Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: Franfiction6277    10/09/2014    2 recensioni
Fanfiction Alternate Universe con protagonisti i 30 Seconds to Mars in un ospedale psichiatrico e una bizzarra paziente che cambia nome ogni giorno.
“C’è qualcosa di inquietante in quella ragazza, è come se fosse il guscio vuoto di una persona”.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Che cosa sta succedendo qui?" ripeté Jared, con voce irritata.
Io e Shannon eravamo immobilizzati, ma Jared sapeva che cosa era successo pochi secondi prima. Forse era addirittura riuscito ad assistere a tutta la scena, visto il baccano che stavo facendo mentre urlavo contro Shannon.
"Forza" sospirò Jared, indicandomi il suo ufficio con un gesto sbrigativo del braccio.
Entrai senza dire una parola, mentre guardavo Shannon con la coda dell'occhio: i suoi occhi erano luminosi di rabbia, la sua guancia ancora rossa nel punto in cui l'avevo colpito.
Sentii la porta chiudersi dietro di me, e come al solito mi sedetti di fronte alla scrivania del buon dottore, che sicuramente in quel momento non era poi così buono.
"Allora?" chiese con la sua voce melodiosa.
"Sa che potrebbe fare tranquillamente il cantante?" dissi di getto, anche se l'argomento non era decisamente quello.
Jared sbuffò dalle narici, mentre chiudeva gli occhi e si toccava la base del naso con le dita.
"Ok, lei sa già cosa sia successo là fuori" continuai, e lui riaprì gli occhi, quasi grigi come una tempesta.
"Lo so molto bene, Layla" rispose, prendendo il suo taccuino e scrivendo il mio nuovo nome tra gli appunti.
"Sai, non sono sorpreso. D'altronde mio fratello è un donnaiolo fatto e finito" continuò, guardandomi.
"Che bella opinione che ha di suo fratello" ridacchiai maliziosamente, senza fargli notare quanto quell'informazione mi avesse colpita nel profondo.
"Io so quello che sono, e so anche quello che è mio fratello, e so che non ha mai avuto una relazione seria in tutta la sua vita" ribatté.
"Forse si potrebbe dire lo stesso di lei, visto che nessuna ragazza ha mai interrotto le nostre conversazioni, a parte sua madre... Constance" ricordai dopo un momento.
Jared sgranò gli occhi, stringendo la penna quasi fino a spezzarla.
"Non sono affari tuoi" balbettò, abbassando lo sguardo verso il suo diario pieno di appunti.
Intravidi la data di quel giorno: 30 Agosto 2001.
Da quanto tempo ero lì dentro e per quanto tempo vi sarei rimasta?
"...dovremo prendere serie misure cautelari. Mi stai ascoltando?" borbottò il buon dottore, fulminandomi con i suoi occhi azzurri che potevano diventare glaciali.
"Mi scusi" farfugliai, ma in realtà non ero affatto spiacente.
"I rapporti tra pazienti e personale sono fermamente proibiti, lo capisci?" mormorò, come se fosse una frase che stava ripetendo per l'ennesima volta, a memoria.
Arrossii al ricordo di quel bacio impetuoso con Shannon.
"Abbiamo finito?" replicai, senza rispondere alla sua affermazione.
"Sì" sospirò, sconfitto ma al contempo irritato.
Mi alzai in tutta fretta, uscendo dall'ufficio prima che il dottor Leto potesse rispondermi per l'ennesima volta.
Voltai di riflesso la testa verso la stanza in cui gli infermieri si cambiavano quando arrivavano o dovevano andarsene via, e vidi qualcosa che mi lasciò a bocca aperta: Shannon era girato di schiena, e proprio in quel momento si stava togliendo la parte superiore della divisa, incurante del pubblico che stava assistendo.
La sua schiena era ampia, forte, ogni muscolo si tendeva al suo minimo movimento, e in quel momento mi sentii andare completamente a fuoco.
Mi misi una mano sulla bocca e sussurrai una preghiera.
Non so cosa lo avesse fatto voltare, forse non ero così silenziosa come credevo, fatto sta che in quel preciso momento mi ritrovai i suoi occhi magnetici addosso, verdi con delle pagliuzze dorate.
La sua espressione inizialmente indecifrabile lasciò il posto a un'espressione maliziosa, che mi fece comprendere quanto in realtà fosse consapevole della reazione del sesso femminile alla sua vista.
"Se vuoi guardarmi più spesso, basta chiedere" disse con un tono beffardo.
Arrossii violentemente, balbettando cose senza senso.
"Stronzo" borbottai, e sentii la sua risata risuonare per tutto il corridoio.

Ore 17:00.
Quel pomeriggio riuscii per la prima volta a uscire alla luce del sole dopo chissà quanto tempo, e venni subito colpita dal caldo afoso di Los Angeles, di cui non ricordavo nemmeno l'esistenza.
Il sole in generale era piacevole, così mi sedetti su una panchina e respirai quell'aria pulita di campagna a occhi chiusi.
Un ricordo mi investì con prepotenza prima che potessi evitarlo.
"Ehi, vieni a giocare con noi?" chiese una ragazzina: era bionda, con degli occhi azzurri limpidi, veramente bella.
"Non posso, devo studiare matematica" balbettai, giocando con la mia treccia appoggiata su una spalla.
La ragazzina con un viso angelico si trasformò improvvisamente in un essere diabolico.
"Nessuno dice di no a Natalie" sibilò, voltandomi le spalle con aria stizzita.
"Io non sono nessuno" risposi, con un sorrisetto soddisfatto per il duplice senso di quella frase.
"Tu sei solo una povera pazza, lo sanno tutti qui a scuola. Tutti ti odiano, persino i tuoi genitori. Ti porteranno in un manicomio, sì sì" ridacchiò.
Venni bruscamente risvegliata da quel ricordo a causa del rombo di una moto che si stava fermando proprio di fronte alla mia panchina.
Mi alzai di scatto, spaventata dalla figura nascosta da un casco con visiera oscurata.
Quel fisico mi era familiare.
Quando il conducente si tolse il casco, per poco non svenni.
"Shannon, cosa diamine ci fai qui? Il tuo turno è finito 5 ore fa" sibilai.
Non poteva lasciarmi in pace par almeno qualche ora?
"Lo so, ma ho saputo che avevi fatto richiesta per uscire in cortile, e non potevo perdermi lo spettacolo" rispose malizioso, squadrandomi da testa a piedi.
"Sai, sei molto meglio alla luce del sole" continuò soddisfatto, come se già sapesse che sarebbe stato così.
Notò il mio sguardo turbato e si rabbuiò.
"Va tutto bene?" chiese, scendendo dalla moto.
Annuii automaticamente, ma in realtà niente andava bene.
Quel ricordo, assieme a tanti altri, si stavano facendo strada dentro di me, ricordi che avrei voluto solo cancellare per sempre.
"Senti, io... mi dispiace per ciò che è successo stamattina. È stato un terribile sbaglio baciarti. Mi dispiace davvero" sussurrò.
Uno sbaglio? Per lui era stato uno sbaglio? Il mio stomaco si contorse improvvisamente per il dolore.
"Scuse accettate" replicai con decisione, nonostante dentro di me ci fosse la devastazione più assoluta.
"Bene" disse, facendo uno dei suoi sorrisi calorosi, come se avesse a che fare con una bambina.
Strinsi i pugni, ripetendomi di controllarmi.
"Sì" borbottai, mettendo a tacere quella discussione una volta per tutte.
"Layla, sono le 18. Devi venire a cena" mi urlò Tomo dalla porta di ingresso dell'istituto, e Shannon si irrigidì di fronte a me.
"Vai, ci vediamo domani" mi disse, sedendosi sulla moto e preparandosi per andarsene via.
Quanto avrei voluto sedermi con lui, andare via, lontano dai miei fantasmi del passato, talmente veloci da non poterci raggiungere.
Quando si mise il casco, fu come se avessi di fronte a me un uomo sconosciuto.
Di riflesso mi avvicinai e gli alzai la visiera per guardarlo negli occhi: mi restituì uno sguardo confuso.
"Promettimelo" sussurrai, con voce rotta per il pianto trattenuto a fatica.
"Che cosa?" mi chiese sorpreso.
"Promettimi che un giorno mi porterai a fare un giro" replicai.
"Promettimi che mi porterai fuori di qui", era la mia domanda inespressa.
Il suo sguardo si fece caldo, quasi più del sole che in quel momento rendeva i suoi occhi dorati.
La sua mano si posò sulla mia guancia, dove una ciocca di capelli era sfuggita dalla treccia. Me la mise dietro l'orecchio, facendomi avvampare.
"Te lo prometto, Christine" rispose, come se intendesse davvero farlo.
Ricacciai giù il nodo in gola che avevo, distogliendo lo sguardo dal suo bellissimo viso e correndo verso l'istituto, verso il mio inferno personale, verso il mio rifugio, lasciandomi alle spalle il paradiso, che mi scrutava anch'egli con sguardo tormentato.


Note dell'autrice:
Chiedo ancora una volta umilmente scusa, ma purtroppo la mia ispirazioni ha i suoi tempi e preferisco aspettare piuttosto che scrivere cose pessime. Grazie come al solito a coloro che recensiscono e anche a coloro che leggono! Alla prossima!
- Fran
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: Franfiction6277