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Autore: larry_xoxo    11/09/2014    0 recensioni
Mi chiamo Eileen, sono una ragazza di 16 anni e sto per trasferirmi in Australia con i miei zii e la mia adorata cugina, Jillian. Abbiamo la stessa età e frequenteremo gli stessi corsi. Spero di lasciarmi tutto alle spalle e di vivere felicemente la vita nuova che mi aspetta lì.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sento il suono della sveglia che rimbomba nelle orecchie. Dio mio, credevo che fosse stata piacevole la scuola qui ma, molto probabilmente, non avevo calcolato il fatto dello svegliarsi alle 6.25.

 “Quella che ci mette tempo a prepararsi è Jillian, non io”, altra ragione per alzare il culo da questo fottuto letto e correre nel ba… ma noi ne abbiamo due di bagni! Provo a trovare un altro motivo valido per alzarmi e, mentre penso che andare a scuola dopo aver visto un po' di televisione alle 6.30 di mattina per avere un aspetto più rilassato e non risultare più rivoltante di quanto già sia, qualcuno spalanca la porta. Jillian.

 

«Non rompere le palle!», mugolo nascondendomi il viso sotto il cuscino mentre lei spalanca la finestra.

«Svegliati, secondo te a scuola ci andiamo solo per studiare? Ho sentito dire che qui in Australia ci sono ragazzi non poco belli.», dice ridendo e facendomi l'occhiolino.

«Tu sei matta.», sospiro alzandomi rassegnata.

«E tu sei ancora in pigiama mentre io mi sono già vestita.»

«Ma devi ancora lavarti, giusto?»

«Giusto..»

 

Apro il cassetto e tiro fuori la maglia dei Nirvana e un paio di jeans, dopodiché, corro subito in bagno.

 Appena entrata in bagno, apro il rubinetto e regolo l'acqua ad un temperatura piuttosto fredda. Metto le mani sotto il getto d'acqua e le sfrego sulla faccia. Mi guardo allo specchio: niente di meraviglioso ma è certamente meglio della faccia che avevo prima, appena sveglia. Mi lavo i denti e finisco di prepararmi e vestirmi. Torno in camera per mettere il mio profumo al cioccolato bianco. Afferro la mia tracolla - che contiene solo qualche quaderno non ancora usato - e sorrido al mio migliore amico che sorride guardandomi. Quanto mi manca; a lui sarebbe sicuramente piaciuto qui.

 

Dopo aver fatto colazione, usciamo fuori e camminiamo sino alla fermata dell'autobus.

 C'è il solito freddo di prima mattina e la cosa non mi dispiace. Sono talmente nervosa che ho le farfalle nello stomaco e ogni tanto controllo l'ora per l'impazienza di andare a scuola, cosa che durerà solo i primi giorni. Ne sono più che certa.

 Finalmente l'autobus arriva e subito ci saliamo sopra. È molto grande e ci sono tantissimi ragazzi del Norwest, credo. Quella è la scuola più vicina. 

 Tra tutti i ragazzi ne spiccano tre che fanno casino in fondo all'autobus: un ragazzo castano con gli occhi scuri e abbastanza alto, un altro con gli occhi chiari e con i capelli tinti di un biondo chiarissimo mentre al centro sono tinti di nero. Ed infine c'è n'è un altro con i capelli biondo cenere e con degli occhi così azzurri che brillerebbero anche nel buio pesto. Anche lui indossa la maglietta dei Nirvana come me. Probabilmente si è accorto che lo sto fissando perché si gira verso di me e mi squadra dalla testa i piedi. Solo adesso mi accorgo che ha un piercing al labbro inferiore, a sinistra. Subito distolgo lo sguardo da lui e, imbarazzata, cerco di parlare del più e del meno con Jillian fin quando non arriviamo a destinazione. Insieme a noi, anche i tre regali scendono alla fermata di fronte al Norwest e anche lui, quando si guarda attorno, si accorge di me.

 

Raggiungiamo l'atrio principale dove chiediamo indicazioni per trovare il corso di matematica. Ci dicono di arrivare al secondo piano, andare in fondo al corridoio e entrare all'ultima porta a destra. E così facciamo. 

 Una volta davanti alla porta tutte e due tiriamo un sospiro che non sapevamo di star trattenendo. Appena entriamo in classe sento tutti gli occhi addosso e, prendendo coraggio, guardo i miei nuovi compagni di classe ed eccolo lì insieme agli altri due. Avevo il sospetto di ritrovarmelo in classe ed ora eccolo lì.

 Mi volto verso l'insegnante e le sorrido in segno di saluto. Anche lei ricambia con un ampio sorriso.

 

«Salve, noi siamo nuove in questa scuola. Dobbiamo per caso darle i nostri nomi?», chiede Jillian nervosa.

«Oh, certo. Voi siete le americane, avevo sentito parlare di voi. - sorride ancora - Io sono la vostra insegnante di matematica, Mrs. Hemmings.»

 

In classe c'è ancora un silenzio fastidioso e appena mi giro trovo quegli occhi azzurri intenti a fissarmi. Mi giro.

 

«Allora, noi siamo Jillian Brooks ed Eileen Kahn.», Jillian mi indica mentre pronuncia il mio nome e l'insegnante li segna sul registro. 

«Okay. Jillian, tu ti siedi vicino a Calum mentre Eileen, tu ti siedi vicino Michael.», ci dice indicandoceli.

 

Ecco come si chiama il ragazzo tinto.

 

Con un passo svelto raggiungo il posto che mi è stato assegnato - sempre sotto lo sguardo di quel ragazzo - e mi siedo sorridendo al mio compagno di banco.

 

«Michael, piacere.», si presenta sussurrando e allungandomi una mano.

«Eileen, ma puoi chiamarmi Leen.», faccio lo stesso stringendogli la mano.

 

Michael è molto simpatico. Durante la lezione fa spesso delle battutine molto divertenti ma riesco comunque a seguire Mrs.Hemmings. Mi aspettavo un'insegnante di matematica antipatica e irascibile e invece Mrs.Hemmings è l'esatto opposto, pertanto, la lezione passa in fretta e ci rechiamo tutti verso l'aula di biologia.

 

«Allora, come ti trovi qui a Sidney Miss.America?», mi chiede Michael scherzando.

«Bene. Posso chiederti una cosa?», domandai ridendo.

«L'hai già fatto ma ti concedo un'altra domanda.», rise sonoramente.

«Hai sbagliato la tinta?»

«No. - rise ancora - Mi piacciono così. Qualche settimana e passerò ad un altro colore.»

«Ah, be' mi piacciono.», continuai sincera.

«Grazie.»

 

È strano che mi trovi subito con una persona. Sento di conoscere già Michael, in lui… ho ritrovato Charlie. È come parlare con lui. Forse sento troppo la sua mancanza e in ogni persona rivedo lui. Ma ho la certezza che io e Michael andremo molto d'accordo. 

 

«Io posso chiamarti Leen e tu puoi chiamarmi Mike.»

«Va bene, Mike.»

 

E scoppiamo di nuovo a ridere.

 Siamo davanti all'aula di biologia che pian piano si riempie.

 

«Adesso dobbiamo estrarre dei nomi per scegliere vicino a chi ci sederemo tutto l'anno.», mi spiega mentre entriamo nell'aula e lui si dirige verso la cattedra per poi segnare il mio ed il suo nome su due foglietti diversi. Poi li piega e li mette in una ciotola già occupata da qualche foglietto.

«Spero tanto di capitare con te!», gli dico e lo penso veramente.

«Anch'io. Altrimenti dovrò attendere matematica per stare un po' con te.»

«Perché, in quel corso siamo vicini tutto l'anno?», chiedo speranzosa.

Lui annuisce in segno di risposta.

«Oddio, che bello!», sussurro entusiasta.

«Almeno ho trovato un motivo per adorare l'ora di mate.», scherza facendomi ridere.

 

Mr. Foster entra e, siccome molti banchi sono ancora vuoti, ci dice di sederci ognuno ad un banco. In modo che i ragazzi che arriveranno più tardi estrarranno i nomi dalla ciotola e sedersi accanto a noi. Michael è nel banco davanti al mio.

 

D'un tratto sento la risata di Jillian e alzando lo sguardo la trovo a parlare con quel ragazzo, Calum. E con loro c'è di nuovo quel ragazzo di cui ancora non so il nome. Tutti e tre pescarono un foglietto dalla ciotola. Il ragazzo dagli occhi azzurri, con uno sguardo accigliato, mostra il suo foglietto a Jillian e lei mi indica sorridendo. Lui prende lo zaino che un attimo prima aveva poggiato sul pavimento e viene verso di me. Oddio.

 

«Ciao.», mi dice una volta che si è seduto.

Ricambio con un cenno della testa.

 Noto che Jillian si è seduta di fianco a Mike e stanno già conversando, mentre l'altro ragazzo, Calum, è vicino ad una ragazza dai capelli ramati che sembra già conoscere.

«Ti chiami Eileen vero?», chiede.

«Si, come lo sai?»

«Il foglietto.»

«Ah, giusto. Tu come ti chiami?»

«Luke.»

«Luke… ?», lo incito a dirmi il suo cognome.

«Hemmings.»

«Tua madre è…», cerco di chiedergli se sua madre  l'insegnante di matematica ma lui mi interrompe dicendo:

«Si. L'insegnante di matematica è mia madre.»

«Ritieniti fortunato allora.»

«Direi di no, è piuttosto imbarazzante ma ha anche i suoi vantaggi.», afferma ridendo.

 

La lezione di biologia inizia ed anche quest'ultima passa veloce. Forse anche come primo giorno il professore si è presentato a noi alunni nuovi ed abbiamo letto qualche paragrafo dal libro dell'anno precedente. Io, ovviamente, non ce l'ho e quindi ho dovuto leggere insieme a Luke. Lo stesso anche per Jillian e Mike.

 

Come già ho detto, quelle due ore di biologia passarono veloci. Per essere un lunedì stava andando piuttosto bene.

 Insieme a Luke, Mike e Calum, io e Jillian andiamo verso la mensa e ci mettiamo in fila, dopodiché raggiungiamo i tavoli.

 

«Fin ora hai trovato molte differenza dalla tua vecchia scuola?», mi chiede Luke.

«Non tante. Anzi, qui è decisamente meglio.», rispondo.

«In che senso?»

«Lì ti classificano subito per una cosa che fai. Ad esempio se il primo giorno fai cadere il tuo vassoio, resterai sempre il ragazzo a cui è caduto il vassoio. E poi qui le ore passano veloci. Di solito gli insegnanti di matematica da noi sono tutti irascibili mentre qui è il contrario. E non lo dico solo per tua madre.»

«E io che credevo che in America fosse tutto migliore.»

«L'apparenza inganna.»

«Tu mi sembri una brava ragazza, quella che sta nella sua stanza a studiare tanto per il test del giorno seguente. Sei così? O anche in questo caso centra il detto?», dice guardandomi e poggiandosi di peso su uno dei tavoli con il braccio destro.

«Be' questo lo scoprirai da solo. E, inoltre, tu all'apparenza mi sembri un ragazzo che trasgredisce le regole e a cui non importa niente di nessuno. Invece non è così. Quel piercing al labbro ti da quest'aria.»

Lui sorride maliziosamente afferrando coi denti l'anellino che ha al labbro inferiore.

  
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