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Autore: Salmcroe    02/09/2014    4 recensioni
Dopo lo scontro alla prigione, vediamo Beth e Daryl soli. Un racconto della storia fino a quando non si ricongiungeranno col resto del gruppo. Dal testo: "Quando fu talmente vicino che lei riuscì a specchiarsi nei suoi occhi, e non vi trovò più il blu che ormai le sembrava tanto familiare, finalmente le lacrime caddero a rigarle le guance. Si sentì sussurrare, -Daryl, no.. - "
Spero vi piaccia, è una mia rivisitazione della storia :) SPOILER QUARTA STAGIONE
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parte seconda sogni agitati

 

 

Dopo un'ora passata a correre tra alberi ed arbusti, Beth Green era già stanca, affamata e indolenzita. Aveva trovato riparo tra due cespugli, che sperava l'avrebbero nascosta nel caso un errante si fosse spinto in quella zona. Ora era lì, sdraiata sull'erba, a cercare di controllare il respiro, osservando come la luce del pomeriggio si spegneva, e rideva da sola, pensando che se Daryl l'avesse vista così avrebbe anche lui riso di lei. Forse non aveva tutti i torti, forse non era fatta per stare in solitario. -Stupido... stupido che si preoccupa per nulla...- si ripeteva tra un respiro affannoso e l'altro. Si voltò su un fianco, con le mani unite sotto la testa a farle da cuscino, e l'odore di terra e muschio che le riempiva i polmoni. In effetti l'aveva fatto per proteggerla. Avrebbe dovuto prendersela meno con lui, dargli dello stronzo figlio di puttana era stato un po' esagerato, ma sembrava si divertisse a farle perdere la pazienza. Ripensare al fatto che per così poco fosse letteralmente scappata via da lui, la fece sentire stupida. Una scocca ragazzina, come ultimamente l'avevano chiamata troppe volte.

Non riusciva a sbrogliare tutti i pensieri che aveva in testa, troppo confusa, arrabbiata e stanca, così prendendo tra le dita chiare l'impugnatura del coltello, chiuse le palpebre che neanche si era accorta fossero diventate pesanti, abbandonandosi ad un sonno leggero ma tranquillo.

Era già buio e l'aria molto più fresca e umida rispetto a quel pomeriggio. Beth ancora nascosta, dormiva col viso coperto dai riccioli biondi. Sembrava così tranquilla, così piccola accucciata sull'erba. Per Daryl era stato facile seguire le tracce che si era lasciata dietro, e quindi trovarla, in quell'angolino nascosto dai rami dei cespugli. Era stata furba a non rimanere allo scoperto, a cercare quanto di più simile ci fosse al loro precedente accampamento. L'uomo pensò per un momento che davvero avrebbe potuto cavarsela da sola, ma il pensiero fu subito cacciato via. Era Beth, doveva proteggerla , anche se forse a lei non stava più bene questa situazione.

Daryl si accorse di essere rimasto a guardarla nel frattempo, immobile in piedi, ed imbarazzato decise di mettersi poco distante da lei, sempre al riparo dietro ai cespugli. Si sedette ai piedi di uno dei più robusti, con la balestra poggiata di fianco a lui sul terreno morbido, un freccia già incoccata, pronta in caso servisse. Così rimase sveglio tutta la notte, impegnandosi di tanto in tanto a centrare scoiattoli, merli, conigli con pietruzze appuntite, ad intagliare qualche bastone da usare come freccia, ad osservare Beth che ancora dormiva, a pensare. Pensava a dove sarebbe stato un buon posto per cacciare lì vicino, a come evitare un'altra litigata, a dove riempire le borracce, a come chiederle scusa.

 

Sognava di suo padre e sua madre Annette. Stavano alla fattoria, il mondo era un posto tranquillo, i vivi erano felici, i morti rimanevano tali.

Sentiva la voce di sua madre, dolce e calda che le cantava canzoni allegre, e lei ballava zampettando sulla gambine tozze, rideva ricordandosi quegli occhi chiari che la guardavano, e stingeva le mani calde con le ditina grassocce*. Continuava a saltare, muoversi, e la voce la raggiungeva sempre più lontana, sempre meno calda e familiare. In un attimo i piedi non toccavano più il parquet caldo del salotto soleggiato, ma il terreno freddo, duro. Pochi fili d'erba, solo terra e ghiaia, e la voce se n'era andata, ora del tutto, lasciandola avvolta dal silenzio. In poco dei rantoli concitati, avevano sostituito la quiete. Si voltava, prima a destra poi a sinistra ma non vedeva nulla, non capiva da dove arrivassero. Cominciò ad agitarsi, muovendosi sui piedi nudi, graffiandosi ad ogni passo, voltandosi indietro, alzando la testa, voltandosi di nuovo. Si strinse le braccia attorno al corpo, forte, spingendo le dita contro la pelle delle spalle, tanto che le nocche ed i polpastrelli diventarono bianchi, poi eccolo, difronte a lei. Il legno annerito dalle fiamme, l'entrata spalancata. Da lì arrivavano i rumori, e subito capì cosa avrebbe visto uscire da quel fienile dolorosamente familiare, che sapeva troppo di casa. Zoppicante, avvolta ancora nel suo vestito lavanda, Annie avanzava verso di lei, con gli occhi morti e la bocca spalancata, non più per cantare le canzoni che tanto amava, ma solo per azzannare. Dietro di lei altri uscivano, sbattendo le palpebre di pelle morta di fronte alla luce. Prima un uomo, dalla barba bianca incolta, completamente ricoperto del sangue che Beth sapeva fosse il suo. -Papà..- si sentì sussurrare. Lo seguiva un ragazzo, dai ricci scuri e le spalle larghe, Zach, poi Sophia, Maggie, Glenn, T-Dog, Lori, Carl. Non sopportava quella visione, non poteva pensare che tutte le persone a cui voleva o aveva voluto bene finissero così, non poteva farcela da sola, con tutta quella sofferenza, quel dolore. Ora era a terra, caduta con le ginocchia sulle pietruzze che coprivano il cortile. Sentiva la testa leggera e pesante al tempo stesso, le braccia ancora avvolte attorno a sé e le mani fredde ferme sulle spalle. Degli ultimi rantoli la raggiunsero, e quando alzò gli occhi sull'entrata del fienile, sentì le lacrime che salivano calde, pronte a scendere copiose. Malfermo sulle gambe morte, avanzava verso di lei. Affamato, attirato dal suo odore. Quando fu talmente vicino che lei riuscì a specchiarsi nei suoi occhi, e non vi trovò più il blu che ormai le sembrava tanto familiare, finalmente le lacrime caddero a rigarle le guance. Si sentì sussurrare -Daryl, no..- 

poi le fu addosso, e sentì solo le sue stesse urla.

 

Beh, buongiorno! Come andiamo? Anche oggi un capitolo non troppo impegnativo. Prometto che dal prossimo la storia comincerà a delinearsi un tantino di più, quindi non odiatemi <3 Ehm... ecco spero che vi sia piaciuto, conto di leggere qualche recensione, ne sarei infinitamente contenta :) Spero non ci siano più problemi col testo (dialoghi) come per il capitolo precedente, mi hanno fatto notare (a proposito ancora grazie mille di avermelo detto).. un bacio alla prossima!

** inizialmente nel sogno Beth vive un ricordo, dove la madre è viva, e lei è ancora una bambina (gambine tozze, dita grassocce..) , mentre quando si ritrova nel cortile è la lei attuale... Volevo solo chiarire questa cosa, grazie dell'attenzione, non vi annoio oltre ;)

  
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