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Autore: Lo Magno Scrittore    01/09/2014    2 recensioni
Cryfis fa parte di un gruppo circense. Occhiate di disprezzo lo circondano continuamente, anche se è il migliore. Con la sua freddezza e disciplina cerca di colmare le lacune degli altri, o almeno ci prova. Una fugace ombra è però in agguato, pronta a cambiare il suo mondo.
La storia ha vinto il contest "Welcome to the circus" di Elicchan (o Eiriin), enjoy!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Domatore di Uomini lo chiamavano. Benny ne era rimasto incantato, fin dalla prima sera di spettacolo. Da una settimana si presentava tutte le sere al tendone per lo spettacolo serale del nuovo circo, e ogni sera attendeva con impazienza il numero finale. Era incantevole, quell’uomo così magro e dai movimenti aggraziati, che entrava in scena con spettacolari effetti speciali e faceva ridere con le sue battute. Ogni sera il Domatore chiedeva un volontario dal pubblico per il suo numero. Nella prima serata aveva trovato decine di ragazzini disposti a prestarsi, ma quando avevano visto di cosa era capace, solo gli scettici si facevano avanti, non credendo che il Domatore fosse veramente in grado di controllare le azioni degli altri. «Sceglie persone del circo!», dicevano, ma dovevano sempre ricredersi quando il Domatore li lasciava tornare sugli spalti. Nella sua tuta rossa, anche quella sera il Domatore era entrato in pista, con una stupenda rosa color viola in mano. Sperava che prima o poi scegliesse lui, ma ormai il tempo scarseggiava e visti gli ultimi avvenimenti dubitava che sarebbe successo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per stargli di fronte mentre gli volteggiava la sua rosa davanti al viso, gli diceva parole con tono sicuro ma allo stesso tempo dolce. E lui avrebbe fatto qualsiasi cosa gli avesse ordinato, lo avrebbe compiaciuto, sarebbe stato bravo.
Dal secondo giorno si era posizionato in prima fila, sperando di essere notato. Il terzo giorno aveva anche osato alzare la mano per proporsi volontario, ma il Domatore aveva scelto un altro, così, offeso e timoroso, non aveva più osato proporsi.
Aveva però fatto altro.
La terza sera aveva deciso di seguirlo dopo lo spettacolo. Era avido di informazioni, voleva capire come facesse ad essere così straordinario e aggraziato. Lo aveva seguito da lontano per qualche minuto, incespicando in secchi sparsi in giro ed evitando le gabbie degli animali, che se innervositi avrebbero fatto salire dei sospetti. Si era nascosto in ogni angolo buio possibile, tentando di passare inosservato anche agli altri artisti che vociavano e si riunivano in piccoli gruppi per ubriacarsi. Come pensava, il Domatore era diverso: non si fermava a vociare con nessuno di loro, anzi, ignorava qualunque bifolco gli facesse domande ironiche sul suo numero. Infine era entrato in una roulotte. Benny era rimasto a bocca aperta nel vedere quanta eleganza potesse esserci in un così piccolo alloggio mobile: bianco perla, due piani, delicate rose che dipartivano dagli angoli di ogni finestrino. La curiosità del ragazzo stava aumentando, voleva sapere cosa c’era all’interno di quel mezzo, voleva vedere come viveva quello splendido uomo. Aveva deciso di affacciarsi ai finestrini. Poiché erano troppo in alto, aveva raccolto lungo il viottolo infangato un secchio e si era avviato per posizionarlo alla base della roulotte, per poi salirci sopra. Mentre stava per alzare il piede e scalare il nuovo gradino che aveva costruito, aveva sentito una forza trascinarlo indietro. Dopo qualche secondo, nel quale rischiava di perdere l’equilibrio, era riuscito a girare il capo e vedere un grosso uomo vestito con una tutina gialla luccicante: “Merda!”. Uno degli equilibristi l’aveva scoperto e ora lo stava trascinando verso l’uscita.
«Cosa pensavi di fare, eh, ragazzo?»
«Io… io stavo solo...».
L’equilibrista non aveva aspettato la risposta, con uno strattone lo aveva fatto cadere nel fango, di fronte alla gabbia degli elefanti.
«Vattene!»
Benny, spaventato, era corso a casa.
Rientrato nella sua camera, con il fiatone, si era lasciato cadere a peso morto sul letto. I pensieri vagavano nella sua mente, finché un’idea non aveva prevalso. Con foga aveva cercato un foglio e dei colori: avrebbe fatto un ritratto del Domatore.
Una volta finito lo aveva appeso al soffitto, sopra al suo letto, e lo aveva fissato finché il sonno non aveva preso il sopravvento.

 
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La mattina seguente Benny si era svegliato di buon umore e con tanta energia, aiutato dalla vista del ritratto appeso al muro. Aveva voglia di rivedere il Domatore, era ancora troppo assetato di informazioni, non poteva aspettare lo spettacolo serale. Così si era avviato a passo veloce verso il piazzale in cui si era stabilito il circo. Sgattaiolando senza essere visto, era riuscito ad arrivare fino al tendone. Il suo cuore si era riempito di gioia nel vedere che era stato così fortunato da trovare il Domatore, il quale stava entrando in quel momento nel tendone. Lentamente si era avviato anche lui verso l’entrata. Stava per spostare uno dei lembi che coprivano l’ingresso quando aveva sentito due voci bofonchianti avvicinarsi. Spaventato, Benny era scappato a nascondersi. Appena i due uomini grassocci si erano allontanati Benny si era riavvicinato al tendone, ma questa volta facendo il giro per trovare uno scorcio dal quale intrufolarsi: non avrebbe rischiato di nuovo passando per l’ingresso principale. Era stato fortunato, aveva trovato un piccolo strappo dal quale era riuscito a passare. Benny si era trovato direttamente dietro le gradinate, e ciò che aveva colpito i suoi occhi lo aveva lasciato senza fiato. Il Domatore, da solo al centro della pista, stava danzando a occhi chiusi. La sua grazia e lo svolazzare dei morbidi e fluenti capelli facevano provare a Benny l’impulso di corrergli incontro ma, troppo timoroso per farlo, si era accontentato del dolce piacere di osservarlo muoversi. Una cosa imprevista aveva però turbato quella pace: d’improvviso il Domatore aveva aperto gli occhi mentre stava facendo una piroetta e Benny aveva sentito il suo sguardo penetrante fin dentro il corpo. “Oddio, ora che faccio?”. Si era accucciato velocemente sotto la base delle gradinate: con un po’ di fortuna lo avrebbe ignorato. Inoltre non era proprio sicuro che lo avesse visto, in fondo stava girando su se stesso e la visuale non poteva essere buona. Si sbagliava. La voce del Domatore stava proferendo con tono sicuro qualche minaccia e, preso dal panico, Benny aveva deciso di scappare. Si era maledetto l’intera giornata per aver sprecato quell’occasione, ma si era anche ripromesso che l’indomani sarebbe stato più cauto.

Così fu. Il giorno seguente era riuscito a godersi l’intera danza del Domatore, nascosto bene sotto le gradinate. Lo aveva visto volteggiare, saltare, fare capriole e stare fermo in verticale per minuti. La sicurezza con la quale svolgeva ogni movimento era disarmante. Dopo due ore si era reso conto che avrebbe potuto guardarlo l’intera giornata, ma il Domatore aveva smesso di danzare e si era avviato verso l’uscita. Era il suo momento, poteva intercettarlo. Aveva portato con sé il suo disegno ed era deciso e lasciarglielo. Uscendo dallo squarcio sul tendone si era diretto di corsa verso l’ingresso principale. Il Domatore era già uscito e si stava incamminando verso la roulotte. Benny lo aveva rincorso, chiamandolo. Il Domatore lo stava ignorando, come sembrava fare con tutti, allora Benny aveva deciso di pararglisi davanti.
«Domatore, ho fatto questo per te, spero ti piaccia».
Il Domatore, aggrottando un sopracciglio, aveva preso il disegno, osservandolo con espressione neutra. Benny era molto ansioso di avere un responso: sperava con tutto se stesso che il disegno gli piacesse. Il Domatore invece aveva inclinato lateralmente il foglio, vi aveva appoggiato la seconda mano sopra e, afferrando il bordo superiore tra gli indici e i pollici, lo aveva strappato.
Benny era incredulo, perché lo stava facendo?
«Ragazzo, questo disegno fa pena». Poi aveva gettato le due parti del foglio in terra.
Benny le aveva osservate restando immobile.
«Insomma, vuoi toglierti dal passo?».
Benny aveva continuato a guardare i fogli mentre aveva fatto un passo laterale permettendo al corpo del Domatore di allontanarsi da lui. Da quel giorno non lo aveva più seguito, si era limitato ad andare agli spettacoli serali. Un’idea aveva però ronzato nella sua mente per tutto il tempo, un’idea che era diventata sempre più reale.
Quella sera avrebbe chiesto a quello che chiamavano Grande Capo di unirsi al circo.
   
 
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