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Autore: xDelilah_Morgan    03/09/2014    1 recensioni
Io ero un ragazzo normale, vivevo una vita normale nel mio normale paesino d'origine. Ma poi è arrivata lei, ha preso il mio bel castello di carte e l'ha distrutto semplicemente rivelandomi chi ero davvero.
E cosa fai quando tutto quello che davi per scontato svanisce come sabbia tra le dita?
Cosa fai se ogni tua certezza viene messa in dubbio da una nottata abbastanza bizzarra?
Cosa fai se sei costretto a scappare via ed abbandonare tutto quello che hai costruito in quasi diciotto anni?
Cosa fai se ti dicono che la tua vita vale molto di più di quello che credi dato che sei l'ultimo sopravvissuto della tua specie e ti vogliono morto?
Cosa fai? Semplice: combatti.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Sei – Tre vite

 

P. o. V. Giacomo

Avevo Stefano ancora appoggiato sulle ginocchia, il suo respiro si stava facendo sempre più flebile e lui non riusciva a parlare. Meglio, così non poteva impedirmi di salvarlo.
– Ne sei davvero sicuro?– chiese Andy con aria preoccupata e Bia mi guardò ansiosa. – Non me ne faccio nulla della mia immortalità senza di lui. Iniziamo.– ripetei di nuovo e poggiai entrambe le mani sul cuore del ragazzo. Il rito delle tre anime permetteva di regalare la propria immortalità a qualcuno in fin di vita e servivano due "tramiti" per recitare la formula. Bianca diede le mani all'altra e loro si scambiarono un'occhiata davvero preoccupata, ma poco mi importava. Dovevo salvare Stefano.
Ci si pararono davanti ed iniziarono a parlare insieme. Il rituale era in una strana lingua antica, simile al celtico e le due l'avevano studiata all'accademia ed erano le uniche del gruppo a poter iniziare il passaggio dell'immortalità.
In sintesi la formula chiedeva alle divinità di aprire le nostre anime e di congiungerle. Si usava per molte occasioni e, una volta unite le anime, si poteva chiedere di trasferire qualsiasi cosa da una creatura all'altra. Una luce azzurrina scaturì dalle loro mani e ci circondò. Si posò sulle mie mani appoggiate sul suo petto debole ed io richiesi di salvare la vita al ragazzo tra le mie braccia in cambio della mia vita eterna. Sentii un pizzico forte dietro allo stomaco e poi, velocemente, si acuì e corse lungo la mia spina dorsale. Sentivo come se mi stessero strappando via la pelle con un punteruolo... era un dolore sordo e sfiancante, però lo scopo che lo causava mi impedì di urlare. Non lo sentii nemmeno. E poi tutto divenne buio pesto.

P. o. V. Bianca

Staccai le mani da quelle di Andy appena la luce si spense, determinando la fine del rito, e corsi da mio cugino mentre la mia amica soccorreva Stefano e si accertava della buona riuscita dell'operazione. Respirava di nuovo e il battito cardiaco aveva ripreso il suo normale ritmo. Si addormentò lo stesso addosso a Giacomo. Anche lui stava bene, fortunatamente. Li portammo nella loro cabina e li lasciammo riposare. Avevamo tutti bisogno di una tregua.
Tuttavia prima avevo una cosa molto importante da fare. Chiusi Andy nella cabina che divideva con Cloe (dato che questa era tornata dal suo tritone per sincerarsi del suo stato di salute) e la costrinsi ad ascoltarmi.
– Crysalide, ora basta. So di essere indelicata ma non riesco più a vederti così. Mi fa male. Tu sei una ragazza speciale, combattiva... non lasciar vincere le tue ombre. Fallo per me. Fallo per Ginepro. Ti ha assegnato la guida del Cerchio per un motivo preciso, non puoi mandare tutto al diavolo. Non vorrebbe questo.– terminai incrociando le braccia al petto e smisi di camminare avanti e indietro per la cabina.
– Lo so... ci sto provando. Mi dispiace farti stare in pensiero... Proverò a riprendermi, te lo prometto. Ma mi ci vorranno ancora un paio di giorni... non è come nel tuo caso, Arcobaleno. Tu torni dopo un mese, lei non tornerà più.– mi inginocchiai davanti a lei e le presi il volto incorniciato da ciocche viola tra le mani.
– Non tornerà perché non se n'è mai andata davvero. Quando quel ginepro nascerà, lei sarà di nuovo accanto a te e ci rimarrà per sempre. Non si permetterebbe mai di abbandonarti, lei ti amava più della sua stessa vita. E lo faccio anche io.– mi abbracciò ed io rividi nei suoi occhi la Crysalide di sempre. La mia migliore amica era tornata finalmente... mi era mancata.

P. o. V. Stefano

Mi risvegliai nel mio letto e subito mi tastai le costole. Ero guarito. Non avevo più nulla di rotto, nemmeno un graffio o un'ecchimosi. E tutto grazie al ragazzo steso nel letto dall'altra parte della cabina. Gli corsi vicino per controllare il suo cuore e, nel farlo, lo svegliai. Il suo sguardo opaco mi procurò una fitta al cuore.
– Stai bene?– mormorò con voce roca. Io annuii e gli passai una mano sul volto. – Non dovevi. Ora sei a rischio... sei stato un pazzo!– esclamai, lui mi strinse la mano.
– No. Ho fatto la scelta giusta... senza di te la vita non avrebbe senso.– biascicò respirando a fatica. Era ancora spossato.
– Non dire così... me la sarei cavata!– ero furioso con lui. Ora era in serio pericolo a causa mia... era stato un incosciente.
– Non dire stronzate, Stefano. Stavi morendo ed io non lo potevo permettere. Smettila.– mi rimproverò ed io strinsi la sua mano.
– Se ti azzardi a fare una stupidaggine del genere un'altra volta, ti ammazzo io.– gli sorrisi stendendomi accanto a lui e stringendolo a me.
– Lo rifarei altre mille volte. Anche a costo di morire... io ti...– iniziò a dire ma un colpo di tosse lo bloccò prima che potesse finire la frase. Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e mi ritrovai a trattenere il respiro. Cosa voleva dirmi?
– Tu... cosa?– lo invitai a proseguire. ma lui non rispose subito. Si limitò a stringere a sua volta la mia mano e a sorridere.
– Io ti considero una delle persone più importanti della mia vita. Dovevo farlo. Smettila di torturati con questi pensieri e riposati. Il viaggio è ancora lungo.– si mordicchiò il labbro inferiore, segnandolo con gli incisivi e sentii come un peso nell'aria... parole non dette e pensieri nascosti. Erano davvero fastidiosi dato che io e lui ci dicevamo sempre ogni cosa... sentii di nuovo il bisogno di baciarlo, sostituire le mie labbra ai suoi denti e la mia aria alla sua. Sentii il bisogno di dirgli che l'amavo, di confessare che avere la sua immortalità era troppo e poco insieme perché, da un lato, gli avevo tolto qualcosa di irrecuperabile e, dall'altro, perché io volevo le sue labbra, i suoi occhi, le sue mani... volevo lui e basta.
Lo abbracciai e lo guardai addormentarsi. In quel momento, con le nostre mani unite e i corpi e le anime così vicini presi la mia decisione: sarei rimasto con lui sempre e per sempre. L'altra missione poteva andare avanti anche senza di me. Io senza di lui, invece, no.

P. o. V. Giacomo

Appena mi svegliai, Stefano era ancora accanto a me. E stringeva ancora la mia mano... la sensazione di essere al posto giusto che mi trasmetteva era la riprova che avevo fatto la cosa giusta. La mia vita senza di lui non avrebbe avuto senso. Sapere che una parte di me era in lui accresceva, ancora di più, il mio amore, se possibile. Così era davvero mio... anche se non nel modo in cui avrei voluto. Lo coprii meglio con le coperte e gli sistemai il solito ciuffo di capelli a lato del volto.
– Quando la smetterete di ferirvi a vicenda?– sobbalzai appena la voce di mia cugina mi giunse alle orecchie.
– Che vuoi dire?– le domandai mentre lei si sedeva sul mio letto.
– Non fare il finto tonto, Gia'... guardati. Guardatevi. Nessuno fa una cosa del genere se non ci tiene davvero tantissimo. Hai rinunciato alla tua immortalità per lui... e ora non vuoi nemmeno rischiare di dirgli che lo ami?– alzò un sopracciglio ed incrociò le braccia al petto. Io tirai un lungo sospiro rassegnato e guardai il volto sereno di Stefano.
– Non è il momento giusto...– mi strinsi nelle spalle ripetendo per l'ennesima volta quel mantra.
– Ascoltami bene, perché te lo ripeterò solo una volta, cugino: rinunciando alla tua immortalità ora hai i giorni contati. Sei molto più a rischio di ferite gravi, ogni trasformazione ti richiederà maggiore sforzo fisico e probabilmente diminuirà la lunghezza della tua vita.– Bianca diventò all'improvviso mia madre. Stessa espressione e stesso tipo di discorso che mi avrebbe fatto lei. Sapevo già quelle cose, però sentirle da lei mi colpirono ancor di più. – Ora sei un mortale a tutti gli effetti, potresti andartene fra due giorni per quanto, ne sappiamo. Quindi vuoi continuare a soffrire e lasciarti macerare dentro questo segreto, e magari portartelo nella tomba, o vuoi guadagnarti la felicità che meriti?– mi puntò un indice al petto. Voleva alzare la voce, urlarmi la verità in faccia ma non voleva svegliare Stefano. Ormai potevo capire queste cose al volo da quanto la conoscevo. – Non puoi aver paura che non ricambi: ti guarda in modo così devoto e profondo da far impallidire ogni amore cantato dai poeti e musicisti. È il momento giusto perché è prima che sia troppo tardi per voi. Smettila di farti tanti problemi, chiaro?– terminò allontanandosi dal letto. Persi lo sguardo nei tratti del volto del ragazzo ed annuii, a sostegno delle sue parole. La guardai andarsene e mi stesi di nuovo sul letto.

P. o. V. Bianca

Lasciai i due alla loro intimità ed uscii dalla stanza. Mi affacciai alla banchina: l'acqua scorreva veloce sotto la nave, il tempo era scandito dalle onde ed io, in quel momento, realizzai che tutto il mio corpo, ormai, si preparava alla prossima battaglia. Si regolava in base alle necessità: mi richiedeva una riserva di energia maggiore, l'adrenalina scorreva nelle mie vene continuamente, i miei sensi erano costantemente all'erta e i miei poteri si manifestavano più in fretta. Ero in “assetto da guerra” perché eravamo in guerra. E perché non potevo permettere ad altre creature di far del male ai miei amici, anche a costo di rimetterci la vita.

P. o. V. Cloe

Alexey era diventato una costante nelle mie giornate. Passavamo la sera a parlare, scherzare... conoscerci. Lui rideva di gusto alle mie battute pessime, io sapevo ascoltarlo. Lui mi abbracciava se avevo bisogno di conforto, io ero sempre pronta a prendergli la mano per offrirgli coraggio. Lui era dolce con me ed io mi stavo inevitabilmente innamorando di lui.
Quella sera eravamo sul ponte a cenare insieme quando accadde l'inevitabile: mi scoprii troppo. Stavamo parlando di quanto fosse importante avere qualcuno al proprio fianco ed io avevo detto senza pensare, senza collegare bocca e cervello, che mi sarebbe piaciuto avere lui al mio fianco. E contro ogni previsione, che riguardava spesso un suo distacco o un insulto, lui sorrise. E disse che sarebbe stato un onore per lui avere l'opportunità di proteggermi. Uscimmo di corsa dal ristorante, spinti dal bisogno di un po' di privacy e lui mi prese tra le braccia, dolcemente e senza fretta. E sotto una luna particolarmente luminosa ed un cielo terso, mi baciò fino a bloccarmi il respiro. Sorrise, illuminato dai raggi argentei della nostra muta spettatrice ed io mi lasciai contagiare dalla sua felicità. Perché in quel momento, stretta a lui, ero felice.

P. o. V. Giacomo

La consapevolezza di avere i giorni contati aveva preso completo possesso della mia mente, eclissando ogni altra parola detta da mia cugina. Mi alzai a sedere sul letto, stringendo la mano di Stefano, ancora immerso nel mondo dei sogni. Potevo perderlo ora. Potevo perdere tutti loro. Non ci avevo riflettuto a lungo durante il rito. Non riuscivo a pentirmi della mia scelta comunque. Per amore si è disposti a tutto, perfino a fare i conti con lo sconforto che deriva dalle proprie azioni. L'avrei perso, li avrei persi. Ma in quello che mi aspettava dopo il congedo da questa vita, li avrei saputi al sicuro. Avrei impegnato ogni singolo giorno che mi restava ad alimentare quella convinzione.
Purtroppo, però, ero ancora indeciso su una cosa: avrei dovuto dire a Stefano cosa provavo per lui ora che il mio tempo aveva una data di scadenza, e quindi dovevo viverlo al meglio? O avrei dovuto impedirgli di affezionarsi ulteriormente a me per poi perdere il suo compagno e non il suo amico? Volevo davvero preferire, per una volta, la mia felicità alla sua? Dicono che soltanto i cretini non abbiano dubbi... ma averne così tanti si stava rivelando molto fastidioso. Per una volta desiderai essere come Bianca, che riusciva a dare priorità alle cose davvero necessarie e chiudere i suo sentimenti in una scatola fino a lavoro compiuto. Ero troppo indeciso, costantemente diviso tra la decisione giusta e quella semplice, bloccato in un bivio che non riuscivo ad attraversare. Procrastinavo nell'indecisione e lasciavo che le mie scelte si prendessero "da sole" con il passare del tempo quando ne avevo a disposizione. Ma in quel momento ne ero a corto, perciò mi serviva un modo per sbrogliare quei pensieri e giungere ad una soluzione che accontentasse tutti quanti. Stefano si mosse un po' ed aprì gli occhi. Mi sorrise in modo adorabile come al solito e mi carezzò il dorso della mano ancora intrecciata alla sua con il pollice. Quegli occhi erano una croce per il mio stomaco. Ogni volta che si intrecciavano ai miei, questo faceva un balzo e si avvitava su se stesso. E quel sorriso, se possibile, era ancora più letale per la mia ragione. Si sarebbe spento definitivamente alla mia morte. Ma nell'attesa me lo sarei goduto.
Dovevo fare qualcosa. Ma cosa? Strada semplice o strada giusta? Ma quale delle due era quale? Era più giusto lasciarmi amare da lui o preservargli un dolore più grande? Era giusto negarmi il suo amore e negargli il mio per paura di morire?
Mentre pensavo, la mia mano libera si strinse sul suo fianco, avvicinandolo al mio corpo.
Era più facile lasciare le cose in stallo com'erano o rincorrere i miei desideri?
Lui intrecciò le nostre gambe e i nostri occhi. Mi passò le punte delle dita sulla guancia. Un tremore mi scosse ma lo ignorai.
Valeva davvero la pena lasciarsi divorare dai dubbi in quel modo?
Le nostre fronti si toccarono leggermente e sentii il suo profumo davvero vicino.
– Fallo, ti prego.– sussurrò lui con la voce roca e le palpebre serrate. Ed io obbedii. Era un contatto così semplice, istintivo, naturale. Eppure riuscì a distruggere ogni mia difesa, ogni mia remora o inibizione. Azzerò la mia capacità di ragionamento, mi bloccò ogni pensiero che non riguardasse le sue labbra. Sottili e ruvide. Rosa e pronunciate. Posate sulle mie. E sulle sue mani intrecciate alle mie. Così strette da urlare al mondo che non si sarebbero più separate. Ero egoista, l'avrei fatto soffrire. Ma l'avevo fatto per lui. Se era quello che voleva, avrei messo a rischio qualsiasi cosa per poterglielo donare.


**Angoletto autrice**

Sto aggiustando i capitoli precedenti quindi fra un po' vi toccherà andare a rileggerli... non odiatemi ♥
Grazie come sempre al mio Beta, IKilledSiriusBlack e alle mie Andy, Cloe e Soph. Siete le mie persone preferite insieme al mio Stefano u.u Grazie anche a DarkViolet92 che mi lascia sempre una recensione e mi sprona a continuare questa pazzia iniziata per caso un anno fa.

I Recensori non verranno morsi e/o maltrattati. Giuro ♥

Alla prossima, Dede♥

  
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