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Autore: AngelOfSnow    01/09/2014    0 recensioni
Dopo la morte di Devil Satoshi, Sakura e Cristian mettono su famiglia.
Cristian continua la propria vita da Hunter, mentre Sakura - privata dei poteri dopo lo scontro con Devil - alleva e accudisce i propri tre bambini: Daichi, Sora e Haku.
Sono passati più di venticinque anni, da quella notte eppure...
Eppure una figura trama contro i nostri eroi, seguendo le orme di Devil.
Un capitolo conclusivo alla Saga di Sakura.
Dal capitolo:
La donna sorrise compiaciuta: Sakura aveva compiuto un ottimo lavoro con quei due.
Gli sarebbero stati davvero utili, quei bambini.
In fondo, lei non era invecchiata di una virgola dopo quella notte di pura paura.
La donna sorrise, scompigliandosi la corta chioma corvina, precedentemente bionda.
Il riflesso di uno specchio, dove le figure di Haku e Sora camminavano in modo spedito verso casa con le mani intrecciate, fece sorridere la donna sinistramente.

[...]
-"Ho mandato Daichi giù in campo, visto che era nei paraggi di due Level End."-
Cristian annuì e sorrise a Zero.
-"Sono i primi dopo quasi cinque mesi di inattività?"-
Chiese.
-"Già..."- rispose amareggiato l’albino. [...]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kaien Cross, Kaname Kuran, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Sakura's Saga. '
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Capitolo 11:

Libertà.
 


Cristian e Haku non avevano mai smesso di lottare.
 
Nonostante i rispettivi potenziali, l’Oscurità che Devil era riuscito a strappare al piccolo Sora, prima di ucciderlo, era stata tale da non lasciare un attimo di tregua.
 
Infatti erano esausti, Haku con il fiatone, Cristian con una rabbia non indifferente.
 
Zero e tutti gli altri avevano finito, sterminando i traditori del Concilio e i Level End, incapaci di mettere edito in quella battaglia di titani. Ci avevano provato, ma, purtroppo, senza successo.
L’unica cosa che potevano fare, era stata quella di prendere Haku e lasciarla riposare, oramai alla stregua delle sue forze.
<< Piccola, non preoccuparti, di certo Cristian... >> le parole di Rika caddero nel vuoto, mentre Cristian riceveva un altro colpo.
Un altro colpo che lo destabilizzò, facendolo cadere carponi.
<< Di già? >> mormorò Devil, pronto a dare un ultimo colpo al Tsucase.  Kain e Shiki gli si pararono davanti, a scudo di Kaien e Kaito, che avevano tirato via Cristian per tempo.
<< Grazie. >> aveva sussurrato loro e si era rimesso a stento in piedi, barcollando come una foglia pronta a staccarsi dal proprio ramo, in autunno.
 
Rima e Aidou corsero indietro, verso Sakura, ancora immobile, ad abbracciare il corpo del figlio.
<< Sakura... Cristian è allo stremo delle sue forze... >> non avevano avuto nessuna risposta.
Sembrava che la sua forza vitale l’avesse abbandonata, che si stesse concentrando su qualcosa di piccolo, di astratto.
E forse era così. Forse la Sakura di un tempo – fredda, spietata in combattimento, carica di poteri, inflessibile – stava avendo il sopravvento sulla mamma normale che era diventata.
A discapito della giovinezza rubata, del sigillo che le era stato imposto dall’Associazione, distrutto da Yue, della prima sofferenza contro Devil e la morte dei propri genitori, dei tempi di segregazione da parte dello stesso, il dolore per la morte di Yue, la tristezza di non avere più possesso di se stessa, la sensazione di morire e perdere tutto... pi ripensò al proprio matrimonio, alla gioia di poter dire si, di trascorrere per sempre la propria vita con Cristian, Daichi, Haku e... << Sora! >> il sussurrò le scappò dalle labbra in modo strozzato, affaticato.
No, non poteva buttarsi giù in quel modo.
La causa di tutti i suoi mali era lì, ancora una volta, e lei avrebbe dovuto fare qualcosa. Ancora una volta.
<< Ascoltatemi bene. >> la voce di Sakura alle orecchie di Aidou e Rima, arrivò metallica, impersonale.
Si guardarono negli occhi, sbigottiti.
Non appena una scarica di potere l’investì, spalancarono gli occhi, sgomenti.
<< Portatemi Haku e Cristian, ho bisogno anche di Kaname. >>
 
*****
 
Il cuore oramai aveva perso sensibilità.
Aveva percepito chiaramente la madre risvegliarsi dal torpore e ritrovare una forza che credeva sopita in lei, esorcizzata dalla morte di Haruhy, ma che in realtà aveva sempre avuto e che non aspettava altro di esplodere.
Aveva ascoltato la conversazione di sua madre con Rima e Aidou. Adesso capiva a cosa serviva in quella guerra: guadagnare tempo.
<< Vado io, mamma. >>
Daichi tornò normale solo per farsi riconoscere dalla madre e le sorrise. Un sorriso carico di sottointesi macchiati di sangue innocente. << Ah... mi spiace, tesoro. Sareste stati bene insieme. Dopo tutto non era così male. >>
A daichi scappò una lacrima e se ne andò pronto a sacrificarsi se gli si fosse presentata l’occasione. In un battito di ciglia si ritrovò gli occhi castani della madre puntati contro. << Non fare sciocchezze, intesi, Daichi? >>
Quindi si trattava di questo? Era questo quello che tutti avevano visto della madre? Una donna potente – se non più – dello stesso capo dei sanguepuro? Doveva essere stata tremenda e potentissima, da giovane.
<< Ok... >> sussurrò, incapace di garantire molto.
Guardò la situazione e storse il naso alla vista della sorella svenuta e del padre dolorante: se non aveva potuto lui – che aveva mantenuto i poteri n tutti quegli anni – come poteva Sakura, sua madre?
<< Affronta me, Devil. >> gli occhi iniettati di sangue del vampiro si girarono di scatto nella sua direzione, pronto a scattare.
Ma stranamente si fermò, prendendosi un attimo di tempo per osservarlo come si fa con qualche animale randagio mal ridotto.
Rise, poi, tenendosi ben stretto l’addome. << L’hai uccisa tu? >>
Rise ancora e applaudì come si fa durante una commedia. Daichi si mantenne calmo.
In qualche modo si sentiva capace di tenergli testa per qualche minuto, chissà, forse qualche ora, ma ci avrebbe messo tutto se stesso, in memoria dell’amata.
Si saltarono subito alla gola, come cani che lottano per un osso.
 
******
 
<< Dammi il tuo sangue, sono stata buona per troppo tempo... >> Kaname non seppe che dire, scosso dalla situazione.
<< Cosa? >>
<< Hai sentito bene. Ho bisogno del tuo sangue, vampiro. >> e l’occhiata di Sakura non lasciava spazio ad altro che ad un buco nero, pronto ad inghiottire qualsiasi cosa.
Cristian non disse una parola. Amava Sakura profondamente e comprendeva che accettare di non poter fare nulla era straziante.
L’aveva vista appassire senza i poteri e l’aveva vista rinascere nel prendersi cura dei figli con tutto l’amore del mondo. L’aveva vista accettare le proprie catene d’impotenza e passare lui il carico di tutto. << Sei sicura? >> disse in fine, guardandola con preoccupazione. << Intendo, quell’altra cosa... >>
Sakura spalancò gli occhi. << Si... >> sussurrò, prima di cominciare a bere il sangue del vampiro puro.
Cristian voleva impedirle di fare quello che aveva in mente, ma come? << Facciamolo insieme... >> sussurrò.
Era l’amore della sua vita. La donna che gli aveva cambiato la vita, alla quale aveva consacrato la propria.
<< No... >> le sentì dire e Cristian si morse le labbra a sangue, non potendo fare altro. Capiva quello che le passava nella mente: ‘prenditi cura di loro.’
Si passò una mano sul viso e rimase in quella posizione per alcuni secondi, prima di alzarsi e abbracciare la moglie come si fa con un oggetto prezioso. << Ti ho amata. Ti amo. Ti amerò per sempre. >>
Sakura si pulì le labbra sporche di sangue e ricambiò l’abbraccio, lasciando che alcune lacrime le scendessero sul viso. << Oh... Cristian, avrei voluto che... >> la baciò.
La tenne stretta per minuti che gli parvero flebili. Un addio in pieno stile.
<< Aidou .... >> il vampiro dai capelli biondi non disse nulla, un timido sorriso triste e le passò la figlia.
Sakura prese a dire una litania indistinguibile e un fascio luminoso si staccò dalla ragazza, così come uno più intenso e denso, da Cristian.
Un uomo che stava lasciandosi alle spalle la propria intera esistenza:  suo padre, i Saempitaernum, l’Associazione... sorrise.
Stava per diventare un uomo comune, vedovo, per giunta.
 
*****
 
<< Visto, Sora? >>
Sora spalancò gli occhi. Quella era l’aura materna quasi del tutto ripristinata.
Voleva essere lì per poterla aiutare.
<< Ci sarai. Stai tranquillo e fidati delle mie parole, ok? >>
Sora annuì con interesse nei confronti di Yue. Come avrebbe fatto per tornare?
Sorrise quasi con  espressione disillusa: era impossibile.
<< Perché non so nulla di te e tu hai fatto tutto questo per me? >>
Vide Yue sorridere, sconfortato. << Che t’importa arrivato fino a questo punto? >>
<< Non lo so, ma se hai davvero amato mia madre, non pensi che avresti dovuto tornare tu? >>
Yue scoppiò a ridere, tenendosi la pancia. Era strano, quel luogo, quel vampiro, la risata stessa: anche senz’aria vera riusciva a parlare come se ci fosse aria.
Aspettò che l’amico – poteva chiamarlo così? – smettesse di ridere aspettò una risposta. << In effetti avevo pensato di sfruttare quest’occasione per togliere di mezzo Cristian e stare al fianco di tua madre... >> Sora alzò un sopracciglio, scettico, e Yue continuò. << Sto scherzando. Non avrei potuto farlo. Non al prezzo della sua felicità, Sora. Molto spesso è necessario che qualcuno si faccia da parte, per amore che sia o per codardia, è indifferente, anche se si parla di due sentimenti contrastanti. >>
<< E tu sei un codardo o solo innamorato? >> chiese Sora, ma non ottenne una risposta.
 
Yue pensò bene alle proprie parole e sorrise intimamente: non era un codardo. Si sarebbe lasciato squartare innumerevoli volte dalla lama della Bloody Mary, pur di vederla vivere una vita normale. Allo stesso tempo temeva che quella vita sarebbe stata impossibile, tenendola al proprio fianco. Un pensiero da codardo.
<< Non spetta a me darti una risposta. >>
 
*****
 
Daichi si abbandonò un attimo al dolore. Sapeva  che non avrebbe potuto competere, ma non pensava nemmeno che una cerimonia di scambio potesse durare così tanto.
Quanto avrebbe dovuto resistere a quella tortura? Haruhy! Il volto della donna gli apparve come un faro davanti a tutti i suoi pensieri e si rimise in piedi – visto che era stato colpito così forte da essere sbalzato a terra – brandendo ancora la Black Rose.
Era un’arma fidata, non aveva mai fallito, fino a quel momento: i proiettili venivano inceneriti con un dito solo e tutti gli altri semplicemente fatti scoppiare contro qualcosa di oscuro e lattiginoso.
Si curò il più in fretta possibile le ferite, ma si scostò ad una fiammata improvvisa: ci sapeva fare, il vecchiaccio, e non era facile poter pensare a se stesso per più di alcuni secondi.
Uno stridio nell’aria li fece fermare e un’aura prese a vorticare come se i poteri fossero troppo potenti per stare tutti in un solo luogo e volessero prendere vita propria.
<< Mamma... >> sussurrò Daichi distratto e Devil ne approfittò per colpirlo ad un braccio.
Non avrebbe avuto il tempo di difendersi e ne era consapevole, il biondo; E’ la mia fine? Socchiuse gli occhi.
Si aspettava di provare un dolore sordo, costante e impossibile da contenere semplicemente urlando.
Invece... nulla.
Nulla se non uno scudo di forti rampicanti intrecciati così sapientemente da non far passare nemmeno una stilla di calore.
Al proprio fianco vide sua madre. Era bella, forte, possente e, sopra ogni logica, potente tanto quanto Devil, se non di più.
Si tirò indietro con molta calma, osservando la schiena impettita della donna. << Sta attenta... è un osso duro... >> sussurrò con calma, prima di sorridere impercettibilmente.
<< Lo so, Daichi, grazie per quello che hai fatto... >>
Daichi si guardò bene dal singhiozzare apertamente mentre il viso di Haruhy, gli baluginava in mente.
 
 
****
 
Sakura sorrise a se stessa: avrebbe lottato.
Sicuramente l’avrebbe fatto per salvare tutti, ancora una volta, senza volere nulla in cambio se non la vita di Sora.
Gli apparteneva, era suo figlio, il bambino che aveva ricevuto un fardello troppo grande da sopportare.
<< Perché quando sei stato esorcizzato da Cristian, hai sigillato in me quella parte di oscurità? >>
La domanda fece raggelare i presenti, compreso Cristian, che si teneva a malapena in pied, sorretto da Zero.
Devil sorrise, cattivo e falso, enfatizzando il momento con un battere sordo delle mani. << Ci sei arrivata adesso, mia cara? >>
Sakura digrignò i denti. Per i suoi gusti, stava battendo troppe volte le mani a troppe persone. << Mi deludi, in tutti questi anni, non hai capito che qualcosa non andava nel tuo piccolo pargolo? Ah! E come scordare la tua “amica” del cuore Arimy? Povera! L’avete fatta soffrire come una bestia. Rinchiusa qui, mentre voi vi facevate una vita, mentre voi andavate avanti senza guardare veramente quello che vi stava attorno. >> Sakura si gettò in avanti, colpendo Devil alla bocca dell’anima, senza avere chissà quanti risultati.
Scambiandosi alcuni colpi, Sakura riacquistava potenza e dimestichezza.
Venne sbalzata via da un pugno. << Sei una mamma, adesso, eh? Alla fin fine non rimani che un contenitore vuoto. Quanto è stata idiota Haruhy, ai suoi tempi... forse ai miei tempi, a condannarvi a questa catena di dolore. Vero Daichi? Non trovi che sia una donna, una vampira, un esperimento, chiamiamolo come volete, troppo esuberante? Me ne sarei dovuto sbarazzare quando soffriva la morte dei suoi cari, così come ho fatto con Yue e po-argh! >> Devil cadde a terra carponi, tenendosi ben stretto il petto, aperto in due da uno squarcio che Sakura aveva procurato con una lama di vento che si era formata dal nulla.
Devil sputò sangue rappreso. << Sai Devi? Sono stufa di te. >> e Sakura divenne un’entità traslucida, mentre con le mani pallide poggiò i palmi una alla fronte e l’altra  sulla spalla, portandosi alla schiena dell’avversario. << Muori >>
Le labbra di Sakura si mossero lente, mentre una litania lenta e incomprensibile si faceva spazio nelle onde sonore.
 
Intorno ai due combattenti si creò un pentagono luminoso che sembrava non destare nessuna preoccupazione nelle parti.
 
Cristian guardò la scena con orrore, mentre richiamava la moglie all’attenzione: Devil sbatté una mano sul pavimento, con rabbia e agitazione e due spuntoni si mateializzarono dal suolo, arrestando la loro crescita dentro il corpo di Sakura.
 
Nonostante il dolore, Sakura rafforzò la presa e sorrise amaramente: sarebbe morta così come doveva essere in cambio della vita del figlio.
Socchiuse gli occhi e continuò quel rito, richiamando tutti i propri poteri: nacquero lingue di fuoco intorno al pentagono, così come onde d’acqua, raffiche di vento, tronchi statici di alberi resistenti e luce ed ombra si mescolarono fra di loro, in lotta perenne.
 
Rika non sapeva cosa stesse accadendo dentro quel vortice di poteri, ma le sembrava che l’aurora boreale si fosse concentrata sui corpi dei due lottatori. Pregò che, nonostante le ferite atroci, Sakura fosse illesa, che si sarebbe riaggiustato tutto, ma sospettava che quella supplica, non si sarebbe mai realizzata.
 
 
Devil cercò di muoversi e Sakura sputò sangue. << Lasciami! Lasciami, troia! >>
<< Nemmeno se da questo  dipendesse la mia vita...  l-lo sapevi che un corpo rianimato non può contenere un’anima e quindi essere immortale? >> Sakura riprese fiato lentamente, mentre i polmoni le andavano a fuoco. << E’ un’idiozia: se esplodi per il tuo stesso potere, non sei immortale. Giusto? Quindi io e tu staremo qui, buoni, buoni, ad aspettare che il processo di equilibrio si arresti. >>
<< Tu! Non puoi uccidermi, io ritornerò e ucciderò tutta la tua discendenza! >>
Sakura rise, sbieca. << No, tu non tornerai mai più, perché sto per sigillare le nostre anime insieme e in modo irreversibile, per l’eternità. Se uno dei due dovesse tornare,  l’altro tornerebbe a sua volta e per evitare ciò, mi assicurerò di non lasciare nessuna traccia dei nostri resti... >>
L’urlo di Devil squarciò l’aria in modo disumano.
Quello affranto di Cristian solo il cuore di Sakura.
 
 
*****
 
<< Preparati, stai per tornare dall’altro lato... >> Sora guardò in modo arrogante Yue, prima di piangere come un bambino.
<< Non voglio che mia madre mi lasci... non voglio che rimanga con un mostro del genere per l’eternità. Preferisco stare con te. >>
Yue sorrise con dolcezza.
Quel bambino gli ricordava Sakura da ragazza: sveglia, ardente, impossibile da ammansire, cordiale e gentile. Era il figlio che avrebbero potuto avere e che mai avrebbero avuto insieme.
Nonostante la morte amava Sakura come se il tempo si fosse fermato e la vita non fosse sciabordata via.
Non poteva assecondare Sora, altrimenti non ci sarebbe stato mai un lieto fine.
Sorrise al pensiero che lieto non sarebbe stato comunque e accarezzò la spalla di Sora, prima di afferrarlo e lanciarlo nel vuoto, così come avrebbe dovuto fare.
<< Mi spiace piccolo, non è ancora il tuo momento. >>
 
Sora riaprì gli occhi. Li riaprì giusto in tempo per vedere un’enorme accozzaglia di colori e poi l’esplosione degli stessi in piccoli frammenti che poi divennero tenui e luminose gocce di luce.
<< NO >> urlò, ma nessuno gli diede retta.
 
Era finita.
Finita davvero







 
   
 
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