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Autore: lavs684    30/09/2008    10 recensioni
Strawberry rimase immobile, trattenendo il respiro, mentre con le dita Ryan le accarezzava il collo, la guancia, la fronte, con tanta delicatezza che quasi lei non ne avrebbe avvertito il tocco, se non fosse stato per la scia incandescente che le dita di lui lasciavano sulla sua pelle. Non riusciva a ritrarsi. Non voleva ritrarsi. E quando sentì scivolare via anche l’ultimo briciolo di autocontrollo chiuse gli occhi, mentre avvertiva Ryan avvicinarsi sempre di più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap. 2! Rieccomi di nuovo, spero abbastanza presto! Siamo già al capitolo 3…
Ringrazio naturalmente tutti coloro che hanno lasciato un commento o semplicemente hanno messo la storia tra i preferiti! Siete davvero in parecchi, non l’avrei mai detto!
Grazie a tutti!

Lavs

3.


Distesa sul suo letto, Strawberry continuava a versare lacrime su lacrime.
Sono una persona mostruosa, continuava a ripetersi. Possedeva il cuore di uno dei ragazzi più meravigliosi del mondo e cosa faceva? Lo calpestava senza alcun riguardo.
Aveva baciato Ryan.
Le sembrava così incredibile, così assurdo… e allo stesso tempo così meraviglioso.
Perché Ryan l’aveva fatto? Davvero sentiva qualcosa per lei? O era stato solo un momento di follia passeggera?
E lei? Lei perché aveva risposto al bacio? Perché lo aveva fatto, inutile negarlo.
Era forse arrivato il momento di sondare quei sentimenti che per troppo tempo aveva ignorato e represso? Ormai era ovvio: provava qualcosa per Ryan, un sentimento così forte e dirompente da farle perdere il controllo di sé.
Era innamorata di lui?
Quella domanda faceva paura. Non se la sentiva di dare una risposta, non ancora, non fin quando non avesse chiarito le cose con Mark. E questo portava alla domanda più pressante: come avrebbe dovuto comportarsi con Mark?

*

Strawberry percorse la strada da casa a scuola senza nemmeno rendersi conto di dove stesse mettendo i piedi. Aveva gli occhi gonfi e arrossati e un gran mal di testa. In ogni volto vedeva Ryan, in ogni sguardo i suoi occhi. Ed ogni volta il suo cuore batteva a mille solo per poi placarsi quando si rendeva conto che nessuno era davvero lui. Ryan era più bello, il suo sorriso poteva rischiarare le sue giornate, il suo sguardo farle battere forte il cuore.
Si rese conto di quello stava pensando e rimase di sasso. Questo peggiorava le cose.
Cosa avrebbe dato per non vedere né lui né Mark quel giorno!
Ma naturalmente…

-Strawberry!

Sebbene la rossa avesse riconosciuto subito quella voce con un tuffo al cuore, impiegò molto tempo a voltarsi e a stamparsi in faccia il suo solito sorriso che non avrebbe potuto sembrare più forzato. Ma per quanto avrebbe retto?

-Mark! Buongiorno!

Vide il moro correre per affiancarsi a lei e la sua espressione mutare di colpo. Divenne serio e preoccupato e la scrutò con sguardo indagatore. Evidentemente dall’aspetto di Strawberry era evidente che qualcosa non andava. Quel sorriso posticcio non incantava nessuno. E come se non bastasse con ogni probabilità aveva delle occhiaie mostruose.

-Ti senti bene?
-Si, sono solo un po’ stanca, non ho dormito molto.
-Come mai?

Il volto di Ryan esplose nella mente di Strawberry, così come le sue mani, le sue labbra, il suo sapore…
La rossa deglutì sonoramente e rispose con un filo di voce.

-Non lo so.

Bugiarda.

Mark si limitò ad annuire e sorrise. Allungò la mano verso quella di Strawberry e fece per prenderla, ma lei scattò in avanti.

-Scusami, devo andare! Ci sono le mie amiche, lì! Devo parlare con loro!

Scomparve tra la folla senza dare modo a Mark di dire una parola. Il moro sospirò sconsolato, arrestandosi. C’era decisamente qualcosa che non andava. E Ryan era coinvolto, sarebbe stato pronto a metterci la mano sul fuoco.

*

Seduto al bancone, Ryan era perso nelle sue fantasticherie. All’apparenza era molto preso dal libro che reggeva tra le mani. In realtà il suo sguardo era fermo sempre sullo stesso punto e stranamente vitreo.
Aveva passato l’intera nottata a ripetersi la stessa parola: idiota, idiota, idiota…
Continuava a chiedersi cosa avesse avuto nel cervello e per quale oscura ragione aveva dovuto farlo per forza. D’accordo, era stato fantastico (se proprio voleva essere riduttivo), e quando lei aveva ricambiato aveva creduto di morire. Ma questo non voleva dire che era stata una cosa giusta. Tutt’altro.
Strawberry è proibita. È innamorata di un altro, accidenti!
Non voleva rischiare di allontanarla del tutto da sé. Non l’avrebbe sopportato. Eppure era stato tanto sconsiderato da fare l’unica cosa che avrebbe potuto distruggere per sempre il loro rapporto.
Decise che era il caso di parlarle, di chiederle perdono, di addurre scuse su scuse, di appellarsi alla temporanea infermità mentale se serviva. Qualunque cosa, pur di non farla fuggire lontano da lui.
E proprio in quel momento, il solito tintinnio del campanello all’ingresso annunciò l’arrivo di qualcuno. Quando alzò lo sguardo per vedere chi fosse, Strawberry arrossì e abbassò il suo.
Borbottando un “Ciao a tutti” si diresse immediatamente allo spogliatoio delle ragazze senza degnarlo di uno sguardo. Non che lui si fosse aspettato altro, ma la cosa non contribuì affatto a migliorare il suo umore, anzi sentì il morale scendere in picchiata fin sotto le suole.
Distolse con rabbia lo sguardo dal punto in cui era sparita e tornò a concentrarsi sul suo libro, sperando di riuscire a comprendere più delle prime tre parole, quella volta. Impresa che si rivelò inutile.
Quando Strawberry rientrò nella sala, qualche minuto dopo, non era riuscito ad afferrare nemmeno il senso del primo rigo. Rendendosi conto di combattere una battaglia persa, chiuse il volume con un tonfo e decise di prendere il toro per le corna. L’attacco è la migliore delle difese, a volte, no?
Aspettò l’orario di chiusura, si alzò e si avvicinò a Strawberry.

-Vorrei parlarti un attimo, se non ti dispiace.

Vedere Strawberry guardarsi intorno disperata, come in cerca di una via di fuga, lo fece sentire ancora peggio. Quando lei capì che non c’era alcuna scappatoia, annuì e lo seguì. Entrambi si sforzarono di ignorare gli sguardi curiosi di Mina, Lory, Kyle, Pam e Paddy.
Ryan condusse Strawberry nella sua stanza. Quando entrambi furono dentro, chiuse la porta alle loro spalle e si diede nuovamente dell’idiota.
Strawberry si guardava nervosamente intorno.
Che grande idea portarla nella sua camera da letto! Proprio l’ideale per metterla a sua agio.
E adesso cosa le diceva? Si sforzò di restare impassibile e di non tenere in conto che fossero chiusi in una stanza, soli. L’importante era mostrarsi freddi e sicuri di sé, come sempre.

-Volevo parlare di ieri.

Strawberry non disse niente, ma divenne bianca come un lenzuolo. Evidentemente era proprio quello che più temeva in assoluto. A quel punto la tentazione di aprire la porta e andarsene divenne quasi insopportabile per Ryan. Dovette fare uno sforzo notevole per rimanere impassibile e riprendere a parlare.
Fece un bel respiro e tentò di spiegarsi.

-Vedi… il fatto è che…

Tacque.
Ottimo inizio. Un bel balbettio confuso era proprio quello che ci voleva per migliorare la situazione. Che stupido.
Ma inaspettatamente, fu Strawberry a salvarlo dall’imbarazzo.

-Non occorre che ti scusi. Non hai fatto nulla. Non sono arrabbiata.

Un’ondata di sollievo si abbatté su di lui, facendogli perdere per un istante lucidità. Improvvisamente la giornata sembrò molto più bella e quella stanza in cui era chiuso con Strawberry non gli ricordava più una prigione.

-Davvero?
-Si. Davvero. È stata colpa mia.

Ryan rimase immobile a fissarla, sinceramente sorpreso. Okay, doveva ammetterlo: la faccenda stava prendendo una piega che non aveva previsto. O meglio, che non avrebbe mai potuto prevedere o immaginare o anche solo sperare nemmeno nelle sue più sfrenate fantasie. Non riuscì ad impedirsi di assumere un’espressione stupita.

-Colpa tua? Ma cosa dici?
-Non avrei dovuto accettare di fare una passeggiata con te.
-Perché no?

Che stava succedendo? Perché Strawberry diceva tutte quelle assurdità?

-Perché dovevo evitarti il più possibile. E lo sapevo. Ma non me ne è importato e quando ti ho visto lì… quando mi hai chiesto di passeggiare con te… insomma…
-Cosa?

Strawberry esitò. Non era sicura che fosse il caso di proseguire. Del resto con Mark non aveva risolto un bel nulla, anzi. Si era limitata ad evitarlo per tutto il giorno, cosa che aveva sicuramente acuito i sospetti di lui.
Guardando Ryan, però, non riuscì a trattenersi. Voleva che lo sapesse, che sapesse cosa sentiva. A qualunque costo.

-Mi sembrava così incredibile, capisci? Ero… felice. E ho accettato.

Significava forse quello che lui credeva? Non era possibile. La sua mente lavorava con lentezza, come se quelle parole fossero troppo difficili da comprendere, eppure il suo cuore batteva forte, molto più forte del normale.

-Felice? Perché?
-Perché per un po’… ho creduto di piacerti. Quando mi hai baciata… ma è assurdo, è stato un pensiero così sciocco, no? Poi ci ho riflettuto un po’ su e ho capito che non era possibile. Sono stata una stupida. E, come se non bastasse, con quel bacio ho tradito Mark. Si può essere più idioti?

A Ryan girava la testa. Strawberry provava qualcosa per lui, allora?
Sembrava proprio di si. Ma era impensabile!
E Mark?

-Gliel’hai detto?

Strawberry chiuse gli occhi per un istante e scosse la testa.

-Non me la sono sentita.
-Sei ancora innamorata di lui, vero?

Il silenzio parve dilatarsi in orride spirali. Ryan sentiva che il suo cuore non avrebbe retto ancora a lungo. Strawberry dal canto suo si prese tutto il tempo che osava per rispondere alla domanda.
Intanto la sua mente vagava. La domanda di Ryan la faceva riflettere per la prima volta da molto tempo. Non aveva mai messo in dubbio i suoi sentimenti per Mark, era così sciocco pensare che potesse smettere di amarlo… eppure, adesso si chiedeva se invece fosse successo. O si sentiva così soltanto per via di quello che era accaduto la sera prima?
Quando infine rispose, ciò che disse non poteva essere più inaspettato per Ryan.

-Io… non lo so. Sono un po’ confusa.

Questo accendeva in lui un piccolo, minuscolo barlume di speranza. Non era una risposta chiara, ma di certo costituiva un netto miglioramento rispetto ad appena ventiquattro ore prima. Era incredibile come poche parole potessero aprire un intero orizzonte di nuove, favolose possibilità.
Decise che era il momento di porre quella domanda che l’aveva angosciato tutta la notte, sebbene fosse terrorizzato.
Dalla risposta dipendeva la sua felicità e sentiva di non essere più in grado di aspettare di conoscere la verità.

-E di me?

Vide Strawberry abbassare lo sguardo e seppe di essersi spinto troppo in là. Il solito idiota.
Il cuore di lei batteva a mille. Era proprio quello che aveva temuto. Cosa avrebbe dovuto rispondere a quella domanda così semplice eppure così insidiosa?

-Che importa?
-Importa eccome.

Strawberry sospirò e lo disse senza guardarlo negli occhi, per paura di ciò che vi avrebbe scorto.

-Credo… di si.

Ryan si prese un paio di secondi per assorbire l’impatto di quelle straordinarie parole che davano un senso a mesi e mesi di sofferenza.
Si. Era innamorata di lui.
Le si avvicinò lentamente, dandole modo di scostarsi, se solo avesse voluto. Ma lei rimase immobile. Prendendolo come un tacito assenso la prese per i fianchi e la spinse verso il muro con dolcezza. Strawberry arrossì e Ryan si rese conto in pieno di quello che stava succedendo: Strawberry si era dichiarata a lui e adesso stava per baciarla.
Avvicinò il proprio viso a quello d lei con esasperante lentezza.

-Ryan, io non posso.
-Perché?

Strawberry cercava di protestare debolmente, ma Ryan era vicino, troppo vicino. Sentire ogni centimetro del proprio corpo aderire a quello di lui non aiutava.     Avvertire il suo respiro sulle labbra le faceva perdere la ragione. E sentire quanto fosse caldo il tono con cui le parlava le faceva scorrere mille brividi di piacere su per la schiena.

-Perché sto… con…

Inutile. Fu proprio lei ad annullare la distanza tra le loro labbra. E quel bacio fu anche meglio del precedente. Strawberry sentì il suo corpo liquefarsi e bruciare come lava. Si accorse di desiderare Ryan con un’intensità quasi dolorosa.
Ed i loro gesti, dapprima esitanti, divennero frenetici ed impazienti, mentre i loro corpi si cercavano, si bramavano, si trovavano e la passione li consumava, travolgendoli.
E fu inferno e paradiso.

*

La luce del sole del primo mattino che si irradiava dalle tendine appena scostate svegliò Ryan molto presto, quella mattina. Ancora ad occhi chiusi ed intontito dal sonno, allungò il braccio verso l’altra metà del letto, solo per scoprire che era fredda e vuota. Spalancò gli occhi, improvvisamente sveglissimo, e scoprì di essere solo.
Laddove fino alla sera prima aveva visto Strawberry addormentarsi, giaceva solo un bigliettino piegato a metà. Lo prese con mani esitanti e lo fissò, senza osare aprirlo e scoprire cosa diceva. Gli ci vollero alcuni secondi e un consistente dose di coraggio per riuscire a leggerlo. E il suo cuore ebbe un tuffo.

Ti prego di dimenticare quanto è successo.
Non credo sia stata una buona idea.

                     Strawberry


Ryan rimase qualche istante a fissare quelle frasi così assurde e prive di senso totalmente inebetito.
La rabbia arrivò improvvisa. Strappò il bigliettino riducendolo in mille pezzi, accompagnando ogni strappo con un’imprecazione. Le parole tracciate dalla mano di Strawberry continuavano a ripetersi nella sua mente, ininterrottamente.
Non credo sia stata una buona idea.
Come poteva dire una cosa del genere? Non era stata una buona idea? Avevano fatto l’amore! Come si poteva ridurre una cosa tanto meravigliosa a questo? Una cattiva idea!
Ti prego di dimenticare…
Come poteva soltanto sperare che dimenticasse? L’aveva amata con tutto se stesso sin dal primo istante, aveva sognato ed immaginato quel momento per tanto di quel tempo che aveva creduto di impazzire e quando finalmente era successo, lei gli diceva di dimenticare. Accidenti!
Rimase seduto su quel letto per ore senza muoversi e rimuginando su quanto accaduto, prima di prendere una decisione.
Si alzò, si vestì in fretta e uscì.
   
 
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