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Autore: SusanTheGentle    02/09/2014    6 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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IN FONDO LA MAPPA DI NARNIA


25. Harfang
 
Le cose possono andare e venire, lo so,
Ma, piccola, io credo che qualcosa sta bruciando forte fra noi
E mi rende tutto chiaro...
 
 
 
Sopportò il freddo e le raffiche gelate che s’infransero sulla pelle nuda della schiena e delle spalle.
Sopportare era ciò che faceva da due anni.
Ma ogni sopportazione ha un limite.
Gridò e prese a pugni il terreno, senza badare a cosa gli altri avrebbero pensato di lui nel vederlo in quello stato: della debolezza che mostrava, dell’uomo che si sostituiva al Re e al guerriero, per gridare il suo dolore disperato.
Non era più lui.
Caspian quasi dimenticò la presenza degli altri, increduli, sconvolti dall’irrelatà di quell’attimo dolce e straziante cui avevano assistito.
Per Caspian esistevano solo due cose in quel momento: il dolore e Susan.
Susan...
Non ricuciva a muoversi, mentre ogni angolo della sua mente veniva pervaso dalle immagini di lei. Ogni lembo del suo cuore strappato via dalle devastanti sensazioni che aveva provocato in lui.
Forse, il continuo tramutarsi in lupo aveva acuito anche i suoi sensi umani, perché quando l’aveva stretta per quel breve attimo – pochi secondi, nulla più – gli era parso di poterla sentire, toccare, vedere, udire in modo totale, completo.
Il suo profumo gli penetrava ancora i polmoni. Poteva persino sentire il sapore delle sue labbra, come se l’avesse…
Susan...
L’aveva avuta lì davanti e non le aveva detto ‘ti amo’.
L’aveva tenuta tra le braccia e non era stato in grado di trattenerla.
Non aveva sfiorato il suo viso.
Non aveva…
Nulla.
Senza di lei non aveva niente.
Non riusciva a trovarsi in mezzo a tutta quella disperazione, l’anima incatenata dentro un profondo baratro senza fine e senza luce, dove sprofondava ogni volta di più, senza possibilità di risalire in superficie.
Forse nemmeno lo voleva.
Non voleva più niente.
Voleva morire.
Voleva lei.
Trattenne un nuovo grido in fondo alla gola, respirando profondamente per calmarsi, stringendo i pungi, piantando le unghie nel terreno. Si piegò su sé stesso e affondò il volto nelle braccia.
Poi, una mano gentile si posò sulla sua spalla.
“Caspian?”
Era Lucy.
Si era avvicinata piano piano, senza parlare. Gli altri erano rimasti indietro.
La Valorosa attese pazientemente che il Re si voltasse, che facesse un movimento, che parlasse.
Non accadde.
Osservò sgomenta la larghe spalle del Liberatore scosse dai singulti, rimanendone turbata. Lo aveva visto piangere solo una volta, tanto tempo prima, ma mai così, mai veramente. Caspian, per lei, era il ritratto della forza e dell’audacia, così come lo erano i suoi fratelli, Emeth. Non avrebbe mai pensato che potesse abbandonarsi al pianto in quel modo.
Il Re di Narnia raddrizzò la schiena, scattando in piedi all’improvviso, passandosi un braccio sugli occhi, quasi si fosse reso conto del suo stato d’animo solo in quel momento.
Indossava solo i pantaloni scuri, e Lucy si spaventò nello scorgere una profonda cicatrice sul braccio destro, che andava dalla spalla al gomito.
Cosa era accaduto davvero in quei due anni? Cosa avevano dovuto subire lui e Susan dopo essere stati colpiti dalla maledizione?
Lucy incontrò lo sguardo del Re: era tornato duro e freddo, anche se i suoi profondi occhi neri brillavano ancora di pianto.
La Valorosa avrebbe voluto dirgli di non vergognarsi delle sue emozioni, ma lui non gliene diede il tempo. Le fece una carezza sul capo come a dirle grazie per aver tentato di confortarlo, poi la sorpassò.
Caspian non desiderava conforto, voleva solo stare solo con è stesso.
Nessuno fiatò. In costante silenzio, Pozzanghera porse al Sovrano gli indumenti asciutti, che subito il Liberatore indossò.
“Sei contenta, adesso, Jill?” esordì all’improvviso.
La ragazza lo fissò senza capire.
“E’ stata una tua geniale trovata?”
“Cos…?”
“E’ stata tua l’idea di farci incontrare?” ripeté Caspian, legandosi nervosamente la spada alla cintura.
Quando la ragazza non rispose, lui alzò la voce. “Sei sorda? Ti ho fatto una domanda!”
“Non è stata colpa mia!” si schermò subito Jill.
“Ne sei sicura? O stai ancora raccontando bugie?”
“Non racconto bugie! Io non…”
“Forse devo pensare che hai convinto Susan…”
Pronunciare il nome di lei, in un momento come quello, gli fece provare una fitta terribile al cuore.
“…che l’hai convinta con qualche tuo bel discorso e…”
“Non ho fatto niente!” si difese di nuovo Jill. “Non sono stata io a farti cadere nel ghiaccio! Sì, avrei voluto che tu e Susan v’incontraste, ma non certo mettendo in pericolo le vostre vite!”
Caspian non capì a cosa si stava riferendo: non ricordava di essere quasi annegato.
“Perché sei così furioso? L’hai vista! Susan! Tua moglie! La donna che dici di amare più della tua stessa vita! Non ha significato proprio nulla? Non ti ha dato una speranza?”
Caspian distolse lo sguardo.
Aveva significato tutto per lui, ma Jill non poteva capire.
Nessuno poteva capire.
“Dovresti essere felice!” continuò lei.
“Invece non lo sono, affatto!” il Liberatore le puntò un dito contro. “Aslan ti ha affidato una missione e tu pensi già di sapere tutto di Narnia, di me, di Susan, di ogni cosa. Ma tu non sai proprio un bel niente, Jill. Niente!”
“Ehi, ehi, calma” intervenne Eustace, mettendosi in mezzo ai due. “Modera i toni, amico, va bene? Di cosa stai parlando, piuttosto? Di cosa stai accusando Jill?”
“Di essere una sciocca ragazzina impicciona. Di aver interferito in cose che non la riguardano affatto”
Jill si morse un labbro per non mettersi a piangere. “Però sei rimasto” ribatté. “Sei rimasto per poterla incontrare. E lo vedi che non raccontavo frottole, ieri, quando ho detto che anche Susan lo voleva? Se non l’avesse desiderato se ne sarebbe andata. E se nemmeno tu l’avessi desiderato, non avresti gridato in quel modo, prima, e non avresti pianto!”
Sul volto del Liberatore apparve un’espressione di pura disperazione mista a rabbia.
“Non dire…cose che…” la voce di Caspian si spezzò. Fece un sospiro. “Ti stai prendendo un po’ troppa confidenza per essere l’ultima arrivata”   
“Sarò l’ultima arrivata, ma di questa storia ne capisco più di te che la stai vivendo!”
“Ora basta. Dammi il ciondolo, svelta” le disse Caspian, allungando una mano a palmo aperto, in attesa.
Jill tentennò.
“Non…non ce l’ho io. L’aveva indosso ancora Susan quando…” La ragazza spalancò gli occhi scuri, voltandosi svelta verso il lago. “Oh no!”
La consapevolezza si fece strada anche sul volto del Liberatore. Il suo sguardo lampeggiò d’ira: se per colpa di quella ragazzina, l’unico legame che ancora lo univa a Susan fosse andato perduto…
Il ciondolo d’ambra era tutto ciò che gli rimaneva di lei. Da esso traeva un impercettibile conforto, determinato dal pensiero che Susan lo toccava e lo indossava ogni giorno, come lui.
“Jill, se hai…”
“Non è stata colpa mia!” ripeté lei.
“Và a cercare quel ciondolo, adesso!”
“No, vacci tu!”
Caspian la guardò furibondo. “E’ un ordine, Jill”
“Caspian!” esclamarono gli altri, sconcertati dal suo atteggiamento.
Ma Jill non si fece intimidire.
“Non me ne importa un accidenti se sei il Re! Sei un imbecille se non riesci nemmeno a capire che dare la colpa a me è solo un modo per sfogarti, per non ammettere quanto stai male!”
Jill era rossa in volto dalla rabbia: poteva essere davvero così freddo e insensibile, quell’uomo?
Il Liberatore le voltò le spalle, tornando verso il lago.
“Chiedile scusa!” intervenne Eustace, andandogli appresso.
“Lascia stare, cugino” cercò di fermarlo Edmund.
Ma Eustace non lo ascoltò e raggiunse Caspian.
“Che eri diventato un odioso arrogante ce n’eravamo accorti tutti, ma trattare così una ragazza...stai superando il limite”
“Fa silenzio, Eustace” mormorò Caspian.
Il ragazzo afferrò il Re per una spalla, cercando di farlo voltare.
“Chiedile scusa!”
Caspian lo ignorò e si liberò della sua presa. Nel compiere questo gesto, lo spinse indietro con forza, senza intenzione di fargli male. Ciononostante, le ferite di Eustace mandarono fitte brucianti e il ragazzo si piegò su se stesso, cadendo in ginocchio sulla neve.
Jill fu subito al suo fianco.
“Che cos’hai?” chiese Caspian.
“Se qualcuno ha una colpa, quello sei tu” sibilò Eustace, portandosi una mano al torace.
Il mantello che si era avvolto attorno alle spalle si aprì. Sotto non indossava nulla, e i bendaggi un poco macchiati di rosso che gli avvolgevano il petto, rivelarono le sue ferite.
“Che cosa ti è successo?” chiese Caspian, la fronte contratta.
“Sei stato tu” disse Jill, scoccandogli un’occhiata rabbiosa.
Il Re ammutolì.
Lui? Come…
“Basta, non litigate, vi prego!” intervenne Lucy. “Caspian, guarda: il ciondolo è qui, eccolo. Era a terra, laggiù. Dev’essere caduto a Susan dopo che si è trasformata”
La Valorosa si avvicinò, porgendo il gioiello al Liberatore, che subito lo prese. Poi, Lucy s’inginocchiò accanto a Eustace e Jill, aiutando l’amica a fare alzare il cugino.
Caspian rimase là ad osservare i suoi amici, tutti schierati davanti a lui, che lo guardavano come fosse un estraneo.
Sì sentì immensamente solo.
I loro sguardi compassionevoli, arrabbiati, increduli, gli fecero comprendere che non riconoscevano più in lui il giovane Principe di Narnia.
“Che cosa è successo a Eustace?” chiese poco dopo Caspian a Edmund.
“Sei caduto nel ghiaccio, Susan da sola non ce la faceva a trarti in salvo, così Eustace si è gettato nell’acqua gelida e ti ha tirato fuori. Se non fosse per lui, saresti morto”
Il Liberatore rimase molto colpito.
“Vedi di fare meno lo sbruffone, va bene?” lo rimproverò il Giusto.
Caspian fece per ribattere ma il falco arrivò in quel momento, posandosi sulla sua spalla.
Per la prima volta in due anni, il Liberatore si sentì a disagio vedendola in quella forma. Con delicatezza la fece posare sul braccio e, dopo averle fatto una carezza veloce, si allungò verso Edmund.
“Prendila tu, per favore”
Il Giusto l’accolse con stupore sul proprio avambraccio. “Perché?”
“Preferisco così, almeno per oggi”
Caspian gli voltò le spalle e si allontanò di qualche passo.
“Fatti entrare in quella testaccia che non sei l’unico a soffrire” aggiunse seccamente Edmund.
Il Liberatore si fermò.
“Susan non è l’unica ad avere tre fratelli che le vogliono bene, Caspian, li hai anche tu. Fai parte della famiglia Pevensie, ma tendi a dimenticartelo troppo spesso”
Caspian e Edmund si scambiarono uno sguardo, di scuse da parte del primo e di rimprovero da parte del secondo.
“Hai tante persone, tanti amici attorno che ti amano e ti rispettano, non sei solo” continuò il Giusto in tono più pacato. “Condividere il dolore ti aiuterà a farti star meglio. Se ti tieni tutto dentro, finirai per perderti, e se smarrisci la strada sarai una preda facile per i tuoi nemici. Credimi, io lo so”.
 
 
Fu una giornata da dimenticare sotto molti aspetti.
Ripresero il cammino più tardi di quello che avevano programmato. Lasciarono la valle del lago, scendendo verso una pianura desolata e rocciosa. Il debole sole che era riuscito a farsi strada tra le nubi scomparve ancora. Si alzò il vento, così gelido e pungente che sembrava strappar via la pelle dal viso, preannunciando un’altra bufera che durò per tutto il giorno, crescendo d’intensità man mano che le ore passavano. La visibilità fu ridotta quasi a zero.
Nessuno parlò molto. Caspian, Eustace e Jill esibivano tre musi così lunghi che il pessimismo di Pozzanghera sembrò nulla a confronto.
La Settima Amica di Narnia camminava a testa bassa, con un senso di tristezza e rabbia che le chiudeva il petto in una morsa.
Quando il Liberatore si rivolse a lei, per sapere se le rovine dell’Antica città dei Giganti avrebbero potuto trovarsi da quelle parti, Jill non seppe rispondere.
“Aslan non è stato proprio preciso” si giustificò, seguitando a guardarsi i piedi invece che Caspian, il quale capì per primo che aveva dimenticato i segni.
Il Re la strapazzò di nuovo e infine Jill non si trattenne più, scoppiando in pianto. Le succedeva sempre quando assimilava troppa tensione e nervosismo.
“Non è colpa mia!” esclamò per l’ennesima volta.
“Non è mai colpa tua, a sentirti” le disse Caspian, improvvisamente a disagio davanti alle sue lacrime. “Ora smetti di piangere e cerca di concentrarti”
Proseguirono ancora lungo la vallata, esposti alle intemperie come mai prima d’ora.
Eustace, che camminava più lentamente rispetto agli altri per via delle ferite, rimase ultimo della fila insieme a Jill. La prese per mano e cercò di consolarla un poco.
Verso le ultime ore di luce, giunsero alla fine della landa. La strada iniziò a salire verso la montagna sulla cui cima c’era Harfang. Sul percorso apparvero dei grandi massi appuntiti, altri piatti e più bassi: una specie di collinette dalle forme bizzarre. In mezzo ad esse, il terreno era disseminato da una serie di strani solchi: alcuni erano profondi più di un metro e mezzo, altri erano piccoli e stretti, oblunghi o quadrati.
Le schiene curve, le gambe stanche, gli abiti zuppi e pesanti, avanzarono con fatica ma decisi a non mollare. Era l’ultimo tratto di strada: una volta scalate le strane collinette, sarebbero stati davanti ai cancelli della città dei Giganti.
Il sole calò rapidamente. Il gruppo si fermò un momento, mentre Caspian se ne andava e Susan  appariva al suo posto.
Tutti ricordavano benissimo l’avvertimento della Signora della Veste Verde, e cioè che avrebbero dovuto entrare ad Harfang prima del tramonto, o i Giganti avrebbero chiuso le porte. Ma a nord c’era ancora un po’ di luce, il che fece ben sperare di poter raggiungere la città appena in tempo.
Jill avrebbe voluto dirle qualcosa a Susan riguardo gli avvenimenti di quella mattina, ma non lo fece. D’un tratto, lei e Lucy scivolarono dentro un’apertura piuttosto profonda, nascosta alla vista da un blocco di neve che cedette sotto il loro peso quando vi camminarono sopra. Caddero di sotto, assieme a neve e pietrisco, ritrovandosi al buio.
“Jill! Lucy!” udirono le voci degli altri sopra di loro.
“Siamo quaggiù!”
Le due ragazze alzarono la testa, scorgendo i volti dei compagni osservare con curiosità e apprensione la strana fossa in cui erano cadute.
Le due amiche si rimisero in piedi, quando vi fu un suono secco e forte che le fece strillare di spavento.
“Che succede?” esclamarono gli altri di sopra, spaventati.
“Oh! Oh!” gridò Pozzanghera. “Quel fosso sarà sicuramente la tana di un orrendo mostro! Oh poverine, le sta divorando vive!”
“Pozzanghera, vuoi stare zitto?!” fece Susan, avvicinandosi di più al bordo dell’apertura. “Ragazze, mi sentite?’”
“S-sì, Sue, stiamo bene” rispose la voce tremante di Lucy.
“Che cosa è stato quel rumore?”
“Non lo so, non si vede niente, è troppo buio”
“Aspetta, vengo giù” disse Emeth, sedendo sul bordo della buca e lasciandosi scivolare all’interno.
“Tieni, prendi la mia torcia” gli disse Edmund, lanciandogliela.
“Funziona ancora dopo tutti questi anni?” chiese Eustace al cugino.
“Certo. E’ la mia fedele compagna. Trattala bene, Emeth, mi raccomando”
“Sta tranquillo, Ed” disse quest’ultimo, afferrandola al volo. “Tutto bene, ragazze?”
“Solo un po’ di spavento” gli rispose Lucy.
“Il rumore proveniva da lì” disse Jill.
Emeth puntò la torcia nel punto che l’amica indicava. Vide qualcosa a meno di un metro da loro e si avvicinò, inginocchiandosi sul terreno per vedere di cosa si trattava.
“Che cos’è?” chiese Lucy.
“Una tagliola” le rispose il soldato.
“Una tagliola?”
“Esatto. Quando siete cadute, dovete aver smosso qualche pietra, che probabilmente l’ha attivata. Siete state fortunate, potevate farvi male”
Il giovane si alzò, facendo vagare il fascio di luce per tutta la cavità. Sembrava l’inizio di un tunnel, o qualcosa del genere.
“Ragazzi?” fece la voce di Susan.
“E’ tutto a posto, non preoccupatevi” rispose Emeth.
“Che cosa c’è là sotto?”
“Nulla di che” Il soldato raccolse la tagliola con cautela, avvicinandosi all’apertura per mostrarla agli altri. “Una semplice trappola per animali selvatici. E’ stata questa a provocare il rumore”
Susan osservò dall’alto l’oggetto metallico che Emeth teneva in mano, ormai innocuo.
Una trappola per animali…
“Vorrei dare un’occhiata qua intorno” disse ancora il soldato. “Sembra una galleria: forse è una scorciatoia per Harfang”
“No, Emeth, torna su” gli disse Shanna, “ormai siamo arrivati. Se ci mettiamo a perdere tempo con le esplorazioni, rimarremo davvero chiusi fuori”
“E’ vero” annuì Ombroso. “E poi badate a me, che m’intendo di grotte e gallerie: questa qui non mi dice niente di buono, con una trappola piazzata proprio all’entrata…No, no, andiamocene”
“Ben detto, vecchio mio!” commentò Pozzanghera. “Pensate, signori: se il tunnel vi portasse ovunque fuorché ad Harfang? E se vi perdete? Se ci sono altre trappole? E se vi crolla sulla testa o rimanete bloccati dentro?”
“Grazie, Pozzanghera, abbiamo afferrato il concetto” lo fermò Susan.
Così, Emeth, Jill e Lucy risalirono, e si rimisero tutti subito in marcia.
La Regina Dolce sentiva il cuore martellarle in petto: da quando si era trasformata, Caspian non era ancora arrivato, proprio come la sera precedente. Se ci fossero state altre trappole di quel tipo lì intorno…
No, calmati, non può essergli successo niente.
Infine, ecco Harfang.
La città sorgeva sulla vetta del monte. In cima al castello svettavano numerose torri. Non c’erano muri di cinta, a dimostrazione che i Giganti non temevano attacchi di nessun tipo. Più che una fortezza, appariva come una grande e accogliente casa, con belle finestre colorate al pian terreno e un cancello enorme di ferro battuto.
E là davanti, ad aspettare Susan c’era Caspian. Sembrava essere comparso dal nulla, come al solito. La Regina gli andò incontrò e lui camminò fianco a fianco con lei, come per rassicurarla che stesse bene, che non gli sarebbe mai successo nulla di male.
Il grande cancello si aprì come per magia, mentre l’ultimo barlume di luce veniva inghiottito dall’oscurità.
“Ora che siamo qui, come ci presenteremo?” sussurrò Edmund alle sorelle, mentre attraversavano il cortile.
“Per quello che siamo” rispose Susan. “Se davvero non abbiamo nulla da temere da questi Giganti, dire loro che siamo Re e Regine di Narnia non potrà far altro che favorire la nostra visita”
“Chissà dove saranno Peter e Miriel” fece Lucy.
“Presto lo sapremo” le rispose Edmund, e poi chiamò: “Ehilà, del castello!”
Quasi subito, dal portone principale comparve quello che doveva essere il custode: un Gigante alto come un albero, tutto vestito di borchie e catene, i capelli rossi e ispidi, le gambe e le braccia orrendamente pelose. In pochi passi fu davanti a loro.
“Salve, piccoli uomini. Cosa vi porta qui?”
“Sono Re Edmund di Narnia, il Giusto. Sono qui con le mie regali sorelle: la Regina Lucy la Valorosa e la Regina Susan la Dolce, Signora di Cair Paravel e Imperatrice delle Isole Solitarie. Veniamo a chiedere ristoro presso la vostra città su invito della Signora dalla Veste Verde”
“Oh!” esclamò il Gigante, ammirato. “Certo, certo, vi riconosco, Vostre Maestà. Entrate, entrate”
Il custode li guidò nell’ingresso e il portone si richiuse dietro di loro con un tonfo fragoroso. Tutti si voltarono, inquieti.
Ma la paura svanì quasi subito, sostituita dallo stupore nel vedere che il castello di Harfang era totalmente diverso da come se l’erano immaginato: era magnifico e luminoso, con grandi candelabri appesi alle pareti, il pavimento così lucido che ci si poteva specchiare.
“Ragazzo!” chiamò il custode, rivolto a un Gigante più giovane. “Avverti subito il Re che abbiamo qui i Sovrani di Narnia. Svelto, svelto!”
Mentre aspettavano, i ragazzi vennero fatti accomodare accanto al grande focolare che ardeva al centro della stanza. Fu davvero piacevole dopo quasi tre settimane in mezzo al gelo. Si tolsero i mantelli fradici, consegnandoli a un cameriere.
“Stai pensando a quella tagliola, vero?” chiese Lucy a Susan, le mani allungate verso le fiamme.
La Dolce annuì. “Mi sto chiedendo chi metterebbe una trappola dentro una cavità sotterranea. Non era la tana di un animale, vero?”
“No”
“Potrebbero essere stati i Giganti” suggerì Jill. “Per la cacciagione, sapete”
“Non è stagione di caccia” le fece notare Emeth.
“Forse è stata messa lì per un altro scopo” mormorò Susan, mentre cupi presagi si insinuavano nei suoi pensieri.
Lucy trattenne il fiato. “Credi che i nostri nemici si siano spinti fino a qui?”
“Non lo so”
“Pensi che potrebbero averci raggiunti?” chiese Emeth.
“Mi pare improbabile” intervenne Edmund.
“Invece è più che probabile, Ed” rispose Susan. “Non facciamo gli ingenui: Lord Ravenlock avrà senz’altro riferito a Rabadash del nostro scontro nella Brughiera di Ettins, e Rabadash avrà smosso mari e monti per venire a cercarci. Non solo me e Caspian, ma anche voi. Se non ci hanno ancora raggiunti, è perché le montagne glielo impediscono: evidentemente, come accade ogni anno, il passo che divide il confine tra Narnia e il Nord sarà ormai invalicabile, e la neve che lo blocca non si scioglierà prima della primavera. Ma potrebbero benissimo aver trovato un altro modo per raggiungerci”
“Stai diventando paranoica, cugina” commentò Eustace. “Sembri Pozzanghera, vedi sotterfugi dappertutto”
“Infatti, io sono d’accordo con la Regina” disse il Paludrone.
“Ci avrei messo la mano sul fuoco”
“E quindi” intervenne Shanna, “tu, Susan, credi che potrebbero essere stati i soldati di Rabadash a piazzare quella trappola?”
“Forse. E forse ce ne sono più di una”
“Non potrebbero essere stati davvero i Giganti, come ha detto Jill?” chiese ancora Shanna.
Lo sguardo di Susan si spostò verso il lupo, che la guardava attento.
Lucy capì al volo. “Non starai pensando che volessero catturare…lui?”
Il lupo si mosse, nervoso. Susan gli posò una mano sul capo, carezzandolo brevemente per calmarlo.
“Probabilmente è solo una coincidenza che quella trappola fosse lì, e forse ha ragione Eustace, sto diventando paranoica…ma non lo so. Ho come un presentimento”
E i suoi presentimenti si avveravano sempre...
Ritornò il giovane Gigante, e la conversazione, per il momento, si concluse. La compagnia di Narnia lo seguì fuori, in un altro cortile acciottolato, per strade delimitate su entrambi i lati da edifici di pietra. Giunsero davanti al portone del borgo della città, con il doppio battente di legno massiccio, dietro il quale c’era il castello vero e proprio. Una volta dentro, videro camminare per i vasti corridoi decine di Giganti e Gigantesse in abiti eleganti. Tutti loro osservavano i piccoli visitatori con aria curiosa.
Il giovane Gigante si fermò davanti all’ennesima porta, ai lati della quale stavano due guardie.
“Annunciate i Sovrani di Narnia!”
Si ritrovarono infine nella sala del trono, immensa, dal soffitto dorato. In fondo, seduti sui loro troni, c’erano il Re e la Regina dei Giganti.
“Mastodonte e Titania” mormorò Susan agli altri.
“I nomi mi sembrano azzeccati” commentò Ombroso, tremando tutto. Anche i compagni non erano da meno, e il freddo centrava poco in questo caso.
Edmund deglutì. “Sue? P-potresti parlare tu? Io, improvvisamente non me la sento…”
“Ma certo” disse lei, avanzando di un paio di passi e facendo un’elegante riverenza. “E’ un onore essere al vostro cospetto, Re Mastodonte e Regina Titania”
Il Re dei Giganti si sporse in avanti per vedere meglio. “Oh, ma che piacere avervi qui, Signora di Narnia! Non ci siamo mai incontrati di persona, ma ho conosciuto vostro marito tanti anni fa”
Susan si raddrizzò. “Lo so, Maestà: voi e Caspian combatteste quasi dieci anni or sono, proprio al confine tra le nostre due terre. Io non ero ancora sua moglie”
Il Re Mastodonte annuì. “Già, già.Te lo ricordi, Titania cara?”
“Fu una bella batosta per noi, marito” commentò la Regina.
“Ci giunse voce che Miraz era morto” riprese il Re “e che il trono di Narnia era vacante, così, io e i miei uomini pensammo di venire ad appropriarcene. Narnia piace a tutti, impossibile negarlo. Ma ecco che mi ritrovai a combattere contro un temerario ragazzino, il quale insisteva nel dire di essere il nuovo Re. Non gli credetti finché non mi sconfisse. Accidenti, che battaglia!”
“Spero non ce l’abbiate ancora con Caspian, per questo” cercò di sorridere Susan.
Mastodonte agitò una manona coperta di anelli. “No, no, è cosa fatta e finita ormai. Ma ditemi, Regina Dolce, è vero che siete qui con i vostri amici su invito della Dama Verde?”
“Sì, Sire. L’abbiamo incontrata giorni fa sulle montagne. Non le rivelammo la nostra identità poiché, a nostra volta, non sapevamo chi ella fosse. Per cautela, sapete: siamo in viaggio per conto di Aslan”
“Ah, una missione?” fece il Re.
“Interessante, interessante” gli fece eco la Regina.
“Esatto. Siamo in cerca dell’Antica Città dei Giganti, e la Signora dalla Veste Verde ci consigliò di venire ad Harfang, dove pensava potessimo trovare degli indizi, oltre a presenziare alla Festa d’Autunno”
Il Re e la Regina dei Giganti si scambiarono uno sguardo.
“C’era un’antica città” confermò Titania, “c’era eccome, ma oramai è completamente sparita dalla faccia della terra. Fu Aslan a distruggerla, perché i nostri antenati erano divenuti un popolo empio e corrotto”
“Vostre Maestà, non sapreste dirci se, da qualche parte, esistono ancora le rovine di quella civiltà?”
“No, Regina Susan, mi rincresce”
Mastodonte scosse il capo. “Purtroppo non è rimasto nulla dei nostri padri. Erano gente proprio cattiva…Comunque, siete i benvenuti qui, e saremo molto felici di avervi come ospiti d’onore all’evento più bello dell’anno!”
“Vi ringrazio molto. Potrei ora chiedervi un’altra cosa?”
“Certo, dite pure, Regina Susan”
“Giorni fa, mio fratello Peter, il Re Supremo, e la sua fidanzata, la Driade Miriel, hanno lasciato la nostra compagnia per precederci ad Harfang. Ditemi, sono arrivati?”
Fu Titania a rispondere. “Sì, mia cara, sono qui e stanno entrambi bene. Ci hanno raccontato che cosa è successo…povera creaturina, quel fiorellino dai capelli rossi” la Gigantessa tirò fuori un’enorme fazzoletto. “Se ci penso mi viene ancora da piangere. Come stava male…”
“Quali sono le sue condizioni, ora?” chiese Lucy.
“I nostri medici si sono occupati di lei, e sta pian piano riprendendo le forze”
Tutti tirarono un lungo sospiro di sollievo.
D’un tratto, Jill proruppe in un forte starnuto. “Scusate tanto”
“Oh, povera piccina!” esclamò la Regina Titania. “Marito, non possiamo farli stare in piedi, poveretti! Avranno fatto un lunghissimo viaggio, saranno sfiniti”
“Giusto, mia cara” Mastodonte batté le mani due volte, facendo accorrere un paio di maggiordomi. “Preparate immediatamente le stanze per i Sovrani di Narnia e i loro compagni. Che abbiano abiti asciutti e puliti, cibo a volontà, e che possano fare un bel bagno caldo”
Quelle parole furono ristoratrici. I ragazzi assaporarono la prospettiva di una minestra calda e un letto morbido, sentendosi già meno stanchi e infreddoliti.
“Mi dovrò ricredere su questi Giganti” commentò Pozzanghera.
La Regina Titania, che fino a quel momento non aveva fatto molto caso a lui, si chinò dal trono e strizzò gli occhi, per vedere chi fosse quello strano uomo verde che aveva parlato.
“Oh! Che orrore!” gridò, tirando su le sottane fino alle ginocchia. “Una rana parlante! E ora che guardo bene, ci sono anche un topo con le ali e un lupaccio pulcioso!”
“Ehi! Non sono una rana!” protestò Pozzanghera.
“E io non sono un topo con le ali!” gli fece eco Ombroso, anche lui molto offeso. “Possibile che non abbiate mai visto un pipistrello in vita vostra?”
Per finire, anche il lupo emise un ringhio in direzione della Gigantessa.
“Via, via Titania” la riprese il marito. “Non c’è bisogno di far tutto questo chiasso. Non vedi? Sono animali di Narnia, è normale che parlino”
“Io non sono un animale, sono un Paludrone”
“E lui non parla” aggiunse Ombroso, tirando le orecchie del lupo. Quello fece scattare i denti e per poco non gli diede un bel morso.
“Ha la rabbia?” chiese Titania, spaventata.
Susan, che si era mostrata molto rispettosa nei confronti della Regina e del suo consorte, ora non poté fare a meno di fulminarla con un’occhiata assassina.
“Devono per forza stare qui anche loro?” chiese ancora Titania, rabbrividendo.
“Sì, se non vi spiace” rispose la Dolce, secca.
“Non si potrebbe chiudere in gabbia almeno il lupo? Dei tre mi sembra quello più pericoloso”
“Vi assicuro che è innocuo…se non viene disturbato”
“Oh, io non lo disturberò di certo. Sciò, sciò!”
La compagnia di Narnia lasciò così la sala del trono, con Ombroso e Pozzanghera che si lamentavano e Eustace che li prendeva in giro.
“Un po’ rabbioso lo è, però” disse Jill, guardando il lupo e poi Susan. Attese un attimo e poi disse: “Senti…”
“Domani, Jill. Ora sono stanca” la fermò la Dolce.
“Oh...d’accordo…comunque, volevo chiederti scusa per oggi”
Susan la fissò un istante. “Hai qualcosa da farti perdonare? Io non ricordo”
Jill sbatté le palpebre, un poco stupita, guardando la Regina mentre veniva guidata da una cameriera verso quella che sarebbe stata la sua stanza. Avrebbe voluto dire grazie a Susan per non averla rimproverata come aveva fatto Caspian. Dopotutto, il titolo di Regina Dolce non le era stato dato per nulla…
A ognuno fu assegnata una camera singola. Per i Giganti erano di dimensioni normali, ma per i ragazzi erano grandi come una casa, con tappeti soffici, poltrone imbottite ampie come divani, e divani spaziosi come un letto a due piazze. Il letto vero e proprio era ancora più enorme, così alto che c’era bisogno di una scaletta per salirvi. Per non parlare della vasca da bagno, grande come una piscina, dove si poteva nuotare liberamente. E poi c’era il camino, meravigliosamente colmo di legna che ardeva e riempiva la stanza di bagliori danzanti.
Maggiordomi e governanti portarono nuove ed eleganti vesti per tutti. I ragazzi si chiesero dove i Giganti avessero trovato degli abiti su misura per loro, e ottennero la risposta da una vecchia Gigantessa, la quale spiegò che al castello erano sempre disponibili abiti di piccola taglia, sia maschili che femminili, dato che la Signora della Veste Verde veniva spesso in visita, sola o con degli amici.
Dopo essersi rinfrescati un poco, fecero visita a Peter e Miriel.
Li trovarono nella stanza di lei, dove mangiarono tutti insieme.
Miriel non si era ancora ripresa del tutto, ma non era più così debole da non poter abbracciare forte i suoi amici.
“Sono così felice di vedere che stai meglio” disse Susan, concedendosi un sorriso.
“I Giganti non sono così tremendi come pensavamo” disse la Driade.
Erano tutti attorno al sul suo letto, grande quanto una piazza d’armi, così che tutti poterono sedersi comodamente.
“Sono stati gentili con noi” disse Peter. “A proposito, Lucy, il tuo cordiale: te lo dovrò restituire”
“Più tardi. L’importante, adesso, è che siamo di nuovo tutti insieme”
Era vero. Era bellissimo sapere di essere di nuovo uniti.
“Sapevamo che stavate arrivando, sapete?” disse Miriel. Gli altri le regalarono sguardi perplessi. “La Spada di Restimar si è messa a brillare, vero Peter?”
“E’ vero. E’ accaduto questa mattina, e così abbiamo capito che dovevate essere vicini”
“Le Spade percepiscono l’una la presenza delle altre” disse Shanna. “Non mi stupisce che la tua abbia brillato proprio stamattina, Peter: le abbiamo usate”
Peter e Miriel ascoltarono i racconti dei compagni, in particolare gli avvenimenti di quel mattino e la piccola avventura di quella sera. Nessuno, però, accennò all’incontro tra Caspian e Susan, sapendo che lei preferiva così.
“Me l’avevi detto che ci sarebbero state utili anche singolarmente” disse Eustace alla fine, rivolto alla Stella Azzurra. “Sono davvero portentose queste Spade”
“Caspian dov’è, ora?” chiese Peter a Susan.
“In camera mia. Sai, mi preoccupa che la Regina Titania non sia molto propensa ad averlo qui. Più che altro, però, mi domando come farò quando la bufera cesserà: non posso tenerlo rinchiuso”
“Ma non sarebbe nemmeno prudente lasciarlo andare” disse Peter. “Se dovesse imbattersi in qualcun’altra di quelle trappole…”
Susan annuì, pensierosa. “Lo so, c’è anche questo rischio. Non so cosa fare. Inoltre, non possiamo far sapere ai Giganti della maledizione, quindi dovremo trovare una soluzione per quando domattina Caspian apparirà al posto mio, e per quando domani sera se ne andrà”
“Questo sì che è un problema” disse Peter.
I due fratelli si guardarono: il Magnifico sembrò voler aggiungere qualcosa, ma lei distolse lo sguardo.
“Il Re e la Regina non mi hanno chiesto nulla sull’assenza di Caspian” continuò Susan, “per cui, credo che su di lui potrete inventarvi la scusa che volete, purché plausibile”
“Si dice che la notte porta consiglio” disse Lucy. "Forse ci verrà un’idea mentre dormiamo”
“Oppure, potremo pensarci domani, mentre chiederemo anche se sanno qualcosa di quelle trappole” disse Emeth sbadigliando. “Scusate, ragazzi, ma io sono sfinito, vorrei andarmene a dormire”
“Sì, anche io” fece Lucy.
Edmund scattò a sedere sul letto. “Dove vai, tu??”
“A letto”
Con chi?! Cioè…volevo dire…dove?”
Shanna si coprì il viso con una mano, sospirando. Eustace fece finta di soffiarsi il naso con un fazzoletto, per soffocare le risate.
Lucy arrossì violentemente. “In camera mia. Da sola!”
La Valorosa corse fuori, dando una veloce buonanotte a Miriel e Peter.
Poco dopo, Emeth si defilò lentamente. Edmund lo seguì di soppiatto, e se ne andò a dormire solo quando fu certo che il soldato russasse della grossa.
Shanna, Jill, Eustace (che si teneva la pancia con le mani per il troppo ridere), lasciarono la stanza poco dopo, subito seguiti da Pozzanghera e Ombroso: loro due avrebbero dormito insieme.
“Io me ne starei appeso al soffitto, se a te non dispiace” disse il pipistrello.
“No, fai pure” rispose il Paludrone.
Susan fu l’ultima ad andarsene, abbracciando ancora Miriel.
“Buonanotte, amore” disse Peter alla Driade, baciandola piano sulla fronte.
“Tu dove dormi?” chiese la Dolce al fratello.
“La mia stanza è proprio qui, accanto a quella di Miriel” il Re Supremo esitò un momento, e poi disse: “ Avanti Susan, cosa c’è che non mi avete detto?”
Lei lo fissò. “Nulla, perché lo chiedi?”
“Ti conosco tropo bene, Sue: stringi sempre le labbra in quel modo quando menti”
“In che modo?”
“In questo modo” Peter sorrise. “Avanti, cosa c’è?”
Susan sospirò. “Ho visto Caspian. Stamattina” mormorò, tradendo un’emozione repressa per troppo tempo.
Peter rimase stupito. “Vi siete trasformati insieme?”
“Sì”
Un momento di silenzio.
“Ne vuoi parlare?”
Susan abbassò il capo e fece cenno di no.
Il fratello le si avvicinò, mettendole le mani sulle spalle. “Sue…”
Lei fece un passo indietro. “No, non c’è bisogno”
La voce le tremò appena, ritrovando subito dopo la tonalità normale.
“Vado a dormire. Buonanotte”
Ma quando fu nel suo letto, pianse come non faceva da anni, pensando a Caspian e ai suoi bambini.
Il lupo le dormì accanto.
 
 
 
~·~
 
 
 
 
Erano giorni che Rilian e Myra non si parlavano. Il loro litigio si era trasformato in un vero e proprio voto del silenzio, da parte di entrambi.
Lei sembrava tutta presa dai preparativi per la partenza verso la città di Harfang. Stava sempre appresso alla Signora dalla Veste Verde che, improvvisamente, sembrava compiacersi della compagnia della bambina come non aveva mai fatto prima.
Rilian si diceva che stava molto meglio da solo, pensando pesino di non avere più molta voglia di andare a quella stupida e noiosa Festa d’Autunno. Ci avrebbe rinunciato volentieri se non fosse  che poteva uscire ancora nel Mondodisopra.
In cuor suo, Rilian sperava che una volta che anche Myra avesse visto le montagne, il cielo e tutto il resto, forse avrebbe smesso di tenergli il muso, e così avrebbero fatto pace.
Il principe si era lamentato spesso di dover dormire con sua sorella: la prendeva in giro dicendo che russava, che si agitava troppo nel sonno e lo svegliava, che lasciava sempre in giro le sue bambole…ma adesso, nel non averla più intorno, si rendeva ben conto di quanto fosse attaccato a Myra, di quanto avesse bisogno di lei nella sua vita.
Myra era la sua metà.
Era la sua migliore amica.
Era la sua famiglia.
L’unica cosa che gli rimaneva.
Si incontravano solo la sera, quando la Signora dalla Veste Verde li sottoponeva all’incantesimo della Sedia d’Argento.
In quei giorni di solitudine in cui si annoiava a morte senza sua sorella (ma guai a dirlo ad alta voce), Rilian aveva impiegato il suo tempo a giocare all’esploratore, scoprendo un passaggio segreto che portava alla nuova camera di Myra.
Uno scherzo!, aveva pensato. Le farò uno scherzo coi fiocchi e poi ne rideremo insieme, come sempre. Myra adora gli scherzi.
Così, una notte, prima che la Signora venisse a sottoporli all’incanto della Sedia d’Argento, Rilian si munì di un lenzuolo, al quale fece due buchi all’altezza degli occhi. Myra aveva una paura folle di cose come fantasmi, insetti, topi, serpenti, eccetera. Si sarebbe presa un bello spavento.
Ridacchiando tra sé, si avviò il più silenziosamente possibile attraverso il passaggio, spingendo il pannello della parete per entrare nella camera di lei. Si avvicinò al letto in punta di piedi, quando iniziò ad udire dei singhiozzi sommessi.
Il ghigno divertito sparì dal suo volto nel momento in cui vide la sorellina che si agitava nel sonno, piangendo e gridando.
“Myra! Myra, svegliati! Andiamo, svegliati, è solo un sogno”
“Mamma, papà, aiutatemi!” gridava la bambina. “Il serpente! Mamma! Mamma!”
“Myra, svegliati!” ripeté Rilian, scuotendola un poco.
Quando finalmente lei aprì gli occhi, cacciò un urlo spaventoso, rannicchiandosi contro la spalliera del letto.
“Oh, scusami” disse il principe, levandosi il lenzuolo dalla testa. “Sono io, Mia, non piangere”
“R-Rilian! Cosa…cosa…”
“Lo chiedo io a te. Che cosa stavi sognando per urlare in quel modo?”
“E tu che ci fai con quel lenzuolo?”
“Io…ecco, volevo farti uno scherzo, perché…”
Grossi lacrimoni iniziarono a scendere dagli occhi nocciola della principessa.
“Scusami, Mia, non volevo spaventarti. Cioè sì, volevo, ma…”
Myra gli gettò le braccia al collo, piangendo a più non posso.
Rilian, ricambiò subito l’abbraccio, forse un pò stupito.
Rimasero stretti nell’oscurità.
“Ho sognato la mamma” mormorò piano la principessa, separandosi da lui e asciugandosi il viso. Si era calmata.
“La nostra vera mamma?”
“Sì. E anche papà. Però adesso non mi ricordo già più i loro volti. Perché succede sempre così? Perché non riesco a ricordarli, Rilian?”
“Non lo so”
“Anche tu li sogni, vero?”
Lui annuì “Quando mi sveglio, sento ancora le loro voci, ma anche io me ne dimentico subito”
“Io credo di ricordarmi di una ninna nanna che ci cantava la mamma” disse Myra, intonando brevemente soltanto la melodia, a labbra chiuse. “Faceva così, più o meno. Era…come si chiamava?”
“La ninna nanna di Narnia” ricordò improvvisamente Rilian.
I due gemelli si guardarono negli occhi.
“Mi sento tanto sola, a volte” confessò Myra, il visetto triste come non mai.
Rilian l’abbracciò ancora. “Ci sono io, non sei sola”
Myra tirò su col naso. “Rilian?”
“Sì?”
“Scusa…”
“Anche a me dispiace. Ti avrei portato nel Mondodisopra se fosse stato possibile, giuro”
Sul visino della principessa apparve un piccolo broncio.
“Dai, smettila di fare la frignona”
“Non sono una frignona!”
“Lo sei sempre stata”
“Non è vero…”
“E’ verissimo. Ma io ti voglio bene lo stesso”
“Credi che torneremo mai a vivere nel Mondodisopra?”
Rilian si fece molto serio. “Certo! La Signora dalla Veste Verde me l’ha promesso”
“Rirì, raccontami ancora. Raccontami del Mondodisopra”
“Tra poco lo vedrai anche tu, quando viaggeremo verso Harfang”
“Oh, no, non raggiungeremo Harfang dall’esterno, purtroppo” disse Myra. “La Signora non te l’ha detto? Sbucheremo da una galleria sotterranea direttamente davanti alla città. Dice che tu hai rischiato di venire scoperto quando siete usciti, e non vuole che la cosa si ripeta. Su, adesso raccontami, per piacere”
Parlarono fino a tarda notte, seduti sul grande letto di lei. Rilian mimò le avventure che immaginava di aver vissuto in superficie, tra inseguimenti mirabolanti, combattimenti contro feroci draghi e cavalcate nel verde. Myra ascoltava rapita, non senza una punta di amarezza per non aver assistito a quello spettacolo, facendo ricorso alla sua fervida immaginazione per figurarselo come fosse vero.
I due gemelli avevano sempre avuto molta fantasia, cosa che alla loro madre adottiva non piaceva affatto. Ma Jadis non era mai riuscita a impedirgli di usarla, anche se ci aveva provato in tutti i modi.
L’immaginazione era il loro unico conforto, a volte, e non vi avrebbero mai rinunciato.
Dimenticarono ogni rancore, uscendo da quel litigio più uniti di prima, come non fosse mai successo.
Quando la Signora dalla Veste Vede si accorse che erano tornati a parlarsi, non ne fu per niente contenta.
Jadis voleva che litigassero o, ancora meglio, che si odiassero. Doveva tenerli divisi, o sarebbero divenuti pericolosi per lei. Più crescevano, più diventava difficile manipolare le loro menti; più diventavano grandi, più l’inquietante visione che la Strega aveva avuto tempo prima si avvicinava inesorabile.
Jadis aveva scorto qualcosa nel futuro: i figli di Susan Pevensie e di Caspian X avrebbero avuto un ruolo rilevante nella sua rovina.
Trovava sciocco temere quei due marmocchi, ma l’esperienza le insegnava che anche i bambini posso essere pericolosi.
Non provava un’inquietudine simile da quando i Pevensie erano venuti a Narnia la prima volta.
Aveva sottovalutato i quattro fratelli, non una ma più volte, ed era sempre finita male.
Doveva fare attenzione, o anche Rilian e Myra avrebbero finito per riservarle brutte sorprese.





Salve carissimi lettori! Come ve la passate?
Che sudata per postare e finire (soprattutto) questo capitolo! Ma anche stavolta, ce l’abbiamo fatta!
Sono successe tante cose…e non si è visto Rabadash, lo so. Ho rimandato ancora, tanto non interessa a nessuno se non c’è xD Ditelo, tanto lo so…
Io spero vivamente che questi ritardi non tolgano il ritmo alla storia. Lo so, con Queen ero più puntuale…sarà perché ho mille storie cin mente e ho la testa piena di idee che si accavallano?
A proposito di storie: per chi fosse interessato, ho iniziato a postarne una uova dal titolo “Two Worlds Collide” nel fandom di Ben Barnes ;) Vi aspetto anche lì.

 
Passiamo ai ringraziamenti:
Per le preferite: alebho, Araba Shirel Stark, batte wound, BettyPretty1D007flowers, bibliophile,  Christine Mcranney, english_dancer, Fly_My world, Francy 98, Fra_STSF, , Friends Forever, G4693, Gigiii, Happy_699, HarryPotter11, HikariMoon, Jordan Jordan, LittleWitch, LucyPevensie03, lullabi2000, Mia Morgenstern, Mutny_BorkenDreams, osculummortis, piumetta, Queen Susan 21, Robyn98, senoritavale, Shadowfax, Starlight13, SuperStreghetta, Svea,  SweetSmile, TheWomanInRed, vio_everdeen, Zouzoufan7,_faLL_ _joy, _likeacannonball
 

Per le ricordate:  anonymously Araba Shirel Stark, Callidus Gaston, Cecimolli, Gigiii, Halfblood_Slytherin, mishy, Queen_Leslie, Starlight13, Zouzoufan7
 
Per le seguite: ale146, Araba Shirel Stark, BettyPretty1D007flowers, blumettina, Callidus Gaston, catherineheatcliff, cat_princesshp, Cecimolli,  ChibyRoby,  cleme_b, ecate_92, fede95, FioreDiMeruna, Fly_My World, Francesca lol, Fra_STSF, Gigiii, GossipGirl88, Halfblood_Slytherin, harukafun, ibelieveandyou, jesuisstupide, JLullaby, Judee, katydragons, lauraymavi, Lucinda Grey, Marie_, Mai_AiLing, mewgiugiu, Mia Morgenstern, niky25, Omega _ex Bolla_ , osculummortis, piumetta, Queen Susan 21, Queen_Leslie, Revan93, senoritavale, Sere Morgan, Shadowdax, vio_everdeen,
Zouzoufan7, _joy, _likeacannonball,  _LoveNeverDies_ ,_Rippah_ 

 
Per le recensioni dello scorso capitolo:  LittleWitch, osculummortis, senoritavale, Shadowfax,_joy
 
 
Angolino delle anticipazioni:
I nostri eroi resteranno per un po’ alla città dei Giganti, dove si riposeranno, cercheranno indizi dell’antica civiltà aspettando che arrivi il giorno della festa d’autunno. Ne vedremo delle belle! Inoltre, sfrutterò questa momentanea tranquillità 8si fa per dire) per dedicarmi un po’ alle coppie!!!
Rabadash! Sì, dai, stavolta si vede. Mi sa anche che inizierò il capitolo con lui…
E per finire, penso che introdurrò un altro flashback Suspian!!!

 
Per gli aggiornamenti, controllate la mia pagina facebook, dove ogni tanto, tra gli alti post impazziti, appaiono anche questi…
Che sto postando l’altra storia ve l’ho già detto….per cui abbiamo finito e ci salutiamo.
Un bacio enormissimo e grazie a tutti!!! Senza di voi non sarei qui!!!
Susan♥


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