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Autore: Jade_Echelon    04/09/2014    0 recensioni
Tratto dal 3° capitolo:
“Non pensavo suonassi.” Una splendida voce mi trascinò fuori dai miei pensieri, riportandomi brutalmente alla realtà.
Riaprì gli occhi, che si erano riempiti di lacrime, quando mi accorsi che Jared era appoggiato al muro, mi guardava incredulo.
Me li asciugai velocemente, e rimisi subito la chitarra al suo posto.
“S-scusa. Mi dispiace, veramente.” La mia voce uscì quasi come un soffio. “È che era da così tanto tempo che non suonavo. Non sono riuscita a resistere.” Confessai con un mezzo sorriso.
Lui intanto mi si era avvicinato e quel profumo tanto dolce mi annebbiò i sensi. “Stai bene?” mi chiese. Sembrava veramente preoccupato. Gli sorrisi. “Si, certo.”
“Sei brava.” Osservò.
[...]
Si fermò, e mi guardò, anche lui con gli occhi lucidi.
“Gli eventi improvvisi ci coglieranno sempre impreparati. Possono causarci dolore, ma ci insegnano anche a sopravvivergli.”
Pronunciò quelle parole guardandomi negli occhi come mai aveva fatto.
Quella volta ci lessi dentro disperazione, dolore, ma anche forza e sicurezza.
Quella volta, il suo sguardo mi lasciò senza parole.
Si alzò, rimise la chitarra al suo posto e senza dire un parola in più si allontanò dalla stanza.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Aprii gli occhi confusa e guardai l’ora sulla sveglia. Diamine era tardissimo!
Mi alzai quasi di scatto e persi l’equilibrio, cadendo nuovamente sul morbido materasso.
Per la prima volta, guardai veramente quella stanza. Era incredibilmente lussuosa, moderna ed elegante. Il letto era comodissimo, e i colori delle pareti erano chiari e ben curati. Il lampadario era fantastico, ed emanava una luce splendida.
Mi alzai, questa volta con più calma, e raggiunsi la scrivania.
Ritrovai la borsa dove avevo infilato il computer e l’aprii, posando il contenuto sul tavolo.
Alla vista del portatile mi venne in mente quell’uomo. Jared.
Che nome particolare.. Beh, era tutto un po’ particolare. Incredibilmente bello e sfacciato; altezzoso e arrogante come pochi.
Eppure.. Quegli occhi..
La suoneria del mio telefonino mi fece sobbalzare, trascinandomi fuori dai miei pensieri.
Risposi.
“ Elisa? Salve, sono Caterina.” Era la voce squillante della segretaria del mio capo.
“Salve.”
“ Abbiamo le informazioni che le servono per il lavoro.” Annunciò soddisfatta. “Su richiesta di molti lettori della nostra rivista, lei dovrà scrivere un articolo molto dettagliato sulla vita dei membri di una Rock-Band che sta avendo molto successo in questo momento.” Disse veloce. “Dovrà stare il più vicino possibile a loro, dovrà arrivare a conoscerli meglio di quanto conosca se stessa.” Annunciò.
“Okay. Come li incontro?” Chiesi io sicura.
“Le abbiamo reso il lavoro più facile. Abbiamo contattato i rispettivi membri, e loro hanno acconsentito ad occuparsi di lei. Dato che è una richiesta dei loro fan, hanno detto che sarebbero stati felici di portarla in tour e di rispondere ad ogni sua domanda.” Squillò eccitata. “ Dovrà stare quanto più tempo possibile con loro. Non abbia fretta di tornare a casa.”  Riprese subito “Ah, quasi dimenticavo. I membri sono: Jared Joseph Leto, voce, chitarra ritmica, basso, testi e front-man..”
Il mio cuore saltò un battito. La mia mente si svuotò e l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “Ti prego, fa che non sia quel Jared”.
“ .. Shannon Leto, batteria e percussioni. Tomo Miličević, chitarra solista, tastiera e sintetizzatore.” Continuò lei tranquilla. “L’aspetteranno a pranzo nel ristorante dell’albergo. Faccia bella figura, mi raccomando.” Disse e agganciò.
Rimasi per qualche minuto con il telefono a mezz’aria.
Jared. Jared Leto. Era possibile fosse veramente lui?
Quando finalmente riuscii a riprendermi cercai inutilmente di autoconvincermi che non doveva essere per forza lui. C’erano milioni di persone che potevano avere quel nome.
E poi, anche se fosse stato quel Jared ? Non potevo certo permettergli di avere una tale influenza su di me. Già gli avevo concesso troppo potere.
Mi diressi a passo di carica in bagno, cercando di ignorare quella vocina nella testa che mi diceva di scappare e di lasciare il lavoro a qualcun altro.
Presi i primi vestiti che trovai: una canotta nera con dei jeans blue, e me l’infilai.
Guardavo riluttante il mio riflesso allo specchio. Aveva detto di fare bella figura, forse dovrei mettermi qualcosa di più carino. Pensai, ma sapevo benissimo che non era quello che intendeva, e che non era per lei che avrei voluto essere più carina.
Mi stavo innervosendo. Guardai i miei occhi verdi scuro allo specchio e mi dissi calma: “Andrà tutto bene Elisa. Basta che lo ignori.”
Uscii dalla stanza e raggiunsi il ristorante al piano di sotto. Man mano che mi ci avvicinavo diventavo sempre più ansiosa. Continuavo a passarmi le dita tra i capelli neri.
Arrivata all’entrata del ristorante, un cameriere tutto in tiro mi chiese a che nome avessi prenotato.
“Leto.” Dissi sperando fosse giusto.
Lui mi fece un sorriso stanco e mi accompagnò al tavolo.
Fu in quel momento che lo vidi.
I capelli scuri che gli cadevano disordinati sugli occhi, quegli occhi tanto incredibili da non poter essere confusi, e quel sorriso che non poteva certo appartenere a qualcun altro. Era lui. Stava parlando con un altro uomo, quello che doveva essere Shannon.
Accanto a lui era seduta una donna, capelli biondi, occhi chiari e un’aria stanca. Doveva essere la donna che parlò con il mio capo. Accanto a lei un altro uomo, capelli scuri e un aria serena, rideva con gli altri due.
Mentre mi avvicinavo sentivo il mio cuore accelerare sempre di più, fino a quando, arrivata davanti al tavolo, i suoi occhi incontrarono i miei, e lo sentii quasi fermarsi.
“Tu?!” Disse sgranando gli occhi. “ Non è possibile!” iniziò a ridere, e mi sorpresi quando mi accorsi che la sua risata era quasi melodica.
Gli lanciai un occhiataccia.
Nel frattempo Shannon si alzò dal tavolo e mi raggiunse allungandomi la mano con un sorriso. “ Ieri non abbiamo avuto modo di presentarci. Io sono Shannon Leto.” Rimasi stupita dalla tranquillità con cui mi parlò, soprattutto dopo quello che era successo la sera prima. “Io sono Elisa. Piacere mio.” Gliela strinsi, un po’ riluttante, ma grata.
Lui mi strizzò l’occhio e mi fece segno di seguirlo.
“Lui è Tomo.” Mi indicò l’uomo seduto accanto alla ragazza.
Gli strinsi la mano. “Piacere, Elisa.” Gli feci un sorriso, che ricambiò con uno altrettanto amichevole.
“Lei invece è la nostra segretaria Emma.” Continuò lui. Mi avvicinai alla ragazza, che si alzò e mi porse la mano. “Piacere.” Disse con un sorriso stanco. Ricambiai.
“Beh.. Voi due già vi conoscete.” Ci provocò Shannon con una risatina.
Io arrossii pesantemente, e lo stesso profumo della sera prima mi invase i sensi non appena mi voltai verso Jared, che nel frattempo si era alzato. Mi sorpresi di trovarmelo a pochi centimetri di distanza. Gli arrivavo a stento alle spalle, per fortuna, così non fui costretta a guardare i suoi occhi. 
Indossava dei pantaloni di pelle neri, ed una maglietta bianca un po’ bucherellata.
“Quindi sei tu.” Mi osservava. Sentivo i suoi occhi addosso.
“Beh, mi pare ovvio.” Risposi cercando di tenere un tono duro, o almeno ironico, ma senza troppa convinzione.
Lui sorrise, mordendosi un labbro per evitare di ridermi in faccia, ancora.
“Vieni. Siediti.” Disse mostrandomi una sedia vuota accanto a lui.
Lo seguii e una volta seduta al tavolo, mi obbligai a rilassarmi. Almeno un pochino.
Fu Emma la prima a parlare. “Il capo redattore della rivista per cui lavori ci ha contattati qualche giorno fa. Ha detto che avete avuto parecchie lettere dai vostri lettori che chiedevano di concentrarsi sui ragazzi.” Disse leggendo alcuni appunti che aveva posato sul tavolo.
Io annui e aggiunsi “La rivista si occupa più che altro di Rock-band emergenti, e molti dei nostri lettori già in passato ci avevano chiesto di parlare di voi. Ma in questi ultimi mesi con l’uscita del vostro nuovo album sono aumentati a dismisura e il mio capo pensa sia un’ottima idea per aumentare le vendite.” Conclusi. “ L’idea era quella di vivere a stretto contatto per un po’ di tempo, e di mostrarmi le vostre vite, così che io possa poi mostrarle ai vostri fan.” Conclusi.
“ Agli Echelon.” S’intromise Jared.
“Come scusa?” Ma di che diavolo stava parlando?
“ Si chiamano Echelon.” Continua lui. “ Non sono dei semplici fan.” Pronunciò quella parola quasi fosse un insulto.
Lo guardai confusa. “Va bene.. Come vuoi. ” Risposi secca.
“Si, il tuo capo me ne aveva parlato. E’ per questo che abbiamo accettato. Gli Echelon ne sarebbero entusiasti, e anche i membri della band ne sono felici.” Continuò Emma.
Gli sorrisi. “ Quindi quand’è che ti trasferisci?” Saltò su Jared con un sorriso malizioso.
Emma lo guardò storto. “Trasferirmi dove?” Gli chiesi scettica.
“A casa nostra, ovviamente.” Rispose con una risatina lui.
“No, non se ne parla nemmeno!” Sbottai incredula della sua richiesta.
“ Jared. Ragiona, non penso sia una buona idea. Potremo affittarle un appartamento..” Emma cercò di farlo ragionare, ma lui la zittì con un gesto.
“Se deve vivere a stretto contatto con noi, penso non ci sia niente di meglio che farla vivere con noi.” Mi guardò per la prima volta con un’espressione che non riconobbi. Era curioso..?
Sospirai. Per quanto non lo sopportavo, aveva ragione. Non c’era niente di meglio per il mio articolo che vivere con loro.
“Bene. Penso tu abbia ragione.” Dissi l’ultima frase a denti stretti, sicura che me ne sarei pentita.
“Quando mai non ho ragione?” Chiese lui alzando gli occhi al cielo.
Ecco appunto.
Mentre finivamo di pranzare, mi concentrai su Shannon e Tomo facendo delle domande abbastanza tranquille, per iniziare a buttare giù una base, evitando accuratamente di incontrare gli occhi di Jared. Emma ci aveva lasciati a metà del pranzo, dicendo che aveva molte cose da fare. Mi aveva dato un telefono, dicendo che avrei dovuto usarlo solo ed esclusivamente per parlare con lei o i membri della band. I contatti erano già all’interno.
Una volta finito il pranzo, mi alzai pronta per andare nella mia stanza e fare i bagagli.
“Noi dobbiamo iniziare ad andare Jay.” Gli ricordò Tomo. “Tra venti minuti abbiamo un intervista per MtvRock.”
Nel frattempo Shannon tirò fuori un paio di banconote da 50 e le poggiò sul tavolo, richiamando l’attenzione del cameriere.
“Okay, iniziate pure ad andare vi raggiungo all’uscita.” Li esortò lui. I due annuirono e s’incamminarono.
“ Ehi, mi hai evitato per tutto il pranzo. Pesi che non me ne sia accorto?” Chiese sorridendo.
“Cosa vuoi Jared?” Ero seccata.
Mi si avvicinò, poggiando l’indice sotto il mio mento e costringendomi a guardarlo.
“Questo.” Soffiò. “Guardarti..” E per la prima volta dalla sera precedente mi trovai davanti alla bellezza dei suoi occhi. Il mio battito si fece irregolare, e quando mi accorsi che distavamo solo un paio di centimetri sentii le mie guance ribollire di calore.  
Mi osservava con interesse, quasi come se non riuscisse a capire qualcosa di fondamentale.
Quando riuscii a riprendere possesso delle mie facoltà mentali abbassai lo sguardo e gli spostai la mano con uno scossone.
Che arrogante.
“Sei incredibile! Non posso credere che tu sia realmente così sfacciato!” Sbottai infastidita, con il cuore che batteva ancora troppo forte.
Lui fece un sorrisino. “ Quando sarai pronta, esci dall’uscita sul retro. Ci sarà una macchina ad aspettarti. Salici, ti porterà a casa mia.” Si avvicinò di più, invadendomi i sensi con il suo profumo. Mi prese la mano, e sul palmo ci lasciò cadere un mazzo di chiavi. 
   
 
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