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Autore: Penguy    13/09/2014    4 recensioni
"Il ragazzo riemerse dalle acque,portandosi le mani alla testa e scostandosi i capelli dal volto all’indietro.
Il tritone non riuscì a distogliere lo sguardo da quella figura che riaffiorava, illuminata dalla luce della luna.
Era splendido. Sembrava un qualcosa fatto della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni."
Makoto,giovane pompiere qualificato.Haruka,tritone dai profondi occhi zaffiro.
Una storia tanto insolita quanto l'attrazione che lega i due protagonisti.
Un'amore sbocciato quasi per ironia,destinato a far soffrire inevitabilmente entrambi.
Verrà,questo amore,alla fine,coronato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il sole aveva da poco ceduto il suo posto alla bianca luna che adesso brillava alta e incontrastata regalando al paesaggio un colore perlaceo,consentendo di ammirare l’incontaminata bellezza del vasto cielo notturno.La completa assenza di illuminazioni di grandi dimensioni,donava la possibilità di contemplare e rimirare la meravigliosa volta celeste che quella notte era testimone di un magico incontro……

“Quella povera creatura…deve soffrire molto in questo momento..”

Makoto deglutì nervosamente,per poi voltarsi in modo completo e riuscendo così a liberarsi dai pesi ,creati dal timore, che gli cingevano le gambe,tenendole saldamente inchiodate al terreno.
Iniziò ad avanzare sulla tiepida sabbia a passi sempre più ampi verso il bagnasciuga.Entrò in acqua,sussultando ogni qualvolta che la marea s’infrangeva contro il suo corpo come per bloccarlo dal commettere una follia.Giunse di fronte al tritone,esaminando con dispiacere le sue condizioni.Prese fra le dita un pezzo di spago ed iniziò a tagliarlo con l’ausilio di una pietra aguzza precedentemente raccolta sulla sponda.

Posò lo sguardo sul viso del corvino che,nonostante fosse spaventato,sembrava fidarsi ciecamente del suo soccorritore,lasciandosi quasi morire tra le sue braccia.Si lasciò sfiorare e voltare a seconda delle necessità,mentre il castano lo liberava da quella sorta di trappola mortale cautamente,facendo attenzione a non ferirlo ulteriormente.

Haruka incrociò lo sguardo del ragazzo che mostrava un espressione seria e decisa.Colui di cui si era invaghito,ora era lì per lui.Sfiorava il suo corpo come fosse il più fragile fra i bicchieri di cristallo,accarezzandolo,rassicurandolo.Proprio quel giovine che aveva da sempre provato sgomento verso l’oceano e ciò che occultava ,stava aiutando una sorta di scherzo della natura come lui.Sembrava soccombere sotto il suo contatto,che gli trasmetteva tranquillità ed emozioni indescrivibili.Per un attimo temette che il suo cuore potesse cessare di palpitare per i troppi battiti irregolari. Attimi,all’apparenza insignificanti, lo avevano scosso a quel modo.Inconsciamente si commosse,permettendo alle calde lacrime di rigargli il viso sotto sembianza di acqua.

Le forti sensazioni rendevano vani gli sforzi del castano di mantenere la concetrazione. “Per quale motivo sto facendo una cosa simile?”.Era naturale che questo pensiero imponesse il proprio dominio nella sua mente;se fosse stata una qualunque altra persona,al suo posto, sarebbe fuggita senza pensarci due volte,ma lui non lo aveva fatto.Era rimasto ed ora stava salvando lui la vita.Dopotutto era nel suo carattere l’inclinazione di prestare aiuto al prossimo.

Sfiorò i suoi capelli,constatandone la morbidezza ed avvertendo una lieve tensione da parte del corvino in risposta a quel contatto inaspettato.
Non era una creatura pericolosa;non somigliava neanche lontanamente al terribile mostro marino che gli anziani pescatori dipingevano con ostinazione.Faceva quasi pena. Pareva chiedere protezione.

Quando anche l’ultimo filo fu tagliato,Haruka si voltò nella sua direzione. Lo guardò intensamente,avvertendo il proprio cuore vacillare a causa dell’eccitazione .Makoto ricambiò quello sguardo pieno di gratitudine mista a incertezza e smarrimento.Annegò in quelle pupille lucide di un blu profondo che tremavano leggermente.Dimenticarono tutto ciò che era intorno a loro,permettendo al silenzio di parlare per entrambi.

Il tritone mise fine a quell’oblio che li aveva incatenati ed imprigionati servendosi di uno sguardo ipnotico e balzò dalla roccia al mare in un batter di ciglia,schizzando lievemente il castano che d’istinto chiuse gli occhi.Il corvino si allontanò nuotando più veloce che poté.Da sempre aveva desiderato e sognato quei momenti,ma non così.Non in quel modo.
Era troppo per lui.Probabilmente,ciò che l’aveva spinto a salvargli la vita non era stato altro che un sentimento di compassione,giusto?
Questo provocava in lui molta più sofferenza di quanto le lacerazione non facessero già.Avrebbe voluto perdersi e non ritrovare mai più la strada.Avrebbe voluto dimenticare.Avrebbe voluto non aver mai incrociato quegli smeraldi penetranti.

Non poteva certo immaginare che quell’incontro avesse destato molto più Makoto che lui stesso.

Il castano permase a guardare il punto esatto in cui la creatura era scomparsa,lasciandosi inghiottire dagli abissi.Stringeva ancora fra le dita i frammenti di spago impregnati parzialmente del sangue fuoriuscito dalla sua carne.

Risalì la costa a malincuore,sperando,in cuor suo,che le ferite provocate dalla rete si rimarginassero presto.

Rincasato,si spogliò dei propri abiti per una doccia fredda.Pregava che l’acqua facesse scivolare via tutti quei pensieri che fungevano da portatori di malessere.Notò i palmi delle mani ancora intrisi del sangue scarlatto che fluiva trasportato dal getto.Le sfregò ripetutamente tra di loro,con lo scopo di cancellare il suo ricordo.

Trascorse la notte di veglia,ripensando all’accaduto e alimentando la sua preoccupazione verso il tritone.
“E se non riuscisse a nuotare ancora in modo appropriato?”
“E se fosse caduto in un’altra trappola?”
“E se si fosse arenato su qualche costa?”
“E se il suo sangue avesse attirato un predatore?”
Continuava a rigirarsi nelle lenzuola,massaggiandosi le tempie per il malditesta imminente per via dell’apprensione e dal turbamento.Perchè la sua immagine non voleva abbandonare la sua memoria?

Aspettò con trepidazione il pomeriggio seguente per recarsi al centro di Tokyo tramite autobus e visitare la biblioteca più vicina.
Alla fermata,salì sul mezzo pubblico e prese posto accanto ad un finestrino.Trascorsero circa quindici minuti prima che giungesse alla meta prefissata.

Varcò la soglia d’ingresso,avvertendo un leggero brivido  provocato dall’aria fresca di un climatizzatore,percorrergli la schiena.Provò un leggero imbarazzo per non essere più entrato in luogo simile da molto tempo.Si guardò intorno,finché non scorse con lo sguardo una signora piuttosto anziana seduta dietro una cattedra.Il suo viso era ormai segnato dalle rughe,continuandosi però a mostrare affabile e buono. Indossava un comodo vestito rosa pesca con degli orecchini del medesimo colore e portava i bianchi capelli raccolti da un sottile fermaglio nero in una semplice coda.

«Buongiorno giovanotto,posso aiutarla in qualche modo? » chiese la signora con voce roca, indossando un paio di occhiali mentre maneggiava un catalogo.
Il castano annuì e dopo aver mostrato la propria tessera,domandò se fosse presente un libro che trattasse argomenti sui miti e sulla mitologia antica.
L’anziana donna diede uno sguardo veloce al computer posto accanto a lei sulla scrivania,per poi rispondere prontamente:
«Sezione fantascientifica,scaffale 3 »

Makoto ringraziò per l’informazione,chinando il capo leggermente.Si aggirò in cerca della sezione prestando attenzione a ciò che vi era scritto su i cartelli indicativi.

Finalmente su una mensola,saltò ai suoi occhi il titolo “Mitologia Greca-Miti degli dèi e degli eroi”. Pensando fosse proprio ciò che facesse al caso suo,prese il libro in questione per poi sedersi ad un tavolino ed iniziare a divorare capitolo dopo capitolo,sfamando la sua curiosità.Voleva sapere con cosa realmente aveva a che fare.

Lesse con interesse un pezzo che recitava:
“Le sirene: mitologiche creature leggendarie,che raffigurano,secondo alcuni,l’afa spossante dello scirocco,secondo altri l’apparenza seducente,ma ingannevole delle onde,e secondo altri ancora l’insidia degli scogli.Erano vergini bellissime,con il corpo destinato ad essere diviso fra due entità.Con i loro canti soavi ammaliavano i naviganti,trascinandoli nelle profondità degli abissi con lo scopo di affogarli.La loro isola mortifera era disseminata da cadaveri in putrefazione”

“Gli uomini per metà pesce prendevano il nome di tritone,come il figlio di Poseidone,dio del mare, e della nereide Anfitrite.”

Erano descritte come creature subdole e malvagie.Makoto fu costretto a fermarsi un paio di volte per riprendere fiato ed asciugarsi alcune gocce di sudore che cadevano dalla fronte.Non era certo molto rassicurante ciò che stava scoprendo,così decise di cambiare libro per ascoltare altri pareri.

“Secondo alcune ricerche scientifiche recenti da parte di numerosi biologi,grazie ad alcuni misteriosi ritrovamenti celati dalle profondità oceaniche,si arriva a sospettare dell’esistenza di una specie marina misteriosa,meglio conosciuta come ominide acquatico intelligente o sirena.Queste creature si nutrono,probabilmente, di molluschi e varietà di pesci di piccole dimensioni”

Il castano lesse quanti più libri possibili sull’argomento,prendendo appunti e confrontando le varie ipotesi tra di loro.Avrebbe continuato,se solo la proprietaria non fosse venuta ad avvisarlo dell’orario di chiusura.Chiese perdono per il ritardo dovuto alla distrazione e si affrettò a recarsi alla fermata per poter tornare a casa.

Nonostante fosse già calata la sera,si recò sulla spiaggia come spinto da una forte agitazione.Scrutò l’orizzonte e l’ambiente circostante in cerca del corvino,ma invano.Chissà se dopo il loro incontro riavvicinato,sarebbe tornato a nuotare vicino quel litorale .Su uno scoglio vicino la riva,pose del pesce appena comprato al negozio sopra la collina,sperando potesse sfamarlo.La sua attenzione  ricadde su alcuni rapaci appollaiati sui massi che bramavano il cibo fresco da poco esposto.Lanciò a questi ultimi uno sguardo ostile.Non era certo per loro che si stava dando tanto affanno.
 
“Desidero solo essere certo che si riprenda completamente e che sia di nuovo in grado di nutrirsi in modo autonomo.Poi dimenticherò sia lui che questa assurda faccenda” pensava ostinatamente,tentando di ricacciare il sentimento di riguardo nei confronti del corvino che gradualmente prendeva possesso della sua anima.

Si sedette in attesa del suo arrivo,mentre trascorrevano i secondi,i minuti,le ore…ma del maestoso essere,nessuna traccia.Attese quanto gli fu possibile,sperando di scorgere la sua figura inconfondibile.Il cielo iniziava ad imbrunirsi proprio come le speranze del castano smorzate sempre di più dal tempo.

Decise infine di rincasare,rassegnandosi all’idea che probabilmente non avrebbe più avuto occasione di  incrociare quei magnifici zaffiri.Quegli stessi zaffiri in cui si era perduto e che gli avevano catturato il cuore.Scosse la testa,tornando con i piedi per terra.Definiva quella sorta di attrazione insolita solo come un “desiderio di conoscenza”.

Per l’ennesima volta trascorse una notte insonne e popolata da incubi insoliti.Era vicino al limite della sopportazione.

Il mattino seguente,si trovò a far colazione presso il solito bar di fiducia,mostrando delle occhiaie degne d’invidia.

« Oh,Tachibana! Non la vedo granchè bene questa mattina.Dormito male? »  Si preoccupò il barista porgendogli il consueto caffè.

Il castano annuì lievemente,posando un gomito sul bancone e reggendosi la testa con una mano. Accettò la calda bevanda di buon grado.
L’uomo rimproverò Makoto,essendo preoccupato per le sue condizioni,e gli venne spontaneo chiedere se qualcosa lo turbasse.Non poteva certo presentarsi a lavoro in un tale stato.
Il ragazzo mentì,tentando di rassicurare il suo interlocutore.
L’uomo corrucciò lo sguardo,non credendo alle parole del giovane.Decise di non intromettersi ulteriormente e si limitò a porgere al castano il quotidiano del paese con l’invito di riposarsi un po’e di restare seduto all’interno del locale.

Makoto ringraziò cortesemente per poi soffermarsi a guardare meravigliato l’articolo di prima pagina.Si annunciava l’avvistamento di un pericoloso mostro marino che si aggirava indisturbato sulle coste,con tanto di foto allegata raffigurante una coda ricoperta di squame emersa dalle acque.S’invitava la popolazione ,ed in particolar modo pescatori e bagnanti, a prestare attenzione.Inoltre a fine pagina vi era indicata un’invitante somma di denaro per chiunque fosse riuscito a stanare “l’animale”.

« Ha letto?A quanto pare quei due pazzi avevano ragione! Fortunato chi riuscirà a catturarlo…» Commentò il barista,notando lo sguardo stupito del castano.

Makoto non proferì parola.Non ne comprendeva il motivo,ma leggendo ciò che vi era scritto e documentato su quel giornale,un dolore interiore si fece strada risalendo dalle viscere.

Non voleva che facessero del male a quella creatura….

All’improvviso un uomo spalancò la porta d’ingresso facendo attenzione a creare più rumore possibile ed attirare di conseguenza l’attenzione dei presenti.Portava sulle spalle enormi attrezzi da pesca.Incrociò le braccia ed esclamò con fare vittorioso:

« Placate le vostre preoccupazioni! Il sottoscritto ha appena catturato abilmente la bestia! A me soldi,donne e bella vita! »






*Spazio autrice*
So che il cap è un po' corto rispetto ai precedenti,ma l'ispirazione,impegni vari ed imprevisti mi hanno impedito di fare di più.
Perdono!
Grazie ancora per le recensioni e per continuare a seguirmi <3
Scusate il terribile ritardo,ma la puntualità non è il mio forte.
Bacioni da Penguy!


See you next cap.
  
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