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Autore: Asu chan    03/09/2014    2 recensioni
Qualcuno crede all'incontro del destino, ma Shikamaru crede solo alle (s)fortunate casualità. Ma se un giorno una tempesta sconvolgesse improvvisamente la sua vita riuscirebbe a ricredersi sulle sue convizioni?
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Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurenai Yuhi, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Dopo aver ulteriormente prolungato la sua chiacchierata con Kurenai, Shikamaru aveva scelto di non aspettare che il bambino si svegliasse e preferì tornare a casa. Il triste avvenimento di quel giorno l’aveva già messo abbastanza a disagio anche senza ciò che la donna aveva aggiunto subito dopo, rendendolo risoluto sulla sua decisione di allontanarsi.
« Incontri del genere sono quelli che vengono definiti “del destino” da noi ragazze, sai? » aveva commentato ridacchiando. « Quando incontrai Asuma per la prima volta fu per puro caso, ma nessuno lasciò mai in tutta la mia vita un segno più profondo di lui già solo in quell’occasione. Infatti ci sposammo » aveva concluso con uno sguardo gentile ma significativo.
La cosa aveva turbato ancora di più il povero Nara, che raggiunse la sua dimora piuttosto distrattamente, guidato solamente dall’abitudine. Nella mente continuavano a rimbombare le parole di Kurenai, e come se non bastasse a esse si associava in automatico, continuamente, l’immagine della furia bionda: ma nella sua testa non aveva l’aspetto glaciale che le aveva visto, bensì l’aria attraente che aveva scorto ad una prima occhiata. Chiuse la porta di casa alle sue spalle, gettò le caramelle sul tavolino del salotto e andò dritto a gettarsi sul letto.
Dannazione, imprecò tra sé fissando il soffitto. Ho già abbastanza a cui pensare senza dover continuare ad arrovellarmi inutilmente su un fatto casuale e sulle fantasie femminili di Kurenai. Si girò su un fianco affondando meglio la testa nel cuscino. Mai sentito di un caso così felice. Semplicemente impossibile!
Era sempre stato un ragazzo molto razionale e tranquillo, come la sua giovane parente non aveva mancato di sottolineare, ma stavolta una parte di lui che non aveva mai sondato lo spingeva a desiderare che non fosse una semplice casualità. Tentò di soffocare con stizza quella voce chiuse nel profondo di sé e cacciò il capo sotto il cuscino.
Tsk. E anche se fosse possibile, nel mio specifico stiamo parlando di un’arrogante menefreghista, per di più da ritrovare in una città con ben oltre tredici milioni di abitanti. Praticamente come cercare un ago in un pagliaio in un campo di pagliai…
E prima ancora di rendersene conto, si era addormentato.
 
 
Nelle due settimane successive fece del suo meglio per tenere la mente occupata, in modo da zittire le sue riflessioni e quella fastidiosa vocina speranzosa che ogni tanto tentava di farsi sentire. Lavorò con più impegno del solito, fece visita a Choji più volte anche dopo avergli regalato le caramelle, intensificò le proprie fermate a casa di Kurenai pur evitando accuratamente l’argomento “incontri” e ignorando gli sguardi eloquenti della donna. I suoi sforzi diedero discreti frutti, perché riuscì efficacemente ad attutire i propri pensieri.
Nel frattempo era arrivato ottobre e con esso l’autunno. Il clima e l’aspetto di Tokyo avevano iniziato a cambiare: cominciava a farsi più freddo, le persone a vestirsi più pesantemente e nei parchi le piante avevano preso a cambiare colore virando verso tinte che sarebbero diventate magnifici gialli, rossi, marroni e arancioni. A Shikamaru piaceva il panorama di quella stagione, perché col finire dell’estate iniziava anche un periodo che ogni anno gli procurava un piacevole senso di pace. La natura iniziava ad addormentarsi e con essa gli sembrava che il suo animo trovasse la quiete che cercava durante tutti e trecentosessantacinque i giorni. Eppure quell’anno fu diverso. Pur passeggiando nei parchi di Tokyo per ammirare le foglie che mutavano colore, non riusciva a tranquillizzarsi: anzi, la vista di quello spettacolo lo gettava maggiormente nelle sue fastidiose riflessioni e il giallo ancora cupo e misto al marrone gli riportava alla mente i capelli color sabbia di quella giovane donna che l’aveva atterrato a settembre. Non si capacitava di quello che gli stava accadendo. Magari stava semplicemente diventando pazzo, e tutto per colpa di una maleducata che si scontrava con le persone e nemmeno chiedeva scusa.
Quel giorno, agli inizi di ottobre, decise di tentare qualcosa di nuovo per distrarsi. Se le consuete camminate nella natura non servivano a pacificarlo, magari l’arte avrebbe aiutato. Il fidanzato di Ino, Sai, era un pittore dilettante e lei era sempre prodiga di elogi sulle sue opere, affermando quanto contemplare un bel quadro potesse procurare le più disparate sensazioni. Forse quelle emozioni avrebbero distolto Shikamaru dalla sua confusione e lo avrebbero riempito di qualche altra immagine che non fosse la furia bionda. Per quanto ne sapeva in quel periodo il Museo Nazionale d’Arte Occidentale stava ospitando una mostra temporanea speciale dedicata a Van Gogh, e non aveva mai visto alcun suo quadro dal vivo, sebbene ne avesse spesso letto.
Due piccioni con una fava, commentò fra sé mentre saliva sul treno che l’avrebbe portato al suo luogo d’interesse. Rimase appoggiato alle porte per tutto il tragitto, con la fronte premuta contro il vetro su cui picchiettava una fitta pioggia autunnale, cercando di tenere la mente vuota e concentrata unicamente su ciò che stava per assaporare. Una volta raggiunto il museo, scrollato l’ombrello e pagato il biglietto iniziò ad aggirarsi per le sale dedicate alla mostra temporanea. Dovette ammettere che Ino aveva ragione: ammirare le opere era straordinario. Le emozioni del pittore si riversavano addosso al fruitore, e ad esse si aggiungevano le sensazioni personali di quest’ultimo. Non avrebbe potuto chiedere di meglio per distrarsi dalle sue cupe riflessioni.
Niente male, fece fra sé, colpito. Cominciava già a sentire un intimo sollievo, quando accadde.
Stava contemplando un noto quadro particolarmente cupo, intitolato “Campo di grano con volo di corvi”, quando vide con la coda dell’occhio un profilo femminile accostarsi alla stessa opera e osservarla con aria quieta e affascinata.
« è strabiliante vedere con quanta forza Van Gogh abbia espresso la desolazione che sentiva, non trova? » mormorò la ragazza con un tono vibrante d’emozione che piacque subito a Shikamaru. Una persona che apprezzava in tale misura un’opera d’arte del genere doveva necessariamente essere molto sensibile, profonda e ricettiva.
« Sì, è davvero- » cominciò, voltandosi per fronteggiare la nuova compagna, ma la voce gli morì in gola quando incrociò due occhi color smeraldo a lui fin troppo familiari.
« Lei?! » esclamò sconcertato.
« Tu?! » lo imitò la giovane donna sorpresa. Questa volta indossava un cappotto verde petrolio sotto il quale s’intravedeva una minigonna nera, collant dello stesso colore e le stesse ballerine del primo incontro.
Il giovane Nara sentì il terreno sbriciolarglisi sotto i piedi e contemporaneamente avvertì la vocina che aveva imparato a soffocare ricordargli esultante le parole di Kurenai. Tentò di ammutolirla di nuovo, infastidito.
« A una persona come Lei interessano le opere d’arte? » proseguì sempre più sbigottito dopo qualche attimo di silenzio. La bionda inarcò un sopracciglio.
« Ognuno ha il diritto di coltivare i propri interessi o sbaglio? Chi ti credi di essere? » ringhiò. L’orgoglio maschile dell’interlocutore lo pungolò a rispondere per le rime.
« Quello a cui non ha chiesto scusa dopo averlo fatto cadere, per esempio. »
Si aspettava un’altra risposta acida, ma rimase basito quando l’altra, dopo averlo guardato fisso a lungo, scoppiò a ridere.
« Mi stai dicendo che ce l’hai ancora con una sconosciuta per averti urtato dopo settimane? » ghignò, apparentemente molto divertita dalla cosa. « Sei permaloso come un bambino! » aggiunse asciugandosi una lacrima all’estremità dell’occhio destro.
Shikamaru stava per replicare piuttosto piccato, ma la ragazza lo sorprese con un gesto improvviso. Tese la mano destra davanti a lui e disse:
« Sei divertente. Mi chiamo Sabaku no Temari. »
Dopo qualche attimo di titubanza, il giovane gliela afferrò.
« Nara Shikamaru. »
Come si era aspettato, la stretta della bionda era di ferro.
« Sembra di stringere la mano ad un uomo » commentò a mezza voce, quasi senza rendersene conto. Senza cambiare la propria espressione affabile, Temari moltiplicò la propria forza e il ragazzo boccheggiò in cerca d’aria e, temendo che finisse per frantumargli le ossa, soffiò: « Pietà! La prego! Mi spiace! »
« Così va meglio » acconsentì lei lasciando la presa e permettendogli di massaggiarsi l’arto. « Ricordati che stai parlando con una ragazza. E a questo proposito ti suggerirei di lasciar perdere il Lei, non sono così vecchia! »
« Sicuramente più di me, però » obiettò l’interlocutore, guadagnandosi un’occhiataccia.
« Mentalmente di certo, si direbbe, poco ma sicuro » precisò la giovane alla fine con un ghigno. Shikamaru fece per obiettare, ma ebbe come la sensazione che avrebbe dovuto abituarcisi passivamente.
« Di’ un po’, come mai hai deciso di presentarti? » le domandò all’improvviso. Lei lo guardò perplessa.
« Mi sembra sia educazione presentarsi alle persone. E poi è già la seconda volta che ci incontriamo, pur essendo Tokyo così enorme, no? » si voltò per contemplare nuovamente il quadro di Van Gogh. « Non che io creda particolarmente a cose come al destino e quant’altro, ma magari vorrà dire qualcosa. Non si può mai dire. »
Il ragazzo la fissò per lunghi istanti senza essere ricambiato, pietrificato. Non avrebbe mai immaginato di avere qualcosa in comune con quella che dal primo momento gli era sembrata una specie di arpia (o forse era più appropriata, come immagine, un’amazzone?). Dopo un tempo che gli parve interminabile, Temari si girò verso di lui e gli diede una sonora pacca sulla spalla facendolo quasi sbilanciare.
« E non fissarmi come un ebete! » sbottò, dopodiché aggiunse: « io vorrei finire la mostra, mi mancano ancora un bel po’ di opere. »
« Aspetta » la bloccò il giovane Nara mentre le faceva per andarsene. « Anche a me manca parecchio e, beh… Dato che percorreremo le stesse sale direi che sarebbe da idioti, a questo punto, farlo separatamente, no? »
La bionda lo sorprese per la seconda volta esplodendo in un sorriso genuino che lo colpì molto.
« Per una volta hai detto qualcosa di intelligente, Nara. Andiamo allora! »
Proseguirono la loro visita al Museo Nazionale insieme, chiacchierando e battibeccando alternativamente ogni tanto ma non esimendosi neppure da momenti di silenzio contemplativo davanti ai quadri più belli ed emozionanti. Shikamaru scoprì che stare in compagnia della giovane donna non era poi così uno schifo come aveva sempre cercato di convincersi: anzi, era a tratti piuttosto gradevole e pensare a come lei avrebbe replicato ad una sua osservazione e, di conseguenza, alla risposta giusta da darle, stimolava la sua mente, anche se certe sottolineature di Temari risultarono ugualmente seccanti alle sue orecchie. Finirono per uscire fuori per l’orario di chiusura, alle cinque e trenta. Aveva smesso di piovere.
« Beh, devo dire che non è stato male » esordì la ragazza con un grande sorriso quando furono sul punto di doversi salutare. « Devo ammettere che ti avevo giudicato male quella volta. »
« Che intendi dire? » chiese Shikamaru sospettoso.
« Niente di che, pensavo fossi un immaturo fastidioso e petulante » fece lei stringendosi nelle spalle. « Probabilmente non mi sbagliavo del tutto, ma ti ho rivalutato. »
La sincerità nel bene e (soprattutto) nel male di quella femmina era la caratteristica che più suscitava nell’altro stupore, irritazione e nel contempo ammirazione.
« Se vuoi proprio la verità, a me sembravi un’arpia egoista, sfacciata e menefreghista » replicò il giovane Nara imitando la noncuranza dell’interlocutrice. « E mi sa che ci ho pure preso per un buon cinquanta percento. Però devo ammettere anch’io che ti ho rivalutata. »
La bionda inarcò un sopracciglio.
« Ma bene, quindi aspettavi a dirmi queste gentilezze non appena avessi espresso la mia opinione? Sei proprio un codardo! »
« Sono prudente » la corresse. « Ti ricordo che sei tu che mi hai raccomandato rispetto perché sto parlando con una donna. »
« Sì, ma anche in questo caso ci hai preso solo per il cinquanta percento » ribatté. « Bel rispetto dire a una donna che è egoista, sfacciata e menefreghista. »
« Avresti preferito che mentissi? »
« Dipende. Pensi che avrei potuto venirlo a sapere in futuro? »
Lo sguardo penetrante di quegli occhi verde smeraldo esprimeva molti altri sottintesi a quelle parole. Shikamaru esitò.
« Dipende da te, suppongo. »
Temari sogghignò.
« Non azzardi nemmeno un piccolo rischio, lasci decidere tutto a me, eh? » esclamò. « Che cosa stai aspettando a chiedermi di uscire di nuovo? Devo fare tutto io? »
Il ragazzo sussultò per la sorpresa, ma subito dopo gli sfuggì un sorriso. Si diedero appuntamento per tre giorni dopo e si scambiarono i numeri telefonici per rimanere in contatto nel mentre, e magari anche dopo. Poi il giovane Nara accompagnò la bionda fino al binario del treno. Proprio prima di salire a bordo lei si voltò e gli disse:
« Per la cronaca, avrei sicuramente scoperto che stavi mentendo spudoratamente. E l’avresti pagata in qualsiasi caso. A venerdì, Nara! »
 
 
 
 
 
 
A.A.A.
Dopo essermi presa il tempo per revisionare un po’ questo capitolo, eccolo a voi! u.u Il prompt di questo capitolo è abbinato al gusto mela verde 8D! Non so come sia riuscita a giocarmelo in questo modo, quindi non dite niente. Il mio vero problema è il prossimo prompt, che è difficile da inserire XD è una cosa facile, ma difficile da far filare nella storia, anche se forse avrei una mezza ideuzza… Mah, chissà! Non so che altro aggiungere, se non: ricordatevi, se non avete guardato, di leggere il manifesto dell’iniziativa (cliccando il banner nel primo capitolo lo troverete subito!)! Altrimenti non capirete appieno questo lavoro u.u Bene! Spero che il secondo capitolo di questa mini long vi sia risultato gradito, e noi ci rivediamo al prossimo (mi auguro!), che penso – ma non sono sicura – sarà quello conclusivo! Ja ne~
   
 
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