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Autore: ioanna drysia laine    03/09/2014    4 recensioni
Un genio, miliardario, playboy, filantropo, Papà.
Mio padre, Anthony Stark.
I miei genitori, Tony Stark e Maya Hansen.
Mio padre mi portò con se, mia madre rimase a Berna a lavorare come botanica.
Mio padre scelse il nome di: Ioanna Dasia Stark.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                          Coming out
 
Mi sentivo un fantasma, chiedevo aiuto e nessuno mi capiva, a scuola nessuno mi considerava, tranne Olivia.
Nessuno mi considerava, nessuno mi cercava e io volevo solo affetto, Pepper e mio padre erano troppo occupati con Luna, ma nessuno si occupava di me due minuti. Sapevo di essere grande e di badare a me stessa e quella situazione non mi piaceva per niente, così presi il toro per le corna quando mi chiese se potevo riscaldare il latte. In quel momento il latte bollente glielo volevo lanciare.
“Se mi devi parlare di quel fatto ‘tu mi isoli’ e roba del genere, facciamo pace così la smetti. Ok?” Domandò secco senza che io gli rivolgessi parola.
“Non dipende da me, ma da te.” Gli sbottai in faccia lanciandogli il biberon addosso per poi andarmene in camera mia.
“Tu non puoi comportarti così con me, sono tuo padre.” Iniziò a bussare furiosamente alla porta di legno.
“Sei mio padre ma non hai il permesso di comportarti così, sembra che io sia solo l’ombra di Luna. Lo so, è piccola e ha bisogno di attenzioni, ma esisto anche io.” Gridai per poi aprire la porta e sussurrargli un “Sei ancora, qua? Vai a badare a tua figlia! Tanto io sono frutto di un amore falso.”
“Voi due, vi devo parlare, è urgente.” Arrivò Pepper  a calmarci, e continuare con un “Siete padre e figlia, non ci dovrebbero essere tante divergenze, fate pace e non rompete. Non vi sopporto più, la tensione in questa casa la posso toccare per mano.”
Guardai entrambi e chiusi la porta che fece un tonfo.
“Vedi, è impossibile parlarle.” Commentò mio padre in un tono scherzoso.
Volevo scappare da questo posto, sapevo che ero colpa mia, e mi sentivo in colpa, iniziai a prendere la valigia nera e l’aprì “Sarai piena tra poco!” Commentai, iniziai a metterci tutte la mia roba dentro, foto e il computer; la richiusi facendo pressione con il  mio corpo.
“Mamma, arrivo.” Guardai l’orizzonte pensando che ben presto sarei stata da mia madre.
Comprai un biglietto per Berna, il suo indirizzo lo avevo, e arrivata l’aeroporto mi guardai intorno.
Ero veramente sicura di fare quel passo? Scappare di casa?
Ero sicura?
Sì.
Poi sentì un “Ioanna” gridato ed era la voce di mio padre, lo vidi mentre correva verso di me.
“Non farlo mai più, razza di idiota.” Mi puntò il dito in segno di rimprovero.
“Io, parto. Non mi interessa se a te sta bene o no, è una mia scelta, tanto qui non sono la benvenuta. Non sono la benvenuta a casa mia.” Lo respinsi per poi iniziare ad andarmene.
“Non farlo, per favore.” Mi implorò.
Continuai a camminare, poi sentì una mano afferrarmi il braccio.
“Lasciami in pace.” Gli gridai.
“So che mi sono comportato male, ma tu sei importante per me, ma tu sei tutto per me. Se tua madre ci teneva veramente ti lasciava a me? No! Noi siamo cresciuti insieme, io di maturazione però. Non andartene, senza di te non saprei cosa fare, lascerei tutto per trovarti, per difenderti.” Le lacrime solcarono il suo viso.
“Ti voglio bene!” Mi abbracciò e gli bisbigliai nell’orecchio “Anche io, scusa papà.”
Questa storia fu sepolta tra i nostri ricordi peggiori e non ne riparlammo più, eravamo in ottimi rapporti.
Luna cresceva a vista d’occhio, e oggi era il giorno del suo primo giorno di scuola, cioè, asilo.
“Mi raccomando, non tornare a casa con il fidanzatino.” Scherzò Pepper mentre le allacciava un giubbottino rosa shocking che le stava bene.
“A proposito di fidanzati, io ho un fidanzato.” Non ero mai stata così seria in sedici anni di vita.
“Ah sì? Come si chiama?” Ribatté mio padre mentre preparava un caffè per noi.
“Tom.” Sbottai secca preparandomi pane e nutella.
“Ancora con quell’attore?” Rispose Pepper uscendo dalla porta “A dopo!” continuò per poi posare Luna sul seggiolino.
“E chi è questo Tom?” sogghignò tra se e se per poi guardarmi in faccia “Allora?”
“Ma che, è un attore, papà sono lesbica.” Ero veramente seria, non stavo scherzando.
Quando elaborò la risposta alzò il capo verso di me e con un bel “Ehi, lo sapevo.”
“Come lo sapevi?” Gli domandai aspramente sorseggiando il caffè.
“Perché ho sbirciato il tuo diario segreto. Ma non ti preoccupare, puoi stare con chiunque vuoi, donna, uomo, carce- ok, no carcerato, no. Ma hai capito.” Rispose ironicamente.
Ero felice, non gliel’avevo detto per il semplice motivo di non essere accettata.
Arrivò Pepper  “Ha pianto tutto il tempo perché non voleva lasciarmi, e la maestra ha detto che puo’ farle compagnia Ioanna. Domani vuoi andare?” chiese sedendosi sulla sedia per poi dirmi un “Allora? Vuoi andare?”
“Certo, domani me la vedo io, l’accompagno io, faccio tutto io.” Risposi mentre i miei occhi luccicavano dalla felicità.
“Non prendere un palo però, prendi la mia macchina e me la porti intatta!” Esclamò tutto d’un fiato mio padre.
“Quindi domani te la vedi tu, che bello prendersi un po’ di tempo. Tu quando inizi la scuola?” Sorrise Pepper guardando la mia faccia terrorizzata.
“Fine settembre, i ragazzi della mia classe partono per un viaggio in Canada e sinceramente io non volevo andarci.” Sbottai.
Una cosa che odiavo con tutto il mio cuore era il freddo e il Canada non faceva per me, però aveva posti stupendi, ma preferivo rimanere a Malibu’ al caldo e a casa mia, e avevo problemi seri con il Francese.
Qualcuno bussò alla porta e vidi mio padre camminare per il salotto “Mi ero dimenticato di dirti che oggi venivano i ragazzi del progetto Avengers a mangiare qui.” E poi fece un sorriso preoccupato e aprì la porta.
“Tu lo sapevi?” Chiesi a Pepper per poi salutare ogni membro dello shield.
“Sì.” Confermò che io ero sempre l’ultima in casa Stark a sapere le cose.
Andai a prendere la piccola da scuola e la maestra si rivolse a me con un “Sei la mamma?” e seccata ribattei con un “No, è mia sorella.” Presi il suo zaino fucsia e l’appoggia sul sedile anteriore della macchina mentre lei sedeva sul seggiolino dietro di me.
“Allora, com’è andata?” Le domandai guardandola dal specchietto.
“Così così, domani vieni?” Sprizzava entusiasmo da tutti i pori.
“Sì, perché così così?”   Ribattei mentre svoltavo per arrivare a casa.
“Mi sei mancata!” Rispose facendomi gli occhi dolci.
“A casa ci sono i ragazzi degli Avengers, fai la brava!” Le raccomandai, infondo Luna era una bambina calma, ma quando c’erano loro si agitava ed era incontrollabile.
Arrivammo a casa, la presi in braccio e una volta aperta la porta calò il silenzio.
“Ciao mammina!” Esclamò Thor spostandosi il mantello rosso.
“Io sono mamma, ma tu sei talmente vecchio che hai l’età del mio trisnonno.” Sbottai senza pensarci due volte.
“Papà ho paura di quello.” Luna puntò il dito verso Bruce e iniziò a piangere ininterrottamente.
“E’ verde? No! Non devi avere paura, se ci sono io, o papà o Pepper, tu sei al sicuro.” Le dissi teneramente aggiustando la sua coda.
Il pranzo andò bene, Steve diede fuoco al balcone con il barbecue ma arrivò Thor a spegnere il tutto.
Ξ
Il giorno dopo mi svegliai presto, sbadigliando e barcollando per il sonno arrivai in camera sua, la porta di legno e le pareti azzurre mi davano un senso di relax. Mi avvicinai e con le bisbigliai un “Svegliati, ti devi lavare.” Si alzò, il pigiama azzurro e blu notte le andava largo, ma arrivò in bagno senza cadere.
“Voglio le trecce!” Esclamò sciogliendosi la coda di cavallo bionda e porgendomi la spazzola.
Iniziai a passare la spazzola sui suoi capelli mossi e dorati per poi intrecciarli in due trecce.
“Con cosa facciamo colazione?”  Le domandai mentre giravo l’elastico nero.
“Latte e nutella.” Vidi i suoi occhi brillare dalla felicità “E’ vero che rimani con me tutto il tempo? E’ vero?” Insisteva e con un “Vediamo!” La feci contenta.
Facemmo le solite cose e arrivammo all’edificio fatto di mattoni color Siena, chiusi la macchina ed entrammo, l’edificio era immenso e una maestra si avvicinò a me “Sei venuta ad accompagnare Luna?” La sua voce roca mi fece sobbalzare dallo spavento “Sì.” Risposi.
La giornata la passammo a fare cose da asilo, ma quella classe mi metteva ansia, sembrava un carcere, una finestra grande con una tenda scura che non permetteva di illuminare la stanza, per fortuna il tempo passò in fretta e tornammo a casa.
Misi la chiave nella serratura, girai e mi ritrovai lei seduta sul divano che con un gridolino acuto mi disse “Sorpresa!” Perché lei era là?  Non si era mai interessata di me, perché adesso era nel mio salotto?
“Che ci fai qui?” Domandai con un tono acido.
“Volevo vederti, sei cresciuta parecchio.” Asserì lei accavallando le gambe.
“Sai,  non sono più una bambina in fasce, e non ti considero neanche mia madre, mi hai abbandonata per continuare il tuo lavoro, e adesso puoi uscire da casa mia. A mai più.” Ribattei cacciandola, con quale faccia tosta vieni a casa mia?
“Ti deve parlare.” Fece capolino dal balcone mio padre.
“Parla, ma poi lasciami in pace.” Risposi sedendomi di fronte a lei.
“Mi dispiace per averti abbandonato, ma adesso mi sento sola, vuoi venire a vivere a Berna con me?” Chiese sogghignando.
“No, adesso puoi andare a vivere la tua vita, ti senti sola? Potevi pensarci sedici anni fa.” Obbiettai, per poi farle segno della porta, ella si alzò in piedi e scomparii  lasciando un profumo di rose nell’ambiente.
Non avrei mai abbandonato mio figlio per poi ritornare sedici anni dopo a chiedergli se vuole venire con me, certo che la risposta sarà no. Poteva pensarci prima di abbandonarmi.
“Mamma, ho fame, cosa prepari?” Luna strattonava la gonna di Pepper per farsi notare.
“Prendi una brioche, tra poco avrò finito di preparare la purè.” Rimbeccò porgendo la brioche alla bambina.
La giornata passava nei modi più tranquilli, salì le scale e aprì il mio diario “segreto”, che segreto non era ma era un modo per sfogarmi.
“Luna è molto importante per me, senza di lei sarei persa.
Anche se è la mia sorellastra è lei che mi ha salvato la vita in un certo senso,
nonostante la gelosia dei primi mesi per via della litigata con mio padre.
Lei è tutto per me.”

Posai la penna blu sul tavolo e chiusi il quadernetto per poi spegnere la luce.
“Ioanna posso entrare?” Papà bussò alla porta freneticamente.
“Io non ho combinato niente eh!” esclamai pensando al peggio.
“Lo so, non hai fatto nulla però volevo parlarti del fatto di ieri mattina, non immaginavo che facevi coming out buttandola giù così, pensavo che me lo dicevi in un contesto più serio.
Sappi che ti accetterò sempre e comunque, non mi interessa del tuo orientamento sessuale, ti amerò sempre.” Asserì per poi stringermi in un abbraccio forte, mi sentivo finalmente accetta “Quando mi presenti la ragazza?” Ci scherzò su.
“Quando la troverò!” Risposi ridendo.
“Cosa mi sono persa? Un’altra litigata?” Pepper si addentrò nella camera portando il cestino delle robe sporche.
“No, ha fatto coming out ieri mattina, è lesbica!” Sbottò senza un filo di serietà.
“Vivi la tua vita al meglio!” Mi raccomandò lei.

 
 
 
Angolo autrice:
yeah, sono tornata, ecco il capitolo nuovo.
So’ che vado a sbalzi facendo capitoli lunghi oppure estremamente piccoli.
Grazie a chi ha recensito, e a chi recensirà.
  
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