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Autore: Iaiasdream    11/09/2014    4 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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21° capitolo: I BATTITI DEL SUO CUORE
 



Prima di far ritorno a casa, Etienne mi ha chiesto di passare dal parco giochi, ho acconsentito senza esitare, e adesso mi ritrovo seduta sulla panchina con le braccia conserte, gli occhi fissi nel vuoto  e la mente immersa in mille pensieri. Non faccio neanche caso a ciò che sta dicendo Kim. Sono concentrata a capire se Armin abbia sentito il discorso fra Alain e me. non dovrei preoccuparmi, dato che quelle di Alain non sono altro che proposte strafottenti, ma, ho qualcosa nello stomaco che mi sta sconvolgendo il morale.
<< Ehi Rea! Ma mi stai ascoltando? >>
Trasalisco nel sentirmi chiamare così ad alta voce. Guardo di scatto Kim e smarrita dico: << Stavi dicendo? >>
<< Sì, buonasera! >> esclama ancora lei, scuotendo la mano. La vedo poggiarsi di schiena alla spalliera della panchina, allargare le braccia, e poggiare i gomiti all’indietro.
<< Scusami Kim, ma stavo pensando… >>
<< Me ne ero accorta >>
Sospiro rumorosamente.
<< Cos’hai? >> chiede volgendo lo sguardo verso mio figlio che gioca spensierato con gli altri bambini.
<< Non lo so >> rispondo facendo una smorfia, << sento che sta per succedere qualcosa, ho un’angoscia in corpo che non mi lascia stare >>
<< Vuoi parlarne? >>
Esito prima di rispondere, poi raccogliendo tutta l’aria che posso, dico: << Oggi ho rifiutato Armin >>
<< In che senso? >> chiede lei guardandomi sottocchio.
<< Nel senso che hai ben capito >>
<< Capisco… e lui? >>
<< E lui… lui non ha fatto niente, ha solo sorriso e se ne è andato >>
<< è quale sarebbe la paura? >>
<< Oggi Alain mi ha fatto una delle sue proposte sconce, e quando sono uscita dalla camera, ho visto Armin svoltare l’angolo >>
<< Pensi che abbia sentito? >> chiede Kim indifferente.
<< Non lo so >> rispondo massaggiandomi le mani nervosamente << non dovrei preoccuparmi, non ci ho mai pensato, non è la prima volta che quel moccioso pervertito dice quelle cose. Però… oggi, sapere che, forse, Armin abbia sentito, mi fa uno strano effetto. Ho paura che abbia frainteso >>
<< Non ti resta che scoprirlo >> sbuffa lei. “già, non mi resta che scoprirlo, ma come?”. << Però è strano >> aggiunge. La guardo alzando una sopracciglia. Lei ricambia il mio sguardo e mi dice: << Non ti sei chiesta per quale motivo ti stai preoccupando? >>
Rizzo la schiena nel sentire quelle parole. Torno a guardare Etienne.
<< Cosa provi veramente per Armin? >> chiede infine Kim.
<< Io… non lo so Kim! >> rispondo affondando le dita nei miei capelli, portandomeli all’indietro e sbuffando scocciata << sono così confusa! Non posso dire di provare amore, perché mentirei spudoratamente. Gli voglio bene, ma… i suoi comportamenti, le sue parole… non lo so. Sento solo che succederà qualcosa, è questa la vera paura >>
<< Senti… >> interviene la ragazza dalla pelle cioccolato << l’unica cosa che puoi fare, è chiarire questo casino! Dopo l’arrivo di Castiel, hai capito che nessuno potrà mai prendere il suo posto, quattro anni fa hai accettato Armin, per ricostruire quello che la storia con Cass ha distrutto. Hai Etienne, quel bambino riempie il vuoto che alberga nel tuo cuore, hai sempre detto così. Ora, se non stai più bene insieme ad Armin, non credi che dovresti parlagliene e trovare una fine a questa situazione?... l’unica cosa che devi chiederti veramente, Rea, è che cosa vuoi? >>
È la prima volta dopo tanto tempo che sento Kim parlarmi in questo modo. Lei ha ragione. Che cosa voglio veramente?
Mentre mi pongo questa domanda, i miei occhi non possono fare a meno di guardare Etienne. E lì la risposta nasce spontanea, da quando c’è lui, il resto non conta, voglio che quel sorriso non si spenga mai da quel viso angelico.
<< Etienne >> sussurro.
<< Cosa? >> chiede Kim avvicinandosi.
<< Devo pensare alla felicità di Etienne >>
<< Bene, e allora inizia a ragionare cosa è davvero giusto per lui >> conclude Kim alzandosi dalla panchina. Guarda l’orologio da polso e tirati giù i lembi della maglia, esclama << Io adesso dovrei andare, ho da fare >>
<< Vuoi un passaggio? >> chiedo alzandomi.
<< No, non preoccuparti è qui vicino >>. Ci salutiamo, lei se ne va, io raggiungo mio figlio e prendendolo per mano gli dico di far ritorno. Lui stranamente non si oppone, saluta i suoi compagni e mi segue.
Ritorniamo a casa. Mentre mi accingo a inserire la chiave nella serratura della porta, questa stranamente si apre, rivelando l’immagine di Armin, che mi guarda. Non riesco a leggere nessuna espressione su quel volto, l’unica cosa che riesco a notare, sono i suoi occhi arrossati. Che abbia pianto?
<< Ciao >> mormoro. Lui accenna un lieve sorriso, poi si sposta e ci fa entrare.
<< Papà, hai comprato quel videogioco che mi dicesti? >> esclama Etienne andando a sedersi sul divano.
<< No… l’ho dimenticato >> risponde lui smarrito.
<< Ma papà! >> si lagna il bimbo.
<< Per farmi perdonare ti faccio giocare alla mia psp >>
<< Bene >> dice compiaciuto Etienne.
Intanto io mi dirigo in cucina per preparare la cena. Dopo un po’ sento dei passai farsi più vicini. Mi giro. Armin è di fronte al frigorifero e prende una bottiglia d’acqua.
<< Cosa prepari? >> chiede indifferente.
<< Parmigiana >> rispondo a tono.
<< Sei stata in ospedale? >> chiede a bruciapelo.
Il coltello che ho preso tra le mani, mi scivola, cadendo sul piano del tagliere. “C’eri anche tu! Perché me lo chiedi?”
<< Sì >> rispondo con voce ferma e decisa.
<< E quel ragazzo, come sta? >>
<< Dovrà operarsi… se lo farà si salverà >> 
<< E dimmi… >> riprende dopo pochi secondi chiudendo il frigo e appoggiando la spalla ad esso << … quando dovrai mantenere la promessa? >>
Se prima il coltello mi era scivolato, adesso sono io a piantarlo sul tagliere. Appoggio la mano sul piano del mobile e mi giro verso di lui guardandolo seria.
<< Cosa vuoi dire? >>
<< Hai anche il coraggio di chiedermelo? >>
<< Sei venuto in ospedale, per spiarmi? >>
<< Credimi, non l’avrei mai fatto se avessi saputo che razza di persona sei… >>
Non gli permetto di continuare la frase, mi avvicino minacciosa e gli pianto un violento schiaffo sulla guancia sinistra.
<< Questa è l’ultima volta Armin! La mia pazienza ha un limite >>
<< Soltanto la tua? >> chiede beffardo.
Quelle parole mi fanno più male di uno schiaffo in pieno volto. Un singhiozzo esce dalla mia bocca e sento gli occhi iniziare a bruciare.
<< Se non ti sta più bene… lasciamoci >> dico con un groppo in gola. Lui mi guarda sgranando gli occhi << sono stanca di questa situazione Armin, io non ce la faccio più. Sei cambiato e ammetto di essere cambiata anche io. Ogni giorno che passa, ho sempre una paura fottuta in cuore, che non mi fa star bene, e non so darne neanche una spiegazione! >>
Lo vedo fare un gesto di scatto. Porto istintivamente le mani in avanti per difendermi, ma la sua reazione è tutt’altro che violenta. Mi avvolge fra le sue braccia e mi stringe forte a se.
<< A-anche questo tuo modo di fare… io, io… non lo sopporto… >> sibilo tra i singhiozzi.
<< Io ho una stramaledetta paura di perderti, Rea >> sussurra lui, affondando il suo volto nell’incavo del mio collo, e continua a stringermi.
 
 
Dopo aver sentito quel forte rumore in cucina, Etienne, attratto da quelle voci, lascia la psp sul divano e in punta di piedi si reca in quella stanza, dove le voci echeggiano più forti.
<< Credimi, non l’avrei mai fatto se avessi saputo che razza di persona sei… >>. Sente dire da suo padre. La scena che vede e le parole che sente dopo gli provocano una stretta al cuore. Con fare mogio si allontana dalla cucina e silenziosamente, esce fuori in giardino. Raggiunge il cancello, lo apre, incamminandosi verso il lago. Anche se arrabbiato e triste, decide di non allontanarsi troppo, per non far preoccupare sua madre. Si siede a cavalcioni su una panchina e inizia a disegnare qualcosa sulla fredda pietra, con il dito. Istanti dopo, sente abbaiare in lontananza. Alza lo sguardo incuriosito e vede due figure avvicinarsi: si tratta di un cane e di un ragazzo. Man mano che questi si avvicinano, la luce del tramonto riflette il colore rubino dei capelli del ragazzo.
<< Castiel >> sussurra lui accennando un sorriso.
Anche il rosso nota la figura del bambino e subito aggrotta le sopracciglia curioso. Demon dal canto suo, riconosciuto Etienne, si allontana dal suo padrone e corre verso il piccino saltandogli addosso e leccandolo tutto.
<< Demon, a cuccia! >> esclama Castiel ormai vicino.
<< Ciao Demon! >> ride il bambino facendosi leccare e perdendo alle volte l’equilibrio a causa degli amorevoli spintoni che il cane da, essendo molto più grosso di lui.
“Sembra una pulce” dice mentalmente Castiel sorridendo. << Ehi pulce, che cosa ci fai qui? >>
Etienne, lo guarda imbronciato barcollando a destra e a sinistra per mantenere l’equilibrio.
<< Mi chiamo Etienne! >> esclama minaccioso.
<< Ok, ok… Etienne… che caratterino. Sei peggio di tua madre. >>
Con una zampata, Demon getta per terra il bambino che rimane seduto, pulendosi le mani.
<< No!.. ora chi la sente a mamma? >>
Castiel sbuffa un sorriso divertito; poi con un gesto, afferra il cane dal collare e lo allontana dal bambino ordinandogli di rimanere a cuccia. Si inginocchia verso Etienne e lo prende in braccio.
<< Non ti sei fatto male, vero? >> gli chiede guardandolo da tutte le parti. Il bambino scuote la testa. << Bene, allora ritorna giù >> aggiunge il rosso facendolo scendere dalle braccia. Il bambino rimane fermo, unisce le mani dietro la schiena e lo guarda con occhi sgranati alzando la testa.
<< Cosa c’è? >> chiede sospettoso Castiel.
<< Mi pulisci? >>
<< Cosa? >>
<< Ho fatto la pipì nei pantaloni >> risponde il bambino gongolando.
“Fa la pipì nei pantaloni ed è pure contento!” << Tzè… mi stai prendendo in giro? >> chiede serio Castiel. Etienne risponde scuotendo la testa. << Torna a casa da tua madre e fatti pulire da lei >> dice sbrigativo dandogli le spalle, e accingendosi ad allontanarsi << Andiamo Dem… >> qualcosa lo interrompe, si sente catturare un lembo del pantalone. Si ferma girandosi e guardando verso il basso, vede la testa corvina del bambino abbassata, lo sente tremare, e sul suolo nota alcune gocce.
<< Ehi, no… non piangere! >>
<< I-io… non… non ci riesco… >> balbetta il bambino tra i singhiozzi.
<< Oh! Chi mancava anche questa! >> esclama il rosso sbuffando scocciato; poi si abbassa verso il piccino e gli afferra affettuosamente le spalle, facendogli sollevare la testa.
<< Che hai? >> chiede.
<< Se mamma lascia papà… io che faccio? >>
Nel sentire quelle parole, Castiel ha un sussulto al cuore. << Ehi, pulce, che stai dicendo? >>
<< Papà ha offeso la mamma, e lei ha detto lasciamoci >>
Il rosso volge istintivamente lo sguardo verso l’orizzonte, inizia a sentirsi smarrito. Non prova contentezza nelle rivelazioni del bambino, non riesce a farlo, ciò che sente veramente, è uno strano bisogno, collegato a un indomabile desiderio: quello di stringere fra le sue braccia quella dolce creatura. Esita nel farlo, ma poi, con un sol gesto, afferra la testa del bimbo e lo avvicina al suo petto avvolgendogli le piccole spalle con l’altro braccio. Così facendo inizia ad accarezzargli i capelli e a sibilare:
<< Sta, tranquillo piccolino… non piangere >>
Etienne, dapprima rimane fermo, poi sentendo i battiti del cuore di quel ragazzo, ricambia l’abbraccio affondando più che può il viso su quel caldo e sicuro petto. Il pianto si placa, solo i singhiozzi continuano a riecheggiare di poco nell’aria.
<< C-Castiel? >> dice dopo un po’.
<< Cosa c’è? >> chiede il rosso immerso nei suoi pensieri.
<< I tuoi battiti del cuore… >>
<< … Cos’hanno? >>
<< Io… li conosco… >>. Dopo quella frase, il bambino sibila un’altra che, sfortunatamente Castiel non riesce a sentire.
   
 
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