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Autore: Misaki Ayuzawa    31/08/2014    5 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 41: Commiato

“Beccata.” Jace Wayland stringeva così forte il polso destro di Lilith che questa fu costretta a lasciar cadere il coltello, che piombò a terra provocando un gran fragore metallico. Nel frattempo, Alec teneva bloccata la donna per la vita e il collo, da dietro, e Julian l’aveva afferrata per l’altro braccio. Jordan, a conclusione dell’opera, maneggiò sicuro la sua mazza da baseball e le diede un colpo deciso alla nuca, finendo con il farla svenire. La donna si accasciò repentinamente su se stessa e i ragazzi la lasciarono andare, non prima, comunque, di averle bloccato le braccia dietro la schiena con del nastro adesivo.
Jace sorrise trionfante, rivolgendosi prima al suo migliore amico, grazie al quale era venuto a conoscenza dell’intera faccenda che aveva ribattezzato “Operazione Ammiratrice Sociopatica” –a sua volta Alec era stato messo al corrente della cosa da Magnus, il quale contava sul riserbo del fidanzato- e poi, di seguito, agli altri due membri della banda.

“E voi che ci fate qui?” La voce di Magnus Bane, seguito a ruota da Woolsey Scott e Camille Belcourt giunse inaspettata alle orecchie dei ragazzi.
“Vista la vostra incompetenza” comiciò Jace “abbiamo deciso di sbrigarcela da soli.”
“Ma come facevate a sapere di Lilith?” Si intromise Woolsey. Alec si fece paonazzo, cosa che a Magnus non sfuggì. “Alexander Gideon Lightwood,” Magnus scandì lentamente il nome del sua ragazzo “decisamente urge una conversazione a proposito della gestione delle informazioni che io decido di condividere con te, perchè l'uso che ne fai non mi piace per nulla.”
Jace agitò un braccio, come a scacciare una mosca. “L'ho costretto io a parlare. Se devi prendertela con qualcuno, prenditela con me.”
Magnus sollevò un sopracciglio. “Chissà perchè non avevo dubbi.”
“Non riuscivo più a stare tranquillo, dopo aver saputo che una pazza furiosa del genere” Jace indicò con un cenno del capo Lilith “era ancora in circolazione. Che a William Herondale piaccia o no, lui fa parte della banda, e nessuno, intendo proprio nessuno, viene lasciato solo; ma soprattutto, quando qualcuno ferisce uno di noi, la paga. Non importa quanto tempo ci potrebbe volere, ma nulla rimane impunito.”
Woolsey sbuffò sonoramente. “Va bene, va bene. Molto nobile da parte vostra. Comunque, ora noi portiamo Lilith Damon alla stazione della polizia, e voi filate dritti dritti all'Istituto. Se non protestate, non dirò nulla a Charlotte della vostra piccola avventura; mi avete capito?”
Jace fu sul punto di protestare eccome, ma fu bloccato da Alec, che, insieme agli altri, si ritirò più svelto della luce. Sapeva che Magnus lo avrebbe ammazzato, una volta soli, e voleva ritardare quel momento il più a lungo possibile. Jordan affidò Lilith a Woolsey. L'uomo, con gesto esperto, si sfilò dalla tasca della giacca un paio di manette e le assicurò ai polsi della donna, rimuovendo solo dopo il nastro adesivo.
Quando la porta si fu chiusa dietro ai ragazzi, Lilith proruppe in una risata. Aveva evidentemente ripreso i sensi. La risata era gelida, priva di qualsiasi ilarità. A dire il vero, era anche priva di umanità.
Quando il riso si fu fermato, con voce arrochita, Lilith si rivolse a Magnus. “Da quanto tempo, Magnus! Non vieni ad abbracciare una vecchia amica?” Magnus tentò di rimanere indifferente . Non voleva dare alcuna soddisfazione a quella vipera.
“Commovente il discorsetto del biondino. Gli Herondale sono sempre stati fortunati con le amicizie. Ma, soprattutto, sono sempre stai bravi a farsi amare.” Pronunciò il cognome Herondale come se fosse veleno. “Nessuno, nessuno tranne me,” continuò “capisce che sto aiutando tutti, uccidendoli.”

“La tua è solo vendetta. Hai dimentica qualsiasi altra cosa se non il rimpianto per ciò che sarebbe potuto accadere se non ci fosse stata di mezzo Linette; hai trasformato in odio il rimpianto, e non hai mai provato a capire o ad ascoltare.  Hai rovesciato la tua povertà d'animo su una ragazzina.” Mangus non si sarebbe mai fermato, se non fosse stato per lo sguardo di fuoco di Lilith.
“Gli Herondale ti illudono. Prima ti mettono su un piedistallo, ti lodano, ti amano e poi ti gettano via. Quando arriva una stella più luminosa di te, la loro attenzione improvvisamente muta direzione.” Magnus non ebbe cuore di portare avanti ulteriormente la conversazione ed uscì dalla stanza.

 

“Tu sei il mio migliore amico, Will, e lo sai.”
Will sgranò gli occhi, Non si aspettava, a quel punto, che Jem avesse ancora le forze per parlare. L'Herondale non si era mosso dal capezzale un momento, quella sera, ben consapevole che poteva benissimo rappresentare l'ultima notte di Jem, ma la stanza era stata silenziosa nelle tre ore precedenti. Ovviamente, c'erano state visite da parte di numerosi docenti e amici, ma tutte quante erano state molto brevi, per paura di affaticare troppo il ragazzo. Solo Tessa era rimasta per un lungo periodo, rispettando il silenzio ma essendo costantemente presente. Verso le due, Will l'aveva praticamente obbligata ad andarsene in camera propria e riposarsi. Ora erano le quattro. Will stava cedendo al sonno, quando ecco che Jem aveva cominciato a parlare.
“Cero che lo so, Jem.” Mormorò Will.
“Allora avresti dovuto dirmi tutto.” Il tono di Jem suonava come un rimprovero, e per Will fu come tornare bambino, con sua madre che lo sgridava per aver infangato lo zerbino di casa e lasciato orme nel corridoio davanti l’ingresso.
“Perché non mi hai detto di te e Tessa?”
Will trasalì, ma si sforzò di rispondere. “Non ritenevo fosse importante. Soprattutto perché non c’è mai stato molto da dire. Era un lavoro in corso, per così dire.”
Jem sghignazzò. “Quanto sei romantico, Will. Mi domando cosa ne penserebbe Tessa del sentirsi chiamare lavoro in corso, come se fosse un cantiere.”
L’amico sobbalzò sulla sedia. Non avrebbe mai potuto descrivere l’imbarazzo di quel momento.
“Non importa più, comunque.”
Jem sollevò un sopracciglio. “Che vorrebbe dire che non importa? Certo che importa!”
Will piantò i suoi occhi in quelli del suo amico. “Non posso stare con lei, ora che so che tu la volevi.” Non era mai stato tanto serio. Si agitò sulla sedia, prima di tornare a parlare. “Non voglio trarre alcun vantaggio da tutto ciò” e sottolineò il concetto con un ampio gesto della mano “e quindi basta. Stop. Finita.”
“Questo dovrebbe farmi sentire meglio, William? Perché se il tuo fine era questo, mi duole annunciarti che non ha funzionato. Non ho alcun diritto su Tessa, e nemmeno tu. “
Will, semplicemente, annuì.


“James,” dopo una lunga pausa, Will ritrovò la voce. Sentiva che il momento stava per giungere. “voglio che tu sappia che è stato un onore e un piacere averti conosciuto. Sono stato poco fortunato, negli ultimi cinque anni, ma tu sei la prima, e l’unica, cosa buona che mi sia accaduta.”
“Lo stesso vale per me, Will.” Jem sorrise. Will si inginocchiò accanto a lui e gli strinse forte la mano. Si chinò per baciargli la guancia.
“Ave atque vale, James.”
“E’ Catullo, vero?”
Will annuì.
“Bene. Ah, Will …”
“Sì?”
“Credo che dovresti metterti a scrivere sul serio, un giorno. Non poesie, ma romanzi. Promettimi di pensarci, okay?”
“Okay.”
Jem, gli occhi chiusi, il petto immobile, il cuore muto, cadde dalla ruota. 

Angolino dell'autrice: No! Non sono morta, sono solo stata fuori città senza internet ... e, lo ammetto, non avuto molta voglia di scrivere. Ad ogni modo, ora eccomi qui. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento (ma non piace nemmeno a me, quindi figuriamoci ...) Ora scappo, che ho voglia di aggiornare "L'Angelo". Ciao ciao.
P.S. Non odiatemi, please :(

  
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