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Autore: Polyjuice Potion    10/09/2014    3 recensioni
Non sapevo dove andare, così mi sedetti su una poltroncina blu carta da zucchero di fronte al ragazzo e mi guardai intorno: lui era lì, una presenza quasi incorporea, mangiava senza alzare gli occhi dai piedi scalzi (evidentemente la gente girava a piedi nudi), non emetteva alcun suono neanche mentre masticava. Non mi guardò nemmeno una volta e ci rimasi un po’ male. I capelli rosso fuoco sembravano dire “ehi, io ci sono, e sto per esplodere.”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina tranquilla, avevo appena finito un paio di scatti con mio fratello (pose stupide, a parer mio. Ti fanno indossare una semplice maglietta strappata e dei jeans, e tu devi posare con una rosa tra i denti o baciare qualche ragazza. Ecco, il genere di foto che fanno sbavare le ragazzine), e mi stavo mangiando un panino con insalata e formaggio da solo, su un divanetto davanti alla sala d’aspetto del capo, quando entrò. Se ne stava fermo immobile guardandosi intorno, scrutando la sala con gli occhioni verdi. Era basso, davvero basso, e mi sembrava incredibile che avessero preso un tale così basso (quante volte ho usato la parola basso?). Ma dovetti ammettere che era davvero bello: viso curato, braccio tatuato, belle labbra. Probabilmente pensava che qualcuno lo andasse ad aiutare, ma non era così, non all'agenzia. Te la dovevi cavare da solo. Sembrava che non mi avesse notato, perciò tornai sul mio panino. Sapete, non sono il tipo di persona che si mette a fare il samaritano o chissà quali altre sciocchezze. Quando arrivai, nessuno mi aiutò: passai dei mesi orribili in completa solitudine, lavorando come un matto e leggendo, leggendo un sacco. Amo leggere. Mi avevano preso perché “davo questo look un po’ punk”, con i capelli rossi (tinti, ahimè), ero alto e slanciato, non troppo magro. Purtroppo, dopo poco, cominciai a non dormire più. Ero emaciato, dimagrito, probabilmente sulla soglia dell’anoressia. Perdevo i capelli, avevo spesso le vertigini, mi sentivo sempre stanco e rischiavo di essere licenziato. Ed ero solo. Poco tempo dopo, fortunatamente, arrivò mio fratello. Mi aiutò un sacco, mi ripresi e ripartii; da lì è il mio migliore amico. Tutte gli amici e i parenti sostengono che siamo il miracolo della nostra famiglia. E’ già abbastanza impossibile che un ragazzo entri a far parte del mondo della moda, figuriamoci due fratelli. I nostri genitori, ai tempi, erano in crisi. Io partivo per un posto e per l’altro a fare stage, e mia madre piangeva perché non avevamo soldi, e mio padre si lamentava con lei perché non faceva abbastanza. Poi mi presero in questa agenzia e fu la nostra fortuna. Piano piano cominciai a fare soldi e a vent’anni riuscivo quasi a mantenere la mia famiglia. E Mikey, oh quello fu davvero un miracolo. Era praticamente stregato dal mio lavoro e decise di provare. Beh, pochi anni dopo era lì, in fianco a me, sulla mia stessa passerella. E wow, pensai che lassù qualcuno doveva davvero volerci bene.
 
 
Mi ero presentato con un quarto d’ora d’anticipo, ma non avrei mai pensato di ricevere quella non-accoglienza. Voglio dire, possibile che nessuno si fosse accorto di me? Eppure, il rosso sul divano mi aveva guardato. Non sapevo dove andare, così mi sedetti su una poltroncina blu carta da zucchero di fronte al ragazzo e mi guardai intorno: lui era lì, una presenza quasi incorporea, mangiava senza alzare gli occhi dai piedi scalzi (evidentemente qui la gente girava a piedi nudi), non emetteva alcun suono neanche mentre masticava. Non mi guardò nemmeno una volta e ci rimasi un po’ male. I capelli rosso fuoco sembravano dire “ehi, io ci sono, e sto per esplodere.” Il locale era carino. Piuttosto spoglio, ma carino. Non passava mai nessuno e mi preoccupai: e se fossi stato nel posto sbagliato? Mi dicevano che molti modelli lavorano qui, ma per i corridoi non c’era l’ombra di alcun ragazzo. Cercai di rilassarmi: era un mio difetto farmi prendere dall’ansia troppo spesso e per le cose più stupide, ma quella volta c’era qualcosa che mi fermava. Per qualche motivo, non volevo iniziare a tremare e a fare le respirazioni davanti a lui. Il ragazzo dai capelli esplosivi, intendo. C’era qualcosa in lui che mi tranquillizzava ma allo stesso tempo mi incuteva timore. Ritornai a fissarlo spostando lo sguardo dagli zigomi abbastanza pronunciati, agli occhi bassi, al petto. Indossava una maglietta bianca strappata. Poi mi diressi verso il basso, i pantaloni erano jeans neri e aderenti, che risaltavano i muscoli delle cosce. Era bello, mi dissi, ma non il mio tipo. Mi soffermai sui piedi nudi e sobbalzai quando disse: -E’ per comodità.-    
Lo guardai sbalordito. –Che… Che cosa?-                                                                        
-I piedi scalzi.- rispose, e per un breve momento mi sembrò che avesse sorriso, così ricambiai. Mi aspettavo una conversazione o almeno un saluto, ma lui raccolse le sue cose, si alzò e prese l’ascensore.
 
  
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