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Autore: So_Simple    08/09/2014    5 recensioni
Santana viene mandata dai genitori sull'orlo del divorzio in vacanza in un paesino dimenticato dal mondo, alla bizzarra casa di un bizzarro parente.
Riuscirà ad ambientarsi in questo luogo, o impazzirà prima dello scadere dei due lunghi mesi che dovrà trascorrere lì?
Forse resisterà. E, forse, tra intrighi, intrecci e misteri, troverà dei nuovi amici e, magari, anche l'amore.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5 – Brittany

Quella mattina, appena gli uccellini iniziarono a cinguettare, la ragazza bionda che aveva passato la notte nel letto della sua nuova amica Santana era scivolata via silenziosamente, calandosi dalla finestra, e era tornata a casa, nel proprio letto.

Si era distesa silenziosamente, avvolta nei propri vestiti – quelli di Santana li aveva ripiegati accuratamente e lasciati sulla vecchia poltrona che si trovava nell’angolo della camera – e era rimasta lì immobile a pensare.

Nella sua mente vorticavano pensieri contrastanti. Tutte le cose che le aveva detto Kurt si mescolavano nella sua testa confondendola.

*flashback*

“E’ etero, Britt!” aveva esclamato dopo che avevano trovato il teschio, quando avevano pranzato insieme. Brittany l’aveva capito subito, quando Kurt le aveva detto dell’aiuto in geometria, che era solo una scusa. Lui era un acuto osservatore, nonché l’unico tra i suoi amici a cui la ragazza avesse confidato il suo “segreto”.
Brittany comunque ci aveva provato a fare la finta tonta, come faceva sempre. “Chi è etero? Lord Tubbington? Lo so benissimo, non volevo davvero che si accoppiasse con quel coniglio gay!” Kurt le aveva rivolto un’occhiata perplessa, poi, guardandola con compassione, le aveva detto “Non cominciare a correrle dietro, tra due mesi non la rivedrai più, non vorrà nemmeno tornare qui”

“Chi te lo dice?” gli occhi le si stavano già riempiendo di lacrime. Da quando Brittany aveva capito quella cosa di sé stessa due anni prima, quando si era presa un’allucinante sbandata per Quinn, si era sentita molto, molto sola. Non solo perché, a parte Kurt ovviamente, non c’era nessuno con cui parlarne, ma anche perché… beh, perché in quel paese invisibile di ragazze come lei non ce n’erano. Pensava che non sarebbe mai riuscita ad avere una vita sentimentale fino a che non avesse cominciato il college. Il problema era che lei non era neanche troppo sicura di riuscire ad andare al college.

Sospirò forte, sia nel suo flashback sia mentre fissava il soffitto intensamente, con gli occhi spalancati, meditando sulla faccenda.

Kurt l’aveva guardata come se la domanda che gli aveva rivolto fosse stata molto stupida. “Britt, l’hai vista. Quella ragazza è l’Eterosessualità. Quando io devo pensare a una ragazza eterosessuale penso a-”

Brittany a quel punto aveva cominciato a stufarsi del modo di fare saccente di Kurt e del tentativo del suo amico di arrestare l’irrefrenabile spinta che avvertiva verso la ragazza ispanica che aveva appena conosciuto. “Due anni fa pensavi a Quinn, Kurt. Smettila, non sei mia mamma, non devi farmi da baby sitter.” Gli aveva risposto in malo modo.

“Io mi preoccupo per te Britt, non voglio che tu ci stia male” le rispose lui, mantenendo la calma, consapevole che quel discorso fosse una cosa difficile da digerire e da sopportare.

La bionda aveva scosso la testa, con un sorriso triste sul volto “Lo so, ma io sono stanca, Kurt. Ci devo provare. Appena l’ho vista io… mi piace tanto Kurt, davvero. Non la conosciamo, magari…” si interruppe, lasciando che Kurt concludesse da solo la frase.

Lui la guardò, comprensivo. “Okay, allora facciamo che ti lascio in pace. Puoi provarci, ma non in modo troppo palese, o prima o poi se ne accorgeranno tutti. Non guardarla come se fosse l’unica cosa bella che c’è al mondo, ce ne sono anche tante altre!” esclamò “E non intendo Quinn” aggiunse poi.

Brittany rise. “L’ho passata la cosa per Quinn, lo sai”

Kurt rispose con un sorriso “Non si sa mai. Comunque, puoi provarci. Ma al primo segnale negativo, che ne so, un commento su un ragazzo, un messaggio da o a un fidanzato… comincia a prendere le distanze, okay?!” le disse.

Brittany fece sporgere in avanti le labbra con aria triste. “Okay…” abbassò lo sguardo. “Esiste anche la bisessualità, lo sai?” buttò lì poi.

Kurt la guardò male “E se fosse? Non ti metterai in mezzo a una relazione stabile”

“Siamo adolescenti Kurt, esistono le relazioni stabili alla nostra età?” gli chiese lei ridendo.

Kurt le rivolse un'altra occhiata scocciata “Certo che esistono.”

“Tipo tu e Blaine?” lo provocò lei.

Lui la guardò con aria ben poco divertita. “Esatto. Lui anche se è in vacanza a divertirsi non mi tradirà”

Brittany lo guardò sorridendo ironicamente. “Stai cercando di convincere me o te stesso?”

“Smettila Britt! Io e Blaine siamo anime gemelle!” strillò Kurt.

Brittany rise della sua reazione e poi gli disse “Ehi dai, calmati. Lo sappiamo tutti che Blaine non ti tradirebbe mai”

*fine flashback*

La ragazza sospirò. Ci sperava ancora che Santana potesse essere attratta da lei, che quello che le aveva scritto il messaggio fosse davvero solo un suo amico. Ma le aveva scritto “Ciao tesoro”; Brittany l’aveva visto, anche se di sfuggita. E le aveva anche inviato la buonanotte… doveva essere un amico molto intimo.

Ripensò allo sguardò dispiaciuto che Kurt le aveva lanciato prima di avvicinarsi e dirle “Te l’avevo detto”.

Le salirono le lacrime agli occhi.

Ancora una volta doveva affrettarsi a dimenticare.

Non poteva più vedere Santana, non poteva permettersi di innamorarsi di una ragazza che non avrebbe più rivisto, con cui non aveva mezza possibilità e probabilmente già impegnata.

Sentì una lacrima scorrerle lungo lo zigomo e poi caderle tra i capelli. Non si prese il disturbo di asciugarla, o di asciugare tutte quelle che la seguirono.

Lasciò libero sfogo alle lacrime, sperando che si portassero via, nella loro caduta, anche tutti quei sentimenti che stavano nascendo in lei e che lei assolutamente doveva dimenticare prima che diventassero un ostacolo troppo grosso da superare.
 
 
Quinn, Kurt e Rachel camminavano verso casa di Brittany, preoccupati perché la ragazza quel giorno non si era ancora fatta sentire. Quando arrivarono davanti alla porta e suonarono il campanello, si aspettavano almeno un minimo segno di vita, dato che sapevano che la ragazza non sarebbe andata da nessuna parte, che se i suoi genitori non c’erano era solo perché erano al lavoro e non perché se l’erano portata a fare qualche misteriosa gita.

“Che fine avrà fatto?” domandò Rachel ad alta voce, perplessa.

Kurt e Quinn si scambiarono uno sguardo, mentre la mora si girava verso di loro dopo aver indugiato ancora un po’ alla porta.

“Non saprei” mormorò Quinn, che si stava preoccupando. Il cellulare della loro amica era spento.

Kurt fece un sospiro. “Proviamo a vedere se è nel giardino.” Propose, correndo velocemente verso il giardino sul retro, ampio e spazioso, ricco di alberi frondosi e imponenti in mezzo ai quali Brittany amava rifugiarsi quando qualcosa non andava o quando, da piccoli, giocavano a nascondino.

“Britt!” cominciarono a chiamare, camminando con circospezione. Sapevano che la ragazza amava arrampicarsi sugli alberi, per rendersi introvabile.

“Britt, ci sei?”

Alla fine, proprio mentre stavano cominciando ad arrendersi, una voce richiamò la loro attenzione verso un albero dai rami larghi, col tronco pieno di muschio. “Ehi” disse.

“E’ lei vero?” sussurrò Rachel agli altri due, che si limitarono ad annuire mentre camminavano verso l’albero. Quando arrivarono sotto di esso, alzando lo sguardo, videro gli occhi della loro amica, lucidi e spenti, osservarli.

“Ciao ragazzi”

“Britt, perché sei sparita?” Kurt glielo chiese, anche se sapeva già la risposta.

Brittany si limitò a scuotere la testa. Dopo che alcuni silenziosi minuti di contemplazione furono trascorsi disse “Non posso venire stasera ragazzi, avvisate Santana che non ci sarò.”

“Perché?” le chiese Rachel, mentre Kurt insistette “Dai, scendi! Quando ti ho detto prendi le distanze non intendevo in questo modo, non puoi restare nascosta qui per tutta l’estate Britt!”

“Perché no?”

“Perché è deprimente! E perché non puoi non rivederla più solo perché hai paura che quel Puck sia il suo ragazzo! Lei l’ha definito amico, perché avrebbe dovuto mentire?!” strillò Quinn, gesticolando istericamente.

Kurt Brittany e Rachel si scambiarono sguardi perplessi. “Tu come fai a saperlo?!” le chiese poi Kurt, sorpreso.

Quinn arrossì “L’ho capito.”

“Che cosa?!” domandò Rachel, confusa.

“A Brittany piace Santana.” Si limitò a spiegare l’altra bionda, fissando ancora negli occhi la ragazza sull’albero. “Muovi il culo e torna quaggiù Brittany, abbiamo grandi progetti per stasera!”

“Quali?” Rachel continuava a sentirsi esclusa.

Quinn le rivolse un sorriso enigmatico. “Dobbiamo recuperare dei denti, ricordi?”

Gli altri due annuirono mentre Brittany, non potendo resistere al richiamo dell’avventura, scese dall’albero in fretta.

“Non direte niente a Santana, vero?” chiese supplicante.

“Figurati!” la ragazza mora saltellò, cominciando a camminare, poi guardò Quinn, che si trovava al suo fianco, con un’espressione furba. “Ci occuperemo anche di quello, vero Quinn?”

La bionda le sorrise complice.
 
 
Alle sette di sera eravamo tutti seduti a tavola insieme a zio Carlos, tutto felice. Sembrava un vecchio padre di famiglia con tanti bei bambini adottivi. Kurt batteva le mani con aria eccitata guardando ogni portata con profonda esaltazione. Mi chiesi che cosa mangiasse a casa sua, dato che una pasta lo esaltava come se fosse stata la cosa migliore del mondo.

“Ehi Santana, allora, questo Puck chi è?” mi chiese a un certo punto Quinn con un sorriso malizioso.

“Puck? Che nome è?” domandò lo zio, piovendo dalle nuvole.

“Puck sta per Puckerman, il nome è Noah, zio. È il mio migliore amico.” Spiegai.

Quinn e Rachel si scambiarono un cenno d’intesa che non potei fare a meno di notare. “Cosa sono quelle facce?! E’ davvero il mio migliore amico!” sbraitai. Non è che mi disturbasse l’idea che pensassero che stessi insieme a Noah, è solo che… non ci stavo insieme.

“Okay, okay, non fare così”

“Brittany, resti qui a dormire anche stasera?” mio zio sorrise enigmatico alla bionda dall’altra parte del tavolo, che lo guardò a bocca spalancata boccheggiando e arrossendo. “Perché me lo chiedi?”

“Perché credo che Santana abbia ancora paura del cimitero” spiegò lui, ridendo. Di me o di Brittany? Non lo so. Anche Kurt Rachel e Quinn stavano scompisciandosi dalle risate. Io non capivo nemmeno cosa ci fosse di tanto divertente.

“Dovresti restare, Britt.” Annuì Quinn.

“Già”

“Assolutamente, non vorremmo mai che Santana scappasse da cimitero nella notte inseguita da qualche fantasma.” Tutti cogliemmo il riferimento e sul tavolo scese il silenzio.

Brittany era rigida come un cadavere – tanto per stare in tema – e fissava Quinn con espressione indecifrabile. “Non possiamo rimanere tutti?” propose poi.

Gli altri si scambiarono sguardi strani. “Dove dormiamo?”

Lo zio alzò le spalle con indifferenza. “Dove vi pare, anche nella vasca da bagno per quel che mi riguarda”

“Ah… okay” Rachel era perplessa ma annuì, affrettandosi a prendere il telefono per chiamare i suoi e avvisarli che non sarebbe tornata. E così fecero tutti gli altri.

Qualche ora dopo eravamo tutti in camera mia, appollaiati in diversi punti della stanza. Kurt stava seduto su un materasso che lo zio aveva tirato fuori non sapevo bene da dove e su cui avrebbero dormito Rachel e Quinn, mentre lui si sarebbe preso la vecchia e comoda poltrona.

Comunque, avevo la vaga sensazione che non avremmo dormito molto.

“Allora, pensate che lui abbia rubato i denti?” disse Rachel, con aria concitata.

Io inclinai la testa di lato, sfiorando leggermente la spalla di Brittany, che era seduta a fianco a me, silenziosa e apparentemente immersa nei suoi pensieri. “E chi se no? Non è possibile che il teschio li abbia persi da solo.”

“Cosa se ne fa un fantasma di quattro molari d’oro?”

“Erano più di quattro!”

“Non importa quanti fossero, la domanda rimane.”

“Magari deve pagare il pedaggio per entrare all’inferno.” Brittany si era risvegliata dal coma, illuminandoci con una memorabile uscita. “Okay, magari no, scusate.” Con un cenno della mano tornò a eclissarsi, evitando di guardare le nostre espressioni confuse.

Quinn scosse la testa e fece una smorfia. “Magari è solo una coincidenza.”

“Okay, facciamo finta che lo sia” rispose Kurt, per nulla convinto. Tuttavia non era realmente credibile che un fantasma rubasse dei denti d’oro.

Mi chiusi in me stessa esattamente come Brittany, intenta a rimettere a posto i pezzi sconnessi del puzzle che ci trovavamo davanti. Non avevamo molti dati su cui lavorare però, né, per quel che mi riguardava, l’ardire di indagare oltre.

Ma sapevo bene che Quinn l’aveva, e lei era abbastanza coinvolgente da infondere coraggio anche nelle anime più pavide – tipo la mia.

“Ragazzi, dobbiamo andare a fondo alla vicenda ormai” intervenne la nostra bionda leader quasi intercettando i miei pensieri. “Poniamo che abbia davvero rubato dei denti, ha anche sicuramente fatto irruzione in questa stanza e buttato Rachel in una tomba, io la considero una dichiarazione di guerra.”

“Che ne sai, magari il teschio era un pegno di pace” la mora accovacciata accanto a lei la interruppe bruscamente.

Quinn alzò gli occhi al cielo, irritata. “Certo Rachel, magari era un regalo di benvenuto per Santana e in realtà ti stava solo dando una pacca amichevole sulla spalla mentre tu vagando a tentoni nel buio stavi già inciampando come un’idiota nell’unica fossa aperta presente al momento.”

La nanerottola sbuffò scuotendo la testa “Calmati Quinn, non c’è bisogno di essere così scontrosa.”

“Ragazze, io ho sonno, potremmo dormire un po’?” Propose Brittany all’improvviso. Tutti, ancora una volta la guardammo, perplessi.

“Britt, stai bene?” le domandai, avvicinandomi a lei leggermente. Forse troppo, perché si allontanò bruscamente da me.

“Sto benissimo, perché ho l’aria di una che non sta bene?!” si scostò ancora un po’, finendo sul bordo del letto.

Sollevai un sopracciglio senza comprendere la ragione di quella reazione. “Scusa, mi preoccupavo per te e basta” francamente ero un po’ ferita.

“Ragazzi, se voi foste un fantasma, dove nascondereste dei denti rubati?!” Esplose Quinn, incapace di contenere il suo istinto da Sherlock in continua attività.

“Nella tomba?”

“Nella cripta.”

“Nella pancia della balena!”

“A casa”

Le quattro risposte lasciarono Quinn più pensierosa di prima – beh, magari non quella di Brittany. Temevo che stesse per proporre una nuova esplorazione notturna del camposanto in cerca dei denti d’oro e del misterioso rifugio di Sebastian. Un rifugio che, per quel che mi riguardava, poteva anche non esistere. Da quando i fantasmi hanno bisogno di case o luoghi in cui rifugiarsi? Non penso che dormano o cose simili.

Fortunatamente Quinn non aveva intenzione di partire alla ricerca dei denti. Non ancora almeno.

“Domani, mentre tre di noi andranno nella città sulle tracce di Sebastian, gli altri due andranno nel cimitero in cerca delle informazioni che cerchiamo. Un qualche segnale che il nostro amico nasconda delle cose nel cimitero, che abbia un rifugio segreto… qualcosa del genere.”

Nessuno di noi era convinto. Ci augurammo la buonanotte pochi minuti dopo e ognuno di noi cercò di addormentarsi. Tuttavia eravamo tutti molto catturati dalla vicenda di Sebastian e riuscivo a sentire il respiro pesante di Kurt, già in ansia per quello che avremmo dovuto fare domani, il fruscio delle lenzuola sotto cui dormivano Quinn e Rachel, che mormoravano qualcosa di indecifrabile con un tono di voce incredibilmente basso, e i sospiri di Brittany, i cui occhi chiari erano spalancati nell’oscurità e riflettevano la luce della luna che entrava dalla finestra. Il suo profilo mi affascinava.
Mi addormentai con un sorriso, per sprofondare poi in un sogno tormentato.

Il nostro riposo non durò a lungo. A un certo punto nella notte, uno strano rumore sul tetto svegliò tutta la casa.

Ci precipitammo nel salotto di casa quando uno strano verso lacerò i timpani di tutti e ci fece accapponare la pelle.

Quando arrivammo nella stanza, vedemmo lo zio già in pole position, in procinto di inginocchiarsi davanti al camino, per osservare meglio la grossa creatura nera che rabbiosa faceva versi impressionanti. Prima che qualcuno di noi potesse fare qualcosa, tuttavia, l’essere si alzò in piedi e, dimenando furiosamente una grossa coda pelosa, schizzò via in direzione della finestra, regalandoci, seduto sul davanzale, uno sguardo aggressivo coi suoi minacciosi occhi fosforescenti prima di correre via nella notte.
 

“E’ stato lui! Io lo so che è stato lui!” cominciò a esclamare Quinn una volta che fummo rientrati in camera.

Kurt e io sbuffammo “Per l’ennesima volta Quinn, no! Era uno stupido gatto che camminando sul tetto è accidentalmente caduto nel camino!”

“Come diavolo fa un gatto a cadere in un camino?!”

“Lui l’ha fatto! Punto!” cominciavo a perdere la pazienza “Perché ogni cosa strana che succede la deve aver provocata dal maledetto spettro?!” strillai poi.

“FATE SILENZIO!” la voce tonante di zio Carlos ci zittì tutti. Rimanemmo alcuni attimi a fissarci prima di riprendere a parlare a voce bassa.

“Perché ci odia! Ci odia e ci vuole terrorizzare perché non vuole che noi scopriamo qualcosa che lui ha fatto prima di morire!” insistette la bionda.

A un certo punto Rachel emise un verso soffocato e indicò la finestra. Io e Quinn, troppo prese a discutere, ci voltammo irritate verso di lei, ma gli occhi della ragazza, così come quelli degli altri due, erano puntati alla finestra. Quando ci girammo e vedemmo quello che li altri stavano fissando in quel modo attonito, io mi buttai addosso a Brittany supplicando il Signore di salvarci, mentre Quinn si mise a correre verso la finestra cercando di aprirla. Sebastian era lì, pallido, con un ghigno impresso sul volto e gli occhi azzurri scintillanti. Ci fissava divertito.

“Non riesco ad aprire la finestra!” Quinn continuava a insistere nel tentativo di aprirla. In quel momento saltò la luce e la finestra si spalancò, udii un rumori di vetri infranti e la mia amica bionda gridare, mentre io mi buttavo a terra trascinando con me una Brittany sconvolta e Kurt e Rachel si gettavano chissà dove, per ripararsi da quella che aveva tutta l’aria di un’aggressione.

 


Ecco un'altro capitolo! Povera Quinn, s'è fatta male alla fine del capitolo >.<.
Ho voluto fare conoscere un po' Brittany, far capire quello che pensa. Vorrebbe un po' scappare via e evitare Santana... la quale ovviamente non sospetta nulla, ma per quanto ancora non si renderà conto? E lo zio, sa di Brittany? E com'è possibile che lo sappia?
Troveranno i famosi denti, o anche solo qualche informazione in più sul nostro amico Sebastian?
Queste e altre cose le scopriremo nella prossima puntata u.u xD

Grazie a tutti quelli che recensiscono, seguono, preferiscono eccetera! :3
   
 
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