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Autore: Elizabeth_Keats    27/09/2008    0 recensioni
Vittoria: una semplice ragazza italiana di 17 anni che parte per una breve vacanza-studio in Svezia. Già, proprio in Svezia: un paese fantastico, sperduto e... freddo. Ma tra tre temperature e ghiacci perenni troverà qualcuno di molto particolare che le riscalderà il cuore... Sperando che tra tutte queste avventure di ogni genere la nostra "eroina" riesca anche a studiare e a fare tutti i compiti XD Recensite in molti, please! Ho assolutamente bisogno di sapere se vale la pena andare avanti!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap1 due cuori sotto zero

2. Accoglienza

 

«Che schifo!».

Due parole borbottate a denti stretti, quasi sputate dalle sue labbra contratte come un pesante insulto mentre sul suo viso era dipinta un’espressione di disgusto mista a noia. Ok, Gislaved era esattamente come se l’era immaginata: piccola, isolata, e noiosa. “Il posto più in culo al mondo in cui sia mai stata”, come aveva detto alla sua amica Emma non appena erano scese dal pullman che dall’aeroporto le aveva portate fin lì. E più il mezzo si allontanava dalla grande città in cui erano atterrati, lasciandosi dietro grandi e medi centri abitati, dirigendosi verso quel paese del sud della Svezia, più i suoi dubbi trovavano conferma. Per poi aggiungere un assoluto ed inconfutabile “come volevasi dimostrare” non appena le suole delle sue All Star sbiadite ebbero toccato il ciottolato della piazza principale. Be’, piazza: una fontana passabile con delle sculture passabile, un municipio nella norma, qualche banalissimo e normalissimo negozio e un paio di palazzi storici anch’essi passabili. Da quel poco che aveva visto di Gislaved aveva dedotto che da quelle parti l’aggettivo superlativo di gradimento potesse tradursi con il suo “passabile”. Emma, invece, era tutta entusiasta e non faceva altro che saltellare qua e là eccitata respirando a pieni polmoni la pulita (e fredda, aggiungiamo) aria svedese. In risposta all’espressione schifata e alle poche parole annoiate di Vittoria, la ragazza dai lunghi capelli rossi, con qualche lentiggine sul naso e la cui indole poteva facilmente oscillare tra il tremendamente timido e l’irreparabilmente sfacciato (Vittoria credeva soffrisse di doppia personalità), si limitò a darle una forte pacca sulla schiena.

«Suvvia, piantala con quella faccia da funerale!» le aveva detto con un sorriso a trentadue denti mentre l’amica per poco non finiva scaraventata a terra. «Ci divertiremo! Vedrai!».

Divertirsi? Ahahah. S-I-C-U-R-A-M-E-N-T-E. Nell’arrivare non aveva visto neanche una discoteca, neanche un pub, neanche un centro commerciale, solo un cinema che, però, sembrava più che altro lo sgabuzzino delle scope e solo una birreria da quattro soldi. Ok, le sembrava di essere la tipica ragazza di città che arriva in campagna e frigna come una poppante perché non ha più i suoi giocattoli preferiti. Quindi, forse era meglio che si desse una controllata. Non si considerava certo una di quelle ragazzine tutte perfettine che si lamentano per qualsiasi cosa ventiquattr’ore su ventiquattro, perciò BASTA! Vittoria, piantala di tenere il brocio e guarda che bel… ehm… che “bel” paese hai di fronte. Due settimane qui e non vorrai più lasciarlo, assicurato! Ehm… sì… certo. Ok, quella volta era più forte di lei: non le era piaciuto per niente che i suoi genitori l’avessero costretta a fare i bagagli e a partecipare a quella stra-maledetta vacanza studio! Il tutto per poter vantarsi con i loro conoscenti che loro figlia era un tesoro, qualcosa di assolutamente perfetto, che aveva fatto questo, questo e quest’altro… e che ora era in Svezia a studiare. Se non fosse stato che anche la sua migliore amica Emma sarebbe partita, Vittoria era sicura che si sarebbe barricata in camera sua, bloccando la porta con tutti i mobili che aveva a disposizione e inchiodando le finestre fino a farla sembrare un bunker. Sarebbe anche morta di fame e di sete lì dentro pur di non darla vinta ai suoi e dover alzare bandiera bianca. Ma visto che anche Emma partiva, non le andava di rimanere nella sua città da sola e quindi aveva acconsentito: anche per chiudere una volta per tutte il becco a sua madre, che non faceva altro che rimarcare il fatto che il suo comportamento fosse “del tutto incivile!”. E per un po’ non avrebbe sentito i suoi strilletti di rimprovero: questo era l’unico lato positivo.

E ora? Be’, non le rimaneva che scaricare le sue valige e recitare la parte di Heidi. In effetti lì in mezzo alle montagne, alle foreste e ai laghi si sentiva veramente tale; le mancavano sole le pecorelle che fanno “ciaoooooo!”. Perciò, si fece largo tra i suoi compagni di viaggio seguendo Emma verso i loro bagagli.

Per completare il quadro della situazione sarebbe bastato che un orso polare le attraversasse la strada.

 

«Sicura che sia questa?».

«Certo. Guarda, c’è scritto qui: numero 24».

«Se lo dici tu…».

Vittoria allungò il braccio per suonare il campanello di una piccola villetta a schiera, assolutamente identica a tutte le altre della via tranne che per il minuscolo giardino con una panchina, un alto pino e due piccole aiuole ora spoglie, e il numero 24 scritto sotto la cassetta della posta. Il loro insegnante d’inglese, prof. Zanardi, le aveva appena lasciate sulla soglia, dicendo frettolosamente che quella era la casa in cui avrebbero alloggiato per le prossime due settimane, per poi andarsene di corsa per accompagnare un’altra coppia di studenti in fondo alla via. E tanti saluti. Aspettarono altri due minuti buoni e nessuno si era ancora presentato ad aprire la porta; e questo non giovava certo all’umore “stellare” di Vittoria, che prese senza tante cortesie dalle mani di Emma la mappa che le avevano fornito per orientarsi approssimativamente per il quartiere che era stato loro assegnato. Sì, la casa era quella. Senza dubbio. Perciò provò ancora a suonare, questa volta con più vigore e senza riuscire a reprimere un movimento scocciato del piede.

Finalmente, dopo non si sa quanto tempo, la porta che dava sul breve vialetto si aprì e ne spuntò una testa di capelli bianchi spettinati che corse loro incontro. Era una donna sulla settantina, con un paio di grossi occhiali appoggiati sulla punta del naso che ricordavano molto un gufo; indossava un ridicolo grembiule a fiori sporco di farina (probabilmente stava cucinando) e delle pantofole di pelo rosa. Inoltre la sua strana andatura, come se avesse i piedi piatti, la faceva assomigliare incredibilmente ad una sottospecie svedese di Nonna Papera. Insomma: la classica vecchietta bizzarra che vive da sola, magari in una casa piena di gatti e centrini ricamati con motivi floreali e fiocchi. Perfetto, ci mancava solo la vecchietta arzilla con qualche rotella fuori posto, pensò immediatamente Vittoria, mentre Emma tratteneva a stento un risolino.

«Oh, mie care, finalmente siede arrivate! Siete in anticipo o sbaglio?» disse la vecchia in inglese con un forte accento a metà tra lo svedese e il tedesco.

«Ehm, veramente no. L’arrivo era previsto per le 10.30 e sono le 10.45» rispose Vittoria nel suo inglese fluido che a scuola le aveva concesso la media dell’otto.

«Ah» borbottò l’altra, come colta alla sprovvista. Ok, confermato: era una vecchietta svitata, che magari conservava gelosamente nel ripostiglio un album fotografico di tutte le sue magnifiche torte che avrebbe mostrato loro un pomeriggio in cui non sapevano che fare.

«Vabbè, non importa. Entrate, entrate pure, ragazze! Sarete stanche, immagino. Ho giust’appena preparato il tè; vi va, vero? Ho anche i biscotti alle mandorle».

Così dicendo la simpatica vecchina si avviò lungo il vialetto, dando per scontato che le due ospiti la seguissero, mentre Vittoria ed Emma raccoglievano alla bell’e meglio tutti i loro averi.

«Simpatica, no?» sussurrò Emma all’orecchio dell’amica.

«Oh, sì, un tesoro».

L’ultima cosa che voleva era passare due settimane a casa di una befana gentile che prepara tè alle undici, completamente sballata, con una cinquantina di gatti che sputano palle di pelo e il salotto che puzza di cavolo. Be’, pensò trascinando dietro di sé il trolley, avrebbe potuto andarle peggio, con una befana cattiva che prepara tè alle undici, completamente sballata, con una cinquantina di gatti che sputano palle di pelo e il salotto che puzza di cavolo.

«A proposito, scusate la scortesia…» disse all’improvviso Nonna Papera voltandosi verso di loro quando furono in prossimità della porta. «Il mio nome è Linnéa, ma chiamatemi pure zia Linn. Voi, invece siete?».

«Emma, piacere di conoscerla! La sua casa è davvero magnifica!».

«Vittoria… Piacere…».

«Perfetto, d’ora in poi per il tempo che starete qui saremo un’unica, grande famiglia. Contente? Oh, mie care, lasciate che vi abbracci!».

Così dicendo la vecchietta, pardon zia Linn, si lanciò su di loro con un abbraccio stritola-costole, che le lasciò a dir poco senza fiato, osando addirittura un bacio dalle sue labbra rugose, che fece arrossire Emma ed aggravò l’aria da “non-vedo-l’ora” di Vittoria.

Sarebbero state davvero un’unica, grande ed amorevole famiglia.

 

Però, Vittoria dovette presto ricredersi sulla natura originale della vecchietta, infatti appena misero piede in casa furono accolte da un piacevole tempore, ben diverso dall’odore di cavoli cotti che si era aspettata. Inoltre, quando zia Linn le fece accomodare nell’accogliente e piccolo salotto poté anche osservare che in giro non c’era neanche un gatto e che, quindi, la signora non era neanche una di quelle anzianotte pazzoidi con tremila felini in casa che miagolano di continuo. E, di fronte a tutto ciò, si stupì di non sentirsi sollevata dal fatto che la situazione fosse più normale e passabile del previsto; infatti, riteneva che se non c’erano cavoli cotto o gatti, doveva esserci qualcosa di ben peggiore: insomma, data l’idole dell’arzilla “zia” non poteva essere tutto così comune in quella casa! Doveva esserci per forza qualcosa di anormale, che le desse noia e di cui potesse lamentarsi!

Senza lasciarle neanche il tempo di finire quei pensieri, zia Linn arrivò con un vassoio stra-carico di biscotti di ogni tipo e tre belle tazze di caffè fumante, che posò sul tavolino davanti a loro con un sorriso che quasi raggiungeva gli enormi occhiali da gufo. No, doveva esserci per forza qualcosa che non andava!, si disse Vittoria, mentre osservava Emma lanciarsi senza tanti complimenti sul vassoio. In fondo, in fondo… oh, insomma, no, non era masochista! Ma non aveva nemmeno la minima intenzione di dare a vedere di divertirsi o tanto meno di essere a suo agio in quel posto, giusto per non dare, una volta tornata a casa, alcuna soddisfazione ai suoi genitori che, vedendola imbronciata come non mai, c’avrebbe pensato due volte la prossima volta prima di spedirla da qualche parte come un pacchetto postale. In fondo, la sua vita era nella sua città, in Italia, e quel posto, come qualsiasi altro, non aveva proprio niente da spartire con lei. Vabbè, pazienza, si disse alla fine prendendo una delle tazze di tè, prima o poi sarebbe apparsa una buona occasione per lamentarsi di quel posto.

«Molto bene» annunciò alla fine la vecchia con uno schiocco delle labbra e posando la propria tazza. «Credo sia ora che vi faccia un piccolo tour della casa, visto che sarà come la vostra per le prossime due settimane».

Emma e Vittoria si lanciarono un’occhiata: Emma, dal luccichio dei suoi occhi, si poteva intuire che fosse eccitata dalla prospettiva, mentre Vittoria non aveva ancora abbandonato la solita espressione scocciata che l’accompagnava da quando erano arrivate.

«Direi di cominciare dal piano terra: se volete seguirmi, vi mostro il cortile» e si avviò verso una piccola porta a vetri che conduceva all’esterno con un battito di mani e un’aria delle arzille.

E le ragazze non poterono fare altro che seguirla…

«Ma non sono adorabili?!?».

Questa fu l’esclamazione di meraviglia di Emma che giunse alle orecchie di Vittoria appena ebbero varcato la soglia. E la ragazza non poté fare a meno di far cadere il proprio sguardo sull’oggetto dell’attenzione dell’amica: papere. Tante papere. Che scorrazzavano indisturbate nel piccolo cortile sul retro: troppe papere per i suoi gusti. Ecco, finalmente la sua ipotesi trovava accoglienza: non c’erano gatti, non c’erano cavoli cotti, ma c’erano quelle maledettissime papere che starnazzavano a proprio agio lì attorno a loro, a guisa di normalissimi animali domestici.

«Ehi, care guardate queste sono le nostre nuove ospiti: Emma e Vittoria! Salutate, su!» esclamò zia Linn rivolta ai… volatiti. «Dunque, ragazze, questa è Katie, questa Charlotte, questa…».

Ok, perfetto, finalmente aveva qualcosa di cui lamentarsi: soggiorno gratuito in casa di una vecchietta svitata che vive con uno stormo di papere di tutti i tipo e con tutti i nomi.

E non era sicura che la sua conoscenza con loro avrebbe fatto nascere una delle amicizie più profonde…

 




E, finalemente rieccomi con un nuovo cap! Scusate la lunga assenza ma la scuola e tutto il resto non mi hanno lasciato molti spazi liberi per scrivere. Ok, belle accogleinza no? All'inzio questo capitolo doveva includere anche un altro fatto, ma visto che era già abbastanza lungo, ho deciso di dividere le cose: quindi non perdetevi la prossima puntata perchè se ne vedranno delle belle (perfino peggio delle papere, con cui naturalmente approfondiremo la conoscienza).  Vi dico soltanto che zia Linn non è la solita vecchietta che vive da solo con i suoi strambi animale, infatti presto ci sarà un nuovo personaggio (vi tengo sulle spine eh? ihihih). Sottolineo, che non sono mai stata in vacanza-studio all'estero quindi mi perdonere qualche imprecisione. Poi, piccola nota sulla lingua: i dialoghi saranno scritti quasi tutti i italiano (anche se vedrò di aggiungere qualche parola in svedese), ma è sottointeso che la nostra protagonista e la sua fida amica parlano in inglese con tutti gli altri personaggi, tranne che tra di loro ovviamente. Ok, spero di essere stata chiara, quindi ringrazio velocemente (perchè vado davvero di fretta e scuserete qualche errore nel testo per questo vero?) Bella4 e Urdi per le loro recensioni, sperando di vederne di altre, e anche tutti coloro che hanno letto.
Recensite, mi raccomando!!!!!

  
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