2.
Yannick Gaillarde
-Yannick,
è una complementare-.
Juliette si agitò.
–Cerca di reperire
informazioni e non perderla di vista finché non avrai
scoperto anche
quante volte starnutisce- gli ordinò.
Yannick chinò la testa in
segno di assenso, chiuse gli occhi e sparì.
Adorava diventare
invisibile, era una delle cose più divertenti che un
Mutaforma
potesse fare, a parte prendere forma animale, ma lui non poteva
ancora perché non possedeva completamente il suo potere. Un
po’
meno divertente era spiare le persone. Nick sbuffò,
detestava
obbedire agli ordini della sua dispotica sorella, ma in quel
frangente sarebbe stato costretto, la missione le apparteneva di
diritto, era lei la maggiore tra i due dopotutto.
Attraversò la
porta, sfruttando la sua abilità di controllo degli spazi e
delle
superfici, e si avvicinò alla ragazzina che giaceva a terra,
preda
di un attacco di panico. Era normale, quando una persona costituiva
il complementare di qualcuno, ovvero aveva nel suo corpo un frammento
di potere di qualcun altro, si sentiva sempre debilitata vicino al
legittimo possessore del potere poiché esso si risvegliava
alla
presenza della forza gemella.
Guardando la ragazzina gli risultò
persino difficile credere che avesse qualcosa di speciale,
figuriamoci nascondere una grande potenza. Si domandò di chi
fosse
la vittima, tra loro quattro.
Non di Juliette, lei aveva già
incontrato e distrutto il suo due anni prima, e sicuramente non di
Elena, la ragazza che avevano intercettato quel giorno e che stavano
trasportando nel loro rifugio per il completamento della
consacrazione e l’inizio dell’addestramento.
Il motivo per cui
loro erano in quella scuola. Restavano solo lui e Adrien.
Dovette
ammettere che si sarebbe sentito molto insultato nel caso in cui la
ragazzina fosse stata il proprio nemico: il potere e
l’abilità di
un Mutaforma era riflessa nel suo complementare, e quella della
ragazzina era pari a quella di un moscerino ubriaco.
Vide correre
verso di lei la bidella, il medico della scuola e il suo professore
di ginnastica, assistette ai loro tentativi di sollevarla ma non li
aiutò, personalmente prima quell’impiastro fosse
morto e prima
avrebbe potuto dedicarsi a faccende più serie, tanto
sicuramente si
sarebbe venuto a sapere che era legata ad Adrien, lui
l’avrebbe
uccisa e avrebbe completato i suoi poteri.
In barba lui che cercava
il suo complementare da quando aveva undici anni.
Almeno a lui non
avrebbe avuto la sfortuna di avere un complementare di sesso opposto,
o almeno lo sperava! La vide battere la testa e restare svenuta sul
pavimento.
Quasi trattenne uno sbadiglio.
Quando arrivò la barella
per portarla in infermeria saltò giù dalla
finestra del quarto
piano, attento a non produrre il minimo rumore quando venne a
contatto con l’asfalto.
Entrò nell’infermeria, resistendo
all’impulso di tapparsi il naso per il forte odore di
disinfettante
al limone che campeggiava nell’aria.
Il professor Romano era
rimasto fuori la porta per aspettare i genitori della ragazza, anzi,
della bambina.
Li vide arrivare, un uomo sulla cinquantina ed una donna sui
quaranta.
La donna rimproverò l’uomo per averla mandata a
scuola,
giurando e spergiurando che l’avrebbe portato in tribunale
per
richiedere l’affido esclusivo.
Nick provò un po’ di pena per la
poveretta distesa nel letto, non era mai bello che i genitori si
facessero la guerra e si sentì fortunato di non avere
esperienza nel
campo.
Dopotutto, lui non aveva mai avuto un padre.
-Giulia,
non puoi farla studiare da privatista- esclamò
l’uomo esasperato,
tenendo per le spalle la donna che stava avendo una crisi isterica.
–Già ha difficoltà a fare amicizia,
figuriamoci isolandola-.
Yannick capì che, se non fosse intervenuto, e avesse
permesso che la bambina
fosse stata educata da privatista, perdendola così di vista,
Juliette l’avrebbe ucciso e poi avrebbe dato le sue interiora
in
pasto al suo cucciolo, un Rottweiler di nome Auguste a cui lei teneva
più della sua vita. Sbuffò sonoramente, poi si
decise.
Si avvicinò
alla donna e le mise una mano sulla nuca. Lei non si accorse di
nulla, rabbrividì solo leggermente e sentì i suoi
sensi
annebbiarsi.
-Forse hai ragione Luke- esclamò, più pacifica, tanto che l’uomo alzò un sopracciglio scettico.
Probabilmente era abituato a lottare molto di più per ottenere qualche cosa da quella megera della sua ex moglie.
-La mia bambina- piagnucolò la donna.
Yannick
alzò gli occhi al cielo:
quando si allenava con Adrien uno di loro due finiva sempre per avere
un trauma cranico serio, invece la figlia aveva solo avuto un attacco
di panico da cui si sarebbe ripresa a meraviglia dopo solo due ore di
sonno.
Quanto erano sciocchi i mortali!
-Giulia,
è inutile che fingi, sappiamo bene che ti importa
più del tuo
lavoro che di lei- ribatté l’uomo.
Yannick gli avrebbe
volentieri stretto la mano, dopotutto aveva fegato per parlare in
quel modo ad una simile arpia!
-Smettila
di dire sciocchezze e vedi piuttosto di andartene, a lei penso io-
borbottò la donna, di nuovo sul piede di guerra.
L’uomo fece per
opporsi, ma lei lo cacciò letteralmente fuori dalla stanza e
poi si
accomodò al capezzale della figlia, carezzandole i capelli.
Dopo
qualche minuto tirò fuori dei fogli dalla valigetta che
aveva con sé
ed iniziò a leggerli.
Yannick attese che si svegliasse, passò
un’ora. Sentì la discussione tra madre e figlia,
avvertendo un
leggero imbarazzo per essere spettatore di un momento così
privato.
Quando entrambe andarono via, probabilmente a casa, entrò
nello
stabile dove si trovava la segreteria e, con un po’
d’impegno,
trovò il fascicolo, piuttosto corposo, della
ragazzina.
Gli bastò
leggere il tutto una volta per riuscire a memorizzarlo, poi lo
risistemò e uscì in cortile, dove si sedette su
una panchina a cui
mancava una stecca nella parte della seduta, e continuò ad
aspettare
la fine delle lezioni.
Quando suonò la campanella dell’ultima ora,
dopo aver fatto passare una prima fila di studenti, divenne di nuovo
visibile e si spostò verso l’entrata del secondo
palazzo per
aspettare la sorella.
Quando Juliette lo vide, la prima cosa che gli
disse fu un –Allora?!- sussurrato.
Yannick quasi non rise tanto era
tesa la gemella.
-Si
chiama Aisling O’Moore, ha quattordici anni compiuti il
venticinque
settembre, oggi è stato il suo primo giorno di scuola,
entrambi i
genitori sono medici, padre chirurgo e madre psicoanalista,
divorziati da quando lei aveva otto anni, affidata esclusivamente al
padre, per sua concessione può vedere la madre a week-end
alterni.
Ha cambiato una decina di scuole, dalla materna fino ad oggi.
È
irlandese, è in Italia da quando ha sette anni. Fino a ieri
viveva a
Milano, al centro.-
Snocciolò quelle informazioni con calma, a bassa
voce, mentre camminavano verso il cancello d’uscita, Adrien
dietro
di loro.
–Adesso arriva il bello- esclamò.
– Ogni suo
trasferimento è collegato al periodo in cui uno dei nostri
era in
una delle scuole da lei frequentate, soffre di attacchi di panico da
sempre, i suoi spostamenti ci confermano che almeno uno dei suoi
genitori sa che possiede una dote particolare. Io azzarderei che
anche uno di loro è come lei, è molto raro che la
capacità si
manifesti senza trasmissione diretta-.
Juliette sembrò euforica dopo
quelle informazioni, di certo la scoperta e l’eliminazione di
un
essere simile durante una missione a lei affidata le avrebbe fatto
guadagnare diversi punti con i superiori
dell’accademia.
Sebbene
sia lei che Yannick facessero parte di una famiglia che in ogni
generazione da diversi secoli manifestava poteri magici che diversi
millenni prima aveva aiutato a fondare la congrega delle streghe, ed
aveva la dote di Mutaforma, cosa molto rara, non avevano mai ricevuto
trattamenti di favore, anzi, i loro compiti erano sempre più
gravosi
rispetto a quelli degli altri.
-Cosa
suggerisci di fare?- chiese Nick.
Il sottinteso era chiaro a entrambi: tua la
missione, tua la decisione, tua la ramanzina in caso di sbagli.
-Direi
di aspettare, scoprire di chi è il complementare, valutare
la sua
pericolosità e, se fosse di basso livello, lasciarla in vita
per far
sì che se la veda con chi di dovere-.
Yannick capì che quest’ultima
eventualità l’avrebbe lasciata con
l’amaro in bocca, a volte si
preoccupava per la sete di sangue che sembrava crescere continuamente
in sua sorella.
-Eseguo
gli ordini- fu la sua brusca risposta coincisa.
Era un tipo di poche
parole, la sua famiglia conosceva a perfezione la sua idea di
pensiero: piuttosto che dare fiato alla bocca meglio stare zitti,
così, quando non aveva nulla di importante da dire
taceva.
Conoscendo la guida di Juliette, quando la ragazza si mise al volante
il suo stomaco iniziò ad attorcigliarsi; avrebbe fatto
meglio ad
iniziare a pregare, peccato che lui fosse ateo. Di conseguenza non
ebbe nessuno a cui chiedere un favore mentre la gemella lasciava
più
volte i segni delle ruote sull’asfalto per via delle brusche
frenate.
Di nuovo buonsalve a tutti!!
Eccoci qui (anche se in ritardo... -.-") con il secondo capitolo della
storia :) spero che vi sia piaciuto, a me e ad Ale farebbe piacere
leggere delle vostre recensioni! (Scusate ancora il ritardo, ma la
nostra ehm... Beta Reader/Tecnica ha la velocità di una
lumaca -.-").
BENNY: NON E' VERO!
MOMY: AH NO!? IL CAPITOLO SAREBBE STATO PUBBLICATO PRIMA SE NON AVESSI SCARICATO TUTTO L'INTERNET SULLA TUA CHIAVETTA!
BENNY: Ma dovevo vedermi Attack on Titan! (ps. Per chi non lo conoscesse, è un anime da non perdere! Vedetelo!!!! W Shynseki no Koejii!).
MOMY: NON FARE PUBBLICITA'!
BENNY: Ma dai, è solo una not...
ALE: ..... la volete finire o no? -.-"
MOMY: Si... se qualcuno non fosse impazzito per un anime...
Comunque, arrivederci e al prossimo capitolo
Un bacione
Momy e Ale
BENNY: E io!? 0.o
Si si, anche tu!
MOMY E ALE: Ciaooo!
BENNY: SCIMMIEEEE!