté contro la parete del castello.
Vi gettò una rapida occhiata e quando tornò a guardare avanti a sé sussultò: i celesti occhi di Scarlet erano puntati su di lei e il suo sorriso, freddo e derisorio, non presagiva nulla di buono.
-Ciao carina.- salutò la pianta, puntando poi lo sguardo sul braccio della Ninfa Selvaggia. -Non mi sembri messa bene.-
Larxene rise. -Senti chi parla.- sputò, notando il suo arto destro congelato. -Quel vecchio brontolone alla fine s’è reso utile.-
-Già, una vera seccatura.- concordò la rosa. -Ma tu sei messa peggio di me, sai?- proseguì. -Se anche mi tagliassi il braccio, mi ricrescerebbe, ma non credo che per te valga la stessa cosa.-
-E perché dovrei tagliarmi il braccio?-
La pianta ridacchiò, sinceramente divertita. -Mai detto che l’avresti fatto tu.- asserì serafica, ascoltando con piacere il grido di dolore della donna.
Distratta dalla presenza del corpo di carne dell’avversaria, la numero XII non si era accorta dei rami che lentamente erano giunti sino a lei lateralmente e che, alla fine, avevano portato a termine ciò che era rimasto incompiuto poco prima. Il suo braccio sinistro cadde a terra con un tonfo sordo, seguito da una rapida cascata di sangue scarlatto e da altre grida sconnesse della Ritornante. Larxene si accasciò sulle proprie ginocchia, stringendosi il moncone sanguinante, che bruciava come se fosse stata marchiata a fuoco sulla carne viva.
Scarlet si passò la mano sulla guancia, pulendola da uno schizzo rosso che era giunto fino a lei e lo leccò via. -Delizioso.- commentò senza mai distogliere lo sguardo dalla sua preda. -Non vedo l’ora di mangiarti.-
-Tu…- sussurrò la bionda, risollevando gli occhi febbricitanti, lucidi per le lacrime che le bagnavano il viso. -Tu… non…-
-Io cosa, tesoro?- domandò la rossa, sollevando un largo viticcio.
-Tu… maledetta puttana!- urlò rabbiosa la Ninfa Selvaggia, scatenando un attacco elettrico con tutta la propria potenza.
Il fulmine scattò e raggiunse il suo obiettivo, concentrandosi soprattutto sull’arto congelato di Scarlet, che fece da conduttore e amplificò ulteriormente la scossa. La rosa gridò di dolore a sua volta, gettando il capo all’indietro e fuggendo tra i rovi, che la nascosero alla vista ormai offuscata della numero XII. Larxene si arricciò su se stessa, poggiando la fronte al terreno e aumentando la stretta sul moncone, che continuava a mandarle scosse di dolore. Serrò i denti, trattenendo le proprie urla, ma non impedì l’uscita di un ringhio quando qualcuno le toccò la spalla sana per attirare la sua attenzione.
-Larxene? Mi senti?- chiamò ancora Xemnas. -Lasciami dare un’occhiata.-
-Non… non c’è…- balbettò la bionda, alzando il viso pallido. -Non c’è… niente da vedere. Quella puttana… mi ha strappato il braccio! Fa un male d’inferno!- urlò poi, permettendo al compagno di esaminare il danno.
Poco dopo, Xemnas si tolse rapidamente la maglia e la usò per avvolgervi il moncone, sperando di contenere la perdita di sangue che già era stata fin troppa.
-Quella bestiaccia è scappata di nuovo sottoterra.- sputò il Tiratore Libero, avvicinandosi ai due. -Lei come sta?- domandò poi, dando uno sguardo rapido all’arto reciso abbandonato sul terreno.
-Dobbiamo chiudere questa faccenda in fretta, Larxene ha bisogno di cure urgenti.- disse serio il Superiore, alzandosi con la compagna tra le braccia. -E non possiamo lasciarla qui da sola, Scarlet potrebbe tornare.-
-…vi sarei d’impiccio.- mormorò la Ritornante.
-Non se ne parla, bionda.- ribatté il numero II, assottigliando lo sguardo. -Abbiamo già perso troppa gente.- proseguì, per poi fissare gli occhi d’ambra dell’altro uomo. -Coraggio capo, ho trovato gli altri.-

Kingdom Hearts 358/2 Days Original Soundtrack - Critical Drive

Letale e imperiosa, la Claymore calava su ogni ostacolo, liberando la strada al proprio padrone. Rafforzata la presa sull’impugnatura della propria arma, Saix procedette nell’intrico di rovi che a ogni secondo passato accorciava le distanze, serrando la sua morsa su di lui.
Si maledisse profondamente per aver permesso a quell’ammasso di rami di allontanarlo così tanto dai suoi compagni e in particolare dal numero I. Era stato colto alla sprovvista dalla moltitudine di radici che la pianta era riuscita a generare in poco tempo e per non farsi travolgere aveva dovuto indietreggiare parecchio. Probabilmente, pensò, era il più lontano di tutti dal centro di quella battaglia e a dare ulteriore conferma della sua teoria c’erano quegli stessi viticci perché erano incredibilmente sottili e cedevano come erbacce sotto le sferzate della sua alabarda, però dalla loro parte avevano il numero. Erano così tanti da confondersi l’uno con l’altro senza difficoltà, era praticamente impossibile dire dove iniziasse uno e dove un altro. Tuttavia, il numero VII non si lasciò sopraffare e continuò la sua avanzata, cercando di seguire la direzione da cui era arrivato quando si era separato dagli altri Ritornanti.
Quando finalmente riuscì a scorgere di nuovo il cielo limpido di quel mondo, il suo sguardo dorato fu subito attratto dal bozzolo di rovi più vicino. Era decisamente più grande di quello in cui era stato chiuso lui e sembrava ingrandirsi a vista d’occhio. Senza aspettare oltre, congedò momentaneamente la Claymore e corse verso quell’immensa cupola di rami spinosi.
Non appena vi fu accanto percepì due presenze all’interno, ma una in particolare lo preoccupò. Nonostante emanasse un’energia costante, Saix si accorse che pian piano essa stava diminuendo d’intensità, come una candela che si consuma lentamente. L’attimo successivo, il Ritornante dai capelli azzurri riprese in mano la propria arma ed entrò nello status Berserk: venne circondato da una tenue aura rossastra, leggera come la foschia del primo mattino, il suo cuore accelerò i battiti, pompando più velocemente sangue al suo intero corpo, infine, delle piccole scariche elettriche presero a correre lungo i suoi arti, schioccando nell’aria come tante fruste. Quando il primo fendente della Claymore si abbatté sul muro di rovi, l’intera cupola parve tremare e i rami si sbriciolarono sotto la sua potenza, come la terra arsa dal sole.

***

Kingdom Hearts HD 1.5 Remix Soundtrack - Kairi II

Era strano. Era davvero strano camminare in mezzo a tanta gente e riuscire a scorgerla solo tramite l’udito e la sfocata visione delle loro luci. Era strano e quella situazione un po’ la spaventava, nonostante ci fosse Riku accanto a lei a guidarla in ogni timido passo, tenendola a braccetto. Aveva timore a posare i piedi sulla strada lastricata di pietre, che tramite le suole aveva percepito un po’ quadrate e un po’ rettangolari, perché più di una volta era inciampata in qualcuna che sporgeva rispetto alle compagne e anche con la prima scalinata che avevano incontrato sul percorso non era andata nel migliore dei modi: c’era mancato poco che cadesse e sbattesse il viso a terra. Fortunatamente, era stata presa al volo.
Jessie camminava piano, con il capo leggermente abbassato e gli occhi schiusi, perché non riusciva a tenerli serrati né aperti del tutto; non aveva voluto rimettere la benda per coprirli e ora quasi ne era pentita. Senza il suo cappuccio a proteggerla dagli sguardi altrui si sentiva esposta come non le accadeva da tempo, purtroppo però il cappotto aveva dovuto lasciarlo da Yen Sid, per permettere alle fate buone di ripararlo e rinforzarlo in vista delle battaglie future. I suoi amici però avevano compreso il suo stato d’animo e si erano disposti attorno a lei per farla passare inosservata.
Kairi e Sora erano in testa al gruppetto, mano nella mano e con un’espressione tranquilla dipinta in volto, mentre ammiravano le costruzioni della ridente cittadina che li aveva accolti al loro arrivo su quel mondo. Il custode dell’Alba era alla sua destra, camminando lungo il ciglio di uno dei canali che attraversavano l’intera città, e alla sua sinistra stava Axel, che con le mani cacciate nelle tasche dei pantaloni bianchi, si guardava attorno e da qualche minuto aveva cominciato a canticchiare un motivetto a labbra chiuse. Non sapeva cosa fosse, ma la stava aiutando a rilassarsi.
Da quando Andrea se n’era andata qualche ora prima -portandole via ciò che restava dei suoi vestiti ormai logori e facendole indossare un altro paio di jeans scuri e una canotta rossa dal taglio all’americana- alcune cose stavano iniziando a cambiare. Tutti loro avevano assistito allo sfogo della keyblader del Tramonto, avevano sentito forte e chiaro la sua supplica all’amica di non essere lasciata sola, e avevano ammesso che Inuyasha aveva ragione: provando anche solo a immaginare quali fossero le paure e i tormenti della loro compagna, probabilmente non avrebbero compreso fino in fondo.
-Questo mondo è veramente tranquillo…- osservò la principessa a voce bassa. -Siamo sicuri che ci sia bisogno di noi?-
-In effetti nemmeno io percepisco qualcosa.- rifletté Riku. -Però non dobbiamo abbassare la guardia.- aggiunse subito dopo, prima di voltarsi verso la compagna. -Jessie te la senti di andare avanti ancora un po’, o preferisci riposare qualche minuto?-
-Proseguiamo, non sono- Ah!- esclamò, piegandosi in avanti quando qualcosa le sbatté contro le gambe.
Si aggrappò all’argenteo con tutte le sue forze pur di restare in piedi e per poco non caddero entrambi. -Cos’è stato?- chiese poi, voltandosi istintivamente.
Avvertì qualcosa correrle accanto e una coppia di scuse non troppo attente, che s’allontanavano rapidamente insieme a due brillanti luci candide.
-Marmocchi.- disse il Ritornante con un sospiro. -Allora? Andiamo avanti?-
-Sì, andiamo.- confermò la castana, cercando nuovamente il braccio del compagno.
Così, i guerrieri della Luce ripresero a percorrere la strada lastricata. Giunsero fino a una piazza poco affollata con una grande fontana posta proprio al centro, lasciandosela alle spalle dopo alcuni minuti di sosta e di nuovo si trovarono accanto a un canale dalle acque profonde, solcate di tanto in tanto da piccole imbarcazioni biposto.
-C’è qualcosa di strano.- sussurrò a un tratto Jessie, dopo circa un’altra ora di cammino, attirando tutti gli sguardi su di sé e causando l’arresto dell’intero gruppo.
-Che cosa?- domandò Sora, facendosi subito attento.
-Sopra di noi, molto in alto, ci sono delle luci.- rispose, alzando leggermente il viso in direzione dell’amico. -Non me ne sono accorta finché non sono diventate tante…-
-Stai dicendo che…?- intervenne Kairi, sgranando gli occhi blu.
-Credo che ci stiano tenendo d’occhio.- annuì la keyblader del Tramonto.
-Devono essersi appostati sui tetti.- osservò Axel, senza distogliere lo sguardo dal volto della compagna.
-Continuiamo a camminare.- suggerì l’argenteo. -Non possiamo restare fermi troppo a lungo.-
-Riku ha ragione.- dichiarò il custode della Catena Regale. -Che ne dite se attraversiamo il ponte e andiamo dall’altro lato?- propose poi, indicando il passaggio che si trovava pochi metri più avanti. -Ci conviene tornare indietro. Non mi piace questa storia, ma dobbiamo muoverci senza destare sospetti in chi ci sta guardando.-
-Mi sembra un buon piano.- assentì il rosso, stirando le braccia verso l’alto per poi incrociare le mani sulla nuca.
-Axel, credo che tu dovresti precederci.- riprese immediatamente Sora.
L’interessato inarcò un sopracciglio. -Perché?-
-Se le cose dovessero andare storte, il Re saprebbe cos’è successo, anche se non nel dettaglio.- spiegò. -Se entro notte non avrete notizie, allora potrete muovervi.-
-Non mi piace.- grugnì il numero VIII. -Però non hai tutti i torti.- sospirò poi. -Ok, m’infilerò nel primo vicolo e aprirò un varco.-
-Bene.- concluse il castano, muovendosi per raggiungere il ponte. -Siamo d’accordo?- chiese, ottenendo un unico consenso. -Perfetto, andiamo.-
-Voi non andate proprio da nessuna parte.- annunciò una voce maschile seria e grave, costringendoli a voltarsi.
Un ragazzo alto, dai corti capelli scuri tirati indietro e vestito con abiti militari, stava puntando un fucile mitragliatore contro tutti loro. Alle sue spalle e da tutte le direzioni disponibili -persino dai tetti degli edifici- giunse un gruppo di soldati, tutti armati e pronti a fare fuoco. In breve li circondarono, scatenando il panico nelle persone che stavano transitando nella zona, ma la calma fu ristabilita in pochi minuti grazie all’intervento tempestivo di altri uomini, che avevano fatto sgomberare l’area.
-Cosa volete?- domandò Riku, stringendosi la compagna al fianco. -Non abbiamo fatto nulla.-
-Mi è stato ordinato di condurvi alla base, quindi seguiteci senza opporre resistenza.- affermò il moro, puntando meglio l’arma.
-E chi vi dà l’autorità per fare una cosa simile?!- sputò il Ritornante. -Noi non-
-Tu non ci servi.- lo zittì con tono perentorio. -Le istruzioni che ho ricevuto riguardano solo loro quattro. Non ho l’abitudine di portarmi dietro pesi inutili né di andare oltre gli ordini che mi sono stati dati.- spiegò algido. -Adesso muovetevi!-
-Te lo puoi anche-
-Axel vai. Noi ce la caveremo.- ordinò sottovoce il prescelto del Giorno, mettendosi davanti al rosso.
-Sei pazzo?!- ringhiò l’altro. -Non vi mollo così!-
-Ce la caveremo, vai!- ripeté, donando una rapida occhiata agli altri due amici, che annuirono e si misero attorno al compagno, formando una specie di semicerchio. -Se ti seguissimo, verrebbero pure loro e non possiamo correre questo rischio.- osservò. -Segui il piano che abbiamo messo insieme prima. Fidati di me, di noi. Andrà tutto bene.- assicurò mostrando un sorriso deciso.
-Non temere Axel, non ci accadrà nulla.- intervenne Jessie, voltandosi appena verso di lui con espressione incoraggiante.
-…e va bene.- si arrese infine, aprendo un varco sottile alle proprie spalle, che causò un’ondata di confusione tra gli uomini che avevano attorno.
-State calmi!- ordinò il ragazzo a capo della spedizione. -Mantenete la posizione!-
-Vedete di non fare casino e di non cacciarvi in guai troppo grossi.- aggiunse Axel, indietreggiando di qualche passo e svanendo nella bianca luce del passaggio, che si chiuse l’istante dopo senza lasciare alcuna traccia, come se non fosse mai esistito.

***

Kingdom Hearts Re: Chain of Memories - Scythe of Petals

L’Eroe del Silenzio sferzò l’aria con la sua possente arma, trascinando nel movimento un’ampia fascia dei rovi che circondavano lui e il suo compagno. Aveva provato a sfruttare il proprio potere per controllare la terra che avevano sotto i piedi, ma per quanto s’imponesse, la sua volontà non riusciva a prevalere su quella della rosa scarlatta, che si era spinta in profondità nel sottosuolo. Girò leggermente il viso e scrutò il Burattinaio Mascherato. Il numero VI era concentrato al massimo sul proprio libro e su ciò che accadeva attorno a loro, infatti, quando un viticcio spinoso minacciò di colpirlo alle spalle, la piuma corse rapida su una pagina e l’attimo dopo uno scudo azzurrino s’alzò per proteggerlo.
-A che punto sei?- domandò Lexaeus, roteando il Tomahawk sopra la testa e liberandosi di altri rami.
-Non ci sono ancora.- rispose Zexion, guardando di sfuggita la larga schiena dell’amico, per poi tornare a fissare il Lexicon. -Queste dovrebbero aiutarti a prendere altro tempo.- disse poi, creando rapidamente due asce bipenne, che galleggiarono fino ai fianchi del numero V.
-Non stai gestendo un po’ troppe cose?- chiese il castano, notando il sudore sulla fronte leggermente pallida dell’altro.
-Non preoccuparti.- replicò lui, sbattendo le palpebre. -Gli altri dovrebbero arrivare a breve da quello che- Indietro! Adesso!- avvertì, scagliando le due asce contro la spessa appendice che mirava al torace del possente Ritornante.
Lexaeus indietreggiò fino a ritrovarsi a un passo dal compagno e puntò in avanti gli occhi celesti, giusto in tempo per assistere alla violenta distruzione delle due armi. Il ramo che l’aveva attaccato era molto più grosso di quelli che ancora li imprigionavano e comprese che doveva essere una delle propaggini principali della loro avversaria, che quindi non doveva essere lontana.
-Dunque Scarlet, perché non esci?- chiese infatti il ragazzo col ciuffo, voltandosi e posando la propria schiena contro quella ampia dell’Eroe del Silenzio.
-Voi, piccoli esseri, cominciate davvero a seccarmi.- pronunciò algida la voce della rosa, che emerse dai rovi, comparendo esattamente di fronte a Zexion.
La donna rivelò il proprio viso e rapidamente anche il resto del suo corpo di carne, che mostrava segni di ustioni a partire dal braccio destro, fino al collo e parte del torace. Con gli occhi ridotti a fessure, Scarlet fissò il Ritornante davanti a sé, che le restituì uno sguardo sorpreso a causa delle sue condizioni. Digrignò i denti e aprì le braccia, spalancando le dita.
-Pagherete per le mie ferite.- sibilò, dando un’occhiata di fuoco al numero V, che si era voltato senza però muoversi da dov’era, poiché conscio che non dovevano in alcun modo dare le spalle all’intricato groviglio vegetale che avevano intorno.
La pianta incrociò le braccia davanti a sé, celando per un attimo il proprio viso, dopodiché le riaprì di colpo con un grido battagliero e scagliò una pioggia di petali rossi verso i due avversari e al contempo li attaccò dal basso con i suoi rami più sottili. Il Burattinaio Mascherato serrò le labbra e compreso che era ormai tardi per creare uno scudo che li proteggesse entrambi, decise di rischiare con ciò che stava preparando fino a un attimo prima. Nel momento stesso in cui un viticcio si legò alla sua caviglia, la piuma che stava sospesa sopra il Lexicon si mosse veloce come il vento, apportando una firma sulla pagina esposta, confermando il termine del lavoro e l’inizio del contrattacco.
Rapidi come un battito di ciglia, dal terreno emersero nuovi e robusti rami spinosi, perfettamente identici a quelli della rosa scarlatta, ma di origine completamente differente. Essi si posero a difesa dei due Ritornanti e si lanciarono attorno alle loro controparti, allontanandole e strozzandole nelle loro spire.
-Questo è impossibile!- sputò Scarlet per poi stringere i denti, sentendo chiaramente la stretta sui suoi numerosi arti.
-Invece è possibile.- replicò calmo Zexion, fissandola da dietro il lungo ciuffo. -Le mie illusioni sono molto più potenti di un tempo, ora posso renderle reali.- spiegò, incrociando le braccia sul petto per mascherarne il movimento e stringendo la stoffa della maglia tra le dita.
-…ma davvero?- fece la rosa, esibendosi in un piccolo ghigno. -E per quanto resisterai?- chiese divertita, poiché per quanto il Burattinaio Mascherato tentasse di nascondersi, non le erano sfuggiti né il tremore delle sue mani né il rapido ritmo del suo respiro. -Sembra che ti stia costando parecchio rendere reali le tue illusioni.-
-Non dovrà farlo per molto.- intervenne Lexaeus, con voce atona, prima di ruotare il Tomahawk per spazzare via tutti rami che incrociava al suo passaggio.
-Tu da solo pensi di riuscire a fermare il mio attacco? Illuso!- gridò la rossa, scagliando un’altra pioggia di petali in direzione del numero VI.
All’improvviso, però, dal terreno emerse un’enorme carta da gioco, che incassò l’attacco al posto del Ritornante dai capelli grigio-azzurri, svanendo subito dopo. Allo stesso tempo, si aprirono con violenza due varchi tra le mura di rovi, uno di fronte all’altro, ai lati dei tre presenti.
-Lui da solo magari no, ma…- esordì il Tiratore Libero, picchiandosi la spalla con la propria pistola.
-…che ne dici se ci proviamo in tre?- concluse Saix con voce roca, perfettamente lucido nonostante si trovasse ancora nello status Berserk.
La rosa assottigliò lo sguardo, passandolo da un avversario all’altro, ed emise un basso ringhio quando vide comparire il Superiore alle spalle di Xigbar.
-Facciamo in quattro.- sentenziò Xemnas, puntando gli occhi d’ambra in quelli azzurri della pianta. -Direi che è venuto il momento di estirparti come la gramigna che sei.- aggiunse, avanzando e impugnando la coppia di spade dalla lama rossa per poi unirle tramite l’elsa cilindrica, finalmente pronto all’ultimo round.






E questo è quanto!
Non è ancora chiaro quale sia il mondo in cui sono finiti i nostri eroi e temo che sarà sconosciuto alla maggior parte di voi. Comunque, al prossimo aggiornamento sarà tutto spiegato nei minimi dettagli!
Nel frattempo, al Castello Disney la battaglia con Scarlet comincia e prosegue e qui vorrei spendere due parole sui Ritornanti e in particolare su Zexion e il potere che gli ho dato. Tramite il web (perché io non ho mai giocato a 358/2 Days) ho scoperto con mia somma scioccata sorpresa che Zexion, il famoso Burattinaio Mascherato, originariamente usava il Lexicon come arma impropria, quindi ho deciso di fargli fare un power up che ho già testato in parte con l'altra long-fic che sto scrivendo su KH: disegnando sul suo libro, Zexion è in grado di creare delle illusioni per confondere l'avversario, in più qui è capace di renderle reali anche se con un grande dispendio di energia.
Per quanto riguarda gli altri Ritornanti ho dovuto fare dei tagli strategici: Larxene e Vexen sono fuori gioco; Xigbar ha già ampiamente mostrato i suoi poteri negli ultimi capitoli dello Sclero; Lexaeus si farà valere molto presto;  Saix avrà un maggiore controllo sullo status Berserk e Xemnas per ora ha fatto vedere di poter unire le sue spade per farne una sola molto più faiga.
Spero che nonostante tutto il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiati. Passiamo al prossimo punto.
Innanzitutto, ringrazio Kree_39 per aver messo la fic in tutto l'inseribile! Grazie mille per questo tripudio di apprezzamento *^*
Ringrazio EternalSunrise (ciao vanny ù.ù), jessy87 e Kaigi per aver messo la fic tra le preferite; poi ringrazio claudiob, Destyno e Kaigi per averla messa tra le seguite. Ovviamente un grazie grande grande va anche a chi legge soltanto :3
Ora, non mi resta che salutarvi. Ci vediamo al prossimo aggiornamento!
See ya!
  
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