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Autore: Bidirezione    07/09/2014    3 recensioni
Almeno una volta a settimana si presentava da me sbronzo da morire, ciondolando nel giardino e piombandomi addosso sui primi gradini di casa; avevo preso l'abitudine di lasciare il cancelletto aperto e a volte pure la porta d'ingresso, se per caso mi trovavo impossibilitato a raggiungerlo in tempo.
Non era uno sbronzo felice, Sasuke. O almeno, non quando beveva davvero troppo.

Sasuke si presenta sbronzo quasi ogni sabato notte a casa di Naruto, in questa Raccolta Naruto vi parlerà di questi sabati notte e di altri, dettati dai desideri, capricci, tristezze, dolori ma anche risate e sproloqui di un Sasuke sofferente e ambiguo e assieme forse scopriremo cosa sta dietro a tutto questo dolore, che genere di vita conducano entrambi, che genere di epilogo li attenda.
[NaruSasu, SasuNaru, angst, tragicomico.]
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Salve gentili lettori :)
Sono stata contenta di sapere che lo scorso capitolo, così diverso dal resto della storia, vi sia piaciuto comunque. Grazie infinitamente alle persone che lo hanno commentato, siete la mia forza per andare avanti. Spero che questa storia continui a piacere! Ringrazio anche le persone che seguono silenziosamente.
Questo capitolo, preparatevi, è molto molto diverso dal precedente. Siete pronti? Ehm, date la colpa al mio umore! =p
Buona lettura!


Una sera – triste - della settimana.


« Sono un isolato. »
« Ti sbagli. »
« Penso brutte cose. »
« No. »
« E' meglio se non esistessi. »
« Cazzo stai dicendo. »
« E' peggio che se non esistessi in carne ed ossa. »
« Smettila con le cazzate, adesso, Sasuke. »
« Buonanotte,
a domani. »

Scaraventai il cellulare sul letto, lo osservai rimbalzare sul copriletto per piombare sul cuscino, sicuro di non farsi del male per il suo essere un modello sfigato.
Magari fosse stata la volta buona per liberarmi contemporaneamente di certe conversazioni che non avevo il coraggio di eliminare e di quel cellulare che si bloccava in continuazione. Dannazione! - Lanciai un pugno sulla scrivania.
« Cazzo! Cazzo! Cazzo! »
Mi presi la testa tra le mani, mentre sentivo le prime lacrime bruciarmi negli occhi e in gola.
Ehi, Naruto che cosa stai facendo?
Ero frustato. Ancora una volta non ero riuscito a dire niente di sensato né di utile a Sasuke che chiedeva silenzioso aiuto tramite quei messaggi ossessivi delle undici di sera.
Non c'entrava un cazzo il cellulare in sé, con la mia rabbia triste. Era un semplice veicolo al mio nervoso, un pretesto per scaricare quella rabbia.
Presi il pupazzo a forma di leone che ci eravamo regalati io e lui in una delle nostre ultime uscite i sabati pomeriggi, quattro anni prima, durante il liceo, vincendolo ad una lotteria stupida. Andò a sbattere contro l'armadio a muro dove tenevo quel caos che erano i miei vestiti assieme e rimbalzò fino ai miei piedi.
Mi sorrideva.
Diedi un calcio a quel dolce muso sorridente, scaraventandolo a pancia all'aria lontano da me.
Pupazzo del cazzo. Sasuke del cazzo.
Sasuke del cazzo.
Sasuke del cazzo.
Mi voltai bruscamente e mi diressi dal cellulare, ancora super acceso sulla conversazione e tranquillo sulla coperta. Lo afferrai e digitai alla velocità della luce la risposta che mi era appena salita alle labbra, per paura di dimenticarla.
Di solito non rispondevo più, o almeno: la tentazione era forte. Tanto dopo un po' il mio sforzo di non partire a fargli ramanzine/monologhi su quante cavolate stesse dicendo, sull'esistenza sua, mia e degli altri, andava puntualmente a farsi fottere e cominciavo con le ramanzine e i monologhi esistenzialisti.
« Checca. »
Premetti il tasto invio e scoppiai in una risata solitaria che risuonò per tutta la mia camera e sicuro il nonno, nella sua, sentì; tanto che per un po' mi aspettai entrasse a chiedermi se ero impazzito. Ma il nonno non entrò e non potè constatare le lacrime che cadevano giù dagli occhi dopo lo scroscio iniziale della risata.
Piansi a lungo prima di andare a dormire, verso l'una, decidendo di spegnere portatile e pc e di costringermi ad andare sotto alle coperte
fresche.
Quelle per me erano sere passate a messaggiare con Sasuke mentre cazzeggiavo su internet e mi intristivo. Non erano serate che mi facevano bene, usciva il Naruto riflessivo, quello sbiadito. Triste.
Il Naruto checca, che dalle nove all'una di notte si estraniava dal mondo fino ad arrivare alla conclusione di non esistere. Alle stesse conclusioni di Sasuke.
Non esistevo più nella realtà esterna alla mia, nessuno mi conosceva fuori. Sakura, il nonno, Hinata, i compagni di squadra...mi conoscevano? No, non mi conoscevano. Non esistevo per loro.
Esistevo per Sasuke?
Sì, per lui sì.
Eppure in quelle sere mi sentivo chissà perchè un pesce fuor d'acqua, ma fuor d'acqua perchè è arrivato a galla morente.
Non so spiegarvi cosa scattasse in me, non ho letto abbastanza manualetti di psicologia e i terapisti da cui sono stato non mi hanno mica proposto teorie o similia. Mi hanno semplicemente aiutato a guarire da una dipendenza, scavando nel mio passato e recuperando l'autostima perduta.
Cose che non c'entrano con l'argomento.
Erano venerdì sera tristi, e per lunghi mesi si ripetevano tutti uguali, se mi ritrovavo da solo chiuso in camera mia alla scrivania.
Forse Kiba, il mio migliore giocatore, non mi avrebbe riconosciuto in quegli istanti in cui stavo piangendo accasciato sul letto, il cellulare tra le mani.
« Quanto hai bevuto, idiota? »
« Nulla, Kiba, nulla! »

Pensai a Kiba, chissà perchè, poco prima di addormentarmi per il crollo della stanchezza.
Era un po' il me semplice e solare, un po' più burbero. Buono ma facilmente infiammabile, non avrebbe mai apprezzato le paranoie di Sasuke, e le mie se solo le avesse sapute almeno in parte.
E se avessi fatto conoscere Kiba a Sasuke?
Quella domanda mi passò nella testa per poco, prima di finire nel mondo sognato dei sogni.
No, quei due non si sarebbero di certo sopportati.
E non sarebbe servito a un cazzo far conoscere qualcuno come lui ad una persona che si sentiva così sola da non percepirsi esistente.
Non servivo io così vicino a Sasuke che arrivavo a simili pensieri, figuriamoci qualcun altro. Sconosciuto.
Qualcuno che Sasuke potrebbe conoscere...
L'indomani mattina mi svegliai col messaggio di Sasuke nel cellulare che avevo portato a dormire con me, vuota ingiusta deprimente sostituzione al corpo tiepido di Sasuke sotto alle coperte.
« Parla la checca, buongiorno. »
E col nome di Sakura tra le labbra.

   
 
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