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Autore: marinrin    06/09/2014    4 recensioni
{ Simple crossover con Pandora Hearts ♥ } { co-autrice Iris }
{ long - fic } { leggero ooc -voluto- } { fluff; angst; azione; comico (?) }
{ KyoTaku | RanMasa | SaruFey | Taiichi | e altre pair accennate}

— Ognuno di noi ha qualcosa che tende a nascondere e solitamente il vero terrore è affrontare la realtà. E tu, rivuoi i tuoi ricordi? Vuoi davvero soffrire ancora? Ti aggrapperai davvero a quest’ultima speranza? Stai tentando di scappare, lo vedo. —
— E’ questa la realtà? I miei ricordi ne facevano e continuano a farne parte? Non sono sicuro di essere pronto ad accettare tutto in… così poco tempo. Sempre che io abbia la possibilità di scegliere. —
— ”Tempo”. Che parola strana, non trovi? Ogni essere umano ne ha, eppure è così fragile, può essere spezzato facilmente dalla lama del destino. Allora, perché cerchi di scappare, perché cerchi la luce o un suo piccolo bagliore nel buio che ti circonda? —

hope you like it ♥
Mary
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Soul of Eternity Pandora Hearts

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Secondo capitolo:

§  L' Orologio  §

 
 
 
§ ✶ §

 
Shindou, sono passati dieci anni, lo sai?
 
 
Takuto sobbalzò, con gli occhi spalancati: non ci poteva credere.
Stavano parlando di un decennio!
Impossibile, si rifiutava  anche solo di supporlo.
Kyousuke invece si limitò a ridacchiare, piuttosto divertito mentre, con la coda dell’occhio, osservava il suo pseudo servo agitarsi come non mai.
Giurò che stesse per piangere da un momento all’altro e non poté trattenere un ghigno malefico.
Kirino prese a ridere tutto d’un tratto, seguito a ruota da Beta che si stava godendo la scena.
— I giochi stanno per cominciare. Non avrai pace, mio caro Shindou! — esordì Gamma.
— Che intendi dire? — sospirò, nel tentativo di comprendere appieno il significato di quelle parole.
— Non so se tu abbia mai sentito la leggenda di Alice nel Paese delle Meraviglie… — enunciò poi con aria saccente, sorridendo sornione, mentre si accingeva a tenere in equilibrio in testa un teiera. Ma che diamine aveva di sbagliato, quel ragazzo?
Prima appariva una persona calma e pacata ed ora se ne usciva con una battuta del genere ed un’azione ancora più stramba.
Soprattutto quando rise. 
Takuto non sapeva che pensare: che in quegli anni Gamma avesse perso qualche rotella?
Probabile.
Sempre se gli anni fossero davvero passati…
 Kirino non era abituato a mentire, però, credere a quella storia era un po’ troppo, anche per lui.
E poi, sia il rosa che gli altri due avevano conservato un aspetto giovanile.
Non poteva essere vero.
— La “leggenda”, vorrai dire “favola”. — puntualizzò il chain, facendo sobbalzare tutti per la sorpresa.
Persino Gamma smise di fare qualsiasi cosa, lasciando cadere la teiera che si frantumò in mille pezzi.
— Com’è possibile che un chain sappia queste cose? — chiese curiosa l’azzurra.
Proprio quando tutto sembrava irreale, la porta si spalancò, rivelando le sagome di un ragazzo dai capelli castani ed occhi color cenere e di una ragazza dalla chioma verdina e le iridi smeraldo, i quali indossavano due divise da camerieri.
Shindou scattò, sotto lo sguardo attento del blu, mentre le due figure si facevano più vicine.
— Bocchan! — urlarono quasi all’unisono, intanto che quest’ultimo indietreggiava.
Allora non stavano mentendo, era quella la realtà, non uno scherzo, non poteva quasi crederci; Ichinose ed Aki erano cresciuti e questo era un’altro tassello mancante di quell’enorme puzzle. Non osò neanche parlare, troppo scosso da quella vista.
Che fosse uno scherzo?
Era ovvio che no e non ci voleva un genio a capirlo.
Dannazione.
Kyousuke li guardò divertito, anche se il fatto che tutti quanti abbracciassero il suo servo o lo chiamassero in continuazione gli stava dando non pochi pensieri.
Non sapeva se definirla gelosia, perché si ripeteva che di quel bamboccio non gliene fregava nulla. Si convinse così che fosse normale, visto che lui era il padrone e doveva controllarlo, anche se ammise che, se avesse potuto, avrebbe dato qualcosa in testa a quell’albino che lo stava fissando un po’ troppo per i suoi gusti.
Si limitò a fulminarlo con lo sguardo mentre Gamma ammiccava un sorretto che lo fece agghiacciare.
Metteva seriamente i brividi.
Ichinose ed Aki, nel frattempo, osservavano interdetti il loro padrone e gli saltarono al collo. La ragazza era maturata parecchio ed era diventata molto più alta mentre il ragazzo si era fatto più robusto e slanciato. Ventidue e ventitré anni.
— Non ci posso credere! — mormorò, dopo una quantità di tempo indefinibile.
La verde prese a sedere senza troppi complimenti, mentre l’amico la raggiunse poco dopo.
— Allora? — domandò Ichinose, sotto l’occhio attento del chain e del suo “servitore”, ancora allibito.
— E Fuyuka? — mormorò poi prendendo nuovamente coraggio, sistemandosi i vestiti in modo più composto.
— Be’, non è facile parlarne, ma… non è più qui. —
Abbassarono le loro iridi, fissando i pavimento in modo vacuo. Capì cosa stavano cercando di dirgli e preferì non insistere, per il momento.
— Comunque, ho una domanda. Se loro hanno ormai superato i venti anni ed io allora ne avevo diciassette, ora avrei…? —
— Ventisette anni — proferì Kyousuke.
Gamma rimase nuovamente allibito dal blu.
Quel chain era capace di ragionare e non era per nulla stupido; finora  non li aveva ancora attaccati com’erano soliti fare quelli della sua specie.
Eppure, sarebbe dovuto essere nella sua natura l’aggredire gli umani.
— Tuttavia, ora, dobbiamo occuparci del tuo amichetto, caro Takuto! — ribatté Beta, agitando un ombrello che gli era apparso magicamente in mano. — Sai cosa vuol dire quel simbolo che hai in petto? Che sei un contraente illegale e, di conseguenza, sei nostro nemico. —
I due domestici scattarono in piedi, come a voler difendere il loro bocchan, ma Kirino spezzò il filo del discorso, lanciando sul tavolo un paio di carte.
— Perché, piuttosto, non lo lasciate diventare un nostro collaboratore? In questo modo riuscirà a sopravvivere, senza contare che quel tipo è piuttosto particolare. Credo di non essere l’unico ad averlo notato. Ogni volta che userai quel potere, sappilo però, sarai vicino ad essere divorato. — sussurrò, avvicinandosi al suo ex padrone sorridendo timidamente, suscitando l’ira del chain.
Shindou non poté far a meno che riflettere su ciò che gli era appena stato detto. Temeva di poter morire davvero, stavolta.
Gamma notò il castano incupirsi.
— Ricordati che vivi solo per te stesso. — disse poi, allungando un paio di chiavi, segno li avrebbero ospitati in quella casa.
Shindou annuì.
Kyousuke invece si girò di spalle, socchiudendo ancora una volta gli occhi, forse per constatare che non fosse un sogno e sorrise dolcemente, come mai prima d’allora.
 
Nessuno se ne accorse ad eccezione di Takuto che, stranamente, provò una sensazione di quiete nellanima.


 

§ ✶ §
 
 
 


Si leccò la zampa soddisfatta ed affondò gli artigli nel morbido pavimento violaceo.
Vedere quella scena l’aveva alquanto incuriosita e divertita allo stesso tempo.
 Si domandò che avrebbero fatto adesso, mentre le ombre si avvicinavano e i ricordi sbiaditi dal tempo riemergevano pian piano. Riprese forma umana.
Il vestito lilla le ricadde sui fianchi fino a solleticarle prima le punte dei piedi poi la moquette; i capelli le si intrecciarono automaticamente lungo la nuca, lasciando intravedere le piccole orecchie feline.
Socchiuse le palpebre e inspirò aria di novità. Si osservò le lunghe unghie affilate, coltelli micidiali e le ritirò.
Ancora doveva farci l’abitudine, dopotutto.
Avanzò con passo felpato, lasciando che il tintinnio del suo campanellino riecheggiasse nell’oscurità di quel corridoio vuoto, lungo e alquanto strano.
La moquette prese via via a sparire, lasciando il posto a delle sottili mattonelle bianche e nere che ricordavano tanto un’enorme scacchiera senza pedine.
Un portone dall’aria principesca apparve poco dopo, fondendosi, in un certo senso, con le tenebre che avvolgevano quel luogo.
Questi si spalancò di scatto permettendo alla violetta di entrare.
Non v’era molto o almeno in apparenza, tuttavia, appena si ritrovò al centro di quell’enorme stanza vuota, una forza la trascinò di sotto, come un grande vortice.
Oppose poca resistenza e sbucò successivamente  in un’altra ampissima sala, dove pupazzi e bambole di ogni tipo erano sistemate tutt’intorno su enormi scaffali.
Libri erano ammucchiati in pile sparse per il salone, alcuni cadevano a terra senza che qualcuno se ne curasse, come sospinti da forze invisibili.
Delle gigantesche bambole dalle fattezze umane erano sedute ad un enorme tavolo che ricopriva gran parte del luogo.
Una piccola scalinata conduceva a un innalzamento dove v’era un grande letto e stramberie d’ogni genere.
Una figura si sistemava allo specchio, ammirando poi le pareti dorate della stanza.
Questa aveva dei meravigliosi capelli blu notte, leggermente all’insù, mentre due ciocche ricadevano sul viso.
Gli occhi erano color del miele e, nel suo pallore, il vestito bianco che indossava ne smorzava la bellezza; unico colore presente nel suo abbigliamento era quello d’un ciondolo color ambra che gli collegava un mantello color neve.
Un minuscolo neo faceva capolino sul viso rosei del ragazzo.
D’un tratto il silenzio svanì grazie al ticchettio di un orologio al cucù, dove un coniglio bianco, con voce stridula, annunciava l’ora del tè.
A quel suono, la figura sobbalzò, mentre saltellava ridendo e canticchiando allo stesso tempo per cercare tutto l’occorrente, iniziando a parlare con le bambole, come se potessero sentirlo.
Poi, si accorse del gatto abbracciandolo in una specie di morsa, per non farlo scappare.
Fuyuka gli saltò addosso, contenta, miagolando per le attenzioni ricevute.
La coda si attorcigliava regolarmente, segno che probabilmente avrebbe iniziato a fare le fusa.
— Yuuichi-kun, ho voglia di latte! — ripeté cantilenante, per poi recarsi dal blu che iniziò a saltellare intorno al tavolo, mentre i pupazzi nelle vicinanze prendevano vita.
E’ l’ora del tè, è l’ora del tè! Lo sai che il tempo scorre, lo sai che il tempo scorre? Non ho tempo, non ho tempo! La regina vuole il suo tè! Se arrivo in ritardo mi taglierà la testa! — urlò, continuando a girare intorno al tavolo qua e là saltando e agitando le mani per prendere l’orologio da taschino e controllare l’orario, mentre alcuni giocattoli prendevano a muoversi da soli.
E’ l’ora del tè, è l’ora del tè! Non voglio far tardi, non voglio far tardi! Si arrabbierà, si arrabbierà! —.
E tutti i pupazzi si agitarono: — Arriverà, arriverà! Attento, ti prenderà! —.
La gattina miagolò e, poco dopo le apparve, appena Tsurugi - questo era il suo cognome - schioccò le dita, un’enorme ciotola di latte che prese e portò sul tavolo.
— Padrone, padrone, ci sono novità! Lei è qui, lei è qui! Si è risvegliata, sai? —
 


 
 
 § ✶ §

 
 
Continuò imperterrito, non curandosi della pioggia, che, leggera, sembrava liberarlo da ogni tormento.
Amava, quei temporali, fin da piccolo.
Quando piove, poi, non hai paura di quello che pensa la gente, perché puoi alzare il viso.
Le lacrime si fonderanno alle piccole gocce d’acqua e nessuno se ne accorgerà definendoti come invisibile.
Si chiedeva se tutto ciò fosse davvero giusto.
Il destino lo stava facendo soffrire: perché ce l’aveva tanto con lui?
Cosa aveva fatto, in fondo? Aveva semplicemente vissuto e questa era la sua punizione: il vivere.
Che cos’è effettivamente la vita?
Rise. Pensieri idioti.
Strinse il cofanetto, nascondendolo sotto la lunga giacca che portava, mentre i suoi occhi d’oro scintillavano nell’oscurità.
Si staccò una ciocca di capelli verde turchese, sogghignando malefico.
Svoltò nel primo vicolo che trovò ed un portale si aprì di fronte ai suoi occhi.
Il nulla lo avvolse e si lasciò trasportare da quel baratro.
Chiuse gli occhi, ritrovandosi in una sala completamente nera, il cui pavimento marmoreo era l’unica cosa che donava luce.
Per terra strani simboli simili a carte da gioco, dai cuori in prevalenza rossi, ad altri come i quadri, i fiori e le picche.
Camminando s’illuminavano e si spostavano senza emettere rumore.
Dalle pareti non traspariva colore se non dell’oro, i cui ricami erano semplici ma di gran classe. Divani di grande stazza erano inseriti ai lati delle pareti, dove librerie ordinate facevano capolino, attirando subito l’attenzione.
Il soffitto, invece, era d’un cremisi brillante, tappezzato da lunghe tende, alcune delle quali toccavano terra.
Notò grandi scheggiature negli angoli: significava che lui era nervoso.
Avanzò imperterrito finché non si ritrovò ai piedi della sottile sabbia biancastra; alcune clessidre fluttuavano avvolte da uno strato quasi invisibile d’oscurità.
A pochi passi, innanzi a lui, apparve un enorme trono, fatto come di vetro, coperto da strascichi in segno di ricchezza e sfarzo, mentre tendaggi rossi coprivano il dietro.
 Una figura avvolta dalle tenebre fece capolino nella stanza, sbucando da dietro quest’ultime e rivelando il proprio aspetto.
Capelli arancioni, splendenti come il sole ed occhi profondi e azzurri più del cielo stesso.
Un’aria triste, quasi glaciale, avvolgeva quel giovane.
All’orecchio portava un orecchino piuttosto lungo, al cui culmine vi era un cuore cremisi. 
Sulla guancia destra tre gocce nere, poco al di sotto dell’occhio, ne risaltavano la pelle rosea, ma comunque pallida.
Indossava un vestito da borghese: pantalone nero, stivali bianchi e camicia del medesimo colore, se non fosse stato per delle macchie rosse che imbrattavano il tessuto.
Un corto mantello amaranto gli ricopriva la schiena ed il torace.
Alla mano sinistra portava un guanto con, rappresentata, una specie di coroncina.
Poco dopo, prese posto.
Sorrise impercettibilmente, notando l’oggetto riportato dal suo servo, il quale annuì compiaciuto.
L’azzurro fissò ancora una volta quel fiore di legno intagliato.
Stavolta Kirino gliel’avrebbe pagata.
 
 
 
§ ✶ §
 
 
 
 
Beta continuò ad osservare Kyousuke curiosa, se non affascinata.
Non faceva che guardare in quegli occhi color ambra, per poi iniziare a toccargli i capelli, mentre il chain tentava di liberarsi, ottenendo solo ombrellate in testa.
Shindou oservò la scena divertito anche se, per qualche strana ragione, si sentiva leggermente infastidito.
Si recarono nella stanza a loro affidata ammirazione il semplice arredamento: due letti poco distanti tra loro, un enorme armadio ed una scrivania affiancata da una piccola libreria.
Sbuffò.
Certo, non era come casa sua, però ora non voleva fare la figura da bambino viziato: aveva la sua dignità, in fondo, da preservare.
Il pensiero di aver baciato un ragazzo gli fece di nuovo accapponare la pelle.
Diamine, si trattava del suo primo, vero bacio!
Si sedette sul bordo del letto, puntellando le dita contro la fronte e sempre lì tornava: IL SUO PRIMO BACIO AD UN MASCHIO.

 
 UN MASCHIO.
 
Sempre se era possibile definirlo tale.
Ammise però che quelle labbra erano piuttosto morbide e il calore che sprigionavano era…
Si schiaffeggiò da solo, sotto gli occhi allibiti del chain, che aveva aperto la porta.
— Che c’è? — domandò seccato, con la voce che tremava.
— Ti stai schiaffeggiando da solo. — ribatté il chain, accigliato, mentre si faceva largo nella stanza.
— Stavo ammazzando una zanzara. Problemi? — mentì il castano, consapevole di starsi arrampicando sugli specchi.
— Certo, certo. — lo schernì Kyousuke.
— Qualcosa in contrario? — chiese, tentando di risultare sicuro di sé.
— Allora perché sei tutto rosso? —
— Perché a differenza tua ho del sangue che scorre nelle vene — rispose il castano, infastidito e soddisfatto per essere finalmente riuscito a ribattere a modo.
— Razza di idiota, secondo te da cosa sono composto? —
Calma.
Niente panico, niente panico.
Quella cosa non era una cosa, ma era vivo.
Al diavolo la sua giustificazione mentale sul “almeno non è un ragazzo umano”.
Si sentì un idiota: aveva baciato un maschio.
Un ragazzo.
— Di idiozia e cattiverie. —
— Il tizio di idiozie e cattiverie ti ha baciato. —
Shindou credette di morire lì.
Non solo per la faccia che aveva, per il rossore.
Ma sì, suicidarsi non sarebbe stato così male in confronto; sembrava il terzo grado.
— Allora? — fece Kyousuke, con un sopracciglio alzato ed un sorriso sornione in viso.
— Muori. —
— Ma ti è piaciuto, mi pare? —
Shindou desiderò di scomparire dalla faccia della Terra, allontanarsi da quello stalker.
— Come un bagno nell’olio bollente. — ribatté, sperando di concludere lì quella patetica conversazione.
— Ma che carino! —
E prima che potesse ribattere si ritrovò nuovamente le labbra del chain sulle sue.
Così morbide,  così dolci e… che cavolo stava facendo?!
Lo spinse via, cercando di riprendere a respirare degnamente, avvampando in una maniera incredibile e suscitando la risata dell’altro.
Sorrise maliziosamente di fronte al castano, che sembrava in piena apnea, toccandosi le labbra e facendo aderire la superficie delle dita per poi baciarle imitando una posa che tutto poteva sembrare, tranne che quello che il chain intendeva.
Shindou sarebbe potuto decedere lì, nello stesso momento in cui Kyousuke aveva 'assaggiato' il dito, dopo esserselo passato sulle sue labbra, mormorando un “dolce”, imitando uno sguardo languido.
Ripensò al suicidio come scelta, ma poi gli venne in mente che non sarebbe bastato: quel tipo era capace di seguirlo anche da morto, ne era certo.
Poi, come se non bastasse,  si ritrovò all’altro letto il signor ‘bacio-tanto-per’ mentre si accingeva a svestirsi.

 
Addio sanità mentale, è stato bello conoscerti!
 
Calma, mantenere la calma.
Ora, l’unica cosa che doveva fare era uscire.
La porta era bella, tanto, tanto bella e lui era tanto vicino, tanto vicino.
E allora perché non si alzava? Perché si sentiva un idiota?
Fece per muoversi, dando uno sguardo repentino al ragazzo alle sue spalle, ormai senza mantello e con la camicia leggermente sbottonata.
Con lentezza estrema, il blu prese a slacciarla mentre il castano rimase lì impalato, con bocca semiaperta, tentando di agguantare la maniglia, lottando contro qualcosa che glielo impediva.
 Dannati ormoni della pubertà, quei maledetti!
Riuscì ad aprire la porta, prima di vedere l’altro togliersi la camicia e scoprirsi i pettorali e le spalle ampie e muscolose.
Boccheggiò, in cerca di appoggio; avrebbe preferito dormire sul divano piuttosto che accanto a lui, anche se in letti separati.
Il blu, dall’altra parte, rideva come se avesse visto lo spettacolo comico più grande ed esilarante della storia.
Avrebbe voluto fermare il tempo per osservare gli sguardi fugaci che gli lanciava il castano.
Non era mica idiota, se n’era accorto, eccome se se n’era accorto!


 
§ ✶ §
 

Ritornò in stanza, dopo un’ora e mezza in camera, sdraiandosi sul letto senza né far domande né voltarsi verso “l’amico”.
Tuttavia, prima di addormentarsi, si premurò di dare un pugno sul setto nasale del caro chain, che stava beatamente riposando, facendolo svegliare di botto.
Rise malefico mentre Kyousuke gli lanciava la lampada appresso, mancandolo.
Quella notte, sognò ancora Anchobi, con l’aggiunta di un nuovo particolare: una figura dai capelli arancioni.
C’erano troppi misteri e troppe domande senza risposta.
Cercarle non sarebbe stato facile.
Ora, però, il problema più grande era capire chi l’avesse attaccato.

Si svegliò di soprassalto, portandosi una mano alla testa massaggiandosi la fronte. 
Pregò che il mattino arrivasse in fretta.
 
§ ✶ §


Aki entrò nella stanza, aprendo le ante della finestra e lasciando così trasparire la fioca luce emanata dal sole.
Un mormorio infastidito si diffuse nella camera.
Shindou schiuse gli occhi, continuando a muoversi alla ricerca di un bagliore d’oscurità.
Poi si rese conto che era finalmente mattina e così, anche se di malavoglia, si premurò di alzare almeno il busto.
Mise a fuoco la figura, rivedendo così la testolina verde della domestica, Kino.
Fece per per rimettersi in piedi mentre quella continuava a salutarlo e a chiamarlo “bocchan” e, solo in quel momento, si accorse di aver dormito vestito, camicia compresa.
Forse aveva paura del tipo altamente idiota che, placido, dormiva ancora tranquillo.
Riposava, il maledetto, riposava.
Forse era stata proprio la paura di ritrovarselo vicino a fargli dimenticare di svestirsi.
Dannato chain del cavolo”.
Prese a sistemarsi gli abiti stropicciati: doveva essersi agitato molto durante la notte.
I capelli infatti avevano una forma del tutto stramba.
Aki, gentile come sempre, si premurò di pettinarglieli.
Non aspettò quell’ingrato per fare colazione, ma era nelle sue buone maniere l’andare a chiamare il blu.
Si avvicinò di soppiatto al letto, premeditando lo scherzo perfetto ma, appena si spostò per poterlo afferrare di colpo, sentì una mano bloccargli il collo.
— Non provarci. — avvertì, nel sonno il blu, scaraventando Shindou contro la parete.
“Ma che razza di problemi ha quell’idiota!?”.
Intanto, Kyousuke si era portato le coperte al viso, per non incontrare quei raggi di luce provenienti dall’esterno.
Avvicinandosi notò che il chain stava sudando ed aveva un’aria afflitta.
Una lacrima rigò il viso pallido del blu, mentre il castano rimaneva basito e quasi ne ebbe tenerezza.
Si piegò leggermente per osservare al meglio il volto e quasi cadde.
Riuscì fortunatamente a sorreggersi con le braccia, mentre i riccioli ricadevano sulle guance di Kyousuke. I loro nasi si sfiorarono e, proprio nel momento in cui meno se lo aspettava, due iridi dorate iniziarono a fissarlo male.
— Sono io il dominante, qui. —
In tutta risposta ottenne un pugno del castano.
— Sono un maschio, idiota! — mormorò poi, mentre Aki, leggermente scandalizzata, con gli occhi quasi fuori dalle orbite, fece cadere repentinamente il pettine che ancora aveva il mano.
— Io vi lascio soli, fate finta che non ci sia. Mi sono appena ricordata una cosa..! — sussurrò più a sé stessa che ai due.
Takuto percepì l’ironia.
— Aki, non è come pensi! — urlò poi in ritardo.
— Bocchan, ricordate che rimarrete il mio padrone qualunque sia il vostro orientamento sessuale! —
— No, no, no! A me piacciono le ragazze, LE RAGAZZE! Le femmine, hai presente? Quelle come te! — strillò, disgustato.
— Ti piace Aki?— mormorò Kyousuke, da dietro, ammiccando uno sguardo poco rassicurante, mentre l’interpellata arrossiva ancora di più.
— No, no… cioè, sì, ma anche no. Non riesco a spiegarmi! Cioè, Aki è… è Aki! —
Uno sguardo felino, nell’oscurità, prese a fissarlo e Shindou non ci mise molto a capire chi fosse.
Maledetto Kyousuke che gli faceva dire cose così imbarazzanti!
— Smettiamola qui, per favore. —
 
 
§ ✶ §


L’atmosfera del grande salone s’era fatta più intensa.
Takuto era arrivato per primo, seguito a ruota dall’intera truppa.
Tuttavia, con sorpresa, trovò Kirino intento a controllare alcune carte, proprio di fronte al tavolo dove la colazione era pronta per essere degustata.
Lentamente, il castano si avvicinò, cercando di spiare cosa leggesse.
— Ben svegliato! — ammonì Gamma, sbucando fuori dalla poltrona poco distante dall’interpellato facendolo sobbalzare.
Beta arrivò poco dopo, vestita in modo davvero principesco, facendo arrossire Shindou.
Bellissima. mormorò, ricercando un qualsiasi fiore da porgerle.
Trovò finalmente l’agognata rosa bianca in un vaso e, dopo averla sistemata, non esitò a donargliela.
La verde acqua ridacchiò fingendo imbarazzo voltando lo sguardo verso l’albino.
Per un istante si scambiarono delle occhiate poco rassicuranti che, fortunatamente, sfuggirono agli altri presenti.
— Servo, ho fame. — esordì Kyousuke, sbuffando mentre indicava il bouffet.
— Allora prendi e mangia. Facile, no? — continuò il castano, infastidito.
— Sei tu, qui, il mio servitore o sbaglio? Vai subito a prendere qualcosa mentre io me ne resto sul divano! — ammiccò il blu, spaparanzandosi sul sofà.
— Idiota, non sono qualcuno che puoi comandare! — esclamò il “servetto”. 
— Era nei patti, no? O vuoi per caso ristabilire il contratto?— ridacchiò il chain, facendo avvampare l’altro di fronte al resto dei presenti, tra cui la verde che non poté evitare di girarsi dall’altra parte, nel tentativo di farsi forza e non ridere.
Il suo padrone era veramente passato dall’altra sponda?
— Vado, vado. Ma solo per stavolta. — sospirò, mentre prendeva una tazza di tè e gliela porgeva.
L’altro ringraziò e, per una volta, Shindou ne fu contento, fiondandosi poi accanto a Kirino, che gli sorrise sornione.
— Credo di avere qualche indizio riguardo ai tuoi rapitori, aggiunse poi il rosa.
— Bocchan, ho fatto del mio meglio! — disse Ranmaru sorridendo, porgendogli delle carte che subito il castano prese ad ispezionare, notando poi un indirizzo segnato in rosso.
— Cosa significa? — domandò, curioso.
— E’ il vostro lavoro, bocchan. — esclamò l’amico con un sorriso sornione.
— Lavoro? — chiese Takuto, più a se stesso.
— Signorino, mi spiace darle questo fastidio ma ora fa parte della Pandora e nonostante io sia stato un vostro sottoposto, qui ho un incarico piuttosto importante. — aggiunse poi.
— Ma la smetti di darmi del 'voi'? Sei il mio migliore amico e ancora ti basi su queste formalità, uff. — borbottò il castano portandosi le mani ai fianchi e assumendo un’espressione buffissima di finta arrabbiatura che, irrimediabilmente, fece scoppiare il rosa in una fragorosa risata,
— Quindi dovremo occuparci di un chain? — mormorò il blu, dividendo i due.
Kirino rimase interdetto e si limitò ad annuire, mentre Beta si divertiva a stuzzicare Gamma, infastidendolo con l’ombrello, puntellandolo sulla faccia.
Diamine, un altro po’ e l’avrebbe preso nell’occhio!
Shindou rivolse uno smagliante sorriso alla verde acqua, i cui occhi violacei scintillarono per l’imbarazzo.
Il chain alzò un sopracciglio, con uno sguardo vagamente basito, per poi tirare via per il colletto il suo caro “servetto”, che sbatté contro il pavimento, ritrovandosi lo stivale dell’altro sulla nuca.
— Razza di servo ingrato, dovresti concentrarti sul lavoro invece di perdere tempo a provarci con qualsiasi cosa respiri! —
— Piantala di chiamarmi servo! — urlò il poverino, tentando di liberarsi, mentre una strana volpe saltellava in testa al suo migliore amico, il quale ridacchio alla scena.
 
 
§ ✶ §


Kyousuke non era mai stato in carrozza o comunque non ne aveva ricordi, eppure c’era nell’aria una sensazione così familiare da farlo rabbrividire.
Di fronte a lui Takuto e Kirino erano seduti vicini, ma non se ne curò, neanche quando il rosa poggiò la testa sulla spalla del suo servetto.
Per qualche istante si limitò ad osservare il paesaggio.
Il sole era davvero bellissimo ed era accecante provare a guardarlo, ma trasmetteva un calore meraviglioso.
Prese a fissare il cielo, azzurro e pieno di nuvole.
 “Nuvole”, già, era così che si chiamavano.
L’aveva letto, in fondo, in uno dei tanti libri sparsi per l’Abisso.
Sapeva sia scrivere che leggere ma senza conoscere né il come né il motivo.
Spesso si era domandato cosa fosse, ma aveva paura di saperlo.
Shindou notò qualcosa di diverso nel blu e, chiamandolo, richiamò la sua attenzione, anche se l’altro non lo guardò nemmeno in viso, perso nel firmamento.
— Si può sapere che hai? — domandò, irritato.
— Non ho niente, sono solo stanco. Riposerò un po’. — proferì l’altro, incrociando gli occhi color cioccolata di Takuto.
Rimase sorpreso da tanta freddezza e dallo sguardo malinconico del blu.
C’era qualcosa di strano, in quel chain e per un attimo pensò seriamente di abbracciarlo.

 
Poi si ricordò che era un maschio.





 
Angolo delle autrici prossimamente in seduta psichiatrica Image and video hosting by TinyPic

*Piccolo appunto: bocchan vuol dire padroncino <3

Allura, nonostante io sia alla ricerca dei pinguipandanicorni... (2v)
Spero che sia venuto dcente percheboh, cambiavo parti a caso e si, IRIS MI UCCIDE.

 Eccomi qui,. Apparentemente in vitaH, in realtà dovrei lavarmi i capelli che fanbno schifus, ma so che non ve ne frega una mazza, tranquilli <3
Volevù, volevù patè (?) - machecavolohobevuto-
Si, questo è un esempio del perchè non bisogna mangiare cereali al cioccolato tutti in una giornataH. - sonoscema-
 
In questo capitolo io e Iris:  ABBIAMO FATTO APPARIRE LA DONNINA MESTRUATA CHE C'è IN SHINDOU (?).
Ma che tipo ci siamo divertite a far fare ste figure ewe.
Kyousuke dominante geloso e Takuto in vena di mestruazioni e di rinnnego per la sua ehm... sessualità èwè.
Un po' di ooc si noterà, ma stavolta è voluto (?)//linciaggio-
Non linciateci, stiamo provvedendo per la salvezza dei pinguini al cioccolato (?)-wtf

Iris: Speriamo che il primo capitolo vi sia piaciuto e che via abbia quantomeno incuriosito! *sventola pinguino*
Mary: Gli aggiornamenti saranno costanti, una volta a settimana, di sabato e boh(?).
*porge biscotti e bignè ripieni*

 
Donate una recensione alla fic, salverete tanti pinguipandanicorni in via di estinzione/ e mandare le autrici in un manicomio con qualche confort-What(?)
Inoltre provvedere all'aiuto dell'associazione 'assorbenti omaggio per Shindou post ciclo (?)' aiutando il poveretto a superare i suoi problemi mestruali -wtf.

 
//ognimessaggiosubliminaleèpuramentecasuale(?) 
   
 
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