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Autore: DavidMac93    02/09/2014    2 recensioni
Come sarebbero andate le cose se un solo evento avesse cambiato lo svolgimento della trama di Twilight Princess? Link ce l'avrebbe fatta lo stesso? O l'Aura Oscura del Crepuscolo avrebbe preso il sopravvento su Hyrule?
Ecco a voi una rivisitazione di uno degli episodi più belli di tutta la saga di Legend of Zelda.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Epona, Link, Midna, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Tutto è perduto?

 

Bossblin continuò la cavalcata attraverso il muro cangiante e non appena lui e i suoi scagnozzi misero piede nelle terre dell'ombra il piccolo Colin, ancora legato, ebbe appena la forza di guaire come un cucciolo maltrattato per poi ridursi di nuovo solamente ad un'anima. Se qualcuno avesse potuto vedere la sua figura in quel momento sarebbe rimasto senza parole: l'assenza di lineamenti precisi dava l'impressione di osservarlo riflesso in uno specchio d'acqua mosso dalle onde.

I mostri arrivarono in breve tempo al borgo di Hyrule, completamente silenzioso. La situazione era drammatica non tanto per i segni di rovina o di battaglie che erano del tutto assenti, ma per come si presentavano gli abitanti, esattamente nelle stesse condizioni di Colin. Inoltre quel Crepuscolo che lo invadeva era del tutto innaturale, la luce rossiccia sembrava provenire da tutte le direzioni e ingannava la vista, dando l'impressione che tutto fosse impalpabile e privo di fisicità.

Giunto alla piazza del mercato, Bossblin decise di liberare il ragazzino:

«Tanto da qui non puoi uscire, lo sai bene questo, vero? Questa volta non ci sarà nessuno a salvarti e presto ti raggiungeranno anche gli altri tuoi amichetti!»

Il re dei bulblin si allontanò in una risata malvagia e Colin, disperato, iniziò a vagare per i vicoli del borgo. Stava malissimo, aveva un enorme nodo alla gola e non riusciva a smettere di piangere. Era rimasto privo di sensi a lungo, poi poco prima della battaglia sul ponte aveva socchiuso gli occhi. Non riusciva ancora a capire cosa stava succedendo o forse non voleva rendersene conto, poiché aveva visto qualcosa che nessun ragazzo della sua età avrebbe dovuto vedere. Si sforzava di non pensarci, ma quelle immagini gli affollavano prepotentemente la memoria e ogni volta che i suoi pensieri si soffermavano su quei pochi istanti gli veniva un tuffo al cuore.

La disperazione era dovuta soprattutto a questo: non gli importava essere stato riportato nell'ombra, essere tornato solo un'anima, essere solo. Voleva indietro il suo amico, la sua guida, la persona che gli era stata più vicina e che era diventata quasi un fratello maggiore per lui. Cercò di asciugarsi gli occhi come meglio poteva e dopo un bel po' riuscì a smettere di piangere, più perché aveva finito le lacrime che per essersi calmato.

Non poteva continuare a gironzolare senza meta, doveva trovare un posto dove andare. Proprio in quel momento una guardia reale che lo aveva notato si avvicinò a lui:

«Ehi ragazzino! Che ti è successo? Non sei di queste parti, o sbaglio?»

Colin gli raccontò tutto l'accaduto e nell'ultima parte fu costretto ad interrompersi più volte, vanificando tutti gli sforzi che aveva fatto per cercare di tranquillizzarsi.

«Mi dispiace davvero tanto» gli disse la guardia, «purtroppo quando si è dominati dalle forze malvagie succedono spesso queste cose. So come ci si sente, ho perso molti compagni in battaglie passate. Pensi sempre che non potrebbe mai accadere a te, ma poi la realtà si rivela crudele. Forse, però, ho una buona notizia. Non so quanto potrà tirarti su il morale ma qualche ora fa ho visto una ragazza del tuo stesso villaggio portare un bambino Zora nella locanda di Telma. Dovrebbe essere ancora là. Prosegui dritto davanti a te lungo la Strada Meridionale, ad un certo punto vedrai una scala sulla tua destra, scendila e troverai l’ingresso in un piccolo cortile interno.»

Colin riuscì a malapena a ringraziarlo e tra i singhiozzi si avviò verso la locanda. Il suo umore non era cambiato di molto, ma almeno ora non si sentiva più del tutto solo.

 

Camminando lungo l'arteria principale del borgo arrivò in breve tempo alla scaletta che scendeva in uno stretto cortile pieno di casse di legno e di botti. In una nicchia c'era una porticina con una piccola insegna poco leggibile e rovinata dal tempo. Doveva essere l'ingresso della trattoria, la porta era aperta e così entrò.

Non appena fu all'interno vide la ragazza di cui parlava il soldato. Era proprio Iria, come aveva immaginato, ed era seduta su una piccola seggiolina di legno ai piedi di un letto, occupato da una strana creatura che aveva la pelle azzurra e quelle che parevano proprio essere delle pinne! Colin strabuzzò gli occhi, non aveva mai visto nulla di simile! Si avvicinò, Iria si voltò verso di lui ma lì per lì non lo riconobbe.

«Iria, sono io! Sono Colin!» disse lui, ricominciando a disperarsi. «Abitiamo nello stesso villaggio, tu sei la figlia del capo, ti ricordi?»

Iria si prese la testa tra le mani. Voleva capire chi fosse quel ragazzino che le stava parlando ma aveva una gran confusione, vedeva moltissimi volti e paesaggi affollarsi nella sua testa senza distinguere nulla in particolare.

«Mi dispiace tanto» gli rispose dolcemente, «ma ho un grande vuoto in questo momento, ricordo solamente di essere stata rapita, ma non ho idea di dove mi trovassi né di chi fosse colui che mi aveva catturata.»

«Era lo stesso mostro che ha portato qui me poco fa, ne sono certo» replicò il ragazzo determinatissimo, «È grande, brutto, con la pelle verde marcio, ha le corna, cavalca un cinghiale ed è stupidissimo.»

Colin le raccontò tutto, di Tauro, di Calbarico, della sua famiglia. Iria continuava a non ricordare, poi quando iniziò a parlare di Link le cose cambiarono.

«Quel nome... Mi suona famigliare...»

Le venne in mente una figura vestita di verde, ancora non se la immaginava molto nitidamente, ma lo vide, vicino ad un cavallo... No, una cavalla, era una lei... Come si chiamava? En... Ep... Epona! Sì, sì, Epona, l'animale più speciale del mondo! Era in uno stagno, l'acqua le arrivava alle caviglie. Era la sorgente di Ratane, vicino a casa sua. La stava curando, perché il suo padrone, il ragazzo vestito di verde, l'aveva sforzata, si era ferita una zampa e come punizione non voleva restituirgliela. Il ragazzino con il caschetto biondo che le stava parlando era lì, l'aveva convinta a farlo entrare, ma anche se le aveva spiegato tutto lei era ancora un po' arrabbiata con lui. Poi tutto era diventato buio, qualcuno l'aveva portata via, avevano viaggiato a lungo, fino ad arrivare al borgo avvolto nelle tenebre.

«Colin» riprese la ragazza, «Ora ricordo. Grazie per avermi aiutata. Quel giorno alla sorgente… Non volevo fare l'offesa con lui. Link... Voglio solo dirgli che mi dispiace, che gli voglio bene e che mi manca tanto.»

A quelle parole il ragazzo non poté fare a meno di scoppiare nuovamente in lacrime.

«Colin, ma che... Non preoccuparti, siamo ancora prigionieri ma lui arriverà. Verrà a salvarci, ne sono sicura.»

«No... Iria...» le parole non riuscivano proprio ad uscire, il nodo alla gola gli era diventato ancora più grande. «Lui... Non... Verrà...»

Iria si sentì una stretta allo stomaco, soprattutto per la sua reazione. Ora era davvero preoccupata.

«Su, dai» tentò Iria poco convinta, «Sii fiducioso.»

«Devi sapere una cosa... Molto... Brutta...» tentò di asciugarsi le lacrime nelle maniche ormai fradicie, «L'ho visto... Mi avevano rapito e voleva salvarmi... Ha inseguito Bossblin, il mostro di cui ti parlavo, mentre mi portava via. C'è stata una battaglia, pioveva, il ponte era diventato scivoloso. Sembrava che stesse vincendo, poi... È scivolato... Ha cercato di aggrapparsi ma... È caduto... Dal ponte di Oldin!»

Colin non ce la fece più, fu sovrastato dal dolore. Iria subito non aveva realizzato, forse non voleva capire, ma poco dopo i suoi bellissimi occhi verdi divennero opachi. Aveva appena ricordato chi era e da dove veniva, poi la magia era finita bruscamente, con quella doccia gelata, facendola sentire ancora peggio di prima. La consapevolezza di non potersi più scusare con lui per il suo comportamento iperprotettivo dell'ultima volta che si erano visti arrivò troppo presto e le diede il colpo di grazia.

«Non riesco ad immaginare Tauro senza di lui. Ma cosa sto dicendo? Tauro non esisterà più, ci sarà solo questo maledetto crepuscolo che invaderà tutto. Per me lui era un amico... No, era molto di più. Ora nulla sarà più come prima. È finita.»

Iria tornò ad osservare il piccolo Zora che aveva soccorso respirare affannosamente e non si voltò più indietro. Colin prese un'altra sedia e le fece compagnia, anch'egli senza dire nulla, aspettando. Farore era stata sconfitta, la Triforza del Coraggio sarebbe passata di mano e il nuovo portatore era destinato a tentare un'impresa impossibile. Ma ci sarebbe stato un successore?

Mentre nel cuore dei due ragazzi rimasti muti non restava altro che desolazione, a diverse decine di chilometri da loro, nel fiume Zora in fondo al canyon, qualcosa si era mosso. La corrente aveva riportato a galla uno scudo decorato con il simbolo di Hyrule e poco dopo emerse anche una spada, accompagnata dal suo possessore privo di conoscenza che ancora la teneva stretta in pugno.

 

Angolo autore:

Ciao a tutti, spero di essere riuscito a farvi provare la tristezza del momento visto dai nostri amici di Tauro. Ho calcato un pochino la mano (appena appena...), mi auguro di non aver esagerato troppo e di non essere risultato pesante. Il prossimo capitolo avrà un'atmosfera diversa, quindi niente più piagnistei!

Per quanto riguarda la memoria di Iria ero indeciso se fargliela tornare o meno. Ho pensato che siccome Colin arriva molto prima di quanto faccia Link nella trama originale non sarebbe stato insensato farle ricordare tutto. Il suo rapimento e quindi il trauma non è molto lontano nel tempo, non così tanto da compromettere i suoi ricordi gravemente secondo me. Anche questo cambierà poi il corso degli eventi.

Alla prossima e fatemi sapere cosa ne pensate!

   
 
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