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Autore: Sognatrice_2000    04/09/2014    1 recensioni
Shiho Miyano è una giovane dottoressa dalla grande intelligenza,ma nella sua vita manca qualcosa di importante: l'amore. Un giorno,quando torna a casa dal lavoro,trova il corpo di sua sorella in una pozza di sangue. Sconvolta chiama la polizia,e insieme agli agenti si presenta anche Shinichi Kudo,un detective dall'intuito geniale. Da allora la vita di Shiho cambierà per sempre,e la luce della felicità affiorerà nel suo cuore. Ma proprio quando finalmente sembra che tutto vada per il meglio,una terribile tragedia le strapperà per sempre i suoi cari. Come farà,da sola,ad affrontare la buia solitudine di quei giorni? Riuscirà a far tornare di nuovo la luce nel suo cuore?
Fic partecipante al contest "6 Fandom in Pacchetti” indetto da karter95 sul forum di EFP.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                              *** Capitolo 2: ***
                                                      L’inizio di tutto
 

 
Non sono mai stata una ragazza particolarmente socievole e allegra: fin da piccola non ho mai avuto un’amica o un amico del cuore,l’unica presenza costante della mia vita era mia sorella,a cui sono sempre stata molto legata,e proprio per questo motivo avevo deciso di dare il suo nome a mia figlia. Lei era sempre stata il mio esatto opposto: sempre con il sorriso sulle labbra,spontanea e generosa,di una dolcezza unica. Io,invece,sono cresciuta mantenendo il mio carattere scostante e freddo,chiudendomi spesso in lunghi silenzi,rimanendo sempre e soltanto in compagnia di me stessa. La mia unica consolazione era la straordinaria intelligenza che avevo sempre dimostrato di possedere,e fu proprio quella,unita alla mia passione per le scienze,che mi permise di diventare una famosa dottoressa,seppur giovanissima.
Le mie energie si concentravano unicamente nel lavoro,ma sentivo che nella mia vita mancava qualcosa. Non sapevo dire esattamente che cosa,o forse non avevo il coraggio di ammetterlo neppure a me stessa,ma le mie giornate mi sembravano stranamente vuote. Tranne mia sorella, non avevo nessuno che potesse aiutarmi e riempirle.
I miei genitori sono scomparsi quando ero molto piccola,non avevo ancora compiuto cinque anni. Erano due scienziati,rimasti vittime di un incidente verificatosi nel loro laboratorio. Ricordo che prima di allora,ero una bambina felice. Ma a quei tempi,alla tenera età dell’infanzia,non potevo ancora saperlo.
Sapevo solo che mi faceva stare bene il bacio di buongiorno del mio papà e il suono della sua rara ma calda risata,la fiaba che mi raccontava la sera mia madre a bassa voce e la dolce carezza sui capelli che mi regalava.
Come sembrano lontani quei giorni,quella gioia infantile… allora ogni piccola cosa mi rendeva ingenuamente felice: il sole giallo e caldo,i fiori profumati,il cielo azzurro e senza nuvole nelle mattine d’estate,il suono delle onde del mare che cullava le nostre vacanze,il profumo della colazione piena di delizie che mi preparava la mamma,con la quale mi svegliavo ogni mattina…
Una dolce malinconia,mista ad un’acuta fitta di nostalgia,fa curvare le mie labbra in un amaro sorriso. Che tristezza pensare che quel tempo non tornerà più…
E così,finalmente sono stata costretta a rendermi conto di quella triste verità: ero sola,davvero sola. Anche se il mio orgoglio mi impediva di ammetterlo,ero sicura di aver bisogno di un’amica, di un fidanzato,perché era normale per una ragazza della mia età.
All’epoca non avevo ancora vent’anni,ma,mi diceva sempre mia sorella nelle sue dolci prese in giro,ne dimostravo più del doppio. Ed io,in fondo in fondo,ero turbata quando sentivo quelle parole,perché capivo che era veramente così,che forse la mia apparente maturità non mi rendeva grande,ma infantile. Perché una persona matura non avrebbe avuto alcun motivo per sfuggire ad un qualsiasi contatto con gli altri. Ma non riuscivo,per quanti segreti sforzi facessi,ad abbattere quella barriera che mi separava dal mondo. E anzi,proprio perché in cuor mio ne soffrivo,continuavo a ripetermi che a me andava bene così,che non importava aver bisogno degli altri,potevo anche contare sulle mie forze e basta. Quanto mi sbagliavo.
Soltanto due anni dopo,quando avevo da poco festeggiato il mio ventunesimo compleanno,quella barriera sembrò inspiegabilmente ammorbidirsi. Forse,nel corso di questi anni,non è mai crollata del tutto,ma sicuramente è diventata meno solida che in passato.
Accadde in una rigida sera di gennaio,mentre tornavo a casa dopo una lunga giornata di lavoro (all’epoca ero una ricercatrice presso un laboratorio non molto distante dal nuovo appartamento in cui mi ero trasferita,nel centro di Tokyo).  Quando entrai nell’appartamento,trovai il corpo di Akemi sul pavimento,riverso in una pozza di sangue. Gridai,ma dalla mia bocca non uscì alcun suono. Solo il mio cuore piangeva e gridava il suo dolore,il mio corpo era solo capace di rimanere paralizzato,i muscoli del mio viso improvvisamente impallidito erano tesi,faticando per trattenere invano le lacrime,che infatti arrivarono pochi secondi dopo.
Ancora oggi fatico a descrivere i sentimenti che provai quel giorno: ero sconvolta, disperata… credo che la parola esatta a descrivere il mio dolore non esista. Quella sera,conobbi forse per la prima volta cosa significava essere davvero soli. E può sembrare assurdo,ma fu proprio quel giorno che conobbi la persona che avrebbe dato un senso alla mia vita,riempiendo le mie giornate e il mio cuore di luce.
Era un ragazzo molto giovane,che aveva appena un anno meno di me. Aveva un’aria scanzonata e un po’ sbruffona,più adatta ad un adolescente birichino che ad un esperto investigatore. Tuttavia,ciò che mi colpì maggiormente quando lo vidi per la prima volta furono i suoi grandi occhi azzurri: erano ridenti come quelli di un bambino,limpidi e buoni come non ne avevo mai visti,ma allo stesso tempo sembravano anche così profondi, intelligenti,determinati… mi ricordavano il colore dell’oceano,il blu intenso del cielo in una mattina d’estate.
Il detective Shinichi Kudo,famoso per la spiccata intelligenza e per le sue deduzioni geniali. Assieme alla polizia,quella sera si presentò anche lui nel mio appartamento. Lo notai aggirarsi con aria concentrata attorno al corpo di mia sorella,e assieme a delle intense fitte al cuore,un pizzico di curiosità si impadronì di me.
Quando parlò,il mio cuore ebbe un tuffo.
 
“Non si tratta di un incidente,questo è un omicidio.”
 
Bastarono quelle poche,terribili parole a farmi avvicinare a lui. Con voce strozzata gli chiesi che cosa intendesse dire,e lui mi guardò con meraviglia,come se mi avesse notata solo in quel momento.
Poi si riscosse,chiedendomi se ero una parente della vittima. Rimasi disgustata dal fatto che mia sorella fosse stata etichettata come una qualunque delle sue vittime,e la mia espressione di muto rimprovero si posò su di lui.
Ricordo ogni minimo dettaglio di quella giornata. Come potrei dimenticare?
Come potrei rimuovere dalla mia memoria la giornata più dolorosa e allo stesso tempo più bella della mia vita?
Il suo nome,il suo sorriso,il suo volto,i suoi occhi sarebbero rimasti scolpiti per sempre nel mio cuore e nella mia mente. Un marchio a fuoco non avrebbe mai potuto essere altrettanto efficace.
 
“Oh,che sbadato! Non le ho ancora detto il mio nome”Si grattò la testa come un bambino pasticcione,imbarazzato.“Mi chiamo Shinichi Kudo,di certo avrà sentito il mio nome!”Mi porse la mano con un sorrisetto soddisfatto,ed io ricambiai con un sorriso pungente.
“Vedo che la modestia non è il suo forte”Replicai con sarcasmo “In ogni caso,io sono Shiho Miyano,piacere.”
 
Non scorderò facilmente la sua espressione interdetta,a cui seguì un’amichevole risata che fece addolcire l’espressione di rimprovero sul mio viso,strappandomi addirittura un sorriso.
E mentre lo vedevo ridere ingenuamente,con le mani ancora strette delicatamente l’una nell’altra, pensai che da quel giorno,da quel momento,da quell’istante,la mia vita avrebbe avuto un sapore e un colore del tutto diversi.
Il sapore della gioia. Il colore del sole.
 
 
 
                                       
  
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