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Autore: FrancyBorsari99    04/09/2014    4 recensioni
Mi chiamo Harriett Danion.
Mi sono data io questo nome, dal momento che nessuno si è mai preso il disturbo di sceglierne uno per me.
Non ho veri e propri genitori, ma non sono orfana.
Sono nata con la consapevolezza delle mie origini, e non sono mai stata bambina.
In termini umani, avrei sedici o diciassette anni. In termini... Beh... Miei, ho tre anni, quindi sono piuttosto giovane, ma il vantaggio di sbucare dalla terra come da sabbie mobili al contrario è che sai già tutto quello che c'è da sapere.
Immagino vi stiate chiedendo quale orribile mostro possa nascere già sedicenne di tutto punto, senza genitori, senza un nome, senza un'infanzia come base per il futuro.
È complicato.
Io sono figlia dell'Odio.
Più precisamente, di quello di Gea.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Resto rannicchiata sul pavimento finché le scosse sono si fermano e sono certa che non ce ne saranno più.

Di solito mi accorgo quando sta per venire un terremoto, ma stavolta, grazie a Leo, la mia testa era completamente altrove, e non ho notato il formicolio alle mani mentre le profondità gorgogliavano sommessamente.

Nota per il futuro: stare alla larga da quella fonte di distrazione.

Sguscio fuori da sotto il tavolo e mi avvio tranquillamente giù per le scale, dove per poco Chirone non mi investe al galoppo con Dioniso che caracolla al suo seguito fuori dalla Casa Grande.

Il grande spiazzo è gremito di persone, ragazzi dalle magliette arancioni che si guardano attorno spaesati e terrorizzati, i bambini più piccoli che piangono ancora pallidi per lo spavento, i capocabina che tentano disperatamente di mantenere l'ordine ed allontanare i curiosi dalla profonda spaccatura che si è formata in mezzo alla U delle capanne.

Fisso interdetta quello spettacolo, avvicinandomi alla crepa.

Chirone mi segue, ordinando a gran voce di rimanere alla larga dagli edifici, e insieme esaminiamo la fenditura che si snoda attraverso il bosco, affettando il suolo per quelle che percepisco essere parecchie leghe, molte più delle percorribili da un essere umano.

Mi affaccio. Ogni bordo dista dall'altro circa un metro, e scorgo appena i primi venti verso il basso, ma più giù il buio avvolge le radici degli alberi e le zolle di terra che restano aggrappate in equilibrio precario alle pareti.

La folla si è fatta improvvisamente silenziosa, e mi fissano tutti come se si aspettassero che esponga una diagnosi e una prognosi. Peccato che non sono un dottore.

Un sibilo acuto ed assordante si leva dall'oscurità, facendo guadagnare a tutti almeno tre metri di distanza in più.

Oh-oh. Le cose si mettono male, ma non sono certa del fondamento dei miei sospetti, quindi affondo le mani nella terra, e subito prendono estensione, fin giù, più giù, dove la temperatura aumenta e dove la lava ribollisce e... fango?! Da quando in qua a un isolato dal nucleo terrestre c'è del fango?! Questa è una novità persino per me, ma non fa che peggiorare le cose!

Un altro sibilo, stavolta più vicino.

– Che cos'è? – chiede Percy allarmato, facendosi largo fra la folla, la spada sguainata.

Al suo fianco compare immediatamente Annabeth Chase, brandendo il pugnale di bronzo, gli occhi grigio tempesta pieni di determinazione. Mi dispiace dover guastare la loro forza di volontà.

Mi giro verso il centauro.

– È Pitone. –

la figlia di Atena sbianca improvvisamente, e la mano si abbassa un po'.

– No... Non è possibile, Apollo lo ha ucciso! – esclama, avvicinandosi e buttando un'occhiata nella fenditura.

– Anche se può benissimo essersi riformato... Come fai a vederlo? – chiede, stringendo le palpebre e inginocchiandosi per vedere meglio.

Quindi lei non lo sa ancora, Piper e Leo hanno mantenuto il segreto.

Non vorrei doverlo fare, ma penso che prima o poi lo scoprirebbero, e in ogni caso mi stupisce che non l'abbia capito alla manifestazione dei miei poteri in mensa.

– Lo percepisco attraverso la terra. Passa per un cunicolo molto stretto, che gli abbraccia completamente il corpo, e so che è lui. Fra l'altro, è molto vicino al nucleo, o almeno lo era, e non dovrebbe esserci del terreno bagnato, cosa che invece c'era dove è nato la prima volta. –

Lei mi pianta gli occhi di temporale addosso, scrutandomi con tale intensità che penso voglia trapanarmi l'anima.

– Tu chi sei? –

Sorrido. – Non ci sei già arrivata da sola, figlia della saggezza? – dico, gentilmente.

Le sue palpebre si sbarrano.

– Io lo sapevo!!! – esclama trionfante.

– Annabeth, che vuoi dire? – Percy mi compare all'altro fianco, facendo saettare gli occhi da me a lei.

– Ebbene sì, gente. Io sono la figlia illegittima -oserei aggiungere- di Gea. –

– CHE COSA?! – il figlio di Poseidone balza all'indietro, puntandomi contro la spada, mentre la terra ruggisce ancora ed i sibili furiosi si fanno sempre più vicini. Con le mani sento il corpo viscido ed enorme di Pitone avvicinarsi.

Allontano con un dito la punta della spada.

– Non dovete essere per forza così ostili. Io non sono come mia madre.

– Sì, confermo. – capitola Leo, che è improvvisamente comparso alle mie spalle.

Chirone sbatte nervosamente gli zoccoli al suolo, la coda che frusta l'aria è un chiaro segnale della sua preoccupazione.

– Sta arrivando! – ci avverte, incoccando una freccia nell'arco. Credo proprio che non basti.

Devo pensare velocemente, e forse ho già un piano.

– Dobbiamo allontanarlo dalle capanne. – stabiliamo all'unisono io e Annabeth. Ci lanciamo reciprocamente un sorriso di intesa eloquente.

– Okay, e poi che si fa?

– Tentiamo di abbatterlo.

Ho appena il tempo di vedere Piper che ci raggiunge, decisa a dare una mano, che la terra esplode e sessanta metri di spire sibilanti si innalzano al cielo, ruggendo al sole come a sfidarlo ad annientarlo di nuovo.

 

Basta uno sguardo e sappiamo tutti cosa fare.

Chirone si lancia al galoppo verso i ragazzi ancora raggruppati in capannelli disordinati e li esorta a scappare verso i confini della foresta.

Noi cinque invece cominciamo a correre verso la baia, superando i confini se necessario, dov'è più facile per Percy usare i suoi poteri.

Mentre mi volto a vedere se ci ha notati, riesco a realizzare quanto sia più grande e vigoroso dell'ultima volta, le zanne velenose lunghe come quelle di un elefante, gli occhi gialli, dalle pupille verticali e la pelle squamosa verde muschio cupo, intervallata da grossi rombi neri. Due ali diafane si spalancano appena sopra la metà del corpo enorme, sbattendo violentemente per prendere il volo.

Non sta puntando noi, ma fissa qualcosa che si trova sotto alla linea degli alberi.

– Ehi, tu! – sento dietro di me, e una palla di fuoco grande come una mongolfiera parte a razzo sibilandomi di fianco all'orecchio e centrando Pitone in pieno ventre.

Leo esulta, ma si rimette a correre quasi subito, mentre il mostro comincia ad inseguirci.

Il fiato comincia a mancarmi dopo un po', ma il mare è ancora troppo lontano, non riusciremo mai a raggiungerlo prima che quello ci abbia divorati, così mi fermo, afferro la terra artigliandola saldamente e tiro verso di me, constatando amaramente quanto sia pesante.

Si muove di poco, e realizzo che ho bisogno di ben più forza.

Okay, senza fretta. Uno... due... tre! E do' un fortissimo strattone.

Il suolo si increspa all'improvviso, la spiaggia ci investe e per poco non scompariamo sotto una duna.

– Salite, svelti!!! – urlo, le braccia che piangono di dolore.

– E tu che fai? – Annabeth si ferma al mio fianco, mentre gli altri si arrampicano sulle rughe della terra, raggiungendo il confine della baia.

– Non ti preoccupare, MUOVITI! – e senza aspettare altro, lascio che si ristenda bruscamente come un elastico, a più di un chilometro e mezzo di distanza.

Ginnastico un po' le dita doloranti, all'improvviso un'ombra nera mi sovrasta.

– Sssssei miaa!! – tuona il serpente, caricando i muscoli poderosi del collo per scattare in avanti e mangiarmi.

– Non credo proprio, addio! –

E la terra mi risucchia. Mi sarebbe piaciuto vedere l'epica facciata che ha sicuramente dato al suolo nel punto in cui c'ero io, ma mi devo sbrigare, non c'è tempo da perdere.

Ricompaio esattamente dove i miei amici mi aspettano, Piper che si vuota le scarpe nell'attesa, Annabeth che cerca di capire quanto ci metterà Pitone a raggiungerci, Percy beatamente ammollo nell'acqua e Leo il più lontano possibile dall'acqua, le mani già incendiate.

Appena mi vedono emergere dalla terra con effetto teatrale, trattengono il respiro.

– Credevamo che fossi morta!! – esclama la figlia di Afrodite, scattando in piedi.

– Ci sono andata vicina. Ora ci serve un piano. Io lo posso attaccare, ma avrei bisogno di un diversivo.

Annabeth, rimasta in silenzio fino adesso, si inginocchia per terra, chiamandoci a raccolta, e con un bastoncino a mo' di stilo disegna la strategia sulla sabbia.

– Spero che tu sappia quello che fai. L'unico che sia mai riuscito ad ucciderlo è stato Apollo, e lui è un dio... –

– E io sono un titano, o titanide, come preferite. Il punto è che sento di poterci riuscire. Anche se sono figlia della vostra peggior nemica, vi chiedo di fidarvi di me. –

gli occhi penetranti di Annabeth scandagliano attentamente il mio viso, ma ad un ruggito relativamente vicino e l'ombra di Pitone che incombe su di noi annuisce e mi augura buona fortuna.

Il piano è perfetto, decisamente frutto di una figlia di Atena.

Il serpente fa svolgere le sue spire occupando mezza spiaggia, azzannando il suolo alla cieca nel tentativo di afferrarci.

– Pitone! Da questa parte! – Grida Piper, e subito la sua voce si fa potente, carica di magia. – Lascia stare quelli lì, sono completamente insapori! Mangia me! –

ammiro il suo coraggio e la sua espressione convinta, mentre io sono sul punto di farmela sotto dalla paura. Il mostro volta la testa verso di lei e, strabuzzando un po' gli occhi, si avvicina.

– Sssssi, una figlia di Afrodite sssssarà sssssicuramente più facile da prendere. – la sua voce è profonda, sssssibilia... oh, scusate, sibila come il vento temporalesco,

e ogni lettera sembra una condanna a morte.

Serpeggia nella sua direzione, il corpo lungo e sinuoso che curva a destra e a manca (per diminuire le 's') in modo da restare in equilibrio, e avvicinandosi a Piper dà le spalle a Percy, immerso in acqua fino alle ginocchia.

Io comincio a sprofondare, ogni mia cellula si fonde con la terra, sento le braccia intrappolarsi in un guscio duro e, devo ammetterlo, piuttosto comodo, mentre il mio corpo preme per espandersi e crescere. Ora fuori rimangono solo la fronte e gli occhi, giusto il minimo per vedere come sono messi.

Un'onda immensa, l'incubo dei surfisti californiani, sufficiente per annegare Pitone, si innalza al celo, i flutti di energia tsunamica che si scuotono per avventarsi sulla vittima. Continua a crescere, avvolgendosi a spirale creando un grosso cannone e, ad un segno di Annabeth, l'acqua viene sparata verso la testa del mostro. È in quel momento che Leo interviene, immergendo le mani incandescenti nel getto alla sua fonte, e immediatamente il fumo bianco ed irrespirabile esplode da quel punto, l'acqua ustionante lo colpisce agli occhi e questo ruggisce furente.

Piper scatta di lato, togliendosi dalla traiettoria degli schizzi, ma i guai cominciano a fare visita.

Leo è potente, ma l'energia dell'acqua è troppo forte, e lui troppo concentrato per rendersi conto che non può sopportare quella cannonata senza farsi del male. Inoltre, tutti sanno che acqua e fuoco vanno d'accordo solo fino ad un certo punto, e appena crolla per terra, Percy interrompe il flusso per soccorrerlo.

L'attacco non è durato abbastanza da metterlo fuori gioco il tempo sufficiente per lasciarmi concludere, e pitone attacca a dimenarsi in preda al dolore, avvolgendo Piper in un cappio di muscoli e pelle viscida.

Faccio in tempo a vedere la sua coda colpire Annabeth allo stomaco e sollevarla, per poi schiantarsi su una duna poco lontano.

Le mani di Leo sono rosse e gonfie, e non è abbastanza forte per innescare altre fiamme. Persino Percy è stremato e fa sforzi inimmaginabili per non svenire, e la figlia di Afrodite non riesce a raggiungerli in nessun modo per via delle spire che la stringono come un ostaggio.

Spero solo che tengano duro, spero che se la cavino per altri cinque minuti, spero che arrivi un miracolo.

E appena prima di scomparire completamente sotto la terra, vedo la benedizione vestita di nero emergere dalle ombre.

 

Percy non ha mai provato un mal di testa talmente forte in vita sua.

Ogni cellula del suo corpo trema per la fatica, e Leo non sembra essere messo meglio di lui.

– Andiamo, amico, possiamo farcela! – lo incita, ma il figlio di Efesto è davvero in preda al dolore, come se per la prima volta patisse le ustioni sulla sua pelle.

– Dov'è Harriett? –

Percy alza lo sguardo, ma non vede nessuno. Solo Pitone che si dimena per il dolore, ma presto tornerà forte come prima. Poi, improvvisamente, realizza.

– Dannazione!! Ci ha portati fin qui solo perché potesse ucciderci con comodo e se l'è svignata!! – sbraita, accecato dalla rabbia, ma quando vede il loro salvatore sente il cuore fare una capriola di felicità. È più alto dell'ultima volta, pallido, i capelli neri spettinati, le occhiaie pesanti ma gli occhi ardenti di combattività, la spada nera di ferro maledetto che circonda tutto di un'aura di morte.

Nico di Angelo.

Corre verso il bestione e vibra un fendente, subito il sangue schizza fuori con uno zampillo vischioso, macchiando la sabbia candida.

Di nuovo un altro, e il sangue raddoppia, Pitone ruggisce e sibila inferocito, le palpebre chiuse a peggiorare la cecità, sferra codate alla cieca spazzando via solo tonnellate di polvere.

Nico rotea la spada, e affonda l'intera lama nel ventre, che si squarcia con un'altra esondazione di liquido denso e violaceo.

Poi la coda lo colpisce, e rotola per terra mentre la spada resta inghiottita fino all'elsa nella carne del mostro.

Okay, è la fine. Leo sta per morire, Nico e Annabeth stanno per morire, Piper è bloccata e probabilmente verrà soffocata, e l'unica persona che aveva promesso di aiutarli se l'era svignata rivelandosi una grande bugiarda.

Il momento migliore per suicidarsi.

E Percy sta anche per pensare a come fare, quando la terra trema.

È una scossa vibrante e perpetua, diversa da quelle precedenti, si snoda sotto ai loro corpi e, poco lontano, comincia a crescere una montagna.

Percy si dà dello stupido, è stato un idiota a pensare che se ne fosse andata, ed esulta con gioia, accompagnato da un Leo quasi nuovamente in forze.

La montagna continua a crescere fino a superare di venti metri le dimensioni di Pitone, e si resero tutti conto che non stavano assistendo ad un orogenesi.

L'essere prende velocemente forme e fattezze umane, il corpo scuro solcato da pietre e radici, i capelli, sempre allacciati in una crocchia, sono una moltitudine di liane verdi e vive, gli arti di terra e pietra.

Quella è Harriett. La forma titanica di Harriett.

Il titano si avvicina con una falcata ad Annabeth e Nico, li prende con infinita delicatezza tra le mani e li depone vicino a Percy e Leo.

Il figlio di Poseidone stringe forte la sua ragazza e le stampa un bacio sulle labbra, guadagnandosi un'occhiataccia -che però è troppo occupato per notare- da parte di Nico.

Poi Harriett si volta, stringe i pugni, e benchè la somiglianza con sua madre sia terribile e sconcertante, c'è una strana determinazione nei suoi occhi che la diversifica, le pupille ricavate da ribollenti nuclei di lava fumante ardono di forza e rabbia.

Altri due passi e sovrasta Pitone, che mena altre cieche codate che le fanno solo il solletico, lo acchiappa per il collo e lo solleva. Le spire si sciolgono in una cascata di muscoli e nervi in agitazione, e Piper ormai svenuta comincia a cadere nel vuoto, lasciando gli amici col fiato morto in gola.

Harriett la afferra immediatamente, senza farle del male, i palmi delle mani improvvisamente ricoperti di muschio per attutire l'impatto e la deposita a terra con gli altri. Sempre tenendo il mostro stretto con una mano come se fosse una semplice corda inanimata ed inoffensiva, ride e le sue labbra si stendono in un'espressione beffarda.

– Credevate di esservi liberati di me, vero? – la sua voce, notevolmente ampliata, suona divertita, e Percy è contento che lei ci sia.

Si volge dall'altra parte, con due mosse precise annoda saldamente il corpo di Pitone un paio di volte su sé stesso e, formando enormi impronte sulla sabbia, prende la rincorsa e lo scaglia verso il cielo, dove oltrepassata una nuvola, sparisce dalla vista senza tornare più giù.

– Spero che gli dei apprezzino il tributo. – dice, la voce inaspettatamente stanca e strascicata, poi viene risucchiata dalla terra e, nell'esatto punto in cui scompare, riaffiora il corpo inerme di una comune ragazza di sedici anni.

 

AAAAAANGOLO AUTRICEEEEEE

Ehilà, comunità Jacksonianaaaa (?)

esatto, oggi sono di buonumore, questo capitolo è più lungo degli altri, ma mi auguro che sia all'altezza dei precedenti, stando alle recensioni ricevute!!!

ringrazio NikiDiAngelo, Sign01(di cui vi consiglio la FF 'figli di Gea'), Daughterofapollo e VaneFrancyForever per le recensioni lasciate,,e come sempre chiedo il vostro parere su queste nuove vicende!!!!

un bacio a tutti,

FrancyBorsari99

 

  
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