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Autore: Jazzmary    29/08/2014    4 recensioni
Erano le dieci e mezzo quando mi accorsi di aver dimenticato la giacca nell'ufficio del preside. Avevo mezz'ora per recuperarla e per orientarmi meglio nel collegio. Quando arrivai - fortunatamente senza perdermi e incontrare qualcuno - feci un respiro profondo e vidi un ragazzo dietro la scrivania. Ci guardammo.
Era alto. Poco più alto di me, credo. Aveva le iridi di un verde profondo, capelli neri e disordinati. Indossava una felpa grigia e per pantalone una tuta dello stesso colore. Scalzo.
Mi sentii strana sotto quello sguardo indagatore.
"Lei è un professore?" ruppi quel silenzio imbarazzante. Lui sorrise e mi sentii sciogliere.
"Be', ehm, si. Io..."
Me ne resi conto solo dopo. Anche le bugie di Percy Jackson hanno le gambe corte.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Percy/Annabeth
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP
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Percy Jackson



Non era tanto il fatto di aver creduto per un momento che quello stupido ragazzo fosse un professore, ma fu il modo in cui lo scoprii, che mi fece male. 

Ero stata stupida, diamine. Troppo stupida.

Era troppo giovane, e la stupida Annabeth Chase aveva creduto alle sue parole.
Aspettate. Parole?
Mi resi conto solo adesso che ciò che Percy disse non erano parole, ma stupidi monosillabi sotto pressione.

"Be',ehm, si. Io..." 

Diamine. Diamine. Diamine!
Era in imbarazzo! Ho sbagliato io!? Sì, ho sbagliato io. E adesso da quella situazione imbarazzante chi mi ci aveva tolto? Talia! Eh si. Proprio Talia Grace. I discorsi che faccio alla mia mente sono un po' troppo isterici, eh? 
No, non importa. Sono in una fase psicologica importante e dovrei raccontarvi del mio angelo custode Talia, che si prese il permesso di far come se tutto quello che era successo, non fosse mai successo. Capite?

Tra le risate di quegli idioti dei gemelli Stoll, tra le occhiate di Percy e degli altri individui perplessi, tra Nico e sua sorella Bianca, tra tutto quello schifo, ecco che lei si avvicina a me, mi mette una mano sulla spalla e dice: "ragazzi, questa è Annabeth Chase". E, come se avesse chiamato quei due idioti "ehi, tu!", i due signorini dalle zazzere castano si alzarono, smettendo di ridere e avvicinandosi a me. 

Li osservai meglio e constatai che avevano la tipica faccia da schiaffi che i professori amano rimproverare. Quel sorriso beffardo e quelle sopracciglia arcuate conferivano ai due un'aria furba ed espansiva, come se ti potessero incatenare e cogliere di sorpresa in ogni singolo istante. Sembrava che sorridessero sempre, tali erano i tratti del viso.

"Piacere di conoscerti, Annabeth" dissero all'unisono.
"Una curiosità" iniziò Travis "perché pensavi che Percy fosse un professore?" soffocò una risata.

Respinsi quella vocina malefica che mi diceva "uccidilo, uccidilo!" e ascoltai quella buona che diceva "resta ferma e controllati". Purtroppo.

"Cos..." Talia guardò prima me, poi Percy, poi i fratelli Stoll. 
"Sono felice di conoscerti, Annabeth Chase" si avvicinò una ragazza "io sono Bianca Di Angelo, sorella di Nico. Per la colazione dobbiamo darci da fare noi, quindi se vuoi una mano..." guardò il grembiule da cuoco che avevo ancora in mano. 
"Oh, no, grazie. So già cucinare da sola" sorrisi. Anche Bianca mi aveva salvato da quell'inferno.
Era una ragazza non molto alta e aveva gli stessi capelli e gli stessi occhi neri del fratello Nico.

La folla attorno a me si disperse e non mi risparmiai di rivolgere un'occhiata a Percy. Lui si era già voltato e distribuiva i grembiuli, tirandoli come se fosse la cosa più figa da fare.

E così cucinai dei pancake. 

Quando mi sedetti dinanzi ad uno dei tavoli, alla mia sinistra prese posto proprio Percy. 
Una punta di fastidio si insinuò sotto la mia pelle. 
Con che faccia tosta si sedeva accanto a me?

"Piacere, Percy Jackson" mi tese la mano e io in tutta risposta lo guardai male, senza dire nulla.

Probabilmente aveva già capito le mie intenzioni omicide.

"Sei Annabeth".
"Sono Annabeth" confermai.
"Allora parli!".

Avevo già scritto il suo nome sul libro nero. Bastava un altro po' e sarei scoppiata.

"Parlo" confermai. Mi guardò divertito e io iniziai a mangiare i miei pancake, lui la sua insalata.
"Sei vegetariano?" domandai.
"Sei californiana?" domandò lui.
"Sei vegetariano?" domandai di nuovo.
"Sei californiana?" domandò di nuovo lui.

Strinsi i pugni.

"Risponderò alla tua domanda solo se tu rispondi alla mia" disse.
"Lo stesso vale per me" ribattei.

Roteò gli occhi con fare divertito.

"No, non sono vegetariano. Mi piace la lattuga".
"Vada per Testa d'Alghe" mormorai.
"Cosa?".
"Vada per Testa d'Alghe, ho detto!" dissi più forte.
"E cos'è, un servizio terme?" chiese Percy, un po' beffardo.
"È il tuo soprannome, idiota!" disse un ragazzo di fronte a noi, godendosi la scena, divertito. 
"Piantala, Luke!" gridò Percy, rivolgendosi al ragazzo che aveva parlato.

Questo si avvicinò e si sedette di fronte a noi.
Aveva i capelli biondi, gli occhi chiari e una cicatrice lunga che andava dal sopracciglio fin sotto lo zigomo destro. Nonostante questo, era molto bello.

"Mi spiace disturbare, ma non potevo non presentarmi" sorrise "mi chiamo Luke Castellan. Tu dovresti essere Annabeth Chase, giusto?".
Annuii. "Si, Annabeth" tesi la mano, che lui strinse. 

Luke inziò a mangiare la sua fetta di carne al sangue.

"Non mi hai ancora risposto, Chase" fece Percy, infastidito dalla presenza di Luke che adesso cercava di attirare la nostra attenzione facendo rumore.
"A cosa dovrei rispondere, Testa d'Alghe?" dissi, mettendo in bocca un pezzo di pancake.
"Ehi!" protestò lui. 
"Te l'avevo detto, amico!" disse divertito Luke, scuotendo lievemente la testa.

Percy sbuffò. Quel nome non gli piaceva affatto. Mi compiacqui.

"Sei californiana?". 
"Si, giusto. Sei californiana?" si intromise di nuovo Luke.
"Vengo dalla Gran Bretagna" dissi. 
"Ah. E che facevi lì?" chiese Luke.
"Studiavo" risposi.
"Divertente" commentò Percy, ironico.
"Che studiavi?" domandò Luke.
"Le solite cose che si studiano a scuola più qualcosina di architettura".
"Architettura? Davvero?" chiese Luke, palesemente interessato.

In tutta risposta annuii. Luke fischiò piano.

"È la prima volta che mi capita di incontrare una bella ragazza come te che cerca di diventare architetto" disse. Mi guardava fisso negli occhi. 

Accanto a me si sedette Talia. 

"Meno l'interessato, Luke" disse lei.
Lui rise. "Sei gelosa, Tals?".
"Sono fidanzata" ribatté con orgoglio.
"Con chi?!" fece Percy sorpreso. 
"Nico" rispose lei.
"Finalmente! Era ora che vi deste una mossa!" disse Bianca, lì vicino, sedendosi accanto a Talia e addentando il suo sandwich agli arachidi. 

Luke guardava Talia sbalordito. 

"Ci hai dato dentro!" sorrise.
"Fatti un po' gli affari tuoi, Castellan!" ribatté ancora lei.

Finii i miei pancake e andai verso la mia stanza.
Mi lavai i denti, afferrando un buon libro e iniziando a leggerlo dal sesto capitolo.

 

Dopo un po' di tempo qualcuno bussò alla mia porta. 
Aprii, uscii nel corridoio, mi guardai intorno ma non vidi nessuno. 
Mi girai per tornare indietro, ma davanti a me, sulla soglia della porta, c'era un Percy Jackson che sorrideva.

"Cosa vuoi, Percy?" domandai seccata.
"Metterti in guardia da Luke. Ci prova con tutte" disse.
"Non sono affari tuoi" alzò le mani in segno di difesa. 
"Non dire che non ti avevo avvertita".
"Io e te abbiamo da dirci qualcosa" constatai, incrociando le braccia.
"Ahi ahi ahi, ti stai arrabbiando, eh?" fece lui.
"Da cosa l'hai capito?".
"Le tue braccia non presagiscono niente di buono".

Lo spinsi dentro la stanza, chiudendo la porta.

"Cosa ci facevi nell'ufficio del preside, ieri sera? Sembravi un po' in imbarazzo quando hai "detto"" e sottolineai 'detto' facendo virgolette immaginarie con le dita "che eri un professore!".
"Non sono affari tuoi, Chase" disse piano.
"C'è qualcosa. E sta' sicuro che capirò di cosa si tratta".
"Ti metti in guai seri, sono cose più grandi di te, Annabeth! Smettila di stressarmi e lascia stare questa storia!" gridò.

Vide la mia espressione ferita e disse "senti, scusa, ma tutto ciò è più serio di quanto tu pensi".

Bussarono di nuovo alla porta.

Aprii. Era Talia.

"Annabeth, c'è lezione di matematica tra dieci minuti. Ti aiuto con la strada?" disse, guardando poi Percy.

"Si, vengo subito" risposi. 

Uscimmo dalla stanza. Ci guardammo un'altra volta.

 

"Tieniti pronto, Testa d'Alghe". 

 

E partii alla volta verso la mia materia preferita.

   
 
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