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Autore: remsaverem    21/09/2008    3 recensioni
Il padre di Reid torna misteriosamente nella vita del figlio.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jason Gideon, Spencer Reid
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Washington

Washington

A Washington pioveva.

Ancora non riusciva a capacitarsi di quello che sua madre gli aveva detto.

Che potesse aspettarsi un tradimento da William poteva immaginarselo, ma sua madre…No, non lei. Non dopo tutto quello che avevano passato.

Fermò l’auto in una stradina isolata, fuori città. La luce all’interno era accesa.

Doveva trovarsi a casa.

Gideon stava preparando un’omlette quando sentì il campanello suonare.

Si asciugò in fretta le mani e andò ad aprire, mentre sentiva provenire forti colpi alla porta “sto arrivando, sto arrivando, la buona educazione dice che…”.

Poi guardò nello spioncino e aprì immediatamente.

Ad attenderlo, completamente fradicio, con i capelli appiccicati alla fronte e una cartella che gli penzolava tristemente sul fianco c’era il più giovane membro della loro squadra.

“Reid!!” esclamò slanciandosi verso di lui.

Gideon lo fece entrare e corse a prendere degli asciugamani.

“Guarda, sei tutto bagnato, così finirai per prendere una polmonite”.

Lo fece sedere sul divano.

Reid si avvolse gli asciugamani intorno.

Aveva freddo, ma non a causa della pioggia.

Gideon si sistemò vicino a lui, mettendogli tra le mani una caraffa di thè fumante.

Ma lui non aveva alcuna intenzione di dire alcunché, era come se le parole si rifiutassero di uscire dalla sua bocca.

Non avrebbe nemmeno saputo come cominciare.

Sapeva però che Gideon non gli avrebbe chiesto niente, se non fosse stato lui a desiderarlo.

C’era anche questo che gli piaceva del carattere del suo supervisore: che sapeva sempre quando era il momento giusto.

E quello non era il momento per chiedere.

Dopo qualche istante trascorso a rimirare i nugoli di fumo provenienti dalla tazza che aveva tra le mani sussurrò un “lo sapeva”.

Tutto lì.

“Chi lo sapeva Reid?” domandò cautamente Gideon.

Posò la tazzina sul tavolino, ma senza guardare direttamente il suo supervisore.

“Lei, lei…mia madre, lei ha-ha detto che sapeva tutto… di mio padre, capisci Gideon?” continuò ancora a bassissima voce “…lei ha sempre saputo tutto, da un sacco di tempo e non mi ha mai detto niente…io…io pensavo di potermi fidare di lei…non…”

“Aspetta aspetta, cosa ti ha nascosto? Di tuo padre? …”

Reid scosse la testa.

“Cosa..?”ma non fece in tempo a finire che qualcuno bussò alla porta.

Erano un po’ troppe visite inaspettate per quella serata.

“Aspettami qui va bene? Vado a vedere chi è e torno subito” gli disse con voce rassicurante.

Gideon scrutò il nuovo venuto attraverso lo spioncino della porta. Non l’aveva mai visto.

L’uomo si presentò da fuori e lui aprì la porta.

Era magro, e alto, ma non come il figlio. Indossavo un completo blu che doveva aver visto tempi migliori.

“ Sono William Reid il…”

“So chi è lei” rispose Gideon tagliente.

“Sono venuto perché…lui è qui vero?”.

“Di chi sta parlando? “ domandò Gideon fingendo di cadere dalle nuvole.

“Sa benissimo di chi sto parlando…”

Gideon lo guardò perplesso.

“Oh andiamo, devo parlare con lui, con Spencer…”continuò William Reid.

Gideon ancora lo guardava senza dar segno di capire.

“Con mio figlio” sottolineò l’uomo con una certa enfasi.

Solo a quel punto Gideon diede segno di aver inteso.

“Suo figlio eh…”mormorò.

“Per l’appunto e lei non…”

“Suo figlio” ripetè Gideon con la stessa cadenza, facendo un passo in avanti.

“Sì e desidero parlare con lui” fece William Reid arretrando istintivamente.

“Suo figlio” ripetè nuovamente Gideon.

“Vuole smetterla?” fece William Reid irritato “mi faccia entrare, ho tutto il diritto di…”.

“Lei ha…” cominciò Gideon, poi scosse la testa, fece un passo indietro e fece per chiudere la porta.

“Che diavolo fa?”

“E’ inutile…” esclamò Gideon per tutta risposta.

“Cosa,ma…?! Senta mi faccia parlare con Spencer!Devo dirgl…”

“Cosa? Che ha bisogno di lui? Che gli è mancato? O vuole parlargli perché si è cacciato in qualche guaio? Sentiamo…”

“Non sono affari suoi” fece William Reid sulla difensiva.

“Ah bene, sì dà il caso però che suo figlio, come lo chiama lei, sia venuto da me, quindi ora sono anche affari miei”

“Lei non sa niente” si schernì William.

“Può darsi” aggiunse Gideon meditabondo “ma ne so abbastanza per decidere di non farle mettere nemmeno un piede in quella stanza”.

“E con che diritto sentiamo? Spencer ehi Spencer devo parlarti” gridò l’uomo da fuori.

“E a lei chi dà il diritto di saltar fuori dopo tutto questo tempo, come se niente fosse?” disse Gideon mentre allungava un braccio in orizzontale lungo lo stipite della porta, bloccando qualsiasi passaggio.

“Sono suo padre” ribattè pronto William.

Gideon scosse la testa “buffo come le persone rimangano aggrappate a certe…”ma si interruppe, con un gesto della mano, quasi ad allontanare quello che stava per dire, perché inutile.

“E cosa ne sa? Io…sì vero ho commesso degli errori e chi non ne fa? Ma adesso…adesso sono cambiato e …lui ...lui è Spencer e io ho bisogno di parlare con lui, quindi si sposti”.

Gideon rimase esattamente dov’era.

“Insomma” gridò William Reid alzando la voce “che diavolo vuole da me?”

“Non lo so, me lo dica lei” rispose compito Gideon”ma non crede di avergli già fatto abbastanza male?”

“Vuole dirmi chi diavolo le dà il diritto di…ah maledizione” sbuffò William Reid “…non gli farei mail del male, è mio figlio, non…”

“No signor Reid, si sbaglia” commentò Gideon pacato “lei gliene ha già fatto”.

Detto questo chiuse la porta lentamente.

“E’ andato via”.

Gideon sobbalzò.

“Hai…”
”Ho sentito abbastanza” fece Reid togliendosi di dosso la coperta “Grazie”.

“Senti Reid…”cominciò Gideon.

“No, non ti preoccupare, dovevo intuire che non era cambiato, che voleva qualcosa, ma…ma non pensavo che…” fu percorso da un brivido.

“Avanti vieni, ti preparo la camera degli ospiti”.

Reid annuì.

Si svegliò nel cuore della notte, consapevole di aver fatto un incubo.

Avvertiva un vago senso d’angoscia, anche se non avrebbe saputo spiegarne l’origine.

“Ehi” fece Gideon comparendo sulla soglia della stanza “va tutto bene?”.

Reid annuì poco convinto.

“Andrai da lui vero?” domandò Gideon dopo qualche istante. Conosceva già la risposta.

“Sì, io…” il giovane si interruppe stava per dire devo.

“Tu non gli devi niente Reid lo sai questo vero?”.

Reid annuì di nuovo “ so che è sbagliato e che non se lo merita, ma voglio dargli una possibilità…se io …se io gli voltassi le spalle ora agirei come lui e non voglio essere come lui”.

“Tu non sei così” affermò Gideon con decisione.

“Già…” rispose piano il giovane “forse ora è meglio che torni a dormire”.

Gideon fece per spegnere le luci e avviarsi lungo il corridoio che portava in salotto, poi si bloccò e si voltò vero Reid “sai che qualunque cosa dovesse accadere…”

Ma non terminò la frase che Reid sussurrò un “grazie” perfettamente udibile nel silenzio della stanza.

  
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