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Autore: HiLife    05/09/2014    1 recensioni
"In my life, I love you more!"
-E se fosse così. Se amasse me oltre ogni cosa?- chiesi tremando.
-oh! Insomma Jude! Non può mai succedere una cosa del genere- mi rispose stanca.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3° capitolo - I Feel Fine

Quando sono finalmente davanti la porta di casa sento delle voci arrivare dall’interno, distinguo i miei, ma le altre voci non le ho mai sentite mai in vita mia. Sono ancora sul tappeto dell’entrata che cerco di trovare le chiavi di casa nella borsa. Scelgo di non suonare, così quando avrò aperto la porta potrò sgattaiolare su in camera senza essere disturbata. In punta di piedi infatti riesco ad arrivarci. Entrata in camera riesco a sentire tutta la stanchezza che mi appesantisce ancora di più. Mi spoglio pian piano e mi dirigo verso il bagno.
Quando sono pronta per bene scendo le scale con lentezza, non ho molta voglia di affrontare gli ospiti. Mamma mi aveva detto che avrebbe cucinato a pranzo per degli amici, ma non mi ero fatta spiegare bene. la voce di un uomo mi giunge alle orecchie.
                -questa settimana mio figlio finalmente ci ha raggiunto, si! Mi aveva detto che sarebbe venuto a pranzare, ma non ha chiamato a casa per tutta la mattinata- l’uomo si spiega e mia mamma esclama qualcosa con tono felice. Sono già arrivata al piano di sotto e sento che tutti hanno ormai notato la mia presenza.
                -questa è mia figlia. Jude- papà mi presenta all’uomo alto che ho di fronte –jude lui è Jim McCartney-. Quando sento quel cognome sbianco, non sarà prprio lui il padre di Paul? Le mie gambe diventano quasi di gelatina e faccio un sorriso solo per cortesia. lui mi offre la mano e io gliela stringo gentilmente. Poi gli si fa accanto un ragazzo che dall’aspetto dovrebbe avere la mia età, e, cavolo, è la copia di Paul. “In che pasticci ti sei messa Jude?”.
                -ciao, io sono Michael- anche lui mi offre la mano, ma al volto ha un sorriso che non promette niente di buono. Giro la testa preoccupata. I miei mi fissano felici. Meglio non combinare nessun disastro.
                -piacere mio- dico ancora con voce falsa, lui sorride ancora di più, mi fa l’occhiolino e questo mi fa odiare ancora di più il ragazzo che mi è vicino. Poi noto che il suo sguardo si abbassa sul mio completino. Alzo gli occhi al cielo e mi prego di non uscire con qualche frase di troppo. Raggiungo mio padre che mi abbraccia.
                -mia moglie mi ha fatto cenno che è quasi pronto, se volete accomodarvi, giusto qualcosa da assaggiare prima che arrivi vostro figlio e mio figlio- invita gli ospiti nell’alta stanza sorridente. Mi ero completamente dimenticata che questa mattina ritornava Carl! Mi vado a sedere vicino a mia madre, ma il posto affianco viene lasciato libero insieme a quello che mi è di fronte. “speriamo” ripete la mia mente, però nello stesso tempo inizia a farsi filmini su filmini. Ho seriamente paura che qualcuno di questi si realizzi. Insomma, i miei sanno che ieri sono stata da Glory e se venissero a sapere che non è così non credo che mi faranno uscire i prossimi giorni e già con le mie amiche avevo organizzato alcune uscite importanti, poi a Paul avevo promesso che saremo usciti insieme. Abbasso il viso al pensiero. Quando finiranno le vacanze lui ritornerà alla vita da cittadino londinese, con la carriera immersa nella musica e io alla mia vita da universitaria, però carpe diem! Quando sentiamo il campanello suonare la conversazione che non ho sentito fino ad ora cessa e mia madre si alza per andare ad aprire la porta.
                -chi è?-
                -mamma la valigia pesa!- esclama mio fratello ormai già entrato. Dietro lui c’è qualcuno che gli sta portando l’ultima valigia. Si sente qualcosa poggiare per terra, dei passi completamente diversi, mi sento strana, la mia tela è appoggiata alla mia mano e sono rivolta verso la porta. Ed eccoli, dopo pochi secondi lì. Mio fratello mi sorride e si dirige verso di me a braccia aperte. Mi alzo felicissima di vederlo. Mi ripete, con la testa immersa nel mio collo, che gli sono mancata da morire ed io sorrido ancora di più alle suo affermazioni. Quando ci stacchiamo sento la sua mancanza.
                -papà è lì che ti aspetta che in tutti questi mesi ha rotto a me le scatole-. Tutti scoppiano a ridere, compreso il nuovo arrivato. Mi giro verso lui e lo sorprendo ad osservarmi, quando vede che rispondo al suo sguardo lui mi sorride, la camicia bianca che gli va perfettamente mi fa impazzire ancora di più, quesa va a finire sotto i pantaloni neri che gli fasciano i fianchi, senza stringergli le gambe. È ancora sullo stipite della porta, ma non si sta facendo problemi, credo che abbia capito la situazione. Quando le cerimonie verso mio fratello Jim si schiarisce la voce –questo è il mio primogenito Paul- gli fa segno di entrare nella stanza. Si presenta ai miei in modo cordiale e quando mi arriva vicino, noto che mamma sorride a trentadue denti, cosa che mi fa pensare alle scimmie che a volte battono i piatti dentro il suo cervello. Gli porgo la mano.
                -piacere, Jude- dico con voce stridula, lui di risposta mi prende la mano e me la bacia.
                -il piacere è tutto mio- dice lui sorridendomi. Si dirige verso il fratello e gli porge la mano.
                - io sono Michale e tu?- dice scherzando e facendo scoppiare tutti a ridere. Poi i due fratelli si abbracciano e si danno due oacche. -mi sei mancato scemo- afferma il piccolo al Paul. Sono molto dolci insieme e vicini sembrano gemelli, si vede molto che Michael imita il fratello, il taglio dei capelli è praticamente lo stesso, per non parlare del portamento. 
                -allora? mangiamo?- chiede Carl ridendo mentre si è raticamnete appoggiato con tutto il suo peso alla sua sedia.

Quando ci siamo seduti tutti a tavola, mamma arriva con il suo piatto tipico di zuppa. Molti dei presenti sorridono compiaciuti. Mio fratello si è offerto di stare al  mio fianco, così mi ritrovo Paul di fronte. Molte volte durante il pranzo mi sorride e io arrossisco. Molti discorsi non mi prendono, infatti per la maggior parte del tempo contemplo la coca-cola nel mio bicchiere, qualche volta interviene Paul, poi tra il secondo ed il dessert tutta l’attenzione dei presenti è su Paul.
                -allora Paul, raccontaci di questi concerti, come sono stati?- chiede mio padre che noto molto incuriosito. Il ragazzo che mi è davanti gioca con il coltello. Ha l’aria che ne abbia già parlato troppe volte, piuttosto stufato.
                -oh, magnifici, gente straordinaria, i miei compagni sono stati la parte che ho preferito di più però, però, a volte, ci sono stati dei problemi. Il ritmo diventa quasi insostenibile, però ne vale la pena-. Quando alza lo sguardo i suoi occhi mi cercano ed io sono lì. Ma non riesco a capire. Aggrotto le sopracciglia, ma non c’è niente da fare, questa sensazione che provo mi risulta stranissima, come se non sapessi tutta la verità. “ma che cosa ne posso sapere io?”
                -è strano come il mio ragazzo abbia fatto soldi così in poco tempo.. certo è da quando ha tredici anni che armeggia con la chitarra con impegno. Ma ora vederlo raggiungere risultati del genere mi sembra.. – si ferma senza trovare la parola che sta perfetta.
                -impossibile?- chiedo io cambiando posizione.
                -si, cara proprio così-
 
Quando è finito il pranzo rimango in cucina con mamma, lei è su di giri come al solito e si sbriga a rimettere a posto le ultime cose. È bello vederla sorridere. Quando dalla porta entra qualcuno sussulta, mi giro all’unisono con lei. La presenza di Paul mi fa diventare scema. Lui si siede al mio fianco. Mi sorride spensierato come la donna che è con noi. Io divento rossa e la cosa mi inizia a dare fastidio. Odio il fatto che lui mi possa vedere così fragile. Mamma canticchia e dopo di dirige verso la sala lasciandoci di proposito soli.
                -ciao- mi dice con tono dolce, dopo qualche attimo la sua mano mi accarezza la guancia, mi appoggio a lui con fare dolce.
                -a che concerti sei andato?- gli chiedo per saper di più di lui.
                -ai miei, Jude- dice con naturalezza, come se niente fosse.
                -i tuoi?- ora.. ora si che non ci sto capendo niente. Lui ritorna serio e aggrotta sempre di più le sopracciglia.
                -Jude? Non li conosci i Beatles?- chiede guardandomi come se non avesse mai visto una cosa del genere.
                -quello è il tuo gruppo?- ora tutti i pezzi del puzzle si incastrano, lui non mi ha mai mentito, ma non lo ha reso specifico.
                -sì- lui abbassa la testa ridendo. –non avevo capito che non mi avessi ricollegato a quel Paul, per questo ti ho risposto così, tutti ormai mi conoscono e sembra così strano che tu non mi avessi riconosciuto- si spiega avvicinandosi e iniziandomi ad accarezzare il braccio.
                -è per questo che mi hai fatto quella spiegazione del, scusami se te lo dico, cazzo?-. lui ride e io lo noto mente le fessure degli occhi si chiudono per abitudine, formando quelle rughette vicino, mi piace, quando ride soprattutto. La voce completa tutto e io lo seguo. Quando si calma annuisce.
                -era un modo per cambiare, ma ho beccato l’unica persona che mi avrebbe preso sul serio, Jude, sei una cosa seria- io sorrido d’istinto e lui dopo la mia azione mi accarezza. –però, sei diversa, appena ti ho detto la verità non hai fatto niente per  ammaliarmi o cose del genere-.
                -fai solo il tuo lavoro, Paul. Ti sono grata, perché non è da tutti i giorni trovarsi davanti un beatle, ma non c’è bisogno che ti faccia una statua- lui dall’espressione capisce, allo stesso tempo è sorpreso. –andiamo?- gli chiedo, lui mi segue e ritorniamo in sala dagli altri.
                -Allora Paul, oggi pomeriggio noi genitori andiamo a farci un giro insieme, dopo aver preso la zia, tu resti qui? Michael mi ha chiesto la casa- chiede il Jim.
                -io non ci sarò, vorrei salutare i miei amici..- dice mio fratello grattandosi la testa. Gira lo sguardo supplicante verso di me. Paul intanto annuisce soddisfatto e mi sorride “che cosa succederà?” 





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mi è dispiaciuto tantissimo non pubblicare il capitolo il prima possibile, ma gli impegni pre-scolastici mi stanno lacerando la coscienza pian piano che arriva il 10 settembre.
già ho fatto scrivere sulla mia lapide la data della mia morte, visto che nemmeno dopo due ore morirò dentro quell'inferno in terra. 
e dopo essermi sfogata, vi ringrazio di aver letto e prometto la pubblicazione del nuovo capitolo prima del 10 ;D 

grazie ancora :D

-G

 
  
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