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Autore: shitberrie    07/09/2014    1 recensioni
Dal prologo: "La sua goffaggine dentro casa era ridicola. Come poteva dopo tutti i combattimenti, le battaglie e le guerre – oltre al titolo di Capitano dell'ottava brigata – riuscire a prendere dentro nel fottuto mobile che gli aveva portato suo cugino Ganju da parte di Kukaku. E si maledisse scuotendo la testa più volte, mentre entrava nel suo studio, scorgendo in lontananza il suo bellissimo divano personale. Quasi si commosse nel vederlo; non era mai arrivato ad un livello di stressometro così alto – Renji aveva obbligato Rukia a tenere questo stressometro, in modo che non andasse ogni volta in una profonda crisi di nervi – che se fosse stato rappresentato con un termometro, sarebbe sicuramente esploso. "
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurosaki Ichigo, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1. Send ahead the pendolum

Passò molto molto tempo da quell'incidente. Il Drago era rimasto lì, nel giardino della villa Shiba a Rukongai Est, ricoperto dal ghiaccio, come un trofeo di battaglia messo in bella mostra nel giardino del proprietario.
Non ci fu giorno in cui Rukia temesse che quella creatura si liberasse dal ghiaccio, ma ogni volta che si affacciava per guardare, l'essere era lì, immobile.
Ichigo dopo quell'avvenimento aveva preso provvedimenti drastici; aveva fatto creare alla moglie un grosso sigillo, che contenesse quella Creatura, nel caso, il ghiaccio cedesse. Oltretutto, aveva mandato Yuki da Kurotsuchi – dopo un enorme litigio con Rukia, che con uno schiaffo gli aveva spedito la faccia direttamente in Egitto – per fare un controllo, ovviamente con la sua supervisione... Non l'avrebbe lasciata sola con quel malato mentale, poco ma sicuro.
Kurotsuchi la classificò come un anomalia di reiatsu. Effettivamente, Yuki non era forte – non riusciva ad aprire il barattolo di marmellata di Azuki da sola, figuriamoci prendere in mano una katana – ma a quanto pare, la sua reiatsu aveva un approccio diverso con gli altri.
Da quel giorno, obbligarono la ragazzina a mettersi dei lunghi guanti bianchi, che contenessero il ghiaccio. Qualunque cosa Yuki toccasse, veniva congelata.

Ne aveva così tanta paura che Yuki decise di dormire in stanza da sola, dato che di notte, la sua temperatura corporea scendeva sotto zero e anche l'ambiente veniva drasticamente congelato.
Non poteva essere comandato se non da quei guanti bianchi, lunghi fin sopra il gomito, che nonostante tutto riuscivano a trattenere il gelo.
Ma c'era ancora qualcosa che non tornava... Da dove era uscito quel Drago? O meglio, che cos'era quell'apparente Drago?



Ichigo era beatamente sdraiato sul divano del suo studio. Era il suo giorno di riposo e cadesse il cielo, nessuno gli avrebbe impedito di riposarsi per quel poco tempo che aveva.
Perché poco tempo? Ah, perché la sua dolce Yuki e quel idiota ritardato di Kireichi, stavano tornando dall'Accademia.
Era il loro ultimo anno. E dopo aver discusso un po' con loro, aveva capito che entrambi sarebbero stati promossi, Yuki compresa.
Dopo tante ore di duro allenamento aveva dimostrato di avere una certa destrezza nei combattimenti corpo a corpo.
Kireichi era diventato un vero e proprio guerriero, - e pensandoci Ichigo ne rimaneva sbalordito ogni volta – nonostante fosse un idiota con la “I” maiuscola.
- Ichigo-sama – La voce roca del suo aiutante, molto stile Koganehiko e Shiroganehiko, lo svegliò dai suoi profondi pensieri – i signorini sono appena arrivati all'ala Sud – Disse accentuando il profondo inchino.
- Ahh – Sbuffò Ichigo buttando indietro la testa – Senkaku, di loro che io non sono ancora tornato – Si mise seduto guardando l'uomo.
- Gomennasai Ichigo-sama, ma la sua reiatsu nega quello che mi ha appena chiesto – Disse l'omaccione con lo sguardo sempre basso, mentre un evidente gocciolone immaginario colava dalla sua testa per il disappunto.
Ichigo si maledisse mentalmente e si alzò dal divano in un sospiro – Forza Senkaku, affrontiamoli. Oggi Nan ha il giorno libero, quindi tocca noi – Strinse con determinazione il pugno, con gli occhi fiammeggianti, pronto ad affrontare i due demoni – più che altro il demone, perché la sua dolcissima Yuki era solo troppo dolce per essere reale – che avevano appena varcato la porta del villone Shiba.
Seguito dal fedele Senkaku, – di quasi un metro più alto di lui – Ichigo con la testa alta si diresse verso il soggiorno dell'ala Sud.
E dopo molti mesi che non li vedeva, se li ritrovò davanti e sentì qualcosa ribollire sul fondo dello stomaco; era forse nostalgia? - oppure il ribrezzo di vedere quel beneamato idiota di suo figlio? O il contrario per Yuki – Forse era felice di riaverli lì con lui.
- Hola, vecchiaccio – esordì il moro di fronte a lui con un alzata di mano, stando dietro alla sorella, sorpassandola in altezza di una trentina buona di centimetri – Da quant'è che non ti fai la barba? Natale scorso? Così inizierai a sembrare il nonno. - Concluse in un ghigno più che soddisfatto, intravedendo la vena pulsare sulla fronte del rosso.
Quelle cose dolci che Ichigo aveva pensato furono distrutte – Sì, come nel video di Wrecking Ball di Miley Cyrus, con un Kireichi nudo su una palla grigia. Che visione – in un nano secondo. Proprio avevano preso il pulman e lo avevano salutato con la manina prima di andarsene.
Tutto quello fu interrotto dal singhiozzare sconnesso della ragazzina davanti a lui, che scoppiò in un grosso pianto, lasciando i tre presenti scioccati.
- Nee-san che hai ora?- Mormorò il gemello, che in meno di due secondi si ritrovò la faccia ghiacciata – Damare, baka!- Urlò per poi fiondarsi ad abbracciare Ichigo, pressoché sconvolto.
- Ohh papà! Quanto mi sei mancato, non ne potevo più di stare con quel puzzolente idiota – Spiegò mentre Ichigo lanciò un occhiata a Senkaku, cercando aiuto, ma vide solamente una risata sommessa. Kireichi da sotto il ghiaccio borbottò: “ E' fragranza mascolina”.
Sì, sto cazzo.
- Continua a darmi fastidio, non ce la faccio più, è troppo rumoroso! Faceva a botte con tutti e molestava le mie amiche – Ichigo lo incenerì con lo sguardo, tanto che in un modo o nell'altro il ghiaccio si sciolse e Kireichi mordicchiandosi il labbro inferiore, arretrò lentamente, ma il dito accusatorio di suo padre lo puntò mentre con l'altra mano accarezzava i capelli della favorita – brutta stronza – e come un cane sotto torchio si fermò.
- Oh, non puoi capire papà! E' difficilissimo essere la sua gemella, mi rovina la reputazione.- Disse poi asciugandosi le lacrime.
- Non è colpa mia, frigida. - Ringhiò il moro mentre osservava la ragazza entrare nelle grazie di suo padre, cosa che per lui era praticamente impossibile, più o meno dall'età di otto anni.
La ragazzina spalancò la bocca – Come mi hai chiamata brutto puzzone pervertito? - tuonò stringendo i pugni.
- Frigida. Frigida, frigida, frigida – Continuò quest'ultimo gongolandosi con le braccia incrociate al petto.
- Pervertito.
- Frigorifero con le gambe – Contrattaccò Kireichi esplodendo in una risata, con tanto di lacrime, mentre l'altra sbuffava infastidita.
Ichigo era chiaro che non avrebbe potuto farcela e da quello che aveva capito, con Rukia non era da meno; da piccoli, almeno con lei se ne stavano buoni, ma ora... Per il Reio, qualcuno l'aiuti!
Il suo stressometro stava aumentando di pressione ad ogni parola che i due dicessero – Ragazzi – Mormorò con fare cupo, mentre teneva le braccia nascoste sotto il kimono. I due essendo stati interrotti, capirono subito dal tono di voce, che lo stressometro tanto famoso di loro padre, stava per arrivare al limite – Potrete raccontarmi della vostra permanenza in Accademia questa sera a cena e ora andatevi a sistemare. - Disse continuando a guardarli con espressione dura. Era questa la sua influenza su di loro; tanta pura paura. Non sapeva perché, ma anche quand'erano più piccoli e Rukia non riusciva a tenerli – cosa molto strana – le bastava dire le paroline magiche: “ Se non la smettete lo dico a papà” e loro come dei cagnolini ubbidienti si zittivano.
Anche se questa capacità tante volte non funzionava con Kireichi, ormai in fase adolescenziale e giustamente pronto a tirare fuori la cresta, sempre e solo, contro suo padre. Nonostante ciò si sapeva quando era arrabbiato, dato che non era molto bravo Ichigo, a nascondere le emozioni.
Yuki si limitò ad annuire e ad incamminarsi seguita da Kireichi, ormai poco più alto di Ichigo – Va bene Capo, però non stressarti troppo, poi ti vengono le rughe e la mamma ti lascia – Sghignazzò il moro mentre seguiva la sorella.
Ichigo prese un grosso respiro, per cercare di non badare alle parole di quell'idiota fulminato che si ritrovava come prole e cercare di controllare il tic all'occhio.
- Ichigo-sama – Mormorò Senkaku che fino a quel momento era rimasto in silenzio, guardò Ichigo quasi sconsolato.
- Spero che se lo prendano nell'Undicesima brigata. Lo spero con tutto me stesso – Ichigo riprese la strada per il suo studio, con un enorme massa di stress che gli calava sulla testa.


Kireichi, il bellissimo e fortissimo – come piaceva dire a lui – primogenito del secondo braccio della famiglia Shiba, stava aspettando impaziente che l'acqua per fare il bagno fosse pronta. Effettivamente, come diceva Yuki, dopo aver fatto a botte ed essersi rotolato come un maiale, in più sudato, era abbastanza puzzolente.

Incominciò a spogliarsi, buttando lì come capitavano i vestiti sporchi, per poi affacciarsi all'enorme specchio e guardare il suo volto riflesso; l'occhio nero infondo gli donava e il leggero taglio sulla guancia era uno spettacolo.
Come poteva non fare a botte con quel caga cazzo di Kyosugi Shin – figlio del tenente Kei, della Seconda brigata – che dopo essere stato rifiutato da sua sorella, aveva incominciato a infastidirla senza tregua; ma la cosa che gli fece girare le palle a 360° fu quando Kyosugi rinfacciò la tanto udita debolezza della ragazza.
Nessuno poteva trattarla così, se non lui, che era il suo gemello.
“La Dama di Ghiaccio ha rifiutato Kyosugi-senpai!”
Dicevano.

Sapeva che Yuki era tutto tranne che debole e la statua in giardino era la piena prova. Se solo sua sorella fosse stata più alta, più resistente... Se solo non fosse così gracile e apparentemente indifesa, probabilmente sarebbe già al vertice della Soul Society.
Finalmente si infilò nella vasca, lasciandosi trascinare dall'acqua calda, automaticamente chiuse gli occhi.
Non aveva molto a cui pensare, aveva appena finito gli esami per ammissione al Gotei 13 e sperava con tutto il cuore di finire nella Decima brigata. E perché? Solo perché ai componenti della Decima era concesso portare l'ō-yoroi, una particolare e pesante armatura samurai: forte, dura e impenetrabile.
Quello che lui voleva essere; il guerriero perfetto, anche meglio di suo padre – che si era aggiudicato un posto nei libri dell'accademia con il nome di: Kurosaki Ichigo, lo Shinigami Daiko – doveva esserlo, nonostante fosse in continua lotta con lui per affermare la sua autorità, voleva dimostrargli di essere alla sua altezza... Cosicché lui avesse avuto il suo posto di rilievo nella famiglia Shiba e nella Soul Society.
Eppure era da un po' di tempo che sentiva un peso, sul petto, forte e pulsante.
Come se un alone lo stesse lentamente avvolgendo, impadronendosi di volontà e decisione.
Un alone nero e scuro.
Sì, come la pelle dell'essere che era rinchiuso sotto il ghiaccio di Yuki, nel giardino di casa sua.
Aveva aperto gli occhi e li aveva puntati su un punto indefinito, sostenendosi con le braccia alla vasca piena d'acqua.
In quel momento sentì bussare alla porta e girò lo sguardo perso verso essa – Kichi-chan!- Cantilenò la vocina di Yuki, sembrava davvero quasi dolce – Vedi di muoverti – Kireichi cancellò subito quel pensiero.
- Ma che vuoi? - Sbottò scocciato passandosi una mano tra i folti capelli neri.
- Mhh – Mormorò quella con un tono pressoché fastidioso – Sai, tra poco arriva Kairi-chan, non vorrei che dovesse andare in bagno improvvisamente e ti trovasse cotto nella vasca... E nudo.- La ragazzina fece una smorfia disgustata.
Kireichi si raddrizzò arrossendo vistosamente – E perché Mizuguchi-san dovrebbe venire in bagno? - Scosse la testa per mandare via il colorito e appoggiarsi al bordo della vasca – Non che mi rifiuti di accoglierla se mai entrasse in bagno – Aggiunse poi.
Yuki rimase zitta un po' per poi controbattere – Sai che non mi faccio scrupoli nemmeno io ad entrare e farti male? -
- Se hai i guanti posso anche stare tranquillo.-
- Se ti dico che non li ho? -
Rimasero in silenzio entrambi, ma poi Kireichi rispose alla domanda: - Allora avrei veramente paura di te – Yuki, da dietro la porta strinse i pugni, ovviamente coperti dai guanti – Ma so che hai più paura tu di quel ghiaccio, che gli altri, quindi è ovvio che non li toglieresti – Aggiunse lasciando un sospiro.
- Sbrigati ad uscire da quella vasca, ormai l'acqua sarà diventata nera, tanto vale che ci rimani – Sbottò allontanandosi dalla porta.
Kireichi non la sopportava tante volte, ma tante, tantissime volte!
Si mise in piedi prendendosi l'accappatoio blu scuro, con impresso sulla schiena il simbolo della famiglia Shiba e si avvolse con esso. Rabbrividì subito, si sentiva che era passata di lì Yuki, quindi si sfregò le mani sulle braccia, per poi prendere un asciugamano e metterselo sulla testa ancora bagnata.
Dopo essere uscito dal bagno seguito da una nube di vapore – che faceva tanta scena – si rese conto del freddo che c'era in corridoio.
- Per Dio...- Rabbrividì battendo i denti – Senkaku-san! - Urlò camminando sulle punte e saltellando per il freddo tenendo i denti stretti.
- Senkaku-san! Dove sei? Razza di armadio a sei ante, perché quando ti chiama il Vecchiaccio spunti come un fungo?! - Sbottò camminando per i corridoi dell'ala Sud.
- Senka...-
- Mi stava chiamando Signorino Kireichi? - L'ombra del colosso si sovrastò sopra di lui come un montagna, uno strano bagliore azzurro partì dagli occhi dell'uomo.
Kireichi come se non avesse già freddo, rabbrividì per colpa dell'entrata in scena di Senkaku, che si era leggermente inchinato.
Senkaku era un uomo muscoloso, alto, pelato e con una lunga barba nera. Suo padre diceva che Kukaku lo aveva rifilato a loro... Sarà vero?
- Oh, eccoti...- Mormorò il moro guardandolo dal basso, esatto dal basso, nonostante il ragazzo raggiungesse il metro e ottanta netto – Non è che potresti alzare il riscaldamento? A quanto pare Yuki non è di buon umore.-
Senkaku scosse la testa due volte – Mi dispiace Kireichi-dono, ma la Signora ha detto di non alzare ulteriormente il calore della casa. Ma se vuole qualcosa di caldo Nan-san è appena arrivata nell'ala ovest della casa, e credo sarebbe felice di prepararvi una bevanda calda.- Disse poi annuendo più volte.
Kireichi infilò le mani nelle tasche dell'accappatoio e annuì con un leggero fischio – Oh amo quella donna, penso che andrò subito da lei – Oltrepassò l'armadio e poi alzò la mano come ringraziamento – Arigatou Senkaku-san! -
E a grandi passi si diresse verso l'aria ovest.

 

 

Yuki dopo aver sentito il campanello dell'aria ovest, dove ora si collocava la sua camera, balzò giù dal letto e corse lungo il corridoio, schivando la povera Nan che si aggiustava il grembiule – Scusami Nan! - Le urlò mentre andò quasi a schiantarsi contro la porta.
Agguantò la maniglia e aprì la porta – Kai...- Stava sorridendo in preda alla felicità di rivedere la sua amata migliore amica Kairi, ma oltre a lei, che aveva un espressione mesta in volto, c'erano anche le altre due: Tamaki Machi e Okawa Shinobu.
Machi la prima che aveva un grandissimo e ampio sorriso la guardò con occhi sognanti – Yuuuu – Cantilenò staccandosi dalla povera Kairi, che era sotto la morsa del suo braccio – Kiiiii-chaan!- Le saltò addosso abbracciandola forte.
- Machi-chan – Mormorò cercando di prendere aria – Shinobu-san, che sorpresa!- Accennò una risata, contenta di rivederle.
- Yuki-chan – Farfugliò Machi, mentre si portava dietro le orecchie le ciocche ribelli di capelli castani che le ricadevano lungo le spalle – Dov'è quel gran pezzo di figo di tuo fratello, eh?- Chiese con occhi sognanti mentre scrutava l'ingresso della casa.
Yuki aveva perso tutte le speranze con Machi, oltretutto sentire che Kireichi veniva definito “pezzo di figo” era davvero vomitevole, per lei – sì perché in realtà è davvero un pezzo di figo-.
Lasciò entrare le ragazze, che tra le risate e le chiacchiere mancate di qualche mese, si diressero verso il soggiorno.


- Oh Nan-chan – Sospirò Kireichi, con l'asciugamano in testa e una tazza piena di thé caldo tra le mani – Sei sempre fantastica, quando il Vecchiaccio morirà, voglio che ti rifili a me nel testamento – teneva le gambe sotto la coperta del tavolino riscaldato.
Nan rise di gusto, dando una pacca sul coppino del ragazzo che strinse un po' la tazza per poi appoggiarla al tavolino – Non è che ti sei preso un malanno Kichi-chan?- Gli chiese poi appoggiando una mano sulla sua fronte – Non hai una bella cera, dopotutto – Aggiunse ancora, per poi toglierli l'asciugamano bagnata dalla testa e scompigliarli i capelli con fare amorevole.
- Nan, il Vecchiaccio aveva detto che eri di riposo oggi; perché sei qui? - Kireichi alzò gli occhioni color cioccolato sulla donna e la guardò attentamente.
- Avevo delle commissioni da sbrigare, ma come vedi, ho finito prima e poi – Arricciò il naso per poi schiaffarli la stessa asciugamano sulla testa e sentire lo schiocco e poi l'urlo di dolore del ragazzo – Perché?!- Sbottò il moro mettendosi le mani sulla testa e appoggiandosi al tavolino con essa.
- Perché?! Abbi un po' di rispetto per tuo padre, non puoi continuare a chiamarlo in quel modo! - Borbottò la donna.
- Certo, certo... Allora lo chiamerò Vecchiettino, okay? - Chiese retoricamente, accertandosi che la frase fosse piena di sarcasmo.
Nan scosse la testa, dirigendosi verso la porta del salotto. Nell'aprirla, proprio di fronte a lei, c'era il gruppetto di ragazze – Nan-chan! - Esultò Machi che la conosceva bene, essendo una loro amica d'infanzia.
- Machi – La donna sembrava stupita – Ma come sei cresciuta! Sei diventata alta, neh? - Le lasciò passare dando accesso al salotto, dove l'aura malata di Kireichi stava lasciando il suo segno – Yuki-chan, tuo fratello non sta tanto bene, non farlo dannare... Altrimenti mi toccherà chiamare Ichigo-sama e sapete benissimo che non vuole essere disturbato a quest'ora.- Disse la donna seria, mentre varcava la porta.
- Certo, certo non gli faccio nulla Nan-chan – Yuki sorrise angelica, facendo sorridere a sua volta Nan, che uscì dal salotto chiudendola porta scorrevole.
Machi e Shinobu si erano posizionate vicino a Kireichi e lo stavano tartassando di domande.

 

Perché sei in accappatoio?”
“Hai la febbre? Poverino!”

 

Kireichi alzò la testa dal tavolino, evidentemente pallido – e con la candela di muco che scendeva allegramente dal naso – e le guardò stringendo gli occhi in due fessure.
- Yo – Mormorò tirando su con naso.
Evidentemente, tutti i suoi pimpanti ormoni che di solito lo spingevano ad attaccare le amiche di Yuki, si erano ammalati insieme a lui.
- Sei proprio conciato male, Kireichi-kun – La terza, Kairi, gli diede qualche pacca sulla testa, mentre lui tirava sul con il naso. Yuki lo guardò a fondo: non era arrossito, voleva dire solamente che stava davvero male.
- Ma allora hai davvero la febbre, babbuino! - La sua gemella esultò sedendosi davanti a lui.
- E' per colpa tua – Strinse i denti – Se continui a gelare tutto, mamma dovrà metterti a vivere da sola. - Distolse gli occhi da quelli della sorella. Non ci era mai riuscito, a guardarla negli occhi. Gli occhi di sua sorella avevano fatto diversi cambiamenti; prima cioccolato, come i suoi, poi blu come quelli di sua madre e tutto d'un tratto avevano incominciato ad aver sfumatura color del cristallo. Quand'erano piccoli, era solo qualche sfumatura, ma da quel giorno, avevano incominciato a cambiare drasticamente. Ora, l'occhio destro era un misto tra il blu scuro e il glaciale cristallo del sinistro. Una cosa davvero agghiacciante, proprio non riusciva a guardarli e sapeva che quando sentiva quel disagio provocato dai suoi occhi, anche Yuki si accorgeva.
Infatti, abbassò lo sguardo, appena lui si girò e lo guardò che a fatica tentava di alzarsi.

- Io... - Disse dopo essersi messo in piedi e aver scrutato le quattro ragazze, tenendo le sopracciglia corrugate, per poi inumidirsi le labbra – e questo fece prendere colore, alle tre poverine che erano lì – e sbuffare sonoramente.
- Io vado in camera mia, con permesso; Okawa-san, Machi-san – Chinò leggermente la testa verso di loro e poi si girò verso l'ultima – Mizuguchi-san – Ripeté l'azione abbozzando un leggero ghigno per poi uscire dalla stanza.



- Yuki-chan qualche novità sul tuo allenamento e gli esami per il Gotei? - Chiese Shinobu appoggiandosi al tavolino con un gomito, sostenendo con la mano il proprio mento. Okawa Shinobu era già all'interno dei Gotei 13 e sottostava alla Tredicesima compagnia; con molto impegno era riuscita a saltare un anno e ad anticipare la sua entrata nel Gotei.
Yuki spostò lo sguardo un po' desolata – Diciamo che l'ho passato abbastanza bene – Alzò le spalle in un sospiro – Kurotsuchi Taicho mi stava obbligando a usarlo, ma mio padre ha proibito di farmi togliere i guanti, qualsiasi ragione essa sia. Quindi come dire... Ho fatto una dimostrazione di scontro corpo a corpo... Ma ha degenerato in peggio, dato che mi si strappò un guanto e accidentalmente ho congelato gran parte della sala. E quindi mi hanno sospeso l'esame; stanno prendendo dei provvedimenti adeguati al mio caso, in modo che possa avere anche io la mia zampakutou – Concluse.
- Proprio non riesci a controllarlo, Yuki? - Kairi la guardò, con quei suoi occhioni verdi e dolci.
Yuki scosse la testa – Non so quanto posso continuare a contenermi. - Disse in tono serio, abbassando la testa.
- Uff – Sbuffò Machi – Che aria tesa che c'è! Forza non tenete quei musoni, dopotutto, anche io e Kairi ce l'abbiamo fatta a passare l'esame di ammissione ai Gotei, non ci resta che aspettare l'esito e la nostra nuova brigata – Concluse la mora in una alzata di spalle mentre le altre annuivano.
- Secondo me Yuki, tuo padre insisterà a metterti nell'Ottava con lui e butterà Kireichi nell'Undicesima – Annuì Shinobu, mentre con uno sbuffo spostava dalla fronte la frangia bionda troppo cresciuta e passava una mano nella coda del medesimo colore.
- Già, anch'io lo penso – Kairi annuì subito – Kireichi-kun andrebbe molto bene nell'Undicesima – Abbozzò subito un sorriso imbarazzato.
Quella ragazzina era davvero troppo dolce per essere vera. Aveva un visino tondeggiante e paffuto – Rukia diceva sempre che era davvero troppo innocente, per essere una Dea della Morte – con i capelli che arrivavano giusto alle spalle, mossi e grigi. Esatto, erano proprio grigi e questo era dovuto alla mancanza di melanina.

- Nah – sbottò Yuki – Io voglio andare nella Quinta o nella Sesta, con mio zio – Disse annuendo appena – Oltretutto, hanno appena rimesso zio Byakuya-san e hanno spostato Renji-san a capo della Terza – Sbuffò una risata.
Shinobu continuò la sua risata divertita – Appunto, Abrai Taicho odia essere nella Terza, lo si vede lontano chilometri -
- Yuki-chan – Machi attirò l'attenzione della ragazza che la osservò interessata – Ichigo-sama, prima in che brigata era... Nel senso prima di essere a capo dell'Ottava, intendo -
Yuki rifletté un attimo – Non ricordo bene... ma mi pare che appena finita la Guerra Millenaria, fosse stato messo a capo della Settima, non è mai stato al disotto del capitano... - Si massaggiò piano il mento pensando a quello che aveva sentito da piccola e quello che aveva letto in accademia. In effetti, Ichigo non parlava molto del suo passato con loro, se non obbligato da loro madre.
Effettivamente, si era incuriosita, avrebbe voluto sapere un po' di più... Cosa aveva fatto di tanto particolare, suo padre, per entrare in un libro di storia?



Nan arrivò con l'ultima portata di Donburi – piatto a base di pollo – posandola in centro tavola, sempre con il sorriso stampato in faccia.
- Spero che vi piaccia, Senkaku-san ha preparato il Donburi apposta per te Kichi-chan, quando ha saputo che stavi poco bene si è messo subito all'opera – Disse in una risata mentre Yuki si prendeva la sua porzione, non curante delle parole di Nan.
- Ringrazia Senkaku da parte mia allora! - Annuì allungandosi verso il piatto. In quel momento fece il suo ingresso Ichigo, che era chiaramente stressato, con gli aloni sotto gli occhi e uno strano haori verde costellato di petali bianchi. Kireichi lo squadrò quasi pronto a lanciargli una delle sue frecciatine, ma capì che non era il caso e il momento giusto.
Si lasciò andare sulla sedia e la stanza piombò nel silenzio più totale.
Ichigo squadrò i due e poi, sempre con la sua espressione da “Sì sono perennemente incazzato” scosse appena la testa – Non parlate più? Entro io e vi zittite, manco fossi Byakuya, non vi mangio mica se parlate. Dopotutto c'è il Donburi – Ironizzò prendendosi la sua porzione, mentre Nan se ne andava nell'altra stanza borbottando qualcosa.
Yuki sospirò appena mangiando lentamente il pollo; era certa che Kireichi, per puro orgoglio, non avrebbe parlato con loro padre, quindi si decise – Come mai hai su quella tenda verde, Papà? - Chiese indicando l'haori con una bacchetta.
- Non è una tenda, Yuki – Sospirò guardandola – E' un regalo – Aggiunse poi.
- E' un regalo della mamma? Spero di no. - Kireichi si intromise, osservando tagliente il rosso che lo degnava giusto d'un occhiata.
- E' un regalo di Kyoraku-san – Disse in un alzata di spalle e per poco Kireichi non si strozzò con l'acqua che stava bevendo.
- Quel...- Mormorò dopo aver buttato giù – Quel Kyoraku-san? Kyoraku Shunsui? - Chiese stupefatto con gli occhi spalancati.
- E chi sennò? - Mormorò masticando l'altro – Fu il mio maestro per qualche tempo e al matrimonio... Be' qualche regalo me lo avrebbe dovuto fare, quindi, ha pensato bene di farmi avere uno dei suoi pregiati Haori – Sospirò.
La stanza ritornò nel silenzio.
- Vecchio – Kireichi aveva preso serietà e Ichigo aveva preso interesse per lui rivolgendogli un occhiata – Voglio fare quell'allenamento che hai fatto tu, quello di cui parlano tutti i libri dell'accademia, per acquistare lo Shikai – Fece un pausa mentre guardava dritto negli occhi il padre – E voglio che sia tu ad insegnarme...-
Kireichi trasalì per colpa dell'infrangersi di un bicchiere, si girò verso la sorella che era intenta ad afferrare il bicchiere davanti a lei, ormai ridotto a tanti frammenti.
Una chiazza di ghiaccio si estendeva sul tavolo, mentre le mani della ragazzina tremavano, con gli occhi spalancati e pieni di terrore. Non sarebbe dovuto succedere dato che indossava i guanti e non aveva ancora toccato il bicchiere.
Si alzò goffamente dalla sedia, sfiorando appena lo schienale, che come il bicchiere si coprì di uno strato di ghiaccio.
Ichigo si alzò con lei tenendole gli occhi addosso – Yuki stai calma – Si protese verso di lei che si allontanò di più, con la bocca schiusa intenta a dire qualcosa, ma non riusciva a spiccicare parola.
Ci erano già passati alcune volte, in quelle crisi di panico che aveva e tante volte potevano essere pericolose. Più il tempo passava e più il ghiaccio diventava potente.
- Non riesco più a tenerlo, papà – Biascicò guardando le sue mani diventare sempre più pallide; non riusciva a non trattenere le lacrime che le rigavano la pelle delle guance, quindi arretrò a piccoli passi verso la porta.
- Yuki non...- Il rosso non fece in tempo a finire che la ragazza si era già fiondata alla porta. Il contatto con le sue mani sulla superficie di legno ebbe un pessimo effetto; dopo che fu aperta la porta si congelò, venendo ricoperta da uno strato simile alla brina.
Ichigo si girò verso Kireichi – Chiama Nan. Dille di chiamare urgentemente l'ufficio di Ricerca e Sviluppo della Dodicesima: lei sa cosa fare! - Finì la frase mentre si era già buttato alla ricerca della ragazzina. Non era troppo difficile da intuire dove fosse, oltretutto dietro di sé lasciava una scia di ghiaccio, dove a momenti Ichigo non scivolava come un idiota.


- Nan! - Urlò il moro entrando nell'ala riservata a Senkaku e Nan, dove entrambi stavano discutendo e mangiando tranquillamente.
Nan, osservò attentamente Kireichi, con il fiatone e la faccia sconvolta. Non lasciò al moro il tempo di proferire parola che lei si era già precipitata a prendere il telefono cellulare.
- Signorino Kireichi deve andare subito a chiamare sua madre al quartiere della Quinta brigata, io ho un altro compito da svolgere e di questo dovrà occuparsene lei.- Disse mentre posava una mano sulla spalla del ragazzino.
- Cosa? - Mormorò Kireichi – E io come di arrivo all'interno della Seireitei? - Sbottò alzando la testa per intercettare lo sguardo di Senkaku.
- La prego di perdonarmi signorino, di sicuro l'atterraggio non sarà dei migliori...-
Dalla mano che era poggiata sulla spalla di Kireichi, partì un fulminante raggio di luce bianca e lentamente, sia lui che Senkaku, si scomposero nell'aria, in una nube bianca.
Kireichi pensò solamente: “ Lo voglio imparare anche io”
Si ritrovò a precipitare con il suo corpo materiale, dal cielo all'interno della Seireitei, sentiva la pressione dell'aria che li batteva sulla faccia e il cuore incominciò a pompare e l'adrenalina a salire.
Dov'era Senkaku? Vide una nube lucente allontanarsi sempre di più.
Quel brutto armadio l'aveva mollato a precipitare nel cielo!
Non riuscì a trattenersi le urla che squarciarono la quiete della Seireitei. Doveva agire in fretta, per non schiantarsi a terra e finire come la marmellata sul pane.
Non riusciva ad usare lo Shunpo, la febbre non glie lo avrebbe permesso ed era in completa caduta libera.
Avrebbe utilizzato la tecnica tanto amata dal suo parente Ganju, nonostante non fosse pienamente sicuro della riuscita, avrebbe aspettato l'impatto con il terreno per usarla.
In poco vide la terra così vicina e urlò: - Seppa! - E atterrò in un buco pieno di sabbia.
Pochi minuti dopo spuntò dalla sabbia in un mezzo urlo, sputando tonnellate di sabbia dalla bocca e pulendosi il kimono dalla sabbia.
- Santo Dio... - Mormorò mentre dei passi attirarono la sua attenzione.
Kireichi constatò di essere ancora tutto intero e lo era sicuramente.
- Shiba Taicho? - Sbuffò una voce femminile dietro di lui, piena di insicurezza.
Kireichi si girò – No, spiacente, sono il figlio – Disse alzandosi e stiracchiandosi – Come puoi scambiarmi per quella zucca arancione? Hai bisogno degli occhiali Kunieda-san. - Sbottò stiracchiandosi.
La donna scosse la testa e sospirò appena. Aveva i capelli corti, di un blu sgargiante e gli occhi del medesimo colore.
Kunieda Naomi, Luogotenente della Sesta brigata.
- Sempre a fare casini... - Mormorò la donna mentre abbozzava un sorriso.
- Scusami Kunieda-san, sto urgentemente cercando mia madre, quindi devo scappare – Disse tirandosi fuori dalla buca di sabbia per poi mettersi a correre lungo la strada tipica della Seireitei.

- Aspetta! Shiba! -
Non si fermò e continuò a correre verso la Quinta brigata.



Spazio di Berrie!
Eccomi con il primo effettivo capitolo! Mi scuso per eventuali errori, ma non avevo voglia di rileggere e correggere.
Spero vi piaccia come storia, in ogni caso fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!
  
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