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Autore: PuffolaPigmeaBlu    10/09/2014    4 recensioni
Aisling ragazza normale con genitori separati.
Yannick e Juliette due gemelli bellissimi e misteriosi.
Elena ragazza geniale e riservata.
Damien gentile e spericolato.
Cosa li accomuna?
Semplice.
Poter diventare animali.
Essere dei Mutaforma.
-BENVENUTI NELLA GIUNGLA-
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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primo capitolo mutaforma new                                                                                                             1.

                                                 Aisling O’Moore




Era stressante attendere fuori dalla porta di una classe -della propria futura classe- che il personale A.T.A. del piano avvertisse il docente della prima ora che la nuova studentessa era arrivata ed aspettava il suo consenso per entrare. 
Aisling, come chiunque del resto, sarebbe entrata nel panico, non fosse stato che per lei quella storia si ripeteva tutti gli anni, a volte anche più volte l’anno. Smise di torturarsi le dita quando si accorse che, se avesse maltrattato ancora un po’ la pelle del pollice, sarebbe andata in giro con l’osso di fuori, una cosa che sicuramente avrebbe attratto attenzione. 
Proprio quella che lei non voleva, anche se arrivare sei mesi dopo l’inizio della scuola in un nuovo istituto ed essere alta molto più della media, era un ottimo modo per ottenerla. Per lo meno non era l’unica: aveva notato che, fuori dalla porta di un’altra classe del suo stesso piano, un’altra ragazza, probabilmente di un anno o due più di lei, alta ed esile con lunghi capelli biondi ricci, stava subendo la stessa tortura, ma sembrava molto più agitata. 

"Sarà una pivellina del settore -cambiamo allegramente scuola ogni quando tuo padre è di cattivo umore- ” 
pensò, eppure non riuscì a non capirla, anche lei le prime volte si era sentita piuttosto in imbarazzo, ma dopo un po’ vi aveva fatto l’abitudine. 
La ragazza alzò lo sguardo e sorrise, mostrando una dentatura perfetta e bianchissima. 
Aisling la invidiò pensando al suo apparecchio ortodontico fisso. 
Le si avvicinò, pensando di presentarsi e magari cercare di rassicurarla. 
Aisling non era mai stata un tipo estroverso, anzi, la sua timidezza rasentava l’isolamento volontario: l’ultima migliore amica che aveva avuto era stata al primo anno di asilo, eppure provò un’inaspettata simpatia nei confronti della poveretta che sembrava timida tanto quanto lei. Pensò quasi di avvicinarsi e provare a fare amicizia, ma la bidella uscì dalla sua nuova classe proprio mentre muoveva i primi passi.
-O' Moore, sono pronti ad accoglierti- le disse con un sorriso di incoraggiamento. 
Aisling sorrise un’ultima volta alla ragazza bionda, poi si voltò e tornò verso la sua classe, prendendo dei respiri profondi e preparandosi ad affrontare ventiquattro paia d’occhi pronti a squadrarla dalla testa ai piedi e poi di nuovo dai piedi alla testa. 
All’ultimo secondo cercò di mettersi in ordine la frangetta scompigliata, ma poi decise di lasciar perdere e di entrare, in barba a tutto quello che i suoi nuovi compagni avrebbero potuto pensare di lei, tanto sarebbe comunque stata la nuova, anche in una classe di recente formazione come quella.
-Buongiorno- salutò, avvicinandosi alla cattedra dove l’attendeva una donna piccola ed in carne con un paio di occhiali quadrati sul naso, impegnata ad aggiungere il suo nome sul registro di classe.
-Buongiorno, io sono la professoressa Lorenzini, insegno italiano, storia e geografia. C’è un posto libero all’ultimo banco della fila della finestra, accomodati e prova a seguire, quando avrai i libri e l’orario ti rimetterai a paro- fu gentile ma fredda, ma a Aisling non dispiacque. 
Evitò di dirle che aveva già tutti i libri e seguì ciò che la professoressa le aveva detto. In silenzio, con gli occhi di tutti puntati addosso, andò a sedersi vicino ad una ragazza minuta con dei lunghi capelli castani e gli occhi verdi. 
La ragazza le sorrise, poi, sussurrando un -Mi chiamo Emma-, si voltò a guardare la professoressa che si era alzata e si era appoggiata alla cattedra dopo averla aggirata.
-Bene ragazzi, come avrete notato avete una nuova compagna, si chiama Aisling O'Moore. Spero che la farete sentire a suo agio. Sarà lei a darvi ulteriori informazioni, in seguito, se vorrà- disse e Aisling attese la serie di domande che ogni volta venivano poste ai nuovi arrivati. 
Stranamente ne arrivò una sola, a cui lei aveva già risposto precedentemente.
-Da dove provieni? Il tuo cognome mi sembra inglese- le chiese la professoressa, incuriosita.
-Sono irlandese, ma vivo in Italia da quando ho sette anni- rispose, senza dilungarsi spiegando che il padre era irlandese trapiantato in Italia ma sua madre era italiana, di Roma, e che dopo tre anni passati a vederla solo a fine settimana alternati in cui lei aveva dovuto sopportare un viaggio in aereo di un’ora per arrivare a Roma ed un’ora per tornare a Milano, i suoi genitori si erano finalmente, e miracolosamente soprattutto, accordati affinché Aisling e suo padre, con cui viveva, si trasferissero a Roma così da non strapazzarla troppo.
-Ecco perché è così pallida ed ha i capelli rossi e le lentiggini- sentì dire ad un ragazzo qualche banco davanti a lei.
Anche quella era un’esclamazione che ripetevano spesso.
Peccato che lei avesse preso capelli e lentiggini da sua madre, perfettamente italiana. 
Decisa a diventare in poco tempo la prima della classe, proprio come era successo in tutte le altre scuole, Aisling prestò attenzione esclusivamente alla spiegazione della professoressa, annotandola con precisione con la sua grafia piccola e ordinata sul quaderno degli appunti. Quando terminò anche la seconda ora di lezione, il mercoledì le prime due ore erano di storia e geografia, si permise di chiudere il libro e di darsi un’occhiata in torno. La classe era di dimensioni medie, adatta a contenere i ventiquattro studenti più uno, lei, con le pareti verde bosco ed il soffitto bianco. 
C’erano due grandi finestre, alcune cartine malandate appese alle pareti insieme a qualche cartellone di studenti degli anni precedenti. Dietro alla cattedra vi era la lavagna interattiva, quella di ardesia le stava accanto, vecchia e leggermente scheggiata, sporca di gesso. Era una classe normalissima di una normale scuola di Roma, eppure a lei faceva venire i sudori freddi. 
Nessuno le avrebbe tolto dalla mente che entro la fine dell’anno in quella scuola si sarebbe fatta male seriamente, e di solito le sue sensazioni non sbagliavano. Vicino a lei Emma, la sua compagna di banco, chiacchierava senza sosta con due ragazze che si erano avvicinate al cambio dell’ora e che, dopo essersi presentate come Francesca e Alessia, l’avevano volontariamente esclusa dalla conversazione, parlando così piano che era un miracolo riuscissero a sentirsi a cinque centimetri di distanza.
In terza ora fu la volta di greco, la professoressa Basso, nemmeno a farlo apposta, era una donna minuta e leggermente gobba, con capelli tinti color biondo cenere ed occhiali da vista con la montatura azzurra tempestata da brillantini che copriva un paio d’occhi a cui, immaginò Aisling, non sfuggisse niente. Camminava con le ginocchia larghe, ad Aisling ricordò un po’ una papera. Si trattenne dal ridere per educazione, ma tutta l’ironia passò non appena la donna si accorse di lei e le sorrise, gelandola.
-Faccia nuova, eh? Ben arrivata, io sono la professoressa Basso ed insegno Greco. Vieni alla cattedra così vediamo che avete combinato questi sei mesi nella tua vecchia scuola- le disse, e Aisling capì che quella professoressa avrebbe fatto di tutto per metterle i bastoni tra le ruote. Le chiese di tutto, a partire dall’alfabeto, vocali lunghe, brevi e ancipiti e la divisione delle consonanti, fino ad arrivare all’imperfetto dei verbi in omega “ω”.
Aisling, probabilmente risvegliando la compassione di qualche santo del paradiso, riuscì a rispondere correttamente a tutto. La donna, soddisfatta, la rimandò al posto. Lei si riaccomodò con il cuore in gola che non accennava a calmarsi. Si impose di prendere i libri ed il suo fido quaderno e scrisse parola per parola ciò che la Basso diceva, senza, per la verità, capire un gran che. 
Poco male, avrebbe risolto il problema rileggendo tutto. 
Quando squillò la campana e vide i suoi compagni alzarsi per la ricreazione decise di fare lo stesso. Uscì in corridoio, cercando di evitare la fiumana di gente che si riversava fuori dalle classi per scendere in cortile. Quando la calca si fu esaurita si appoggiò con la fronte alla finestra di fronte alla sua classe e chiuse gli occhi massaggiandosi le tempie, la sensazione di gelo che si faceva sempre più intensa.
Le era successo solamente una volta prima di allora, e quando l’aveva detto al padre avevano immediatamente traslocato, per cui decise di cercare di fingere che non fosse nulla fino al momento in cui non le fosse passata. Sentì distintamente risuonare un paio di tacchi, forse quelli di un paio di stivali, e si voltò a vedere chi fosse. 
Dovette tenersi saldamente al marmo sbreccato del davanzale della finestra per non cadere a terra tanto il gelo che l’aveva pervasa fino a quel momento si era fatta intensa. 
Vide passare una ragazza, molto bella, alta, con lunghi capelli neri lucidi mossi, la pelle olivastra ed occhi a mandorla color nero pece, che la fissarono per qualche secondo prima di posarsi su uno dei due ragazzi che le stavano accanto. 
Entrambi i ragazzi erano molto alti, sul metro e novanta se non di più, per questo in un primo momento le erano sembrati molto più grandi di quanto i loro lineamenti lasciassero intendere; uno era biondo, abbronzato e l’altro moro e con la pelle diafana come l’alabastro. 
Aisling si accorse che con loro vi era la ragazza a cui si era quasi presentata due ore prima. Non sembrava che apprezzasse particolarmente la loro compagnia, a giudicare dalla smorfia annoiata che campeggiava sul suo viso. 
Il ragazzo con i capelli scuri la guardò, i suoi occhi, un misto di sfumature che andavano dal grigio ardesia al blu cobalto, quasi la ipnotizzarono, le sembrò quasi che le stesse analizzando la mente. 
Fu solo per un secondo, poi la lasciarono, per tornare a fissare quelli della ragazza mora, come per comunicarle un assenso.
La ragazza bionda, senza farsi vedere, sillabò una sola parola verso di lei -S
cappa-
Aisling avrebbe tanto voluto seguire il consiglio, quei due la mettevano in soggezione, eppure, quando provò a camminare verso la sua classe, non vi riuscì: le gambe non la ressero e lei si ritrovò sdraiata per terra, con il respiro grosso, preda di uno dei suoi frequenti attacchi di panico. Nessuno dei tre ragazzi la soccorse, solo la ragazza bionda provò, ma venne trattenuta da uno sguardo del ragazzo dai capelli scuri. Senza degnarla di altra attenzione uscirono dalla porta che collegava il piano con le scale. 
La sensazione di gelo che pervadeva il corpo di Aisling andò scemando dopo poco, ma il panico restò, stringendole la gola e lo stomaco. Si accorse di essere accerchiata da tre persone, una dottoressa che le parlava, anche se lei non riusciva a capire bene le sue parole, e due uomini che cercavano alzarla dal marmo gelido con scarso successo. 
Quando riuscirono nell’impresa, Aisling perse conoscenza, cadendo di nuovo.

***

Si risvegliò in una piccola stanza gelida, l’infermeria della scuola al suo capezzale il medico della scuola e sua madre. Provò a mettersi a sedere, ma la testa le pulsava dolorosamente e decise di rinunciare. 
Quando si accorse che la figlia si era finalmente svegliata, Giulia Argento lasciò cadere a terra il foglio a righe che aveva tenuto in mano fino a quel momento e le prestò tutta la sua attenzione, cosa più unica che rara per Asling, che si era sempre vista anteporre il lavoro da entrambi i genitori.
-Come ti senti?- le chiese, dalla sua voce traspariva preoccupazione genuina e Aisling si disse che probabilmente avrebbe dovuto farla preoccupare più spesso visto che in quel modo riusciva ad ottenere la sua attenzione.
-Come una che ha usato la propria testa come una sala per feste- rispose, la voce roca e la bocca asciutta.
-Ci hai fatto prendere un colpo, questo non è stato un attacco di panico normale, signorina-.
Aisling si chiese se per caso sua madre fosse convinta che a lei facesse piacere quella situazione che si verificava più volte al mese, e sempre quando era a scuola.
-Mamma, credimi, non so cosa sia successo. Avevo mal di testa, stavo guardando fuori dalla finestra e ad un tratto mi sono trovata sdraiata sul pavimento, e poi sono svenuta- raccontò, decidendo di estromettere la sensazione di gelo e di aver visto due ragazzi glaciali per non sembrare pazza. 
Sua madre non avrebbe capito, ne era certa.
-Ti capita spesso di avere attacchi di panico?- si intromise il medico, cercando di spegnere la tensione, che si sarebbe potuta tagliare con un coltello ben affilato, venutasi a creare tra madre e figlia.
-Almeno tre volte al mese, ne soffro da quando ero molto piccola- rispose Aisling con una voce che sembrava provenire da dieci metri sottoterra per quanto era flebile.
-Posso avere un po’ d’acqua?- chiese, ed immediatamente la madre le mise in mano un bicchiere di acqua frizzante. 
Aisling detestava l’acqua gassata, ma la bevve comunque, dopotutto meglio quella che niente. Sua madre estrasse il cellulare dalla borsa, ed uscì dalla stanza dicendole che doveva avvertire suo padre. 
Lei rimase sola con il medico nella piccola stanza bianca, come unico rumore le chiacchiere di sottofondo con cui il dottore cercava di metterla a suo agio.

Buonsalve! Dopo una vita passata solo a leggere, ho finalmente deciso insieme ad ale_van_alen di scrivere questa fanfiction. Spero che questo primo capitolo vi piaccia , recensite in tanti! :^)

BENNY: Grazie mille a BennyloveAstral per essere la mia bellissima e fantastica Beta Reader!

MOMY: Benny ti ho detto mille volte di non scrivere mentre sto scrivendo io!!

BENNY: Scusa scusa ma ho detto la verità :3

MOMY: Ma quale verità e verità, piantala e fai la seria...

BENNY: SCIMMIEEEEEE!!!

MOMY: ODDIO... O.o

ALE: Basta con tutte queste cavolate... -.-"

Seriamente, non andate a chiamare la neuro, siamo sane di mente (chi più e chi meno ù.ù). Io ed Ale saremmo veramente contente se qualcuno ci dicesse cosa ne pensa della storia (visto che la nostra Beta è a dir poco eclettica). Per cui, non ci resta che mandarvi un saluto affettuoso, per evitare che il commenti sia più lungo del misero capitolo, e alla prossima!

                                 Momy e Ale.

E Benny di straforo :)




  
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