.: Sentimenti Lontani :.
Riflettere
Quando l’uomo rimase solo nella stanza, non potè fare a meno di chiedersi cosa avrebbe fatto con Tsunade.
Dopo la tacita promessa che aveva stretto assieme alla rosa, era certo che lei l’avrebbe aiutato ma sapeva che anche lui avrebbe dovuto fare la sua parte.
Sorrise pensando che, se davvero Sakura assomigliava alla sua maestra, sarebbe corsa subito da Sasuke, per farsi aiutare.
Si chiedeva però che cosa potesse fare per ricostruire quel legame deteriorato da tempo quasi immemore. Certo, se non fosse arrivato lui, probabilmente sarebbe morta, ma quello ora non era che un piccolo anello della catena arrugginita che li univa.
Avrebbe potuto parlarle, far capire che ancora ci teneva, dopo tutto quel tempo, ma lui non era bravo a mostrare. No, lui aveva sempre celato, distorto alla vista degli altri quel lato di Orochimaru che amava la luce, i sorrisi, i piccoli gesti, i suoi compagni. Ma, abituato com’era ad apparire sempre e solo interessato alla scienza, completamente indifferente all’esistenza delle altre persone, così solito a vedersi un freddo guscio che racchiudeva una mente da scienziato che si era scordato chi fosse lui veramente.
Voltò la testa in direzione della finestra, dove il cielo presentava le prime striature di rosa dell’alba.
Presto Sakura sarebbe tornata per le consuete visite.
Tornò ad osservare il soffitto, bianco, apatico ed inespressivo come il resto della stanza. Dopo una settimana già non sopportava quella specie di reclusione a cui l’avevano sottoposto.
«Almeno i soffitti delle mie basi erano più interessanti..» si concesse di dire a mezza voce.
Continuando però a fissarlo, il soffitto, piano piano si tramutò nella tela della sua mente: rivide, là proiettati, la prima volta che si era reso veramente conto di amarla. Era stato durante una missione, prima che sua nonna le insegnasse le arti mediche. Tsunade era ferita gravemente e lui desiderava solo che quel kunai, ricolmo del veleno della Maestra della Sabbia, Chiyo, avesse colpito lui.
Non si era mai spiegato una cosa del genere e, quando ne aveva parlato con la sua balia, lei gli aveva aperto gli occhi.
***
Rientrò nella sua stanza col viso smunto e più pallido del solito, senza nemmeno rivolgere il saluto che riservava come unica parola al rientro da una missione.
La donna che gestiva l’orfanotrofio, dove alloggiava sin dai tempi di cui aveva memoria, entrò nella camera unicamente dedicata a lui, vista la paura che suscitava negli altri ospiti.
«Cosa c’è caro?» si sedette sul letto acanto a lui, che, nel silenzio di cui godeva la camera, rifletteva con gli occhi puntati sulla sua pelle di serpente.
Era fermamente deciso a tenersi le sue riflessioni per sé, trovando da solo, come aveva sempre fatto, la soluzione al suo problema, che, per una volta, non riguardava gli altri o la sopravvivenza ma lui stesso e la sua, fino a quel momento ignorata, sfera emotiva.
«Su, raccontami tutto.» continuò la donna «È successo qualcosa con la Bella Bionda?»
La donna sorrise quando vide il ragazzo sbuffò e chiuse un attimo gli occhi, preparandosi ad ascoltare ogni, flebile parola che sarebbe uscita dalle sue labbra tirate.
«Vede, Teruko-san…»
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[518 words]
Angolino AutricePorca Anath, ho tre mesi di ritardo! Il tempo passava e io rimanevo senza un dannato straccio di idea. Per fortuna, in mio soccorso è arrivato l’episodio di giovedì (374 – Il nuovo Trio) e mi ha ispirato.
Prometto che il prossimo non si farà attendere così tanto!
Okay, ringrazio di cuore tutte le meravigliose persone che mi seguono e che avevano perso le speranze per la continuazione della storia: Middle Finger, skailer lestreinge, meryl watase ed Elementi3000, che mi ha contattato per sapere se la continuavo oppure l'avevo abbandonata. Grazie a tutti.
Bene, per oggi è tutto.
(si spera) mata ne,
Tata-chan