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Autore: miseichan    02/09/2014    4 recensioni
Roberto deve resistere un mese.
Un mese nell'Aia. Un mese a suon di cruciverba.
Peccato che il ventiseiesimo giorno arrivi l'imprevisto: lei con i suoi occhi arrossati e la voglia di cioccolata.
Perché si sa, la cioccolata guarisce tutte le ferite.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Il Diavolo Tentatore

 

 

 

 

Ventisei giorni dopo.

 

 

“Ho fame.”
Roberto non alzò lo sguardo dal tavolo.
“Mmm.”
“Dov’è il cibo?”
Roberto pensò che era proprio una bella domanda. 
Si tolse la penna dalla bocca e indicò il lungo mobile alle sue spalle: “Lì ci sono i cracker senza grassi, i cereali, le barrette più leggere dell’aria e tutte quelle altre schifezze.” 
Puntò la penna in direzione del frigorifero: “Lì dentro c’è acqua, frutta e... oh, credo nient’altro.”
Quindi tornò alla sua enigmistica: Moneta della Bulgaria. Tre lettere. 
“No.” 
La voce interruppe il flusso meditativo.
“No. Dov’è il cibo vero?”
Roberto sospirò e sollevò esasperato lo sguardo sulla ragazza che si avvicinava con aria battagliera: “Il cibo vero?” le domandò.
Lei annuì senza indecisione.
“Sei una di quelle.” mugugnò infastidito “Andrai a vomitare tutto dopo, non è vero?”
Lei sgranò gli occhi, l’espressione offesa: “Come ti permetti?!”
“Lev!” quasi gridò Roberto, sconcertandola.
“Io... cosa? Che significa Lev?” 
“La moneta Bulgara.” spiegò lui, riempiendo le caselle “Tre lettere: Lev.”
“Miranda.”
Roberto si girò, preso in contropiede: “Co... come?”
“E’ il mio nome.” sorrise la ragazza “Abbiamo cominciato col piede sbagliato. Bisognava presentarsi per prima cosa: io sono Miranda.”
Roberto fissò stralunato la mano che lei gli stava porgendo. 
“Tu sei?”
“Roberto.” e si decise a stringerle la mano. 
“Ottimo.” annuì Miranda “Ora che ci siamo presentati passiamo alle cose serie: ho fame.”
“Hai fame.” ripeté lui, accorgendosi con incredulità della sincerità nel tono di lei. 
“Non ho voglia di frutta né di cracker o altro del genere. Ho voglia di dolci.”
A Roberto cadde la penna di mano. 
“Dolci?” fece eco. Forse stava sognando, ipotizzò. 
“Cioccolata.” specificò Miranda “Ho voglia di cioccolata.”
Magari aveva definitivamente perso il senno. 
“Sei sicura?” le chiese, alzandosi in piedi e avvicinandola di un passo “Ti senti bene?” fece per poggiarle la mano sulla fronte ma lei si scansò abilmente. 
“Certo che sto bene.” rispose oltraggiata “Ho voglia di dolci non di dar fuoco a qualcosa.”
Roberto assottigliò lo sguardo. 
“E’ il caso che chiami il signor D’Addio?” domandò quasi a se stesso “Sì, probabilmente dovrei proprio...”
La mano di Miranda si strinse attorno al suo polso troncandogli la frase a metà. 
“Sei un pasticciere?” gli chiese a bruciapelo.
Roberto schiuse le labbra per rispondere ma lei continuò, più veloce: “Stana dice che sei un pasticciere. E i pasticcieri fanno i dolci. Io ho voglia di dolci. Dov’è il problema?”
Già, si interrogò Roberto, dov’era il problema? Il ragionamento non faceva una grinza.
“Non ho dolci pronti, al momento.”
“Com’è possibile?” sbottò Miranda, sentitamente contrariata. 
“Per chi avrei dovuto prepararli, secondo te?!” s’inalberò a sua volta Roberto, liberandosi dalla presa della ragazza con uno scatto. 
“Oh.” Miranda arricciò le labbra, l’espressione pensosa “Puoi preparare qualcosa per me? Adesso?”
Roberto inclinò leggermente il capo, incerto. Gli stava sfuggendo qualcosa, ne era sicuro.
“Sai che nei dolci c’è lo zucchero?”
“Sì.”
“E sei convinta di volere un dolce?”
“Sì.”
“Un dolce con lo zucchero. Proprio ora.”
“La risposta è sempre sì.”
“Qualche preferenza?” chiese allora, scoccandole un sorriso radioso. 
Miranda ridacchiò e scosse la testa: “Sorprendimi.”
Roberto annuì e girò su se stesso: aveva gli ingredienti, giusto? Doveva avere qualcosa. Era pur sempre una cucina! Gli serviva... cosa gli serviva? Latte. Latte, cioccolata e... fece per avviarsi in direzione del frigorifero quando si accorse della presenza di Miranda alle sue spalle, immobile. 
“Ehi.” borbottò “Mi devi dare almeno un’ora. Non posso certo metterci cinque minuti, sai? Puoi anche andare a fare qualcos’altro e poi tornare. O posso mandare a chiamarti.”
“No.” scosse lievemente il capo Miranda “Vorrei... posso restare qui?”
Roberto si bloccò, tornando a guardarla. 
“Non ti disturberò, promesso.” mormorò la ragazza indicando una sedia “Mi metto lì e sto solo a guardare cosa fai, va bene?”
Aveva gli occhi grigi, notò Roberto. Un grigio incredibile che tendeva all’azzurro: occhi da togliere il fiato. E fu guardandola per la prima volta in quegli occhi che si accorse di quanto fossero arrossati. Aveva pianto, tanto. Aveva pianto e non voleva stare sola. 
Se a questo si aggiungeva l’improvvisa voglia di dolci, rifletté Roberto, era facile fare due più due. In un flash rivide se stesso raggomitolato in poltrona con una bottiglia di birra in una mano e una vaschetta di gelato nell’altra: i primi passi per rimettere insieme un cuore.
“So cosa ci vuole.” disse Roberto, passandole la penna e la Settimana Enigmistica “La torta Pan di Stelle.”
“Già il nome mi piace.” accennò un sorriso lei, sedendosi. 
“E’ eccezionale: non è assolutamente alta cucina, potrebbe farla chiunque.” nicchiò con il capo prima di aggiungere “Ovviamente io la faccio divinamente.”
“Ovviamente.” rimarcò Miranda. 
“Sono un pasticciere coi fiocchi, io.” annuì Roberto, recuperando una tazza e un cartone di latte. 
“Non lo metto in dubbio.”
“Il cruciverba?” 
Miranda sgranò gli occhi e guardò di sbieco il cruciverba incompiuto: “Il cruciverba cosa?”
“Devi finirlo.”
“Non sono brava con i cruciverba.” mugugnò lei “Li odio, in realtà: mi innervosisco dopo le prime quattro definizioni.”
“Prova.” insisté Roberto, versando tre dita di latte nella tazza. 
Ha per capoluogo Valladolid.” lesse Miranda “Quattordici lettere.”
“Mmm.”
Roberto aprì tre ante in rapida successione e le richiuse altrettanto velocemente per poi correre in direzione di una cassapanca. 
“Che stai cercando?”
“I Pan di Stelle.” rispose lui “Che torta Pan di Stelle sarebbe, altrimenti?”
Chiuse la cassapanca e, meditabondo, si avviò verso il frigorifero: schiuse il cassetto più in alto e con un mugugno incredulo trovò quello che voleva: “Quali teste bacate mettono dei biscotti in un frigorifero?” borbottò aprendo la scatola.
Miranda si alzò e lo raggiunse: “Ora che fai?”
“I biscotti vanno bagnati nel latte.” spiegò Roberto “Solo un po’, naturalmente. Se li bagni troppo si ammorbidiscono e tendono a frantumarsi. Devono restare consistenti.”
“Perché?”
“Perché fanno da base alla torta.”
Roberto afferrò un biscotto, lo immerse nel latte e lo girò una sola volta su se stesso prima di sistemarlo in un ruoto di vetro. “Così.” 
Ripeté l’operazione con altri sei biscotti, poi Miranda lo interruppe togliendogli un Pan di Stelle di mano: “Posso provare?”
Roberto assottigliò lo sguardo: “E’ un’operazione delicata.”
“Stai bagnando dei biscotti.” lo contraddisse lei, inarcando un sopracciglio. 
“Rischi di bagnarlo troppo.”
“Invece no.” lo spinse via con un leggero colpo di fianchi e ne imitò perfettamente i gesti. Roberto, per niente convinto, restò a controllare il tutto da dietro la sua spalla. 
“Li sto bagnando troppo?” s’informò Miranda, il riso nella voce.
“No.” mugugnò lui a fatica. 
“Devo riempire il ruoto?”
“Sì.”
“Restano dei vuoti.”
“Spezza i biscotti per ricavare la forma giusta e riempili.” diede istruzioni Roberto, facendo per uscire dalla cucina. 
“Dove vai?” scattò Miranda, girandosi a guardarlo.
“Un attimo in camera.” mormorò lui carezzandosi nervoso il collo “Devo prendere una cosa.” sussurrò abbassando la voce.
“Qualcosa di illegale?” bisbigliò lei, imitandone il tono.
“No!” alzò la voce Roberto, fulminandola “Cosa ti viene in mente?”
“Sei tu che usi il tono cospiratorio!” 
“Hai una mente perversa.”
“Cosa devi prendere?”
Roberto si guardò alle spalle prima di rispondere, teso: “La Nutella.”
“Oh.” Miranda guardò il biscotto che aveva ancora in mano e se lo mise in bocca “Nascondi la Nutella in camera?” bofonchiò colpita. 
“Sotto il letto.” annuì lui “Con la panna spray.”
Miranda sgranò gli occhi e gli fece segno di andare: “Muoviti.”
Continuò a bagnare i biscotti: due li metteva nel ruoto e uno lo sgranocchiava. 
Castigliaeleon.”
Sussultò e si voltò di scatto: Roberto stava appoggiato al tavolo, un dito a indicare il cruciverba. “Ha per capoluogo Valladolid.” rilesse lui “Castigliaeleon.
Miranda gli lanciò contro un Pan di Stelle. 
“Mi hai spaventata!” 
“Eri troppo impegnata a mangiare la base della torta?”
“Ne mangio solo uno ogni tanto.” arrossì lei, mostrandogli il lavoro quasi ultimato. 
Roberto sorrise e pensò che doveva assolutamente farla arrossire più spesso. “Ho preso la Nutella.” le mostrò un barattolo da due chili “E anche la panna.”
“E ora?”
“Si spalma la Nutella.” aprì il coperchio, afferrò un cucchiaio e un coltello e li porse a lei.
Miranda lo fissò senza muoversi.
“Non vuoi provare?”
Miranda prese il cucchiaio e lo avvicinò guardinga alla cioccolata: ne immerse solo la punta e Roberto scoppiò a ridere. 
“Non così, no!” la fermò, riappropriandosi del cucchiaio “Guarda.”
Inclinò il barattolo e prese un’enorme cucchiaiata di Nutella. Miranda deglutì, gli occhi che correvano da lui al cucchiaio: “Così tanta?” sussurrò debolmente. 
“Ed è solo il primo.” confermò Roberto “Bisogna fare uno strato completo.” indicò i biscotti e quindi la Nutella “Devi coprirli tutti.”
Miranda percepì il tono di sfida nella voce del pasticciere: quello era il momento decisivo. O andava avanti o si fermava. Non era tipo da fare marcia indietro, lei. Proprio no. 
Strinse sicura il cucchiaio e cominciò a far colare la Nutella. 
Una volta presa la decisione andare avanti fu molto più semplice: tolse il barattolo dalle mani di Roberto e continuò da sola. “E’ una goduria per gli occhi.” 
“Già.” approvò lui, lo sguardo puntato su di lei. 
“E per stenderla al meglio?”
Roberto sollevò il coltello: “Permetti?” 
Si piegò fino ad avere il ruoto all’altezza del naso e cominciò a lavorare, rifinendo il tutto. 
Miranda si allungò oltre di lui per impadronirsi della bomboletta di panna. 
“Agita.” la istruì Roberto continuando a modellare la Nutella. 
“E poi?” agitò la bomboletta. 
“Poi va spruzzata.”
Miranda guardò la panna, quindi la base della torta e non disse niente. Sapeva che Roberto doveva ancora terminare la sua spiegazione e temeva di sapere anche cosa avrebbe detto.
“Bisogna farne uno strato intero.” disse infatti lui “Quasi non devi più vedere la Nutella.”
Roberto sollevò lo sguardo: “A quel punto si ripete il procedimento: biscotti, Nutella e panna. Infine, a piacimento, si decora l’ultimo strato.”
Sorrideva, il diavolo tentatore. Non un sorriso di sfida, però, si stupì Miranda. Tanto semplicemente quanto assurdamente, quel sorriso trasmetteva solo gioia. 
“Sei felice.” commentò incredula. 
 Roberto si rialzò con una scrollata di spalle: “Non preparo un dolce da settimane.”
Non aveva finito di parlare che il sorriso era tornato al suo posto, traboccante euforia, e senza neanche rendersene conto Miranda cominciò a spruzzare la panna. Non seguì uno schema: mosse l’erogatore a casaccio, a zig zag, seguendo l’istinto. 
Roberto gemette, fulminandola: “Ti stai divertendo?” 
“Decisamente.” rispose lei, ignorando il suo tono disapprovante. 
Roberto osservò in silenzio per un paio di minuti, poi non riuscì più a trattenersi e le tolse la bomboletta di mano: “Fila via.”
“Ma...” tentò inutilmente di opporre resistenza. 
“Concludo io.”
“Oh, dai!”
“Tu pensa al cruciverba, da brava.”
Miranda sbuffò ma andò a sedersi. Incrociò le gambe e, semi piegata sul tavolo, si accomodò al meglio. Roberto proseguì il lavoro con movimenti veloci e precisi: i biscotti vennero delicatamente sistemati, quindi affogati nella Nutella e in ultimo ricoperti dalla panna. Panna spruzzata ad arte, ordinatamente ed elegantemente. 
“Ecco,” Roberto inclinò il ruoto verso di lei per darle una visuale migliore “come si mette la panna, mia cara.”
Miranda roteò gli occhi e nascose un sorriso. 
“E l’ultimo strato?” gli chiese, sollevandosi sui gomiti.
Roberto prese cinque Pan di Stelle e li sistemò a formare una stella: su ognuno versò un cucchiaino di Nutella e poi, in cima, spruzzò un minuscolo fiorellino di panna. 
“Annusa.” le ordinò, porgendole il dolce. Miranda obbedì e sentì l’acquolina in bocca. 
Il profumo di Nutella era penetrante, irresistibile. Allungò la mano ma Roberto le scoccò un’occhiataccia: “Non ci provare!”
“Scherzi?” saltò su lei cercando inutilmente di sfiorare il ruoto. 
“Deve prima andare nel congelatore.”
“Roberto!”
Lui scosse la testa: “Normalmente si mette in frigorifero, pensa. Io però sono buono, e per accelerare i tempi lo metto direttamente nel congelatore.”
“Sono sicura che vada bene già così!”
“Non direi proprio!” scattò lui, oltraggiato “Va mangiato freddo.” proclamò irremovibile “E noi lo mettiamo nel congelatore, dove passerà un tempo ragionevole a raffreddarsi prima di poter essere mangiato.”
Miranda lo guardò, implorante. “Non farmi aspettare troppo.”
“Il tempo giusto.” 
Roberto lanciò un’occhiata veloce all’orologio a muro, quindi la raggiunse e prese posto di fronte a lei: “Dammi.” borbottò, riferendosi all’enigmistica “I monti vicini a Messina.
“Oh!” si entusiasmò Miranda “Questa la so: Peloritani!” 
Roberto inarcò un sopracciglio ma scrisse il nome ugualmente: “E io che credevo che avresti saputo solo cose come...” lesse rapidamente le definizioni “...Il pesciolino rosso nel Pinocchio della Disney.”
“So anche questa.” lo guardò male lei “Celo.”
Roberto ridacchiò e trascrisse la risposta: “Vedi che potevi finirlo anche da sola?”
“Non sono stupida, lo sai?”
La vena di gelo che le pervadeva la voce costrinse Roberto ad alzare lo sguardo. 
“Non intendevo...”
“Sì che intendevi.” lo interruppe lei “Credi non sappia come chiamate questo posto? L’Aia. Non siamo tutte galline stupide.”
“Non ti ho mai dato della gallina stupida.”
“Lo hai pensato.”
“Non è vero.” Roberto si morse il labbro, la penna che batteva ritmicamente sul bordo del tavolo “Sì. Forse. Forse l’ho pensato, ma non prenderla personalmente.”
“Come faccio a non prenderla personalmente?”
“E’ una cosa che penso indiscriminatamente di tutte voi.” fece spallucce lui. 
Miranda lo guardò senza aprire bocca. 
“Mi è uscita male.” 
“Vuoi provare a rimediare?”
Roberto assottigliò lo sguardo: “Conosci i monti Peloritani.”
“Già.”
“E sai che il pesciolino rosso di Pinocchio si chiama Celo.”
“Sempre giusto.”
“Vedi? Quindi non puoi essere una gallina stupida in tutto e per tutto.” si carezzò il mento, ponderando attentamente le parole “Diciamo che il nome si addice molto alla casa, ma che non è altrettanto giusto prenderlo come dato di fatto.”
Miranda inclinò il capo, un lieve sorriso a piegarle le labbra: “Mmm.”
“Mi sono salvato?”
“Dipende. Quanto manca alla torta?”
“Ancora un pochino.”
“Stai glissando.”
“Come mai conosci i monti Peloritani?”
“Ora stai addirittura cambiando argomento.”
Roberto sorrise, limitandosi ad aspettare una risposta. Miranda sospirò e annuì.
“Ci sono stata. Se vado in un posto poi mi ricordo come si chiamava, no?”
“Caspita.”
“Sorprendente per una gallina stupida?”
“Non mi hai ancora perdonato.” borbottò Roberto “Con la torta riuscirò a farti cambiare idea, sappilo.”
“Le torte non bastano a far perdonare la gente.”
“Le mie torte, sì.”
Miranda gli scoccò un rapido sorriso, poi scattò in piedi e guizzò in direzione del frigo. 
Roberto non la fermò. “Sappi che se solo avessi avuto un po’ di pazienza in più sarebbe stata ancora più buona.” la avvisò semplicemente.
Lei non diede segno di averlo sentito: prese il ruoto e annusò il dolce. “Mio Dio.”
Le labbra di Roberto sembrarono piegarsi in un sorriso di loro spontanea volontà. Mentre Miranda tornava al tavolo un leggerissimo senso di ansia si fece strada in lui: era sempre così, la prova del nove con ogni dolce. Il momento che valeva oro colato, quello a cui non avrebbe rinunciato per niente al mondo, era l’attimo in cui la prima forchettata di dolce veniva assaporata; si racchiudeva tutto in pochi istanti: nelle sfumature di piacere che un volto sapeva esprimere. 
“Prima io?” chiese lei, indugiando. 
“Naturalmente.”
Miranda non se lo fece ripetere due volte. Assaggiò il dolce e ciò che sentì superò di gran lunga tutte le sue aspettative. Quasi certamente le sfuggì un gemito di puro piacere. 
Biscotti, Nutella e panna si erano perfettamente amalgamati: il boccone si scioglieva sulla lingua; il sapore della panna serviva a contrastare l’abbondanza di cioccolata, ma al tempo stesso ne esaltava la dolcezza. I punti in cui la Nutella si era raffreddata di più restavano interi per qualche istante, dandole modo di usare i denti. E...
“Diavolo.” 
La Nutella. Come aveva fatto a vivere tutti quegli anni senza la Nutella?
Roberto la guardò e ricordò perché amava così tanto preparare i dolci. Miranda chiuse gli occhi e anche l’ultima goccia di ansia lo abbandonò, scivolando via insieme al gemito che le sfuggì dalle labbra. Che labbra. Labbra da amare.
Modelle e cioccolata, pensò Roberto, i nuovi confini del piacere proibito. 
“Anche tu.” Miranda gli piazzò un cucchiaino sotto il naso “Devi assaggiare questo capolavoro. Il tuo capolavoro.”
Roberto continuò a sorridere, apparentemente impossibilitato a smettere.
“Buono?” chiese nonostante non ce ne fosse alcun bisogno.
“Il paradiso.” deglutì lei, guardandolo con occhi traboccanti sincerità “Il paradiso deve avere lo stesso sapore.”
Roberto rise e ne assaggiò un angolino. 
“Altri venti minuti in frigo e sarebbe stato ancora più buono.” commentò.
“Non ci credo.” scosse il capo Miranda “Non potrebbe essere più buono di così.”
Roberto tentennò, l’impulso di suggerirle di aggiungerci anche del limoncello: allora sì, che sarebbe stato il massimo. Il limoncello era un liquore, però, e suggerire una cosa del genere sarebbe potuta sembrare un’avance. Era un’avance?
Pensò a quegli occhi grigi che tendevano all’azzurro e a quelle labbra e sì, decise, sì sarebbe stata un’avance. Un’avance che non poteva permettersi di fare: perché lei aveva pianto e aveva voluto la cioccolata e lui proprio non poteva approfittare di una situazione così. 
Era sparito un quarto del dolce quando Miranda si alzò in piedi, soddisfatta. 
“Eccezionale.” mormorò “Davvero eccezionale.”
“Grazie.”
“E avevi ragione.” gli poggiò una mano sul braccio. 
Roberto cercò di ignorare il calore di quella mano “Mmm?” 
“Sei perdonato.”
Miranda gli scoccò un bacetto sulla guancia e sgusciò fuori dalla cucina. 

 

 

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