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Autore: Kerri    07/09/2014    3 recensioni
"Perché forse, in un certo senso, non ci eravamo lasciati alle spalle quello che ritenevamo di aver abbandonato. Perché, sotto sotto, una parte di noi rimase sempre così: timorosa del mondo intorno e- non importa quanto ci disprezzassimo per questo- incapaci di staccarci l’uno dall’altra".
Killian è scomparso misteriosamente. Da poco, Emma aveva finalmente ammesso di provare qualcosa per lui, di non essergli del tutto indifferente e Killian è felice, felice come non lo era stato da tempo. Tuttavia qualcosa o qualcuno, è deciso ad immischiarsi e cancellare i suoi piani. Non vuole rivelare ad Emma la verità, non può metterla in pericolo. Decide di mentirle e anche se la donna se ne accorge, non lo blocca. Subito dopo però se ne pente. Ma si arrenderà e lo lascerà andare? O vorrà scoprire la verità? Perchè Killian l'ha lasciata? E' in pericolo?
E' una storia d'amore, d'amicizia, di rimpianto e di perdono. Emma dovrà confrontarsi con sentimenti nuovi e con nuove avventure per raggiungere il tanto meritato lieto fine.
Il tutto è ambientato subito dopo la fine della terza stagione.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo tre settimane le ritornò in mente. Aveva fatto di tutto per non pensarci e il suo volto era riaffiorato tra i suoi pensieri con una facilità che quasi la spaventò.
Guardò Henry attraversare il vialetto della casa di Regina e incamminarsi verso il maggiolino giallo.
« Ciao ma’! Sei pronta? »
Emma annuì e gli sorrise stancamente. Il figlio della Salvatrice era furbo tanto quanto lei e di certo si era accorto che qualcosa non andava in sua madre. Si era accorto che in qualche modo, l’imminente partenza di Killian c’entrasse qualcosa ma non sapeva bene cos’era successo e non voleva chiedere niente. Aveva notato che se durante un discorso si accennava alla sua partenza, lei diventava subito triste, le si spegneva lo sguardo e cercava in tutti i modi di allontanarsi o di spostare la conversazione verso nuovi argomenti.
Era successo proprio qualche giorno prima.
Emma non si era accorta di nulla, stava passando l’aspirapolvere in cucina e pensava a cosa avrebbe cucinato ad Henry per cena. Mary Margaret e David stavano discutendo sul motivo che aveva spinto Uncino ad andarsene e soprattutto con quale nave. Sapevano quali erano i suoi sentimenti nei confronti della loro figlia maggiore e sapevano anche che lei aveva cominciato a ricambiarli. Avevano notato qualche cambiamento nel comportamento di Emma e avevano deciso di affrontare l’argomento con lei. Erano preoccupati. Quando Emma spense l’apparecchio, sentì che i genitori la chiamavano. Henry era disteso sul divano a leggere un fumetto. Aveva avanzato l’ipotesi che fossero reali anche i personaggi dei suoi giornalini e cercava di dimostrarlo. Non appena Biancaneve e il Principe pronunciarono il suo nome, Emma li liquidò con “Vi va del pollo stasera? Perfetto. Vado subito a comprarlo.” Prese la giacca di pelle rossa abbandonata sulla spalliera di una sedia e uscì. Aveva lasciato i suoi genitori interdetti e ancora più preoccupati di prima.
Ad Henry piaceva Killian. Era simpatico e sapeva che amava sua madre. Non riusciva proprio a capire cosa l’avesse spinto ad allontanarsi da Storybrooke, da lei.
Emma cominciò a guidare verso il porto. Cercava di andarci quanto più raramente possibile da quel giorno. Parcheggiò di fronte alla casa. Era bella, questo doveva ammetterlo. Era una casa monofamiliare, a due piani. La cucina era stata appena risistemata, così come i due bagni. C’era tanto spazio ma ad Emma non dispiaceva. Salì e percorse il corridoio. Aprì la porta di quella che sarebbe stata la sua camera. Era grande e luminosa. C’erano due finestre che davano sul mare. Gironzolò per la camera tastando i muri e guardando attentamente le mattonelle. Niente di rotto. Si ritrovò davanti ad una finestra e si affacciò. Scrutò il mare e cercò con gli occhi una nave. Chissà se riusciva a riconoscere la Jolly Roger...
Sì, certo che poteva.
Fissò l’orizzonte. Per un momento ripensò alle sue parole e si immaginò con un grande vestito azzurro, affacciata alla finestra ad aspettare, crogiolandosi nel terrore che gli fosse capitato qualche cosa di male.
No, aveva ragione.
Non l’avrebbe mai fatto.
Scacciò quel folle pensiero dalla testa.
Lei era la Salvatrice e l’avrebbe salvato.
 
Henry entrò poco dopo e notò subito qualcosa di diverso. I suoi occhi, i suoi occhi erano di nuovo accesi, vivi! Aveva qualcosa in mente… chissà una nuova “Operazione Cobra”. Qualcosa gli diceva che sarebbe stata più “Operazione Salviamo il Pirata”, comunque gli andava bene. Se sua madre era felice, lo era anche lui.
«Hey, ragazzino! Avevi ragione… è proprio una bella casa! »
« Ti piace veramente? Non hai visto il pavimento un po’ rovinato, o le piastrelle troppo bianche? » la prese in giro suo figlio. Era contento che la casa le piaceva, finalmente questa  folle caccia al tesoro poteva avere un epilogo.
Emma fece spallucce.
«Sì, ho notato. Tuttavia credo che potrebbe andare bene. Il prezzo non è neanche troppo alto. »
Emma si sorprese a parlare di prezzi con Henry. Era così intelligente e perspicace e furbo che a volte si dimenticava che, in realtà, era ancora soltanto un bambino.
« Tranquilla mamma! Sono piuttosto sicuro che se non ce la facessimo con il prezzo i nonni sarebbero più che felici di darci una mano! » disse ridendo Henry.
Emma si unì a lui.
« Hai ragione! È da un po’ che vorrebbero sbatterci fuori! »
Ancora con il sorriso sulle labbra si incamminarono verso il maggiolino giallo. Emma chiamò la proprietaria, la mamma del principe Eric. La signora fu così felice di vendere la casa alla donna che aveva salvato il paese da maledizioni, streghe cattive e tutto il resto, che abbassò notevolmente il prezzo. In fondo, essere la Salvatrice aveva anche i suoi lati positivi.
Quando arrivarono a casa diedero la bella notizia a Mary Margaret e David.
Avevano una nuova casa.
 
Quella stessa sera Emma non riuscì a chiudere occhio, per la seconda volta. Si girava e rigirava nel letto, ma un pensiero fisso la attanagliava.
Come farò a trovarlo?
Pensò ai suoi genitori, a come si erano sempre ritrovati dopotutto quello che era successo.
Ti troverò, sempre.
Le parole di suo padre gli rimbombavano nella mente.
Sempre. Sempre. Sempre.
Loro avevano mantenuto la promessa e adesso vivevano insieme il loro agognato lieto fine.
Non passerà un giorno senza che io pensi a te.
Ti amo.
Sempre. Sempre.
Ti troverò.
Sempre.


Il giorno seguente Emma si svegliò di buon ora nonostante si fosse addormentata molto tardi. Si trascinò fuori dal letto e si vestì velocemente. Diede un’occhiata alla sveglia e si precipitò in cucina a preparare la colazione. Nell’aria si diffuse il solito aroma del caffè bollente. Preparò ad Henry le uova strapazzate e mentre aspettava che il figlio si alzasse, pensò a come dargli la notizia della sua imminente partenza. C’erano anche i suoi genitori da avvisare e Ruby, Belle, Archie… Ripensò alla sua vita prima di Sotrybrooke, prima di Henry e della magia e a quanto fosse facile partire senza dare nell’occhio, scomparire nel nulla senza che nessuno se ne accorgesse, al senso di solitudine che si impregnava sui suoi vestiti, sulla sua pelle, nella sua mente. Dopotutto era bello essere amati.
Sentì dei rumori provenire dal bagno e poco dopo Henry avanzò sbadigliando verso di lei, in faccia ancora il segno del cuscino.
« Buongiorno ragazzino, dormito bene? »
Henry le stampò un lieve bacio sulla guancia.
« Come al solito… tu? »
« A dir la verità, non riuscivo a dormire… »
« Davvero? Come mai? »
Emma esitò. Non era ancora il momento.
« Vieni, ti ho preparato le uova. Vuoi del succo, il latte con i cereali o la cioccolata? »
« Uova, cioccolata, cereali… stai cercando di corrompermi?! » chiese il bambino divertito. Emma sorrise.
« Mmm, non ancora… » versò nella cioccolata della cannella.
« Ecco, adesso è tutto perfetto! » rise la donna. Henry sorseggiò la bevanda calda e aspettò che sua madre vuotasse il sacco. Sapeva che stava tramando qualcosa, glielo si leggeva negli occhi.
« Dai mamma, vuoi dirmi cosa succede? È da ieri che ti comporti in maniera piuttosto strana… insomma, più strana del solito! »
« Vuoi dire che mi comporto in maniera strana giornalmente? » domandò Emma alquanto allarmata.
« Beh da quanto Killian… » Henry stava per finire la frase ma Emma lo fermò. Suo figlio si accorgeva sempre di tutto.
« Bene, è di questo che vorrei parlarti. » prese un lungo respiro e continuò « Senti, ragazzino, ho bisogno che tu stia per un po’ con Regina… »
« Mentre tu vai a cercare Killian! » continuò Henry per lei. Emma per poco non si strozzò con i cereali che stava masticando.
« Come diavolo…»
« Oh, mamma davvero credevi che non me ne fossi accorto? Sono tuo figlio! E anche se non lo fossi, tutti si sono accorti che da quando lui è partito tu sei diversa…»
Emma incrociò le braccia al petto.
« Io voglio solo assicurarmi che stia bene! »
« Sì, certo certo… comunque non c’è problema! Mi piace Killian, è simpatico! »
Emma tirò un sospiro di sollievo. Un peso che fino ad allora non si era accorta di avere, ma che evaporò dalla sua mente. Il fatto che ad Henry piacesse “l’uomo per il quale provava dei sentimenti” la confortò. Avere l’approvazione di suo figlio era importante per lei.
« Allora quando partiamo? »
Il sorriso sparì dal volto di Emma.
« Hai dimenticato la parte in cui ti chiedo di restare con Regina per un po’? »
Henry sbuffò.
« Certo che no. Speravo solo che l’avessi dimenticata tu! »
« Non se ne parla proprio! Non voglio che tu corra più pericoli di quanti ne affronti qui in città! Ho bisogno di sapere che tu sarai al sicuro e poi a Regina farà piacere passare più tempo con te, dopo tutto quello che è successo… »
Emma si rabbuiò pensando a Marian, a Robin e al malumore di Regina. Tutto a causa del suo spirito da salvatrice.
« Non è stata colpa tua, mamma. » la conforto suo figlio, notando l’improvviso malumore sul suo volto. « Hai fatto la cosa giusta. »
Emma gli accennò un sorriso. Lui sì che era un vero eroe, non lei.
« Comunque resterò qui. Mia madre e Storybrooke avranno bisogno di me! » rise ma ridiventò serio subito dopo « Lo faccio solo per lei, altrimenti mi sarei nascosto nella tua valigia! »
Emma rise.
« Non credo potrò portarmi una valigia! » Henry alzò gli occhi al cielo e continuò a mangiare. Emma finì i suoi cereali e portò la tazza nel lavandino.
Scompigliò un po’ i capelli di suo figlio e si diresse verso il bagno.
Ti voglio bene.
Anch’io.
 
***
Dopo aver accompagnato Henry a scuola, Emma si diresse verso la casa dei suoi genitori. Adesso doveva affrontare loro.  Sperò con tutto il cuore che nessuno dei due insistesse nel volerla accompagnare. Era piuttosto sicura che non avrebbero lasciato facilmente il loro figlioletto da nessuno. Si immaginò già la scena: lei, David e Mary Margaret nella giungla, alle prese con il passeggino del piccolo Nial che si incastrava dappertutto. E poi le sue urla che le impedivano di cacciare, di dormire o di pensare e le continue soste per dargli da mangiare.
Impossibile.
Scacciò quell’incubo dalla mente e bussò.
Non rispose nessuno così entrò lo stesso.
Dentro regnava il caos. Non aveva mai visto così tanto disordine in quella casa! Dopotutto Biancaneve era ricordata anche per la mania della pulizia no?
Un’enorme quantità di pacchetti, giocattoli e vestitini era ammassata in un angolo, reduci della festa di qualche settimana fa. Altri giocattoli erano buttati sul pavimento e sul divano, il tavolo era ricoperto di bavette e pannolini e il divano disseminato di coperte. Il lavello pieno di biberon e ciucci. In più c’era uno sgradevole odore di latte. David e Mary Margaret avrebbero potuto aprire un negozio per neonati con tutte le cose che avevano.
« Hey! Dove siete? » gridò Emma. Suo padre si affacciò dal corridoio. Gli occhi gli brillavano e aveva un sorriso da ebete sul volto.
Neal avrà fatto il suo primo ruttino.
« Oh ciao tesoro! Non ti abbiamo sentito arrivare. Stiamo facendo il bagnetto a tuo fratello ma abbiamo quasi finito. Puoi aspettarci cinque minuti? Scusa il disordine.. »
« Non ti preoccupare, finite di lavare il piccoletto. Io vi aspetterò qui. » disse Emma indicando il divano, spostando con la mano qualche coperta. David le sorrise e sparì di nuovo. Emma si sedette ma si rialzò subito dopo. Quel disordine non la faceva pensare. Raccolse un po’ di giocattoli qui e là.
Chissà se…
Chiuse gli occhi e si concentrò. Quando li riaprì la casa splendeva. Le tazze e i biberon erano al loro posto, ordinati e luccicanti. I vestiti e gli altri regali nell’armadio e le coperte piegate e messe a posto. In più l’odore sgradevole di latte era sparito, lasciando il posto a qualcosa di più dolce: vaniglia e lavanda.
Emma sorrise soddisfatta. Avrebbe dovuto utilizzarla di più, la magia.
Poco dopo arrivarono i suoi genitori visibilmente sorpresi e compiaciuti. Di norma non approvavano l’uso sconsiderato della magia ma si sa “a mali estremi, estremi rimedi”.
« Allora, dov’è il piccolo principino? » domandò Emma.
« Nella sua culla, finalmente » sospirò Mary Margaret.
« Dorme?! Ma sono le – guardò l’orologio appeso alla parete – dieci meno cinque! »
« Ha pianto per tutta la notte, Emma » disse sconsolata sua madre.
« Così abbiamo pensato che il bagnetto potesse fargli chiudere un po’ gli occhi » continuò.
« E la bocca » sospirò suo padre. Biancaneve gli lanciò un’occhiataccia ma gli sorrise subito dopo. Emma rise divertita.
Per essere alle prime armi se la stavano cavando bene, dopotutto.
« Allora tesoro vuoi un caffè? Un tè? »
« No grazie. Sono qui per parlarvi. »
Fissò prima sua madre e poi suo padre. I due si scambiarono uno sguardo di intesa, come se sapessero che quel giorno, prima o poi, sarebbe arrivato.
« Io, ehm… ho deciso di partire… »
« A cercare Uncino » continuarono in coro i suoi genitori. Emma strabuzzò gli occhi e incrociò le braccia al petto spazientita, proprio come quella mattina con Henry.
« Anche voi lo sapevate già? » domandò.
« Beh Emma, non era così difficile da capire… »
Pensate un po’, io l’ho capito solo ieri.
« Voglio solo accertarmi che stia bene! »
Un’altra occhiata. Dio quanto odiava quelle occhiate, sembrava che comunicassero solo tramite quelle!
Per un po’ nella stanza regnò il silenzio.
« Vengo anch’io » disse ad un certo punto suo padre. Ormai aveva accettato l’idea che Killian Jones si unisse alla sua famiglia, ma era preoccupato lo stesso per sua figlia. Non voleva abbandonarla ancora, non voleva che stesse male.
« Cosa?! » gridarono in coro Mary Margaret e sua figlia.
« Non puoi abbandonare il bambino, papà » Emma marcò quell’ultima parola, pensando che così il lato paterno di David prevalesse su quello avventuriero. Ma ottenne esattamente il risultato opposto.
« Non lo sto abbandonando! Ci sarà Mary Margaret con lui! »
La donna lo guardò sorpresa.
« Cosa? – ripeté – Non se ne parla proprio! Se vai tu, verrò anch’io! »
« E il bambino? Non voglio che né tu, né nostro figlio corriate dei rischi. Andiamo Biancaneve, sii ragionevole! »
Emma notò che una scintilla aveva attraversato lo sguardo di sua madre. La mammina dolce e amorevole era sparita. Adesso era Biancaneve, la guerriera.
« Io dovrei essere ragionevole?! Non ho la minima intenzione di lasciarti partire sapendo che potresti non tornare più! Se vai tu, verrò anch’io »
Emma si schiarì la voce per attirare l’attenzione dei due che ormai si erano lanciati in una discussione aperta, litigando sotto voce per non svegliare il bambino. Se non fosse stata coinvolta in tutta la situazione, Emma si sarebbe perfino divertita a vederli litigare così. Ma non poteva lasciarsi distrarre, ormai aveva un compito e doveva portarlo a termine.
Da sola.
« Sentite… vi ringrazio per esservi preoccupati per me, ve ne sono davvero grata perché bè, nessuno l’aveva mai fatto prima d’ora… »
« Emma, noi… »
« Ma non potete venire entrambi! Non voglio che lasciate qui Neal da solo. Non so dove andrò, né per quanto tempo. Sarà pericoloso, come qualsiasi altro viaggio. » disse fissandoli negli occhi. « E poi, è una cosa che sento di dover fare da sola. »
David e Mary Margaret annuirono. Alla fine l’istinto di neo-genitori prevalse su quello da avventurieri e lasciarono che la loro piccola, coraggiosa Emma partisse alla volta di una nuova e misteriosa avventura alla riscoperta di sé stessa e dell’amore.
 
***
Entrò a passo di marcia, decisa come lo era stata poche volte in vita sua. O almeno così pareva a lei. Dopo il familiare tintinnio, trovò ad accoglierla il solito odore di antico, di segreto e di inesplorato.
Questo era il banco dei pegni del signor Gold: un enorme mucchio di oggetti antichi, desiderosi di poter vivere ancora una seconda vita. Un po’ come aveva fatto il proprietario del negozio. Sbucò all’improvviso, attirato dal tintinnio del campanelli, seguito a ruota da Belle.
« Emma! » esclamò la ragazza e corse ad abbracciarla.
« A cosa dobbiamo l’onore, signorina Swan? » domandò direttamente il signor Gold. Belle gli lanciò un’occhiataccia. Non approvava il carattere un po’ troppo avventato di suo marito. Emma però, colse l’occasione al volo e andò dritta al punto. Le dicevano che era una cosa che aveva ereditato dal padre. Voleva essere subito chiara, andava dritta al nocciolo della questione, per evitare che nascessero ulteriori fraintendimenti.
« Devo trovare una persona! » disse d’un fiato. Il signor Gold non parve sorpreso. Si rigirò il bastone tra le mani e sospirò.
« Suppongo lei stia parlando del pirata »
Emma si sorprese ancora una volta. Perfino Gold aveva capito tutto!
Annuì.
« Mi dispiace deluderla miss Swan, ma non manca a nessuno, men che meno a me! »
A me, a me manca!
Emma cercò di replicare irritata ma Belle la precedette.
« Tremotino! » lo rimproverò.
« Che c’è? Ha cercato di ucciderti, se non sbaglio » replicò irremovibile l’Oscuro Signore.
« È stato molto tempo fa e io l’ho perdonato, dovresti farlo anche tu. Ci ha aiutati molto con Zelena… ». Gold non poté fare a meno di ricordare il periodo passato nella cantina della strega perfida dell’ovest. Emma approfittò dell’attimo di smarrimento del suo interlocutore, ringraziò Belle con un’occhiata e continuò « Bella ha ragione! Il suo aiuto è stato indispensabile. Non ti sto chiedendo di riportarlo qui, Tremotino. Vorrei trovare solamente un modo per raggiungerlo, ovunque sia… per favore »
Mr Gold sospirò. Lanciò un’occhiata a Belle che sorrideva e si diresse con passo zoppicante verso il retro del negozio.
« Seguitemi »
Si fermò davanti ad una mensola, piena di cianfrusaglie. Prese una sfera di cristallo e la posò sul tavolo più vicino. Emma la studiò di sfuggita. Sembrava la classica sfera che i maghi e le streghe usavano nella sua immaginazione da bambina.
« Faremo alla vecchia maniera, quindi… » mormorò.
Gold sorrise beffardo.
« No cara, tu lo farai. Vedi questa sfera è un po’ diversa dalle altre: mostra solo ciò che la persona desidera di più al mondo. » Emma si spaventò. Se apparisse Uncino,  significherebbe che Lui è la persona che desidera di più al mondo, Lui è la persona che lei ama.
« Cosa?! Non hai una sfera che mostri solo dov’è e basta?! » chiese Emma infastidita.
« Questa è la mia offerta tesoro, prendere o lasciare »
La donna lo guardò torva e poi tirò un sospiro. Non le piaceva l’idea che i suoi sentimenti fossero sbandierati ai quattro venti ma doveva farlo, doveva trovarlo a tutti i costi. Poi gliel’avrebbe pagata.
È lui. È lui che amo.
Si concentrò.
Chiuse gli occhi e rievocò tutto quello che avevano vissuto, ogni singolo attimo dal più difficile al più facile, ogni parola dalla più maliziosa alla più sincera. Quando riaprì gli occhi l’immagine era tremendamente nitida.
È lui. È lui. Ti amo.
Le vennero le lacrime agli occhi. Mai era riuscita ad ammetterlo così apertamente.
Studiò l’immagine attentamente. Era seduto su una spiaggia, accanto ad uno sconosciuto.
È su una spiaggia! Quante spiagge esistono al mondo? Migliaia. Non l’avrebbe mai trovato. L’immagine tremò un pochettino.
« È su una spiaggia! Come faccio a…»
« Shh. Concentrati, non perdere la concentrazione » la ammonì Tremotino.
Richiuse gli occhi.
Dov’è? Dov’è? Dov’è?
Quando li riaprì l’immagine era cambiata. Adesso la scena veniva ripresa dall’alto. Emma scorse i capelli corvini di Killian e accanto a lui quelli color cioccolato dello sconosciuto. Dietro di loro si apriva una foresta e all’orizzonte un castello si ergeva maestoso. Quel castello aveva qualcosa di familiare. Emma l’aveva già visto, ma dove?  Ma certo! Nel libro!
Sono nella Foresta Incantata.
 
Non appena Emma capì, l’immagine si dissolse.
« Nella Foresta Incantata! È nella Foresta Incantata! »
Lo ripeté due volte più per auto convincersi che per assicurarsi che i signori Gold avessero capito.
Ti troverò, sempre.
Non passerà un giorno senza che io pensi a te.
Perché Killian? Perché?
Ti amo.
La verità salì a galla così chiaramente che Emma quasi si spaventò. L’aveva ammesso. Aveva ammesso al mondo che il muro che da sempre si era costruita era crollato, che il suo cuore poteva battere di nuovo, che ormai apparteneva a lui.
« Grazie » mormorò con le lacrime che le pizzicavano gli occhi. Belle guardò soddisfatta e sorridente suo marito.
« Oh, io non ho fatto niente mia cara » sorrise Tremotino.
« Adesso si pone un ulteriore problema: come ci arrivi nella Foresta? »
Emma ci rifletté un attimo.
« Non so, un fagiolo o qualche cappello di Jefferson? Insomma ci sarà un modo! »
Tremotino ci pensò su, cercando di ricordare qualche oggetto magico che avrebbe potuto fare al caso loro. Non occorreva per forza un portale… ma certo!
« Ho trovato! » rise felice e a Belle ricordò tanto il periodo in cui lui era l’Oscuro, il più potente mago temuto da tutti.
Gold aprì un cassetto e ne estrasse un ciondolo. Una stella marina.
« Va in spiaggia e metti questo ciondolo; sarai in grado di trovare la strada da sola. Sta attenta però, indossalo solo poco prima della partenza! » Gold le porse il ciondolo ed Emma lo prese titubante. Era più pesante di quanto pensasse.
« Cosa vuoi in cambio questa volta? » chiese Emma sapendo quale fosse il suo motto. “La magia ha sempre un prezzo”. Tremotino rise. Guardò sua moglie e la prese per mano.
« Per questa volta, offre la casa ».
Sorpresa Emma mise il ciondolo in tasca, ringraziò e si congedò frettolosamente. Ormai era impaziente, ormai era pronta.
 
Quando la porta si chiuse, Belle si girò verso il marito. Aveva le mani sui fianchi e i suoi occhi era furbi e indagatori. Eppure sempre bellissimi.
Sorrideva.
Gold sospirò. Non le sfuggiva niente.
Scelse di provare a fare finta di niente ma alla fine si arrese.
« Che c’è? »
« So quello che hai fatto» disse lei gentilmente.
« Ah si? E cosa avrei fatto precisamente? » chiese suo marito divertito.
« Non fare il finto tonto con me, mr Gold! Sappiamo entrambi che quella sfera non aveva niente di speciale, è in tutto e per tutto simile a tutte le altre… »
Gold sospirò e Belle capì di aver fatto centro anche questa volta. Era stato colto sul fatto anche questa volta.
« Alla signorina Swan serviva una spinta in più. Il viaggio che sta per affrontare sarà pieno di ostacoli, sia fisici che mentali. Non sarà facile. Io le ho dato solo una mano ad ammettere ciò che in cuor suo sapeva già! » tentò di spiegarsi. «Anche se ammetto avrebbe potuto trovare qualcun altro… »
Belle gli si avvicinò e lo abbracciò, fiera e soddisfatta. Anche suo marito, piano piano, si stava trasformando in un eroe.
« L’ho fatto solo per lei, Belle. Come sai, del pirata non mi interessa granché, ha cercato per molto tempo di uccidermi e c’era quasi riuscito. Per me potrebbe restare lì per sempre. Ma la signorina Swan ha la mia stima e merita anche lei un lieto fine, dopotutto. »
Belle affondò il viso nella sua spalla e inspirò il suo profumo antico, segreto e inesplorato. Profumava di nuove chance, nuove occasioni, nuove opportunità. Profumava di una seconda vita.
 
~
 
Tutti erano lì. O meglio, tutti quelli a cui voleva bene erano lì. C’erano Belle e il signor Gold, Ruby e sua nonna, Archie e Pongo, i nani, la Madre Superiora e infine i suoi genitori con Neal ed Henry. Abbracciò ognuno di loro, perfino Gold. Quando arrivò di fronte a suo figlio si chinò e gli diede un lungo bacio sulla fronte. Dio quanto le sarebbe mancato.
« Tranquillo ragazzino, tornerò presto » gli sussurrò ed Henry le sorrise. Stava per indossare il ciondolo quando suo figlio si ricordò di aver dimenticato qualcosa. Corse verso di lei stringendo tra le braccia il libro. Lo riconobbe subito. Tutto era cominciato da lì, da quelle parole e da quelle immagini.
« Portalo con te, ti aiuterà. È la migliore guida per la Foresta Incantata » le sussurrò. Emma annuì sorridendo. Prese il grande libro tra le braccia e scorse con il dito la copertina un po’ consumata. Era una sorta di album di famiglia.
Le venne quasi spontaneo, dopo. Tirò verso l’interno due bordi opposti del grosso volume che divenne più piccolo e maneggevole. Sorrise soddisfatta. Stava diventando proprio brava. Chiuse di nuovo gli occhi e si passò le mani sul libricino. Quando li riaprì era avvolto in una sottile pellicola protettiva, in modo che non si rovinasse durante il viaggio. Lanciò un’occhiata a Tremotino che sembrava piuttosto soddisfatto. Gli sorrise trionfante e poi ripose il piccolo tesoro di famiglia nella sacca che aveva a tracolla, dove aveva messo anche la spada di Nial (accorciata per l’occasione), una torcia e qualche provvista.
Adesso era pronta.
Si sfilò il ciondolo dalla tasca e se lo allacciò al collo. Al contatto con la sua pelle divenne bollente. Poi le gambe presero a pizzicarle e alla fine cedettero. Uno strano fumo azzurro la avvolse e cadde sulla sabbia con un tonfo. Quando il fumo si dissolse, Emma strabuzzò gli occhi.
« O Dio! »


Angolo dell'Autrice:
Salve a tutti! Finalmente sono riuscita a pubbliare questo terzo capitolo... Mi scuso se vi ho fatto attendere e per gli eventuali errori che troverete all'interno del testo ma non ho avuto il tempo di rileggerlo per bene! Spero di qvervi incuriosito con quest'altra parte della storia! Fatemi sapere cosa ne pensate :) 
Un abbraccio e a presto
Kerri
 
   
 
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