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Autore: FrancyBorsari99    06/09/2014    2 recensioni
Mi chiamo Harriett Danion.
Mi sono data io questo nome, dal momento che nessuno si è mai preso il disturbo di sceglierne uno per me.
Non ho veri e propri genitori, ma non sono orfana.
Sono nata con la consapevolezza delle mie origini, e non sono mai stata bambina.
In termini umani, avrei sedici o diciassette anni. In termini... Beh... Miei, ho tre anni, quindi sono piuttosto giovane, ma il vantaggio di sbucare dalla terra come da sabbie mobili al contrario è che sai già tutto quello che c'è da sapere.
Immagino vi stiate chiedendo quale orribile mostro possa nascere già sedicenne di tutto punto, senza genitori, senza un nome, senza un'infanzia come base per il futuro.
È complicato.
Io sono figlia dell'Odio.
Più precisamente, di quello di Gea.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una settimana per salvare il mondo. Una sola maledetta settimana a per rischiare di lasciarci le penne, una settimana per inventarsi qualcosa che impedirebbe a Gea di risorgere e al contempo di ucciderla.

Fortunatamente, Percy e il resto dei sette sembrano essere abituati a questo genere di ricorrenza.

 

– Ma dai! – esclama Leo dall'inizio delle scale, che io ho già superato. – Lasciati aiutare! – lo sento superarle con tre falcate e si affaccia nella mia stanza.

– Credimi, sarebbe più semplice se ci permettessi di darti una mano. –

Mi siedo sul letto e incrocio le braccia, fissandolo intensamente.

– E che cosa avreste intenzione di fare? Non possiamo certo liberare quella psicopatica! –

Leo ci pensa su, esitante.

– Non ha importanza, Annabeth e noi altri ci inventeremo qualcosa, facciamo tutto questo da un sacco di tempo.

– Tutto questo cosa?

– Salvarci la pelle a vicenda. – risponde subito, come se fosse la cosa più ovvia di 'sto mondo.

Stavolta sono io ad esitare. È davvero bello quello che ha detto, e il fatto che stia insistendo tanto mi fa pensare che forse anche io sono degna di essere salvata. Ma non si può, ecco tutto.

– Leo, – dico, con fermezza. – Ascoltami bene. Non c'è soluzione altra se non... il non fare nulla. Certo, mi ammazzerà, ma almeno non verrà ucciso nessun altro. Gea è subdola, e anche se la facessi risorgere, morirei in ogni caso.

Lui resta in silenzio, e distoglie lo sguardo. – Ci sarà pur qualcosa che possiamo fare...

– No, non c'è. Ci ho pensato, e l'unico modo esistente per farla tornare sarebbe sacrificare la mia vita per rimpiazzare l'ottavo di pianeta che è andato distrutto.

Alza gli occhi sul mio viso, preoccupato. Entra e si siede sul letto accanto a me, con aria pensierosa.

– Sarebbe più comodo se vi scambiaste di posto.

Resto zitta. Davvero, mi fa piacere che vogliano mettere a repentaglio le loro vite per aiutarmi, ma è la verità, non esiste nessun modo possibile in cui si potrebbe evitare la mia morte e il risorgimento di Gea.

– Apprezzo quello che stai facendo per me. Ma non dovete per forza accollarvi problemi non vostri per dare una mano.

Stavolta alza di scatto la testa, mi fissa. Per quanto è vicino posso vedere un barlume di rimprovero nei suoi occhi.

– Senti, – esordisce, e questa versione seria di Leo comincia a farsi valere – Jason, il mio migliore amico del campo Giove, ha perso la memoria, a causa sua. Hazel è morta e risorta. Annabeth e Percy sono caduti nel Tartaro. Frank vive grazie a un bastoncino di legno. Il padre di Piper è quasi morto. E io ho perso mia madre. Quindi scusa se mi permetto, ma non credo proprio che la terra giri tutta intorno a te.

Wow. Impressionante. Lo scruto intensamente, ma la sua espressione decisa non dà alcun segno di cedimento.

– Fai come ti pare. – e gli faccio cenno di andarsene.

Lui sorride soddisfatto, dondolando leggermente la testa mentre cammina con passo baldanzoso verso la porta, si volta per un breve saluto ed esce con finta ma esagerata teatralità, neanche avesse appena vinto la lotteria.

 

Mi viene da pensare a una cosa: sto decisamente diventando emotiva. Precisiamo, per me il termine 'emotiva' ricopre una gamma di sentimenti che da una persona normale sarebbe riconducibile a quella di un mollusco.

È cominciato tutto quando ho dovuto salutare Joseph e quella piccola matta di Robbie. Forse è stata la prospettiva di vivere senza una famiglia, tornare ad essere sola. Sono diventata sentimentale senza sapere che sarebbe accaduto.

Ma non azzarderei nessuna ipotesi, del resto non è stato poi così brutto. Insomma, non ho sofferto, giusto? Non sono mica morta! Non ancora, almeno.

Tornando a noi, Annabeth e Piper sono appena state dimesse, e mi aspettano all'arena dove ci siamo date appuntamento, ma non ci andrò immediatamente.

Prima devo fare una cosa.

Mi avvio a passo spedito verso l'infermeria e, senza attendere che mi venga dato alcun genere di permesso, entro.

Due ninfe mi guardano male, ma quando sei la persona che delle occhiatacce ne ha fatto uno sport, non c'è bisogno di sforzarsi per mettere al proprio posto chiunque, e una mia risposta velenosa mi fa guadagnare un piccolo strappo alla regola.

Scandaglio con gli occhi le file di letti finché non lo vedo: Nico di Angelo, il figlio di Ade.

– Uffa, vi ho già detto e ripetuto che sto bene! Lasciatemi vivere! – esclama furioso ad un paio di guaritori che sembrano essere pronti a tutto pur di non dimetterlo.

Alla fine, Nico si arrende, e con un sonorissimo sbuffo torna ad affondare nel cuscino.

Mi avvicino lentamente, e mi accorgo di avere un problema: come ci si approccia con i ragazzi?! So cosa pensate, Joseph non conta. In realtà l'unico legame che avevo con lui c'è stato quando sono diventata la sua allieva di piano, ma sento davvero la sua mancanza, e constato che nonostante non ci fossimo relazionati molto, il piccolo mondo che lo includeva è ancora un chiodo fisso nella mia testa. Non posso fare a meno di chiedermi cosa è cambiato per loro. Insomma, sono stata lì poco più di tre anni, e anche se erano tutto ciò che conoscevo, non credo di aver lasciato un solco troppo profondo perché possano anche solo soffrire per la mia assenza.

No, soffrire è decisamente un termine fuori luogo.

Nico mi guarda mentre mi avvicino, e quando nota che sono qui per lui, inarca un sopracciglio.

– Ehm... ciao. – dice effimero, poi torna a concentrarsi su un polline che gli svolazza placidamente intorno al naso.

– Ciao, – rispondo. – come ti senti?

– Io? Una meraviglia! Se queste mammine apprensive mi dimettessero, credo che potrei stare anche meglio! – replica, alzando notevolmente la voce per farsi sentire dalle ninfe, che però lasciano che la pungente nota di sarcasmo scivoli loro addosso come se nulla fosse.

Appena nota che il suo piano non ha avuto nessun esito, torna a concentrarsi sul fiocchetto di polline, e non dice nulla, così mi vedo costretta a prendere parola: – Ti volevo ringraziare per averli aiutati con Pitone... sai, mentre io ero... –

– Con la testa sottoterra per la fifa? Ma figurati. – sento un nervo pizzicare nervosamente, ma lo tengo a bada.

– Esattamente.

– Non sembri il tipo che dice grazie. – fa, con noncurante sfacciataggine.

– Davvero? Nemmeno tu – .

– Che ci fai qui? – chiede, con tono scocciato. Ora tutta la mano comincia a formicolare.

Oh. Oh. Calma, Harriett, calma.

– Te l'ho appena detto. Sei sordo per caso? –

Nico arriccia le labbra, aggrottando la fronte.

– Nah, già semplicemente detto, non sei il tipo che dice grazie. E se sei qui per non-dire-grazie, allora come mai? – ora è più spazientito, come se in realtà intendesse “levati dalle scatole, non vedi che mi sto autocommiserando?!”

– Solo per ringraziarti di avermi aiutata! Cos'è, vuoi anche un Nobel?

– Se me lo consegni tu, no. Perchè sei qui, dì la verità?

Alla fine non mi trattengo più, e anche se ho cercato di tenere a freno la lingua, una figlia dell'odio ha una pazienza relativamente limitata rispetto ad un comune semidio, quindi cercate di non detestarmi: – Per accertarmi che Pitone non ti avesse squartato, così avrei potuto farlo io!!! –

lui mi guarda con assoluta strafottenza e non posso fare a meno di pensare che lo odio con ogni cellula del mio corpo. Davvero, mi è bastato un botta e risposta di due battute per capire quanto detesto questa persona.

Ed è prorompente. È più forte dell'amore provato l'ultimo giorno a casa, questo è me, lo sento avvelenarmi il sangue e ostruirmi il trasporto di ossigeno al cervello, tanto da non vederci più per quanto stramaledettamente lo odio.

Lo sento crescere e ribollire dentro alla mia testa, come se del magma da un po' di tempo solidificato sul fondo della mia coscienza abbia ripreso a schiumare e a sciogliere qualsiasi altra percezione.

Chiudo un attimo gli occhi, cerco di rifugiarmi in quell'angolino del mio subconscio ancora padrone della razionalità, ma i ricordi di Gea occupano il buio illuminando l'interno delle palpebre.

E quello che vedo mi lascia scioccata. Questa stanza oscura, un Nico Di Angelo stremato sia psicologicamente che mentalmente, Jason Grace in un angolo che si scruta intorno alla ricerca di qualcosa che non può vedere. Poi il figlio di Ade dice qualcosa che mi lascia senza parole e tutto svanisce.

Hai una settimana... fai in modo di non deludermi figlia mia. Per qualche tremendo istante la voce di mia madre mi riempie la testa, lasciandosi dietro l'eco delle sue parole.

– Smettila di tormentarmi, e vattene. – il tono stizzito del ragazzo mi riporta bruscamente alla realtà, ma non gli do peso.

Perché Gea mi ha fatto rivedere quella scena? È scioccante ogni volta, ma non riesco a capire perché lo abbia fatto.

Per aumentare il mio odio nei suoi confronti? E come potrebbe una confessione amorosa farmi provare più astio verso di lui?

Il fatto che tu ripudi l'amore.

“Lasciami in pace,Gea!!!”

– Allora, te ne vai o no? –

All'improvviso ho già la risposta pronta. – Per poterti compiangere da solo? –

Nico drizza improvvisamente le orecchie.

– Come? –

– Ah, scusami, non sono affari miei. Ma questo non ti da il diritto di prendertela con me.

Il suo sguardo si fa improvvisamente penetrante. – Ma di che parli.

– Come, non lo sai? O hai già smesso di amarlo? –

Faccio in tempo a finire la frase che il ragazzo scatta in avanti e li tappa la bocca con una mano.

– Se ti azzardi a dirlo a qualcuno io...

Tu cosa?

Le sue palpebre, se possibile, si sbarrano ancora di più

Tu un bel niente, Nico di Angelo. Ricordati che io so qualcosa che gli altri non sanno. Farei attenzione a come comportarmi se fossi in te, specie con le persone che non meritano certi tipi di trattamento.

La sua mano si stacca dalla mia bocca, le pupille notevolmente rimpicciolite sembrano annegare nei due pozzi neri delle iridi.

– Tu non lo farai. – non mi aspettavo si chiedesse di come faccio a parlargli nella testa, ma speravo comunque di no perché onestamente non lo so nemmeno io. Sempre una cosa di mamma, penso.

– No, non lo farò. Dipende da te, in fin dei conti.

E me ne vado, senza aggiungere altro.

È ufficiale, quella sensazione di emotività di poco prima era solo una fase, una piccola e brevissima fase che mi ha tenuta per un po' avvinghiata nel suo cappio calcolatore.

Ma ora sono tornata come prima. Impassibile, senza passato, scaltra. E soprattutto, mi sento un concentrato vivente di odio.

 

 

– Ehi, sei in ritardo! – Esclama Annabeth raggiungendomi, una volta entrata in arena. Mi corre incontro trascinandosi al seguito un paio di lunghe spade di bronzo, che al cozzare sul pavimento di terra spoglia producono piccole nuvolette di polvere.

– Ricordati che possiamo allenarci solo oggi, poi dobbiamo escogitare qualcosa, okay? – annuisco brevemente, prendendo in mano l'arma che mi porge.

Cominciamo a fare lunghi ed estenuanti esercizi che, grazie alla mia capacità di apprendere notevolmente più velocemente del normale, imparo nel giro di dieci minuti, e nel frattempo ho modo di fare alla figlia di Atena qualche domanda.

– Da quanto tempo conosci Nico?

Lei esita un attimo, colpita dalla domanda improvvisa.

– Cinque, sei anni al massimo, perché?

Rispondo al colpo vibrato alla mia sinistra, allontanandolo con una parate veloce.

– Sono andata a trovarlo prima, in infermeria. È così antipatico di indole?

Annabeth schiva l'affondo e mi attacca di nuovo, mancandomi di parecchi centimetri. In base a ciò che so, credo che se la cavi meglio col coltello, ma non proferisco parola sull'argomento, decisa ad ottenere informazioni sul figlio di Ade.

– è un po' scontroso, ma non puoi biasimarlo, ha avuto un passato difficile. Okay, può bastare. – conclude, conficcando l'arma nel terreno secco. Sento una sorta di stilettata allo stomaco e mi piego in due su me stessa, tossendo convulsamente.

Annabeth capisce al volo la situazione e togli la spada dalla terra. L'aria torna a circolare tagliente nei miei polmoni.

– Harriett, mi dispiace tantissimo, non sapevo che ti avrei fatto male! – esclama mortificata, aiutandomi a raddrizzarmi.

– tranquilla, non è nulla.

Mi metto seduta, abbandonandomi pesantemente contro il muro che delimita l'arena e lei fa lo stesso, incrociando le gambe.

– Stai bene?

Annuisco.

– Sai, mi sembra strano che tu, essendo la personificazione della terra, abbia sentito una semplice spada quando il pianeta è costantemente sotto attacco.

Aspetto di avere un po' più aria prima di rispondere.

– La mia estensione varia molto, quando non uso i miei poteri sono connessa alla terra solo in una porzione minima. Ieri sera ho sentito del pezzo mancante dell'emisfero sud perché era un danno di dimensioni colossali. – aggiungo subito per rispondere alla sua prossima domanda.

Restiamo in silenzio per qualche secondo. A causa dell'orario, praticamente ora di pranzo, non c'è anima viva, anche Piper se n'è già andata, e l'arena è tristemente vuota senza nessuno oltre a noi due che si allena.

– Harriett, Leo mi ha parlato della vostra conversazione.

– Bocca larga.

– So bene come ti senti, so che credi non esistano possibilità, ma credo che qualcosa lo possiamo sempre fare.

Resto in silenzio, tanto non ho nulla da dire. Perché non si mettono l'anima in pace e smettono di credere in qualcosa che non esiste?

– Ah sì? Ad esempio?

– Forse l'Oracolo può aiutarci.

 

ANGOLO AUTRICE

Ebbene, alla fine ho dato una leggera scossa ad Harriett, sotto consiglio di Eden, che ringrazierò sempre per le apprezzatissime critiche costruttive.

Spero di sentire presto i vostri pareri, un bacio a tutti!!!

  
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