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Autore: wolfsbane97    08/09/2014    3 recensioni
[SPOILER 3B]
Juls Argent. o Juls Hale. Come preferite.
Vive a Beacon Hills, a casa di suo zio Chris, da quando sua madre è stata barbaramente uccisa da un animale.
Ha già stretto con tutti, o quasi tutti. Strano, eppure non è così socievole.
Questa è la sua storia, la storia di come la vita di questa ragazza goffa, timida e solitaria sta per cambiare per sempre. E di come un imminente guerra potrebbe segnare per sempre la vita del branco McCall.
But dude, It's Beacon Hills.
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Ok, gente. Questa è la mia prima long (all'inizio era una shot, ma grazie al parere di alcune adorabili persone ho deciso di trasformarla in una long), quindi siate clementi.
Anzi no. Sbattetemi in faccia se vi fa schifo qualcosa, cosa pensate dei personaggi e come vorreste che continuasse. Nonstante scrivo principalmente per diletto personale, sapere la vostra opinione mi piacerebbe tantissimo. Quindi, se vi va, recensite.
Un grosso bacio, la vostra S.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Odio Chimica” dico sfogliando le pagine del libro del professor Hault, rendendomi conto della mole di argomenti da studiare.
“È solo perché non riesci ad apprezzarla” Lydia, stesa sul mio letto, non stacca gli occhi dal suo quaderno di appunti, che subito dopo chiude  e mette via. “Sai, stavo pensando al fatto che lo scorso mese, la Loba non ci abbia attaccati. Ne eravamo così convinti..” è assorta nei suoi pensieri mentre parla, capisco che non riesce davvero a darsi una spiegazione plausibile. “Possiamo ritenerci fortunati comunque. O almeno, per me è stato un bene” dico sottintendendo la mia trasformazione.

“Non c’erano nemmeno i Calaveras, e a loro piace essere sempre presenti. Intendo molto, molto presenti” mi fa notare Lydia. In effetti è strano, le poche volte che abbiamo parlato con questi cacciatori sembravano seriamente impegnati a trovare questo essere, costi quel che costi. Hanno detto anche chiaramente che avrebbero ucciso uno di noi se ci fossimo messi sulla loro strada. Dicono di averla vista, di sapere bene come è fatta, ma che per un qualche strano motivo, esce solo durante una notte di luna piena, probabilmente perché al massimo delle sue forze. Sappiamo che si tratta di un mutaforma, una donna, ma non abbiamo ancora bene in mente che tipo di mutaforma sia, o meglio, in cosa si trasformi. Nonostante i Calaveras la chiamino la Loba, non pensiamo si tratti di un semplice licantropo. Per quanto ne so io, dato che sono arrivata qui a Beacon Hills un po’ dopo la sua prima apparizione, non ha mai attaccato direttamente qualcuno. Sembra una fuggitiva, una nomade, che per qualche motivo, si è sentita attirata a Beacon Hills. Un po’ come tutti gli esseri maligni a quanto pare. “Forse la Loba non ci ha attaccato proprio perché non c’erano i Calaveras” dico a Lydia, che guarda fissa davanti a se, impegnata a pensare.

“Hai ragione. Forse vuole divertirsi, e non le bastiamo noi” dice Lydia rigirandosi una penna tra le dita.

Sospiro, soffocata dall’angoscia. “Sai, Chris ha trovato delle novità riguardo ilsimbolo sulla tomba di mia madre” Lydia esce dal suo stato di trance, portando la sua attenzione a me. “Ha chiesto aiuto allo sceriffo Stilinski, che quando ha saputo cosa è accaduto è stato più che felice di poter aiutare. Hanno fatto delle ricerche, e hanno scoperto che questo simbolo è stato ritrovato su molte altre tombe nel paese” Lydia, stupita, sgrana gli occhi. “E non è nemmeno questo il dettaglio inquietante” dico con una finta soddisfazione. “Le tombe su cui il simbolo è stato trovato appartengono a parenti stretti di assassini. Ma non assassini normali: tutti quelli che sono riusciti ad arrestare sono persone malate, tipo cannibali o persone che credono di essere animali. Eeeeeee non è finita qui”
“Gli altri simboli sono tracciati con il fango” dice Lydia ritornando nella sue freddezza originale.

Mi giro di scatto verso di lei, confusa. “Come.. come fai a saperlo?”

“Perché l’ho visto” mi guarda.
“L’ho sognato stanotte.”

“Cosa? Cosa hai visto?” sono agitata, il suo parlare da Banshee è preoccupante.

“Ho visto un omicidio. Una ragazza, più o meno della nostra età, era nel cortile della sua scuola, di notte, con un’amica. L’aveva portata lì, al buio, con la scusa di una scommessa. Ha iniziato a morderla, staccandole pezzi di pelle con i denti. Dopo qualche minuto, la ragazza era morta, e l’assassina era scappata. L’unica cosa che ho visto dopo era questa ragazza, inginocchiata su una tomba, che guardava la triscele dipinta con del fango”. Parla con una calma inquietante.

“È solo che non capisco perché col fango, mentre con te si trattava di sangue di quel povero ragazzo..” si sta tormentando alla ricerca di una spiegazione.
Alzo la testa, illuminata da un ipotesi.

“Perché io non sono riuscita a ucciderlo” Lydia si volta verso di me. “Lo ha ucciso lui per me, e quello era un modo per farmelo sapere”.

“Ti avrebbe fatto.. un favore?”

“Penso di sì”

“Ma gli altri assassini erano.. voglio dire.. licantropi?”

“No, solo malati. Sai, sto iniziando a pensare che.. no, è stupido”

“Juls, a questo punto non mi stupirei di vedere un unicorno fuori dalla finestra. Andiamo, dimmi”

“Penso si tratti della Loba.” Dico con lo sguardo basso.

“Insomma, è nomade, è come se stesse cercando qualcuno” continuo.

“Potrebbe essere..” Lydia è più confusa di me. “Ah, basta soprannaturale per oggi”.

“Hai ragione” dico prendendo in mano il libro di scienze, “anche perché il DNA non aspetterà certo i Calaveras!” per quanto odi questa materia, è sempre meglio che pensare all’opprimente minaccia sopra le nostre teste.

Passano un paio di ora tra DNA, enzimi e proteine quando senti Kira aprire la porta, salire le scale di corsa e entrare nella mia camera spalancando la porta.
“Hey” ha il fiatone.

“Kira, tutto bene?” chiedo soffocando una risata.

“Sì, è solo che, voglio dire, ho avuto una specie di idea, cioè pensavo che forse-“

“Oh Dio, Kira, prendi un respiro e parla!” dice Lydia.

Kira prende un respiro e poi finalmente si spiega. “Potremmo invitare i ragazzi a vedere il covo!”

Il covo non è altro che un vecchio magazzino abbandonato, il nostro Fight Club per donne soprannaturali: ci incontriamo lì quasi tutte le sere, e ci alleniamo. Siamo io, Lydia, Kira e Malia, e ognuno affina le proprie abilità: mentre Kira si esercita con katana e nunchaku, Lydia si impegna per diventare una hacker professionista, dato che i suoi poteri da Banshee non sono sempre utilizzabili all’occorrenza. Poi ci siamo io e Malia, che ci alleniamo a vicenda, per migliorare le capacità da licantropo; ultimamente però, data la particolare situazione in cui entrambe ci troviamo, ci alleniamo ognuno per conto proprio.

“Cosa?? Ma sei impazzita? È l’unico luogo in cui possiamo allenarci da sole, con i nostri tempi, le nostre regole.. No, uh-uh, assolutamente no, non se ne parla”
“Oh, andiamo Juls” Lydia appoggia Kira “non sarebbe bello far vedere quanto stiamo migliorando? E tu potresti mostrare a qualcuno in particolare quanto sei brava..”
“Non ci pensare nemmeno, Lyd” la interrompo “Non ho intenzione di parlare di lui, pensare a lui, nemmeno sentir parlare di lui” Lydia alza le mani in segno di resa “Ok ok, allora.. allora fallo per noi! Dai, pensa alla faccia che potranno fare! E poi, voglio divertirmi un pò..” Kira si avvicina a me e mi abbraccia “Andiamo Juls! Ti prego, ti prego, ti prego!” Mi sento tanto una mamma che nega un cucciolo ai suoi figli.

“OK! Vedremo, va bene?” dico cedendo, con un lieve sorriso.
Le sera stessa, ci vediamo al covo, e dati i miei tre allenamenti quasi giornalieri (uno con Chris, un con Derek e Scott e uno al Covo), faccio fatica a dare il meglio. Per questo, decido di iniziare con le armi, aiutando Kira: è un allenamento che facciamo le volte in cui Malia non c’è (ultimamente manca un bel po’ di volte), e consiste in me che lancio freccie con la balestra o pallottole di plastica con la pistola, mentre Kira deve schivare i colpi, con i nunchaku, la katana o delle volte anche a mani nude.
Lydia è impegnata al computer a digitare codici incomprensibili a una velocità spaventosa, e io e Kira, dopo un’ra di colpi di pistola e spade giapponesi ci prendiamo una pausa.

“Dove diamine è Malia?” dico rivolgendomi a Lydia. Non fa in tempo ad aprire la bocca, che il portone del covo si apre. “Sono qui” dice lei prima di entrare.
Mi volto a Lydia, lanciandole un espressione scocciata, alla quale lei risponde con un lieve sorriso di comprensione.

Malia si volta “Beh? Non entrate? Oh, maledizione” esce  dal portone, e rientra spingendo Scott in avanti, e.. tenendo per mano Stiles. Dietro di loro, anche Derek.
Stiles guarda l’enorme stanza in cui si trova, quando il suo sguardo cade su di me. Allunga le labbra in un piccolo sorriso, quasi dispiaciuto, al quale però io non riesco a rispondere. Distolgo infatti lo sguardo, guardando in basso. Sto ancora troppo male.

I ragazzi si siedono su delle sedie, con cui io e Malia ci alleniamo di solito con salti e relativi atterraggi, ansiosi e eccitati. Tranne Stiles: è teso, muove gli occhi senza un apparente controllo e la sua gamba trema.

“Beh” Malia rompe il ghiaccio “Direi di iniziare con Kira”
Kira, soddisfatta, si posiziona a qualche metro di distanza da me, mentre io preparo la balestra e la pistola. Più velocemente che posso, inizio a scoccare freccie e a sparare pallottole di plastica, che lei schiva con una facilità impressionante, tra salti, colpi di katana e nunchaku. Finita la sua ‘esibizione’, fa un inchino tipicamente giapponese, per poi andare da Scott, che dal lato della stanza la accoglie con un abbraccio e i suoi soliti commenti rincuoranti. Sono così carini insieme. E sono contenta che Scott stia riuscendo ad andare avanti dopo.. Allison. Oh, Allison. Mi accorgo di star guardando i ragazzi da troppo tempo e poso gli occhi sulla ragazza dai capelli biondo fragola all’angolo della stanza, circondata da computer e altre materiale informatico.

“Ora tocca a me!” dice Lydia, ancora seduta alla sua postazione. Si mette composta, e inizia a digitare velocissimamente. Contemporaneamente, nella stanza le luci si spengono e riaccendono, scatta l’allarme anti incendio e squillano tutti i telefoni presenti l. Sembra davvero un film horror. Istintivamente tutti controllano i cellulari, e ritroviamo un messaggio anonimo: “xx, Lydia”. Aveva fatto tutto dal suo computer, in meno di 5 secondi. Tutti applaudiscono, mentre sulla sua faccia è stampata un espressione compiaciuta.

“La parte migliore!” dice Malia alzandosi da terra.  Capisco che è il nostro turno. Il MIO turno. Sarebbe stato un “uno contro uno”, solo io e Malia. Sono così nervosa, speravo che non avrei mai dovuto affrontare una situazione del genere, o almeno, non davanti a Stiles, che iniziava a sudare.
Ci posizioniamo al lati opposti della stanza, mentr Kira si mette al centro, pronta a darci il via.
Nell’intervallo di tempo in cui Kira alza il braccio, la mia mente passa in rassegna tutti i momenti che mi hanno ferita, ma che ora non fanno altro che provocare rabbia, una rabbia quasi assassina, mista a una forte quantità di adrenalina. Ci incurviamo entrambe, pronte a partire, fissandoci. I suoi occhi sono già di un blu brillante, e sulla sua faccia c’è stampato un sorriso compiaciuto.

Per me non è lo stesso. Penso a mia madre, ad Allison, a Stiles.. e i respiri si fanno sempre più brevi, accompagnati sempre da un ringhio, che si intensifica sempre di più. È come se tutte le cose negative che ho vissuto si stessero trasformando in rabbia, in voglia di fare del male. Normalmente, sarei stata spaventata, e avrei cercato razionalmente un modo con cui calmarmi, ma ora no. Ora riesco solo a pensare alla vendetta, anche se in pratica non avevo nulla di cui vendicarmi. O forse, non ancora. I canini si allungano, gli artigli spuntano dai polpastrelli, i miei occhi si accendono di un oro brillante, e lo sguardo si alza, incrociando il suo, desideroso di iniziare a combattere.

Kira abbassa il braccio, e entrambe ringhiamo forte, l’una contro l’altra, prima di correrci contro.
Mi spinge via, facendomi cadere a terra, ma mi riprendo subito, alzandomi, e sferrandogli un colpo in faccia, che la fa piegare, e ne approfitto per darle una ginocchiata in faccia, per poi vederla cadere a terra in ginocchio e rialzarsi, pulendosi dal sangue dalla bocca, accennando un sorriso.
Mi si butta contro, tirandomi un calcio nella pancia, facendomi cadere in ginocchio e colpendomi poi da dietro al collo, riducendomi quasi al tappeto. Si allontana, per darmi la possibilità di riprendermi. Il combattimento continua tra pugni, calci volanti, graffi e ringhi. Dopo circa dieci minuti di lotta, ci allontaniamo ancora, per riprenderci. È  li che ho iniziato a perdere la testa.

I ringhi aumentavano di intensità, e a testa bassa tutta la rabbia che avrei potuto raccogliere stava salendo, dallo stomaco fino al cervello. L’adrenalina, come anche il respiro, aumenta di intensità, e ad occhi chiusi tutti i pensieri, le regole da seguire, si trasformano in voglia di fare del male, incontrollabilmente. Malia ringhia forte dall’altro lato della stanza, e a quel suono di sfida, la scintilla si accende. Alzo lo sguardo lentamente, mentre sento i tratti del mio volto deformarsi, un po’ come quando vedevo Scott trasformarsi. Era la prima volta. Gli occhi si accendono di nuovo, ma sta volta sono più brillanti. La mia vista, di solito confusa e rossastra, ora era di un rosso sangue, e perfettamente nitida. Ringhio, più forte di quanto abbia mai fatto in vita mia, e lei inizia a corrermi contro, mentre io rimango immobile.
Mi arriva di fronte, e alza le braccia, pronta a colpirmi in viso. Le blocco i polsi, con una freddezza spaventosa, bloccandole qualsiasi tipo di movimento. Giro la testa, ancora ringhiando e con il respiro corto, verso Stiles, che mi guarda terrorizzato. Riporto lo sguardo su Malia, ringhiandole forte in faccia, per poi spingerla via, circa tre metri più avanti di me, anche se lei si rialza subito. Le corro incontro, le do un colpo in faccia, molto forte, facendola cadere a terra. Mi butto sopra di lei, sedendomici sopra, mentre continuo a colpire la faccia.

“Juls..” dice preoccupata Lydia, ma mi sembra di non ascoltare nemmeno la sua voce, così continuo a colpirla, ignorandola.
Alzo il braccio, questa volta con la mano aperta e gli artigli pronti a affondare nella gola.
“JULS! BASTA!” urla Scott, che corre a bloccarmi il braccio, mentre sento lentamente il mio viso tornare normale. Mi rendo conto di cosa stavo per fare: l’avrei uccisa, strappandole il collo. La rabbia era diventata tale che l’avrei uccisa.

Stavo per ucciderla. Mi alzo, sconvolta, fissandomi gli artigli, mentre tutti gli altri corrono a soccorrere Malia, sanguinante e quasi priva di sensi.
“Mi.. mi dispiace” dico guardandola accasciata a terra, sofferente.  “Mi dispiace” sussurro, con la voce rotta dall’imminente pianto. Incontro lo sguardo di Stiles, prima di afferrare la borsa sulla sedia vicino all’entrata, e correre via. Entro in macchina, e prima che qualcuno mi possa raggiungere, parto e al massimo della velocità me ne vado.

Istintivamente, vado al cimitero, e come mio solito, mi metto vicino alla tomba di mia madre, e le racconto tutto. Dopo una buona mezz’ora, sento una mano poggiarsi sulla mia spalla. Sussulto, ma voltandomi, vedo che è Derek.  Si mette accanto a me, rimanendo in piedi, mentro io ero seduta a gambe incrociate.
“Sloan Argent” dice lui, rompendo il silenzio.

“L’ultima volta che l’ho vista, è stato ai tempi di Kate. Aveva due anni in più di lei.” È serio, come al solito, e fissa la lapide di fronte a noi.
Non riesco a dire nulla, mentre le scene di qualche ora prima mi scorrevano ancora in testa.
“Ho visto cosa hai fatto, oggi. E non era qualcosa di normale per una ragazza appena trasformata. Stacca gli occhi dalla lapide, guardandomi con gli occhi color ghiaccio.

“Derek, lo so. Sono un mostro, io.. Ero presa dalla gelosia, dalla rabbia per mia madre, e..” mi interrompe “No, Juls. Non è andata così. Sarebbe meglio parlarne nel mio loft, con Peter”.
“Peter? Scherzi?” mi alzo di scatto, preoccupata al suono di quel nome. Come può Peter aiutare in tutto questo se non con qualche battuta di pessimo gusto e commenti fuori luogo?

Ci avviamo verso il loft, senza dirci una parola, mentre io contino a passare un dito sul simbolo inciso dietro al mio telefono.
Scendiamo dalla macchina, e saliamo. Troviamo Peter, di spalle, che guarda fuori dalla grande finestra.

“Bene bene” dice senza muovere un solo muscolo, “Ecco qui la nostra piccola Hale”.
Rimango ferma sotto la porta, confusa da quel saluto imbarazzante, mentre Derek chiude l’entrata. Ci sediamo al tavolo, su cui Peter appoggia solo le mani, guardandoci dall’alto verso il basso. Tipico.

“Io e Chris abbiamo fatto lunghe ricerche su questo simbolo, nell’ultimo periodo. A dire il vero, già da prima che tutto questo accadesse. Questo è il simbolo di un branco, uno dei più violenti che la nostra razza abbia mai conosciuto. E sono famosi per..” incrocia il mio sguardo, visibilmente preoccupato, e ritorna al suo discorso. “Per il fatto che il loro Alfa non si sia mai fatto vedere.  Non si sa come si chiami, quale sia il suo aspetto, le uniche persone che lo abbiano mai visto sono morte subito dopo. Ma ci sono voci che dicono che..” lo interrompe Peter, stanco di vederlo dubitare. “Che sia un Hale”.

“Ok, aspettate, cosa state cercando di dirmi? Che la vostra.. nostra famiglia già abbastanza disastrata contenga un omicida malato che uccide gente per farmi contenta?” sono confusa, e guardo prima uno e poi l’altro, senza riuscire ad arrivare al punto.
“Non esattamente” dice Peter con un mezzo sorriso stampato sulla faccia.
“Chris.. mi aiutato molto, e grazie alle sue passate esperienze, siamo arrivati a un nome” è quasi incerto se dirmelo o meno. Ma muoio dalla voglia di capire qualcosa in questa situazione fin troppo complicata.
“Il ‘Dark Wolf’” Derek è terrorizzato solo a pronunciare il nome.
“ ‘Dark Wolf’? Davvero? Cos’è, il lupo cattivo di Cappuccetto Rosso?” sto quasi per mettermi a ridere, anche se la situazione proprio non lo permette. Butto la testa indietro, troppo stanca per fare e sentire qualsiasi cosa.

“.. O anche conosciuto come Adam Hale” A quel nome, la mia testa si rialza di scatto, in preda al panico.
“Mio.. Mio padre?”
 
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Ok, prima che mi uccidiate, volevo solo dirvi che ci ho messo così tanto per una serie di motivi che non sto qui a spiegarvi, ma principalmente perché stando a mare non avevo internet per pubblicare la storia dal computer. Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto!
Come sempre, lasciate una recensione se vi va, sono tutte ben accette!
Un abbraccio, S.
  
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